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Intervista Pop

TURCHESE: L’ULTIMO METRÒ

L’ultimo metrò”, è il singolo che dà inizio all’avventura da solista di Sandro Cisolla, in arte Turchese.

Si tratta della prima tappa di un viaggio colorato di un’unica tinta dalle mille sfumature. Il brano, caratterizzato da sonorità pop lievemente anni ’70 e dalle atmosfere che sembrano rimandare ai vecchi fotoromanzi, vede alla produzione la sapiente mano di Ivan Antonio Rossi, recentemente dietro al mixer di artisti quali Levante, Fast Animals and Slow Kids, I Ministri e Francesco Gabbani.

L’ultimo metrò racconta la relazione di un’attrice sulla cresta dell’onda e un musicista innamorato. L’aspirazione al successo e il vuoto lasciato dal giudicare solo in base all’apparenza della prima, costringerà il secondo a capire di non poter basare il rapporto su sentimenti autentici. Un racconto fermo nel tempo, come un quadro che Turchese dipinge con leggerezza grazie all’abile arma dell’ironia, ma che al contempo getta un’ombra su molte dinamiche che regolano le relazioni ai giorni nostri. 

Turchese ha risposto alle nostre domande in questa intervista:

Turchese, cosa rappresenta per te questo colore?

“Il turchese è un colore che amo sin da piccolo, non ho mai capito il perché. Mi ha sempre attratto in un modo inspiegabile, come se il nostro legame fosse già scritto. Dovessi riassumerlo in una parola direi “unicità”. Il fatto che sia riuscito in qualche modo a renderlo “mio” mi rende molto felice”.

Dopo anni con una band ecco un progetto solista, cosa ti ha spinto in questa direzione?

Nella vita si cambia, si cresce. A un certo punto, dopo lo scioglimento degli Airway, ho compreso che la musica aveva ancora un ruolo centrale nella mia vita è che era giunto il momento di camminare con le mie gambe. Un musicista innamorato e un’attrice sulla cresta dell’onda. Personaggi quasi fiabeschi in una società tutt’altro che idilliaca, motivo per cui la loro storia finisce male. Una riflessione ad hoc Credo che gran parte dei problemi che il nostro mondo sta affrontando derivino da un’interpretazione tutt’altro che profonda dei rapporti interpersonali, specialmente quelli affettivi. Ecco perché la “storia” de L’Ultimo Metrò mi sembrava un modo “intimo” per interpretare questa dinamica“.

Cantato che rimanda ad Alan Sorrenti e quelle atmosfere da figli delle stelle, non si esce vivi dagli anni 70 che non hai comunque vissuto?

“Li ho vissuti indirettamente ascoltandoli dai miei genitori. Mio padre era un appassionato collezionista di vinili e mi ha tramandato questa sua passione. In realtà Alan Sorrenti non l’ho mai ascoltato, eccezion fatta per il disco d’esordio Aria del 1972. In qualche modo, che mi è misterioso, tuttavia, L’Ultimo Metrò è finito a pescare dal mondo di Figli delle Stelle… è andata così, e ben venga“.

Io ci sento più Battisti, onestamente. Un arrangiamento davvero ricco, dagli archi ai fiati. Ci racconti di più?

Tutto merito del bravissimo produttore Ivan Antonio Rossi e del suo arrangiatore Lorenzo Di Blasi. Ivan è riuscito a leggere l’anima del pezzo alla perfezione e a vestirlo, secondo me, con grande sapienza e sensibilità musicale. No drammi si piccole storie è il tuo motto“.

C’è più immedesimazione in vicende quotidiane o in tragedie personali e collettive?

“Credo una sia legata all’altra. Il mondo dell’intimità quotidiana può rivelare molto sulle grandi dinamiche che muovono il Mondo e, perché no, anche il Cosmo“.

Dopo questa prima tappa di un viaggio colorato cosa dobbiamo aspettarci da Turchese?

“Tanta varietà! Una tinta dalle mille sfumature. Ascolterete i prossimi pezzi: ci sarà da divertirsi e da “raccontare”.