É uscito venerdì 27 ottobre 2023 per Lost Generation Records / fuoritempo “Come Closer“, primo album dei Petra Von Kant. É un progetto musicale dalle tinte scure e lisergiche, nato dall’incontro tra le allucinazioni sonore di Danilo “Zoot” Marianelli e i testi visionari di Fabio Babini, già voce dei Venus In Disgrace.
“Come Closer” è un viaggio nella parte recondita della memoria e dell’immaginazione, la sua natura e le sue visioni non sono quelli di una realtà apparente, ma sono quelli dell’interiorità: ora sono immagini portatrici di ossessioni ed incubi ad occhi aperti, ora di solitudine nel senso più profondo del termine, ma anche capaci di esplodere in manifestazioni di gioia e manifestarsi come in una sorta di pace cosmica. Le strutture complesse, tripartite o quadripartite, i sottili strati di melodie sovrapposte, i cambi di armonia, che affondano nel progressive rock inteso ad ampio respiro quanto nella psichedelia venata di new wave e con sfumature elettroniche, sono nate dalla fantasia di Zoot, compositore fuori dagli schemi, e poi elaborate ed espanse grazie alla collaborazione con Babini, che ha accolto i brani dandogli letteralmente voce.Una gestazione, condotta in osmosi tra i due, che ha permesso di definire al meglio l’mmaginario sonoro di “Come Closer“.
Per conoscerli meglio, abbiamo deciso di farci portare nella loro sala prove, e loro hanno scelto i cinque oggetti preferiti di questo luogo così importante. Ecco com’è andata.
Il primo oggetto sono due: due foto, di me e Fabio sui palchi dei Venus in Disgrace. Le abbiamo scelte perché rappresentano il punto di partenza di questo progetto, l’incontro da cui è nato tutto. E perché ci ricordano, soprattutto, i bei momenti sul palco, su cui vogliamo tornare prestissimo.
Il secondo oggetto è una tastiera. In qualche modo rappresenta la libertà: per chi ha provato la frustrazione di avere nella testa un universo di suoni, e non avere a disposizione un’orchestra… Poi scopri che con una tastiera e un discreto processore, quel cosmo può prendere forma. Diventare realtà.
Il terzo oggetto è un vecchio poster di Amadeus. Un film che ci ha ispirato, e che rimane sul muro a ispirarci durante le prove. Un po’ perché Mozart è il padre di tutti, in fondo. E poi perché la sua storia, tragica e disperata, ci insegna che non finisce tutto nell’arco di una vita. La musica continua, anche dopo di noi.
Il quarto oggetto è un ammasso di strumentini raccolti in giro per il mondo, con al centro una bottiglia di Jack Daniels. E’ una sorta di altarino, un angolo dedicato al collezionismo feticista che un po’ ci rappresenta. E il whiskey, perché ogni tanto bisogna togliere il pedale del freno.
L’ultimo oggetto è la nostra chitarra. Scontata, abusata, ovvia. Ma non può che esserci lei. Come la prima cotta alle elementari, o la tua cameretta da adolescente. Ti ricorda sempre da dove sei partito, e dove puoi sempre tornare se ti perdi.