Settembre per la musica ha un solo significato: la fine dei festival. Noi di Futura 1993 ci siamo dati in prestito alla grande Bergamo e alla sua Musica Da Bere, music contest all’interno dello Spazio Polaresco.
Il contest, che ha già visto i primi partecipanti nella serata di sabato 11, procede in una direzione molto interessante. La serata si apre con Diorama, che salta sul palco insieme alla sua band, porgendo al pubblico tutta la propria arte, che non si limita di certo ai suoi brani. Scalda la voce con il pezzo, per la prima volta live, Due Metri dal Suolo, susseguita dal primo brano del suo album d’esordio uscito lo scorso 15 aprile, Fammi Fammi. Non è abbastanza per lui, chiede di più, e passando sul pezzo Unpodivì, coinvolge il pubblico in un ballo mezzo scatenato (da seduti!) ed un mashup improvvisato con Si, Ah (di Frah Quintale, n.d.r.). Non scende dal palco senza far conoscere Souvenir, il suo grido alla leggerezza, all’amore spudorato per l’arte e per chi si trova sottopalco. Diorama scende accompagnato da una bottiglia di vino, lasciando il posto al secondo artista in gara, Toru.
Si entra così in una mezz’ora psichedelica, dove l’artista propone un remix di alcuni dei propri brani, tra cui Soli e Rimini, ipnotizzando il pubblico, ad un ascolto attento e sfoggiando una capacità magistrale nel fluire da uno strumento all’altro, senza incertezza.
Prima dell’esibizione acustica tanto attesa dei Ministri, mancano all’appello la band dellacasa maldive: non tardano nella loro esibizione, che fin da subito fa risaltare il loro progetto ben curato. Si esibiscono subito con il loro ultimo singolo Voglio Solo Stare all’Aria Aperta. Dopo una breve sessione di ringraziamenti agli organizzatori dell’evento, il frontman Riccardo decide di presentare in live tre brani inediti, partendo da Pedalini.
Chiuso il live contest e superati gli applausi, i presentatori consegnano la Targa Musica da Bere 2021 ai Ministri, che con tutta la loro gratitudine salgono sul palco, completi di giacche bianche coordinate, voce per Divi, chitarra per Federico e cajon per Michele, si inzia con Peggio di Niente. Si coglie la nostalgia del pubblico delle chitarre elettriche e della batteria, smontata subito dall’atmosfera che si crea appena Federico strimpella le prime note di Idioti. L’intermezzo del live si distribuisce su tre brani, I Nostri Uomini Ti Vedono, I Tuoi Weekend Mi Distruggono, e dopo un accenno di Federico alla situazione del mondo dello spettacolo post pandemia, si accendono i suoni per la Ballata del Lavoro Interinale.
Riprende parola Divi, annunciando gli ultimi due brani della serata, e seguito da un urlo di dispiacere, lascia la parola a Federico. Racconta di questo brano registrato nella Berlino del 2015, riportato in Italia e mixato, forse il loro brano più incazzato, pieno di rabbia e chitarre: Sabotaggi. Alcuni non riescono a trattenersi, si alzano e ballano, hanno voglia di godersi questo pezzo, come si faceva prima, come sono sempre stati capaci di farlo. All’apparenza troppo breve, tutti vorrebbero di più, ed è qui che Divi grida il titolo che buona parte del pubblico stava aspettando, Comunque. Si fatica a respirare, il fiato è tutto per il ritornello.
Dopo la malinconica discesa dal palco dei Ministri, è l’ora della premiazione, introdotta con un breve discorso del direttore della giuria. Non mancano i ringraziamenti a tutti gli organizzatori e i partner dell’evento. Il primo premio viene assegnato ad un artista della serata precedente, Noé, mentre il secondo a dellacasa maldive.
Live Report di Elvira Cerri
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