Dopo “Fuliggine” Samuele Proto torna a raccontarsi con “Atenei“, il nuovo singolo in uscita venerdì 9 settembre per Shed626, che anticipa la pubblicazione dell’album il 23 settembre. Atenei è una ballad romantica ispirata alla musica d’autore degli anni ’70 che racconta il sentimento personale del vuoto e della mancanza di una persona cara. Un’emozione semplice e diretta descritta da una scrittura ricca di immagini che ricreano l’atmosfera della notte, con i colori e le forme di una città deserta, e pian piano lasciano spazio all’arrivo dell’alba:
“Si scorge tra le montagne, la luce rossa dell’alba, sembra quasi mattina.
Non c’è più ombra che tenga, i fari negli atenei ma tu non ci sei.”
Noi abbiamo deciso di fare un salto a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.
POUF
Sono sempre stato un tipo molto dinamico. Mi è sempre piaciuto pensare e fare tanto, dieci, quindici idee alla volta non mi hanno mai spaventato. Sarà per questa costante irrequietezza mentale e fisica, o per il fisiologico bisogno di prendermi dei momenti “meditativi”, che lego questo oggetto, un pouf, alla mia infanzia, adolescenza e crescita.
Ricordo ancora quando i miei genitori me lo misero in cameretta, ero veramente piccolo, frequentatore assiduo dell’asilo, bambino fantasioso e sempre pronto a creare nuovi mondi. All’epoca usavo il puoi in modo abbastanza spericolato, morbido atterraggio dai “miei voli” scalmanati. Momenti in cui i miei pensieri si focalizzavano su una sola cosa, momenti in cui concettualmente meditavo. Crescendo il gioco divenne riflessione ed ecco come il pouf si trasformò in un ottimo “compagno di chiacchiere”. Non sono mai stato un tipo estremamente negativo. Ma il “periodo teen” mette a dura prova chiunque. Le lacrime del periodo trovavano forza in quella strana seduta, ed io, sfogato, tornavo a vivere il tumultuoso giro di pensieri.
Oggi questo pouf ha un ruolo decisamente più profondo, anche se indiretto. Il mio disco è stato scritto proprio la sopra, e anche se il mio sogno è quello di lavorare con la musica, con le mie parole. Cosa è meditazione se non sdraiarsi la sopra e lasciare i propri pensieri su carta?
CONTINUUM
Quando avevo circa 13 anni vidi un video. Si trattava di un Live di John Mayer, personaggio sconosciuto fino a quel momento. In casa si sentiva buona musica, si suonavano strumenti ma mai avrei pensato che un video potesse stravolgermi la vita. Un momento fortuito, un attimo. Si accesa la scintilla. Da quel momento il mio desiderio è stato solo uno, fare la mia musica.
Con quel video comincia a buttarmi a capofitto nella cosa, e scoprì tutto un mondo. Ogni giorno andavo alla ricerca di nuova musica, dal più antico di blues di Big Mama Thornton ai pezzi dei cantautori italiani. Poi il pop moderno, poi il rock, la musica brasiliana e così via. Un giro del mondo che aveva però come fine ed inizio sempre questo disco: Continuum. Ti sarò per sempre grato John. Hai cambiato, spero in meglio, la mia esistenza con questo album.
SEI CORDE
Risulta banale, ma banale non è.
Sei corde, oggetto complesso, particolare. La chitarra è ciò che, nel mio caso, materializza l’immateriale.
Non importa quale sia la chitarra, non sono del tutto legato al modello o al colore. Cosa importante è che stia sempre ben a portata di mano. Accanto alla scrivania, al divano. Guai a chi si dimentica del divertimento, i giocattoli cambiano forma, utilizzo ma sono sempre fondamentali per non smettere di andare oltre il normale.
MACCHININA
Non amo particolarmente guidare. Mi stanco facilmente, fosse per me l’auto sarebbe solo oggetto di trasporto. Poi però mi fermo ad osservare certe linee, certi tratti. Mi rendo conto che il gusto è soggettivo ma ci sono alcune cose che sconfiggono il passare del tempo. Elementi che rimangono attuali, forse perché estremamente ben fatti, o forse semplicemente perché estremamente belli.
Questa macchinina, me la porto sempre dietro. Nelle sue mille evoluzioni rimane ai miei occhi sempre oggetto misterioso. Capace di rimanere immortale, mai banale, sempre da scoprire. Cosi tanto da dedicargli il mio primo EP “33 Stradale”.
Certe sere la guardo, tratteggia la linea del mio lavoro nella musica, l’obiettivo di riuscire, anche se solo per pochi, a realizzare qualcosa che rimarrà nel tempo.
QUADRO
Questa stampa è una foto che mi porterò dietro per sempre. Siamo io e mio fratello il giorno in cui abbiamo portato la prima scrivania e il primo computer nel nostro posto. Il nostro studio/casa/mondo.
C’è poco da aggiungere a riguardo. Circondarsi di persone a cui vuoi bene, portare avanti i propri progetti e cogliere nelle piccole cose gli elementi STRAordinari.