Esce mercoledì 17 novembre 2021 (in distribuzione Sony Music e prodotto da Golpe Music) Zingaro, il nuovo singolo di Nyco Ferrari. Un nuovo capitolo per il cantautore di stanza a Milano: un brano sfacciatamente pop anche per chi non ascolta pop, per chi spesso cede ai clichè e per tutti quelli che si ritrovano sempre agli aperitivi, ma anche per chi ama il cinema d’autore e i circoli letterari. Qui Nyco Ferrari offre una versione ironica ed ossimorica di sé stesso: un’anima impegnata che si ritrova a ballare con poco.
Zingaro.
Un po’ distanti dalla città.
Musica leggera in periferia. Ballare soli fregandosene di tutto. Ballare con poco.
Zingaro è una canzone con due anime.
C’è quella spensierata, che canta “popporoppò” sui tetti di Milano a ritmo di reggaeton.
E c’è quella impegnata, che chiede, senza cortesia, di non sprecare tempo alienandosi nel virtuale, ma di tornare alle immagini concrete della vita vera: una schitarrata alla luna, un viaggio esotico, una scelta coraggiosa come quella di cambiare tutto.
Cliché, forse, ma quanto mi piacciono i cliché.
Per l’occasione, non abbiamo resistito, gli abbiamo chiesto se potevamo un giro a casa sua.
Per la categoria “pollice verde”:
Io parlo con le piante. Ok, freak. Ma i discorsoni che ci facciamo… Questo cactus ha un nome, ma non posso dirlo perché è omonimo dell’allieva di canto che me l’ha regalato. Era poco più di un cetriolo verde quando me l’ha portato dicendomi “ti assomigliava, e te l’ho preso”. Mi sta simpatico perché non sapendo se preferiva le foglie o le spine se le è tenute entrambe.
Per la rubrica “arte contemporanea”:
Glenda. In arte Glenda Es Feliz, l’artista dell’autoritratto. Per chi non la conoscesse, Glenda dipinge prioritariamente se stessa, e ad ogni autoritratto va sempre più giù, gli occhi dei suoi quadri sono sempre più profondi. E questo quadretto è un unicum. Qui Glenda sorride! E mi fa impazzire come ride perché è il riso di qualcuno che ha appena realizzato qualcosa di fantastico, ha appena capito che dentro di sé c’è qualcosa di meraviglioso che non lo abbandonerà mai. Poi con ‘sti capelli colorati mi sembra una Amie Winehouse appena arrivata a Camden Town che ha deciso di voler essere quello che le pare.
Dipartimento “Arte Africana”:
L’essenza. Arrivare all’essenza delle cose. Toccarle con mano, sentire la terra a contatto con la pelle. E poi il caldo. Sentire il caldo che ti veste come un abito e il mondo che emana afrori estatici. Scusa mi perdo quando ci penso. Ma diciamo che le maschere africane mi riportano a questo universo che poi alla fine sfocia nello spirituale, che è un po’ l’orizzonte a cui punto. Questa è una statua Bambara dal Congo comprata con i soldi di una giornata di busking a Milano. Il ragazzo che me l’ha venduta mi ha assicurato che purifica gli ambienti dalle cattive energie.
From New York with Love:
Questa è un’opera di James Hill, che si firma 1471, ma chiamatelo 14, Fourteen se siete suoi amici. Lo trovate spesso vendere le sue opere, nella stazione della metropolitana di Times Square. È probabilmente la reincarnazione di Basquiat. E questo guantone è un casino, giuro, servirebbe un libro per descrivere l’impalcatura concettuale che lo definisce. Ma in breve: vi campeggia “555” che per 14 è il numero della transizione, e nel suo alfabeto segreto c’è scritto “THE EMPTINESS IS ENOGH”: poca grammatica per dire una cosa: “il vuoto basta.” È l’oggetto più emblematico della mia vita, perché riassume l’insegnamento più grande che mi ha dato New York.
Infine, posiamo per la categoria “Saturday Night Ball”
La Disco Ball. È un oggetto che ho riscoperto da pochissimo, trovandola per caso in un mercatino dell’usato. Non significa più molto a noi notturni del 2022, e invece è l’epitome della nostra società: è un oggetto che attira la nostra attenzione non facendo altro che riflettere tutto ciò che ha attorno, continua a cambiare, non riusciamo mai ad avere un’immagine precisa di quello che riflettono i suoi mille piccoli schermi, e ballandoci sotto nella trance dei nostri rituali moderni alziamo le braccia verso di lei come in adorazione di una divinità. Ti ricorda qualcosa? Filosofia a parte, metti la tua canzone preferita, spegni la luce, e puntaci addosso una torcia.
Buon viaggio.