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Cosa c’è nella camera di Marcos

É uscito venerdì 17 novembre 2023 su tutte le piattaforme digitali il primo disco solista di Marcos, musicista e autore, già noto per il suo ruolo in diverse formazioni (Seven Jay, Laika Vendetta, Hoka Hey). Questo EP dal titolo “Gradi di libertà“, è un disco personale, sentito e stratificato di influenze che partono dall’alternative rock, un nuovo capitolo e un nuovo inizio per l’italo brasiliano Marcos Cortellazzo, che nel titolo richiama un concetto di Statistica, intesa come scienza. Il gioco del Tris spiega infatti al meglio i gradi di libertà: ogni casella vuota rappresenta una “libertà” e a mano a mano che viene presa una scelta (X/O), le possibilità per l’avversario si riducono. Nel gioco, chi ci sfida crea dei vincoli tramite le sue scelte, lasciando a noi sempre meno spazio di movimento. Questo accade anche nella vita!

Per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di farci portare a casa sua. Ecco cosa ci ha mostrato.

Qui tutto è iniziato. Mio zio, una mattina di non so che giorno del settembre 1993, se ne stava nel salotto di mia nonna a suonare la chitarra. Questa chitarra! Fu un attimo, un lampo, fui catapultato in un qualcosa che andava oltre il concreto, e che non solo si abbandonava all’emozione momentanea, ma la superava e mi diceva “questo è quello per cui sei nato”. Sembrerà altisonante, ma è così per il me di 9 anni. Tanti anni dopo, a Imola, mio zio mi chiese di fermarmi a salutarlo, perché ero di passaggio. Mi regalò questa stessa chitarra. La sera in cui la portai a casa, rimasi a fissarla per ora senza dire niente. Ancora oggi, quando creo, di solito lo faccio con lei.

Un quadro della mia ragazza. No, non sono uno romantico. Lei lo sa. Però quando vidi questo quadro, con i colori di Majin Bu, mi attrasse subito. La bellezza non va spiegata, è così e basta, non ha un significato preciso. Non per forza. Amo circondarmi di quadri in casa, ne avrò altri trenta almeno, ma questo per me è diverso, osa con un colore e ne va fiero. Semplice ma definito. Sa benissimo chi è, questo mi trasmette. Il suo nome è Big Babol.

Caratteristica principale del mio studio casalingo, dove lavoro ai brani, è l’estremo disordine di carte nei periodi creativi. Potresti capire facilmente se sono in una fase creativa, dalla quantità di fogli svolazzanti nel mio studio. Anche dai post-it ripiegati nel mio portafoglio, a dirla tutta. Quando finisco un disco, o comunque sono meno creativo, l’ordine riappare piano piano.

Sono tornato ad essere un lettore vorace da qualche tempo, leggo più libri contemporaneamente non per un’estrema intelligenza, ma semplicemente perché le cose che leggo, danno il La a mie personali osservazioni. Quindi metto in pausa spesso i libri, li cambio, li riprendo. Sono una fonte inesauribile di ispirazione, per me, come persona, e a cascata anche per i temi che finiscono nelle canzoni. Spinoza però l’ho scelto appositamente per la foto, è una sorta di esempio di vita, di pensiero. Solo Ayrton Senna è riuscito a darmi le stesse percezioni che trovo in Spinoza. Due persone dedite al loro Daimon.

Ataraxia. 

Spaccai la mia prima chitarra classica in un impeto da bambino, non ricordo perché. La carriera non finì li, per il mio compleanno mio padre e mia madre mi regalarono questa. Che lascio così apposta, senza corde, rovinata. Questa chitarra è un quadro, un monito, l’ho portata in Brasile, quando avrei potuto avviarmi ad una carriera nel mondo del turismo. La vedo un po’ come la compagna che mi consigliò di lasciar perdere quella strada, che mi avrebbe allontanato dalla musica, nonostante allettanti offerte di lavoro. Di certo sono più felice così, senza carriera, ma con la felicità sotto le dita e dentro al corpo. Vederla, mi ricorda il mio lato imperturbabile, quando si tratta almeno di saper scegliere tra la musica ed il resto.