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Tra introspezione e poesia: Alfiero racconta La guerra dei pensieri

Alfiero, cantautore capace di mescolare poesia e musica, torna a farsi sentire con il suo nuovo album, La guerra dei pensieri. Un titolo evocativo per un lavoro che si addentra nei conflitti interiori dell’animo umano, tra dubbi, desideri e una costante ricerca di equilibrio. Con il suo stile inconfondibile, Alfiero riesce a fondere tradizione e modernità, attingendo tanto al cantautorato italiano classico quanto a sonorità più contemporanee.

L’album è un viaggio emozionante attraverso dieci tracce che si interrogano su temi universali come l’amore, la solitudine, il tempo che scorre e la speranza di un cambiamento. Ogni brano racconta una storia, una piccola guerra interiore fatta di pensieri che si scontrano e che, alla fine, trovano una sintesi nelle note e nelle parole.

In questa intervista esclusiva, Alfiero si racconta a cuore aperto: dai retroscena che hanno accompagnato la nascita del disco alle ispirazioni che lo hanno guidato, fino alle emozioni che spera di trasmettere al pubblico. Un’occasione per scoprire non solo l’artista, ma anche l’uomo dietro le canzoni, con le sue fragilità e la sua forza creativa.

Ciao Alfiero, raccontaci da che tipo di ispirazioni nasce il tuo nuovo disco, “La guerra dei pensieri”

Questo album è stato concepito in 5 anni, dove sono successe molte cose, ci sono stati dei cambiamenti interiori ed esterni. Mi sono accorto che in questo periodo ho pensato, ho avuto momenti stressanti e attimi di gioia. Tutto questo ha creato pensieri nella mia testa che appunto hanno creato una battaglia per uscire fuori e diventare canzoni. 

Quale traccia dell’album senti più vicina al tuo cuore?
Forse di getto direi “Ai tuoi occhi”, una canzone scritta per mio figlio. Capire se posso essere considerato un buon padre e vedermi attraverso i suoi occhi. Forse tra qualche anno avrò delle risposte più precise da lui stesso. Il mestiere del papà ti porta a vedere le cose in modo diverso, io personalmente ho difficoltà a perdermi ogni attimo della sua crescita. Ogni momento passato insieme è importante, per me e spero anche per lui. 

Puoi raccontarci qualcosa di più sul tuo processo creativo?
In questo disco sono stato più attento ai testi, alla produzione e ai suoni. Rispetto a qualche anno fa ho cercato di essere meno impulsivo e ho cercato di dare un filo logico alle 10 tracce scelte. Scrivo in modo autobiografico, non curandomi di cosa può piacere o meno a chi ascolterà. Di solito scrivo prima il testo, quasi di getto. Poi mentre gli do una melodia posso modificarlo e cercare parole più adatte. Però non sempre è così, dipende dai momenti e dal tipo di canzone. 

Puoi parlarci dell’ispirazione dietro “Un vinile di Dalla”?
“Un vinile di Dalla” è una canzone d’amore. Racconta di avventure e difficoltà che si possono trovare in una relazione, lasciarsi trasportare anche attraverso le canzoni e non farsi travolgere dalle paure. L’ho scritta un annetto fa, ho deciso di inserirla nel disco perché sembrava in linea con le altre 9 canzoni. Sono soddisfatto anche di questo brano. 

A sensazione, quale sarà la traccia dell’album che ti piacerà di più fare dal vivo?
Direi “Andalusia” perché ho voluto che fosse proprio in questo modo. L’arrangiamento è partito proprio dal tipo di batteria che avevo in mente.