E sto passando questo periodo assurdo dove non mi piace niente, dove mangio svogliatamente, mi annoia tutto, ho riprovato a leggere Misery che aveva riempito la mia vita qualche estate fa, ma alla fine sono sopravvissuto giusto qualche pagina, per poi morire definitivamente davanti all’ennesimo programma su Real Time. Ho aspettato questo momento di vuoto per davvero tanto tempo, volevo riposarmi, leggere tutti i libri che avevo comprato durante l’anno, vedere tutti i film che avevo salvato su Netflix e invece niente, sono qui a morire. E, con quello che è stato forse l’ultimo e unico sprint che agosto mi ha concesso, sono andato a scavare ancora una volta tra i dischi che mi sono stati inviati, ma che ho inevitabilmente perso nella mia apatia da ufficio.
E rieccomi qui, ancora una volta, attratto da un nome strano e da un disco breve, come impone la mia soglia dall’attenzione piuttosto bassa: Dada Sutra e il suo EP 1, un primo capitolo, una presentazione, un biglietto da visita che porta ad un mondo di alieni multiformi, nudità, sentimenti esposti. Un mondo che Ryu Murakami avrebbe apprezzato, ma anche Chuck Palahniuk ne avrebbe volentieri scritto. Quattro tracce di cui fa parte che il precedente singolo “big boy“, che vedono finalmente la luce e inquadrano così uno dei progetti più unici e meno collocabili della scena indipendente. Un mix unico di generi ed influenze dal respiro internazionale che finalmente svelano il mondo alieno di Caterina Dolci. “EP 1” contiene un mondo pieno di orrori ma anche la voglia di trovare un angolo di bellezza, non farsi schiacciare, continuare a vivere, sentire, evolvere.
Dada Sutra ha creato la sua personalissima Fabbrica Di Cioccolato, con i suoi umpa lumpa, rigorosamente schiavizzati e seviziati, che viaggiano in un tunnel di droghe e allucinazioni. Insomma, se siete pigri come me e volete andare a un rave… ecco!