Ritrovarsi a fare i conti con sè stessi è sempre una cosa difficile.
E ci tengo a precisare che in generale i dischi senza parole, tutti i dischi senza parole, sono subdoli e un po’ bastardi, perchè ti lasciano soli con i pensieri, le parole va a finire che ce le devo mettere io, nella mia testa. E finisce che penso a quanto sono stata stronza quella volta che mi sono messa a tirare i piatti e non avevo voglia di parlarti, che forse dovrei scriverti, però poi lo faccio e tu non rispondi, e quindi vaffanculo. Young Demons è il secondo disco di Savnko, che mi ha tirato fuori di tutto, persino quei ricordi assurdi di un’adolescenza lontana in cui passavo le nottate davanti al computer a guardare serie televisive, un episodio dietro l’altro, mangiando e vivendo a letto, in completa solitudine. Non sono mai stata così tormentata e isolata come allora, e Young Demons è la colonna sonora di quel periodo, e della rabbia che oggi ne deriva.
Quello di Young Demons si presenta un progetto che vuole raccogliere tutte le insolite emozioni provate durante questi ultimi due anni altrettanto insoliti: rabbia, incoscienza e voglia di tornare a una vera libertà, senza nessuna paranoia, paura o rimorso riguardanti la vita di tutti i giorni. Questa pandemia ci ha riportato in quel periodo, che tutti noi musicofili che ci leggiamo le recensioni online abbiamo passato (non mentite, per favore!), quello in cui tutti uscivano il sabato sera e ci lasciavano a boccheggiare, e noi in quel tempo lì leggevamo libri tristi, finivamo film d’autore e serie di fantascienza, tutto ciò che abbiamo dovuto riprendere durante quel maledetto 2020. Young Demons sono tutte le volte che ho provato a chiamarti, non hai risposto e sono rimasta ad aspettarti tutta la sera, quella volta che ho incrociato il tuo sguardo, che abbiamo tenuto un segreto, che poi, lontani, siamo rimasti a casa a scrivere e a consumare Antonioni.
Quelli di Savnko sono tormenti elettronici oscuri, tormentati, ossessivi. Un’atmosfera che sa di quella stanza piena di poster e pianti sul cuscino, di nottate illuminate dal pc prima che si parlasse di hikkikomori. Savnko ci porta con la sua elettronica per emarginati a conoscerlo bene, a incontrare i suoi demoni più recenti che probabilmente lo hanno ossessionato in quest’ultimo periodo. La migliore e tormentata canna sul divano, come il peggiore dei balli solitari in un club berlinese dove abbiamo perso tutti i nostri amici, chitarre solitarie che infiltrano nei pensieri in Lust, insinuazioni bassocentriche disturbanti, parole abbandonate come captate dallo spazio. Savnko è indubbiamente uno dei migliori nomi dell’elettronica contemporanea, e si impegna davvero tanto a farci stare male.
Volete stare male come al liceo? Eccovi serviti.
CM