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Cosa c’è nella camera di Moretti

Cesare” è il nuovo singolo di Moretti, disponibile su tutte le piattaforme digitali  da venerdì 7 febbraio 2025 per Bradipo Dischi (in distribuzione Self / Believe), un brano che è un omaggio a Pavese e un nuovo pretesto per curiosare nella sua vita, per approfondire la biografia del poeta e la sua misteriosa morte. La delicatezza dei versi e dell’arrangiamento curato da Giovanni Doneda e Pietro Gregori (Il Mago Del Gelato) lascia il posto all’esplosivo solo di sax di Andrea Catagnoli (Brucherò Nei Pascoli) nel finale. È il primo singolo estratto da “nomi cose città”, secondo album di Moretti, che verrà presentato ad aprile al Teatro Bello di Milano.

Un progetto solo apparentemente semplice, che non potevamo che approfondire così, facendoci portare a casa sua e chiedendogli di mostrarci quali fossero i suoi cinque oggetti preferiti, quelli con una storia, quelli che senza non esisterebbe Moretti.

Il pianoforte di casa: é il piano con cui ho scritto praticamente tutto il mio prossimo album. Abbiamo avuto delle diatribe ma alla fine, convivendo da tre anni, é giusto che sia così.

Il mio film preferito: Novecento di Bernardo Bertolucci. C’è chi fa una volta l’anno la maratona dei film di Harry Potter, chi una volta l’anno guarda Novecento, tanto più o meno, maratona e film, hanno la medesima durata. 

Bella la musica eh, ma trovare il mostro di Firenze: l’hanno scorso mi sono rotto mezza gamba destra; per quasi sette mesi sono rimasto sepolto in casa senza poter uscire,urgeva trovare qualcosa da fare. Per caso un giorno trovo un video su YouTube che parla del serial killer fiorentino e, boom, ne divento ossessionato. Compro libri su libri, manuali di criminologia sui serial killer, scarico atti dei processi e inizio a leggerli compulsivamente. Il libro in foto é stato mio compagno per almeno un paio di mesi. Alla fine, la gamba é tornata a stare bene ma io sono rimasto nel loop della mostrologia. 

Una volta mi hanno fatto un ritratto: un tardo pomeriggio di un Sabato di fine primavera, ero a Bobbio, sul Trebbia, con amici. Bevevamo in un baretto del centro quando, a un certo punto, ci si siede di fianco un uomo. Si chiama Pablo, fa il pittore e si é trasferito a Bobbio da qualche anno; prendiamo un po’ di confidenza, beviamo una birra insieme fino a che propone a delle mie amiche di fare da modelle di nudo per una sua tela. Le amiche ringraziano e rifiutano ma la situazione era già diventata tesa: non si capiva se era molto ingenuo o molto viscido. In conclusione per far finire l’aperitivo in pace agli altri propongo a Pablo di farmi un ritratto, accetta, ci mettiamo nel tavolino di fianco e mi lascia immobile per un’ora. Dopodiché, gentilissimo, me lo regala e si allontana. Povero Pablo. 

La madonnina del mio cortile: che ringrazio ogni notte che torno a casa senza aver incontrato i nostri angeli in divisa.