Settembre è sempre il periodo più strano dell’anno, quello in cui bisogna riassestare il tutto, quello in cui bisogna inevitabilmente scontrarsi con il fatto che no, tutti gli obiettivi che c’eravamo dati prima della fine dell’estate non li rispetteremo, perchè saremo inondati di impegni di cui non avevamo neanche potuto considerare l’esistenza. Settembre è quel mese in cui ci rendiamo conto che siamo solo dei falliti e che ci siamo lasciati indietro tantissimo dischi durante l’anno, che non riusciremo mai a stare al passo con le uscite discografiche, perchè siamo sepolti ancora da quelle vecchie.
E scavando come un procione tra tutto ciò che avevo lasciato indietro, eccomi che mi imbatto in “Solo colpa mia” di Parker. Titolo esemplare per me che mi sento un fallito, per me che mi ero fatta la lista infinita di film da vedere e che non rispetterò mai. ndici tracce che si sviluppano come un’autobiografia musicale tra riferimenti letterari e movenze sfacciatamente pop. Un disco che sa di casa, che non ha pretese e che si assorbe facilmente nei tragitti casa-ufficio, in tutta questa normalità imperante scandita dalla sveglia alle 7 e 30. Ho voglia di vivere in questo disco, che per una volta non scimmiotta scene impegnate, volontà di suonare diverso, volontà di appartenenza alla scena underground, ma è di un semplicissimo cantautorato pop, e racconta la storia di tutti noi stronzi che non facciamo altro che perderci i pezzi per strada, collezionando colpe e fallimenti.
Parker è un progetto semplice diretto senza mezzi termini. Un viaggio tra tristezza e sensi di colpa con l’ostacolo della solitudine. Manuel Pippus, vero nome di Parker, ex chitarrista dei Quasar, band di apertura del primo tour dei Modà e dei Q-indie, band inglese brit pop, decide di intraprende la strada di cantautore dopo anni di inattività cercando di raggiungere l’ascoltatore toccando i punti più fragili dell’animo: la fragilità emotiva e la riconoscenza non ricambiata.
La vera felicità si ottiene non aspettandosi nulla indietro, vivendo al massimo delle proprie possibilità e dando un’importanza alla propria persona molto più intensa e vera di quella che è.