Categorie
Internazionale

Un viaggio nella mente di Alfiero: il cantautore racconta La guerra dei pensieri

Alfiero torna con il suo terzo album, La guerra dei pensieri. Dopo l’esordio con Arancione nel 2018 e il secondo lavoro Un Genere Solo del 2020, questo nuovo capitolo musicale segna un momento di grande maturità creativa per il cantautore pontino. L’album, composto da dieci tracce, esplora i conflitti interiori, le riflessioni personali e le emozioni universali che ciascuno di noi affronta.

La scelta del titolo, così evocativa, non è casuale. Come spiega Alfiero, ogni brano rappresenta una battaglia, un pensiero che si fa strada e trova la propria voce in musica. Dal desiderio di riscoprire se stessi in Opera prima, all’intensità emotiva di Ai tuoi occhi, fino all’atmosfera sognante di Andalusia, il disco propone una varietà di registri, ma sempre con una coerenza narrativa che lega le canzoni.

I singoli La paura e Avventura, pubblicati nei mesi precedenti, hanno anticipato l’arrivo di un album che riesce a mescolare tradizione cantautorale e influenze contemporanee, dimostrando la capacità di Alfiero di rinnovarsi senza perdere autenticità. Con arrangiamenti curati e testi mai banali, La guerra dei pensieri si presenta come un disco intimo, ma capace di parlare a tutti.

In questa intervista, Alfiero ci accompagna dietro le quinte della sua ultima fatica discografica. Scopriremo il processo creativo che ha portato alla nascita dell’album, i momenti più significativi della sua lavorazione e il significato che si cela dietro ogni traccia. Un’occasione per entrare nel mondo di un artista che ha fatto della sincerità e dell’emozione il proprio marchio di fabbrica.Ciao Alfiero, raccontaci da che tipo di ispirazioni nasce il tuo nuovo disco, “La guerra dei pensieri”

Questo album è stato concepito in 5 anni, dove sono successe molte cose, ci sono stati dei cambiamenti interiori ed esterni. Mi sono accorto che in questo periodo ho pensato, ho avuto momenti stressanti e attimi di gioia. Tutto questo ha creato pensieri nella mia testa che appunto hanno creato una battaglia per uscire fuori e diventare canzoni. 

Quale traccia dell’album senti più vicina al tuo cuore?
Forse di getto direi “Ai tuoi occhi”, una canzone scritta per mio figlio. Capire se posso essere considerato un buon padre e vedermi attraverso i suoi occhi. Forse tra qualche anno avrò delle risposte più precise da lui stesso. Il mestiere del papà ti porta a vedere le cose in modo diverso, io personalmente ho difficoltà a perdermi ogni attimo della sua crescita. Ogni momento passato insieme è importante, per me e spero anche per lui. 

Puoi raccontarci qualcosa di più sul tuo processo creativo?
In questo disco sono stato più attento ai testi, alla produzione e ai suoni. Rispetto a qualche anno fa ho cercato di essere meno impulsivo e ho cercato di dare un filo logico alle 10 tracce scelte. Scrivo in modo autobiografico, non curandomi di cosa può piacere o meno a chi ascolterà. Di solito scrivo prima il testo, quasi di getto. Poi mentre gli do una melodia posso modificarlo e cercare parole più adatte. Però non sempre è così, dipende dai momenti e dal tipo di canzone. 

Puoi parlarci dell’ispirazione dietro “Un vinile di Dalla”?
“ Un vinile di Dalla” è una canzone d’amore. Racconta di avventure e difficoltà che si possono trovare in una relazione, lasciarsi trasportare anche attraverso le canzoni e non farsi travolgere dalle paure. L’ho scritta um annetto fa, ho deciso di inserirla nel disco perché sembrava in linea con le altre 9 canzoni. Sono soddisfatto anche di questo brano. 

A sensazione, quale sarà la traccia dell’album che ti piacerà di più fare dal vivo?
Direi “Andalusia” perché ho voluto che fosse proprio in questo modo. L’arrangiamento è partito proprio dal tipo di batteria che avevo in mente.