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Un bagno di stelle (e riflessioni cosmiche) per il nuovo singolo di Millepiani

Alessandro è un cantautore di quelli veri, duri e puri, che sanno come comportarsi di fronte alla dispersione di senso del pop italiano: costruendo, con le parole, nuovi ponti capaci di collegare pensieri e pubblico in un nuovo simposio degno della tradizione della canzone d’autore, mantenendo una propria originalità che non sconfina mai nella ripetizione autoreferenziale. 

Sì, perché se c’è una cosa che possiamo dire di Millepiani, noi che ne seguiamo le mosse ormai da tempo, è che l’artista carrarese non si è mai seduto, non si è mai ripetuto nella ricerca ossessiva di nuove chiavi per aprire porte che sembrano chiuse ermeticamente dall’interno. C’è uno slancio filosofico, in Millepiani, che avvicina Sgalambro e Roversi, filosofia orientale e mistica occidentale, scienza e rappresentazione; una costante e ossessiva ricerca, come dicevamo prima, di svelamento e allo stesso tempo di preservazione del mistero che ammanta il mondo delle cose e delle idee. Insomma, quella di Millepiani è un’opera musicale che sconfina e straborda con l’entusiasmo del bambino – o del poeta. 

Aveva già saputo mostrarci la via maestra del suo operare, il nostro Millepiani, con il suo disco d’esordio, “Eclissi e Albedo”, seguito poi da “Krakatoa”: con “Un bagno di stelle”, l’artista toscano lascia detonare tutta la forza evocativa di una scrittura che non si contiene, anzi, cola giù dal contenitore e sembra non adattarsi ad alcuna forma specifica; la produzione, curata dal team di La Clinica Dischi, mantiene il proprio slancio pop/mainstream creando un ossimoro affascinante. La canzone riesce così a diventare un viaggio che conduce al centro della notte, o meglio, nel cuore pulsante dell’eterna domanda che ogni uomo finisce con il farsi, di fronte al rapimento della vita e della grandezza dell’universo: perché, qui e ora?

C’è una linea che sembra collegare tutte le pubblicazioni di Millepiani, e che qui si trasforma in un filo rosso che lega al cuore la necessità di tenere d’occhio uno dei progetti certamente più complessi e allo stesso tempo fascinosi della scena contemporanea.