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Cosa c’è nella camera di Vincenzo Parisi

Il compositore di stanza a Milano, Vincenzo Parisi, firma il capriccio “Le désir du désir sans fin“, per l’inusuale organico, costituito da flauto, viola, arpa e orchestra Appuntamento domani 14 febbraio, alle 20.30, nell’ambito della Stagione dell’Orchestra UNIMI, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano. Per l’occasione il Trio Ravel e l’Orchestra UNIMI, diretti dal M° Sebastiano Rolli, eseguiranno in prima assoluta “Le désir du désir sans fin” del compositore Vincenzo Parisi, vincitore nella categoria Composizione del Premio del Conservatorio 2021, su commissione dell’Orchestra UNIMI stessa.

Noi, per l’occasione, siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

1. Ariel la sirenetta

Trovata in una notte di un po’ di anni fa su una enjoy in cui ero salito insieme al grande amico Gianluca De Rubertis (Il Genio) per tornare verso casa.

Mi ricorda quella notte in giro per i navigli. 

Mi ricorda il legame con un incredibile musicista della scena pop rock italiana, uno che ti sa spiegare tutte le sequenze armoniche di grandi cantautori (ho riscoperto Baglioni grazie a Gianluca, perchè come te lo spiega lui è qualcosa di meraviglioso) e poi un attimo dopo si piazza al pianoforte e ti suona a orecchio parti del Requiem di Mozart. 

Mi ricorda i miei difficili anni a Milano e i primi coinquilini, più di dieci anni fa, in una orrenda casa buia a due passi da quella che era la Casa 139, e uno dei due che a un certo punto inizia a suonare per settimane al pianoforte una “Pop Porno” dal testo trasformato apposta per perculare divinamente l’altro coinquilino, papaboy convinto, leghista più che convinto, abbonato a una rivista chiamata Quaresima Missionaria senza aver mai letto neanche mezza riga della Bibbia e che tutte le sere ci costringeva a vedere quel concentrato di spazzatura che è ancora Striscia la Notizia: davvero da ridere. 

2. La locandina del concerto di presentazione del disco dei Kafka On The Shore

17 gennaio 2013. Milano. Al Biko. Posto del cuore. Pubblico del cuore: 230 persone. L’amico Elias vestito da pirata che vende dischi laggiù in fondo. Sono passati dieci anni da allora. E una storia bellissima. Dopo quella data, 110 concerti nel giro dell’anno e mezzo successivo in tutta Europa. Secondi in classifica per KeepOn Live dietro solo ai Fast Animals And Slow Kids. E tante tante cose da raccontare. E’ una storia lasciata in sospeso, al momento sono l’unico rimasto a fare musica, chissà un giorno.

3. Un led a forma di fulmine

Nel 2015 l’ultimo concerto dei Kafka. Un sogno che si spegne, con grande amarezza, una famiglia spezzata nel momento più bello, quando la cavalcata verso qualcosa di più grande sembrava davvero essere lì a pochi passi.

Chi mi conosce sa quanti anni ho impiegato a riprendermi da una botta tanto forte, non solo a livello economico e lavorativo ma anche e soprattutto a livello emotivo. L’unico con cui ancora i contatti sono rimasti stretti è Daniel, il batterista, quasi un fratello, che adesso vive a Berlino.

Sette lunghi e difficili anni son passati prima di una vera concreta svolta, nel mezzo un vagabondaggio fatto di tante porte in faccia e nottate di insonnia, quasi tutti che ti dicono “Ma perché insisti a fare musica?”, la mezza idea di tirare fuori dal cassetto la laurea in economia e “mettere la testa a posto”.  

E’ il 2021 l’anno in cui vinco due importantissimi premi di composizione che mai mi sarei aspettato di ricevere, neanche nel più luminoso dei miei sogni: il 1° Premio di Composizione del Conservatorio di Milano e il 1° Premio al Concorso Internazionale “Jorge Peixinho” di Lisbona. Entrambi vinti grazie ad un unico pezzo per ensemble che mi ha effettivamente cambiato la vita: “Fulmine randagio”, per flauto/clarinetto basso/violino/violoncello/pianoforte. Un incubo musicale che mi ha attraversato la mente per un anno e mezzo, l’anno e mezzo credo più difficile di tutta la mia vita. Quando ho trovato in un negozietto questo fulmine a led che si illumina, non ho potuto che prenderlo e appenderlo tutto contento nel mio studiolo. 

Commento di mia madre un giorno che è venuta a trovarmi a Milano e l’ha visto: <<Carino quel cono gelato che si illumina!>> … … …

4. Un libro importante 

“Il punto G dell’uomo” di Franco La Cecla (Milieu Edizioni, 2021 Milano) è uno dei libri che mi hanno accompagnato negli ultimi mesi di scrittura del mio ultimo lavoro orchestrale, Le désir du désir sans fin, brano commissionatomi dall’Orchestra UNIMI per flauto/viola/arpa e orchestra e dedicato al Trio Ravel.

Il desiderio è uno degli argomenti più interessanti e sfuggenti che la filosofia e la psicanalisi hanno indagato e ancora indagano. Potrei dirvi di leggere Foucalt, Lacan, adrienne maree brown e il suo “Pleasure Activism”. Ma vi consiglio questo testo, di uno degli antropologi viventi più importanti che abbiamo in Italia, scritto con leggerezza e che va a toccare un tasto molto delicato della questione erotica spesso relegato in un angolino: il desiderio maschile, considerato oggi soltanto osceno, amorale e schifoso, in contrasto col desiderio femminile “sempre giusto, corretto, sacralizzato in ogni sua manifestazione”. 

5. Le mie scarpe nere eleganti

Pochi giorni fa un calzolaio mi ha detto di queste scarpe una incontrovertibile amara verità: <<Mio caro, queste sono da mandare in pensione. Non basta una semplice riparazione degli speroni [ma voi sapevate che si chiamano così??????], qui ci vuole un’opera di restauro come si fa coi quadri antichi. In pratica te le dovrei rifare da zero dopo aver scassato tutto.>> 

10 anni di onorata carriera per queste scarpe che mi hanno accompagnato in alcuni dei momenti più belli di sempre: al Carroponte in concerto coi Kafka, all’International di Parigi, al Blue Dahlia a Reggio Calabria, poi in Sala Verdi in Conservatorio a Milano all’esecuzione del mio primo pezzo per orchestra diretto dal grande Yoichi Sugiyama, quando si sposò il mio migliore amico, e in concerto al pianoforte al tramonto tra le sculture che paiono dei gargoyle a Bath e tra mille zanzare sull’acqua all’idroscalo di Milano.

Così ho deciso: mercoledì le mando in pensione, ma la sera prima lascio loro l’ultimo assaggio di un concerto per me importante, sperando non si rompano proprio mentre salgo sul palco dell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano nel caso dovessi agilmente scappare dall’eventuale lancio di frutta e verdura marci sul palco!!!