Esce martedì 29 marzo 2022 una nuova versione di “Amandoti“, immortale brano dei CCCP, a cura de L’Avvocato Dei Santi, il progetto solista di Mattia Mari. Un’unione che non ci saremmo mai immaginati e che segna il ritorno di uno dei progetti più intensi della scena underground, un’unione che Mattia Mari descrive così: “Quel che n’è uscito è un sabba nel quale danzano tra loro passione, ossessione, amore, rabbia e sesso. L’ultimo ballo prima dell’arrivo del Sole, o quella danza che impedirà al Sole stesso di sorgere”
Noi come sempre abbiamo deciso di farci portare a casa sua a Roma, ed ecco cosa ci ha mostrato.
Teo è libero.
Questa è una foto di mio zio Emiliano, orientativamente scattata nel 1975 a Tiburtino Terzo, borgata popolare di Roma in cui la mia famiglia ha vissuto. La cosa interessante della foto è la scritta dietro al bimbo, che inizialmente recitava “TEO LIBERO” e che poi è stata riadattata a “TEO È LIBERO”, dopo la scarcerazione. Mi fa pensare allo spirito di adattamento che contraddistingue persone che arrivano da alcuni luoghi, a posti e personaggi come quelle borgate li, che stanno lentamente sparendo, e a mio zio che non c’è più. Mi diverte pensare alla posa in cui era stato messo, col pugno chiuso, e che poi fosse stato in realtà un Berlusconiano convinto.
Telefono Hamburgher.
Sull’altare della chincaglieria, e in casa mia vi assicuro che se ne trovano svariati, troneggia lui: il telefono hamburger. Ai tempi eravamo ossessionati dal film JUNO, l’avremo visto decine di volte, e tra le varie chicche del film c’erano queste telefonate della protagonista dal suo telefono hamburger. Alla fine ne comprammo uno. Dietro, tra le tante cose, una foto dei Mars Volta. Luce guida.
Napulion’.
Una miniatura Napoleone Bonaparte, da me realizzata con un tappo di sughero, che é tra i personaggi che abitano il mio albero di Natale alternativo. Appeso al muro da circa 4 anni ininterrottamente, credo. Mi piacciono le lucine. Insieme a lui nella foto: della polvere, uno tra i miei libri preferiti, la password del mio Wi-Fi e delle scatole di cerini. Le amo, le prendo ovunque si possa in giro per il mondo.
Mirko e Lucia.
“Davvero non amo più il mio corpo?” è un quadro di Mirko Leuzzi. Il quadro non è mio, ma di Lucia. È da me, felicemente, in stallo. Mirko è bravo, è tra le persone che amo di più al mondo, ed è un puro. Lucia è una sicurezza, anche se lei non sa di esserlo nemmeno per se stessa. Il quadro è storto, e questa cosa mi disturba enormemente, non potete immaginare quanto, ma questa cosa mi ricorda che dovrò lasciarlo andare prima o poi, e che a volte bisogna accettare le cose anche quando non vanno proprio nella maniera in cui volevamo.
Jeux d’enfants.
Jeux d’enfants è un film che mi ha cambiato la vita. Mi ha fatto e mi fa fare cose straordinarie.
Questa piccola scultura è diventata il simbolo di un amore che si può toccare con mano, anche se il tempo lo ricopre lentamente di polvere. Suona “La vie en rose”, se giri la manovella.
Fronte dei Mari.
L’ultima lettera dal fronte greco-albanese del mio pro zio Angelo al mio bisnonno Antonio, prima della sua morte il 7 Marzo del 1941. Alfabetizzazione pressoché nulla, cuore grande come l’intero Gran Sasso. La paura unisce, così come la morte, al contrario di quanto si possa pensare.