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I segreti di Conserere: una doppia residenza artistica a Milano

In ViaFarini.Work (in via Marco d’Agrate 33, Milano) una settimana di incontri tra il collettivo di musicisti Conserere e artisti esterni, coordinato da Simone Baron (USA) e Camila Nebbia (Argentina): un workshop tradizionale si espande fino alla resa di un lavoro finale sotto forma di concerto. Dal 12 al 18 settembre.

Conserere è un collettivo autogestito e autofinanziato composto da musicisti e musiciste che fanno dell’improvvisazione il centro della propria ricerca artistica. Nato nel 2016 in risposta ad un bisogno condiviso di avere spazi e luoghi in cui potersi confrontare sul tema, Conserere vuole creare una rete di supporto, educazione e diffusione riguardo al tema della musica improvvisata.
 L’attenzione del collettivo si rivolge in particolare ad un tipo di improvvisazione fondata sull’idea di ascolto e dialogo. Non ci sono generi, sonorità o strumenti che non siano ben accetti, purché questi si integrino nel paesaggio sonoro con intelligenza e senso critico. L’idea che muove Conserere è quella che possa esistere una collettività che tutela la crescita degli individui, che a loro volta attraverso la propria crescita rendono viva e sana la comunità in cui vivono. È solo attraverso lo sviluppo di un’acuta capacità di osservazione, ascolto e analisi che è possibile prendere delle scelte consapevoli e determinanti nello stabilire la qualità del mondo in cui viviamo. Tramite la pratica dell’improvvisazione si esercita il corpo a reagire in maniera creativa e immediata a situazioni inaspettate ed estemporanee.

Non potevamo che farci raccontare qualcosa.

  1. Chi fa parte del collettivo Conserere? E come siete arrivati, nell’ormai lontano 2016, alla nascita di Conserere?

    Iniziando dalla seconda domanda, Conserere nasce a Milano come risposta ad una necessità condivisa tra musicisti e musiciste (soprattutto gravitanti attorno agli ambienti di Scuola Civica e Conservatorio, ma non solo) di avere uno spazio in cui poter praticare musica improvvisata, disciplina che purtroppo spesso in Italia, sia a livello istituzionale che non, viene trattata senza la giusta considerazione e fatica a trovare lo spazio che merita.
    Ricavato questo spazio-tempo in cui esercitare l’improvvisazione, è sorta in fretta anche la necessità di proporre attività sul territorio volte alla promozione e diffusione della musica improvvisata, proprio a fronte di voler avvicinare nuove persone e creare una scena -sia di musicist* che di pubblico- più stabile e fervida di quanto non sia ad ora. In questo senso teniamo molto al sottotitolo di Conserere, che è “Laboratorio di improvvisazione aperto alla città”.
    Fanno parte del Collettivo, ad oggi, giovani musicisti e musiciste provenienti da vari percorsi: chi studia nei Conservatori o nelle Accademie di musica, chi studia altro ma ha sempre suonato, chi si approccia alla musica da poco, chi svolge il lavoro del/della musicista a tempo pieno. Quello che accomuna queste persone tuttavia è un’estrema voglia di ascoltare e l’idea che sia possibile creare nuove forme di interazione, artistica o sociale che sia, basate sull’ascolto, la comprensione e il rispetto reciproco.
  2. Qual è la storia di uno dei membri più vecchi di questo gruppo, e quale invece quella di uno degli ultimi arrivati?

    Federico, uno dei fondatori di Conserere:
    “Quando nacque Conserere frequentavo le classi di jazz del Conservatorio di Milano, fresco di maturità. La curiosità e l’entusiasmo per il jazz e musica improvvisata mi spingevano a creare eventi di incontri creativi tra persone, musicisti, nei quali potersi immergere suonando, ascoltando e discutendo assieme.
    A seguito di due preziosi anni nella scena milanese jazz mi sono spostato ad Amsterdam per perfezionare i miei studi e interagire con una scena musicale creativa di respiro internazionale.
    Dopo quattro anni olandesi mi ritrovo adesso a metà tra Italia e Olanda, affiancando anche l’attività di insegnamento a quella concertista/artistica. Con l’obbiettivo di creare ponti tra musicisti di diversi luoghi e favorire lo sviluppo di un ambiente più internazionale in Italia, talvolta chiuso nel suo provincialismo…”
    Giovanni, uno dei più recenti membri del collettivo:
    “La prima volta che mi sono imbattuto nel laboratorio Conserere ho avuto la percezione che si trattasse di un ibrido tra alcune tipologie di teatro e una jam musicale allo stesso tempo. Ci è stato suggerito di ispirarsi a qualsiasi spunto sonoro ci circondasse compreso il silenzio, il tutto sottolineando il valore del rispetto reciproco. Provenendo come artista dal sound design ho trovato nel progetto: sia un modo per imparare ad allenare il suonare musica d’insieme sia pane per i miei denti poiché ho sempre adorato ascoltare per farmi ispirare senza un vero e proprio genere di riferimento. Come nella vita (e questo è uno degli ideali principali di Conserere) non è preoccupante che ci siano diversità tra le persone, l’importante è che vi sia il rispetto tra esse.”
  3. In che senso “l’improvvisazione sia come pratica di innovazione che di adattamento”?

    “Improvvisare”, in senso comune, ha la maggior parte delle volte un’accezione di ripiego su qualcosa per via di una mancanza di qualcos’altro, senza una vera conoscenza né competenza approfondita di questo qualcos’altro (“improvvisare qualcosa a una cena”, “improvvisarsi un mestiere”, etc). Questa è una pratica di adattamento, ovverosia adattare la propria attività e cercare di stare dentro in qualcosa forse di noto ma non troppo confortevole. Noi senza dubbio accettiamo questa connotazione della parola improvvisare.
    Tuttavia vogliamo anche e soprattutto usare l’improvvisazione come pratica di indagine e ricerca. Un tipo di improvvisazione che non è dettata dalla mancanza di alcunché, ma è generata anzi dalla volontà di scoperta. Scoprendo cose nuove è possibile innovare. In questo senso, come pratica di innovazione, l’improvvisazione è il mezzo che scegliamo per cercare conoscere la realtà.
  4. Esistono musicisti che non sanno improvvisare?

    In un’accezione molto larga di improvvisazione, no. Tutti improvvisiamo ogni giorno, a iniziare da quando ci svegliamo e decidiamo con cosa fare colazione, o come vestirci, o se intessiamo relazioni con altre persone. Soprattutto per quanto riguarda le relazione che le altre persone, è molto difficile prestabilirle: questo ci obbliga ad improvvisare.
    In un’accezione musicale di improvvisazione, sicuramente sì esistono musicisti che non improvvisano. Così come esistono musicisti che non leggono la musica, musicisti che improvvisano bene in uno stile ma non in un altro, musicisti che scrivono musica o musicisti che non scrivono musica. La musica è un campo vastissimo, ognuno sceglie per sé il modo in cui decide di conoscerla, studiarla, praticarla. La musica è esattamente il mondo, piena di culture e persone differenti. In tutto queste differenze e capacità o non-capacità, quello che dovrebbe contare unicamente è il rispetto reciproco e la comprensione dei percorsi altrui.
  5. E adesso?

    E adesso vi aspettiamo tutti e tutte mercoledì 14 e sabato 17 settembre, in ViaFarini.Work, via Marco d’Agrate 33, ore 21.00 per i concerti di Conserere Ensemble assieme a Simone Baron e Camila Nebbia. Ingresso gratuito a offerta libera. Saranno due concerti memorabili.