Fabrizio Mozzillo lancia il secondo singolo “L’ultimo Don Chisciotte” che ci trasporta in un viaggio senza tempo. Disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 7 giugno, il brano anticipa il suo primo disco in uscita a settembre 2023.
“L’Ultimo Don Chisciotte” è una straordinaria composizione che narra la storia di un signore che si rifiuta di invecchiare. La canzone inizia con un’affascinante ambientazione nella Spagna del 1500, dove seguiamo le gesta dell’eroico Don Chisciotte. Successivamente, il protagonista agisce nella Roma di oggi, mescolando abilmente realtà e immaginazione. Infine, la canzone ci trasporta in un non luogo senza tempo, in cui l’eroe si trova a vagare.
Attraverso la sua interpretazione unica e toccante, Fabrizio offre al pubblico un’esperienza musicale coinvolgente e suggestiva. “L’ultimo Don Chisciotte” ha un suono meno pop, più verso uno stile cantautorale ricercato.
“L’Ultimo Don Chisciotte” rappresenta un ulteriore passo avanti nella carriera di Fabrizio che continua a sorprenderci con la sua abilità nel creare atmosfere intense e coinvolgenti attraverso le sue canzoni.
1) In cima alla lista pongo la risata di Laura, il mio amore. Laura sorride spesso, ma raramente ride; eppure, quando lo fa, assume l’aria di una bambina davanti alla casa di marzapane, stupita e felice. Ecco, la risata di Laura è una di quelle cose per le quali vale la pena vivere.
2) Al secondo posto ci metto le canzoni degli artisti che amo di più. Ci tengo a fare alcuni nomi: Dalla, De Gregori, De Andrè, Guccini, Jannacci, Gaber. Tutta gente del passato, direbbe qualcuno. Come se il passato fosse un disvalore, un titolo di demerito. Ogni volta che sento i dischi di Lucio Dalla dal 1977 al 1983 mi viene puntualmente la pelle d’oca. Non so se rendo l’idea…
3) In terza posizione, ci sono le mie canzoni. Quelle già scritte e quelle ancora da scrivere. Comporre una canzone è, per me, sempre una scommessa, un azzardo. Come giocare a mosca cieca: la canzone c’è, da qualche parte; ma mi tocca cercarla a tentoni, con gli occhi bendati.
4) Non sarei quello che sono senza il cinema italiano dagli anni ’50 ai ’70. Le commedie, i film d’autore: Totò non smette di farmi pisciare sotto dal ridere, Fellini dirige i miei sogni, Sordi mi presta le sue battute. Quindi, viva il cinema italiano, al quarto posto.
5) Per ultima, Roma, la mia città, amata e odiata. Veniteci da turisti, preferibilmente in autunno. Camminate sul far della sera per le strade sconnesse del centro. Chiudete gli occhi e vedrete i fantasmi del passato, noti e meno noti.