Wo, mamma mia, ma che diamine di garra sale appena premi “play” sul secondo singolo degli Smokin ‘ Velvet, duo ibrido che rotola a passo di groove sulla strada che collega Toscana e Lombardia? Inutile fermarsi a prendere fiato, quando il brano che hai davanti sembra fatto apposto per levarti l’aria – sopratutto se sei tra gli “Scarseez” che i due prendono di mira con la precisione del cecchino.
C’è proprio una tendenza, nella scrittura degli Smokin‘, a trasformare le parole in esplosioni dinamitarde, in piccole granate artigianali che i due lanciano dalla finestra su strade piene di zombie in giacca e cravatta, o in Vans e pullover, o insomma su “deficienti” deambulanti che popolano la noia degli uffici, delle discoteche, del mercato discografico, dei salotti più o meno bene: una rabbia irrefrenabile che sale dallo stomaco e, una volta che arriva al cervello, prende la forma di una smitragliata di lemmi e vocaboli utili a sottolineare, per l’ennesima volta, la validità del concetto che “la lingua taglia più che la spada”, senza ombra di dubbio.
Gli Smokin’ avevano già dato segno di una certa predisposizione alla dinamite: i due avevano esordito qualche mese, con un progetto interamente curato da loro in prima persona (dalle basi alla realizzazione delle grafiche, in quella modalità completamente “indipendente” tipica dell’hip hop) che in effetti aveva lasciato intendere gli intenti bellicosi; ma in “Scarseez”, beh, la rabbia diventa quasi catartica, sublimata da un approccio ironico che permette alla risata di seppellire tutto ciò che ci fa star male.
Non c’è censura, non c’è limitazione e allo stesso tempo non c’è eccesso: ciò che in effetti non smette di colpirmi, arrivato al ventesimo ascolto del brano, è proprio l’eleganza e il gusto con il quale Emanuele e Alessio affossano le portaerei avversarie, in una guerra combattuta senza esclusione di colpi ma con la leggerezza della battaglia navale da tavolo; un gioco da ragazzi, insomma, per chi certe ferite se le porta dentro e pare averle rese crepe efficaci a far passare la luce.
Sempre più curioso di seguire e scoprire ciò che sarà.