Esce venerdì 29 ottobre 2021 Un’ora d’aria, il nuovo singolo del cantautore ligure Limbrunire (al secolo Francesco Petacco), un nuovo capitolo che, con synth trascinanti ed evocativi, come una profezia casuale (perchè questo brano nasce in realtà prima della pandemia globale che ci ha colpito), evidenzia l’esigenza di prenderci una pausa: dal lavoro, dal nostro pianeta, da tutto quanto, anche solo per un’ora, anche solo per tornare da te.
Un’ora d’aria nasce nel dicembre 2019, in largo anticipo su ciò che avrebbe sconvolto e poi cambiato il mondo. Non è quindi un brano profetico pandemico, ma a quest’ultima realtà alquanto claustrofobica può assolutamente essere contestualizzato. Un’ora d’aria fa leva sull’evasione dai tempi odierni costipati in un divenire confuso, ovattato dal pulviscolo dell’incertezza e dalla richiesta continua e frenetica di soddisfare e portare a termine la completa disumanizzazione dell’individualità sacra e intangibile che risiede in ognuno di noi. Non ha una matrice malinconostalgica, rappresenta piuttosto il punto d’incontro tra la coscienza e la volontà di prendersi e riprendersi un’ora d’aria come atto sovversivo al retaggio sociale, sempre più simile a una prigione a cielo aperto e quanto più distante dalla parola libertà nella sua massima accezione.
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Gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite.
1) Leggere
Non potrei farne a meno, e in questo momento storico tale aspetto ha avuto definitiva conferma. E’ ciò che mi tiene appeso all’elastico ciondolante del quotidiano, il vento leggero di tramontana del mattino, l’azzurro terso del nord, un viaggio continuo e indisturbato senza passaporto, senza nessun documento o lasciapassare falso, privo di giudizio. E’ un navigare delicato all’interno di questo e di altri mondi e poi meraviglia, scoppio luminoso del cielo plumbeo, a ritroso nel tempo, nel futuro immediato. Leggere è silenzio, è un ritmo lento contrapposto alla frenesia dell’odierno, è un paracadute aperto sulle chiusure dogmatiche di una società che esige come unico credo solo il consumo fine a se stesso.
2) Creare
La creatività, che nel mio caso complice l’onnivora curiosità contempla disparate forme d’espressione oltre a quella puramente musicale, mi è necessaria. Simile a un respiro, incontenibile come un orgasmo in essa trovo l’evasione, la scoperta di un altro io e un tempo dilatato, lento e cadenzato. E non è solamente un mestiere d’artigianato, da laboratorio, bensì un esercizio mentale e involontario continuo h24, in coda alle poste, davanti al banco del formaggio, in auto fermo al semaforo. E’ un arrovellamento immaginifico alle volte utopico lontano da questo mondo sempre più stanco.
3) Pedalare
Ho scoperto che pedalare con una certa continuità e intensità è una panacea e un toccasana oltreché per il fisico anche per lo spirito. Pedalare in salita, metafora perfetta di vita, disciplina e sudore allena la fatica, il sacrificio, il coraggio e l’autodeterminazione e in cambio dona soddisfazione, appagamento e libertà. Nel mio caso inoltre aiuta ad aprire alcune porte chiuse della mente alimentando l’ispirazione, “hyperizzando” l’entusiasmo.
4) Visitare mostre in città
Ogni qualvolta che mi reco in città ho la famelica voglia di nutrirmi di arte, come cibo per l’anima, spesso anche senza sapere se all’interno di un museo, galleria o centro culturale di turno vi siano qualche evento speciale o mostre permanenti, o temporanee. Vado con l’ambizione di scoprire, di rimanere incantato, come il più umile dei visitatori di restare estasiato in devozione davanti all’opera d’arte dell’artista conosciuto o ancor meglio sconosciuto a me stesso in quel momento. Amo a dismisura la quiete di tale contesto, le luci soffuse o intense, il silenzio sacrale e lo scatto furtivo, le lunghe didascalie in doppia lingua e il peregrinare dinanzi alle auree magiche, lo smartphone in modalità aereo.
5) Immergermi nella natura
Non potrei privarmene, per nessun motivo. In un bosco trovo pace, rallento i battiti e alleggerisco i pensieri, mi sento a casa. Ai piedi di un lago rifletto la mia sagoma cambiata nel tempo e la persona, le mille persone che hanno abitato in me e gli altri demoni che chiedono ristoro e un pasto caldo. La natura, quale essa sia non ha fretta ne giudizio, è lì immutata e mutabile nelle fasi lunari, nasce, muore e rinasce, dona senza volere nulla in cambio se non rispetto. La natura non ha bisogno dell’uomo, ma l’uomo non può fare a meno di essa. Ecco perchè m’immergo nella natura, perchè mi è necessario sentirmi protetto, allineato.