Questo qui che stiamo vivendo è uno di quei periodi sospesi, uno di quei periodi dove viene naturale fare i bilanci della propria vita, dove viene naturale essere malinconici per quello che avevamo, per tutti i piani sfumati improvvisamente. Se c’è una cosa che ci ha accumunati tutti in questo periodo, è sicuramente questa sensazione di sospensione estrema, che sembra essere stata tutta racchiusa nel disco Non cresciamo mai di Mani, un debutto intenso, autobiografico e inaspettato. Un’autobiografia musicale senza filtri, una delicatezza immersiva di chi svela completamente il suo mondo in un monolocale, una nuova storia contenuta in una vecchia Moleskine.
Non cresciamo mai è proprio questo: una dichiarazione per chi è rimasto bloccato, per tutti noi che non siamo cresciuti negli ultimi due anni, per me e il mio trasloco a Milano che è diventato un limbo in cui rinchiudermi, un appartamento minuscolo in cui sopravvivere di piccole speranze. Mani, alterego di Marco Feliciani, racconta una generazione in bilico con una voce delicata e ipnotica, complice di melodie pop (che non disdegnano intrecci suggestivi di chitarre) che conquistano sin dal primo ascolto. Non cresciamo mai è anche un la title-track del disco che è una canzone d’amore incredibile, di quelle che avrei voluto scrivere la prima volta che mi sono innamorato, di quando più che la bellezza di una persona si nota il calore di un abbraccio, il contatto di maglioni nell’inverno più freddo del mondo. Mani è un narratore incredibile, che con parole semplici, racconta un mondo di sensazioni che è impossibile non sentire sulla propria pelle.
Se vi volete bene, entrate in un tunnel di malinconie, di dubbi e sospensioni. Se almeno una volta avete fatto fatica ad essere voi stessi, se almeno una volta avete abbracciato il vostro cuscino e se, come me, siete innamorati e non sapete di chi, Non cresciamo mai è una cura per i nervi incredibile. Immergetevi senza remore nel limbo di Mani e, se vi capita di crescere, va bene anche così.