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Cristiano Pucci ci racconta il suo ultimo lavoro “liveWRHS”

Proseguendo sul percorso tracciato dal suo ultimo lavoro, il “liveWRHS”, Cristiano Pucci ha di recente pubblicato “The Distance in Between”, nuovo video, sempre in contesto live. Gli abbiamo rivolto qualche domanda. 

Come definiresti il sound e lo stile del liveWRHS in confronto ai tuoi lavori precedenti?

Seppur minimale, Il sound del liveWRHS, è molto ben definito e chiaro; mette in risalto la mia personalità. Il liveWRHS è la sintesi di quello che troviamo in Sex & Love, album da me autoprodotto. In Madness in Heaven, invece, abbiamo creato un vestito che potevo indossare, ma alcune cose ancora non si adattavano troppo bene alle mie caratteristiche. 

Che cosa puoi dirci del video live di “The Distance in Between”?

The Distance in Between è stato il pezzo che girava meglio sin dall’inizio. Durante le riprese del concerto funzionava molto bene anche in acustico. Per il montaggio ho voluto aggiungere, oltre ai titoli, qualche dissolvenza e qualche scorcio di riempimento per renderlo ancora più caratteristico. 

Come si è evoluta la tua visione artistica durante il periodo del liveWRHS?

Per riuscire a catturare l’attenzione sul social ho dovuto veramente crearmi una situazione che cresceva piano piano. Durante la promozione del liveWRHS il mio approccio alla promozione è cambiato molto ma la mia visione artistica è rimasta più o meno la stessa. Ho elaborato i contenuti a volte al volo, come tra l’altro, le date degli acustici fatte in questo periodo. Giocare con i dettagli per far funzionare al meglio le immagini e i suoni non di massima qualità sono state un lavoro molto creativo. I risultati non sono stati enormi ma nel tempo riusciranno a crearmi le giuste connessioni live.

Come definiresti il rapporto tra i testi delle tue canzoni e la loro musicalità?

Come se quel cantato si trasformasse in una voce che mi parla dentro. Aspetto di essere in un flow creativo e scrivo le canzoni solo e quando sento che voglio esprimere qualcosa. I testi sono blocchi di parole che risuonano nelle melodie e i versi vengono di getto come ritagli di memoria. 

In che modo la tua esperienza di vivere a Londra ha influenzato la tua musica e il tuo approccio alla scrittura?

Quando arrivai a Londra non avevo neanche l’iPhone; mi muovevo con un walkman ascoltando Maybe Tomorrow degli Stereophonics. Scrivevo roba in italiano ascoltando Vasco, Grignani e Carboni ma poi mi sono dovuto adattare. Il periodo delle band inglesi mi ha cambiato drasticamente; parecchie critiche e sempre la ricerca della perfezione. Adesso scrivo in inglese, sintetizzo molto quei messaggi che arrivano dal subconscio, li codifico in musica creando parole come slogan e poi solo concetti chiari. Credo che la perfezione sia la strada per l’eccellenza. In Italia a volte vedo molta superficialità.

Quali sono stati i tuoi principali punti di riferimento e influenze musicali per questo progetto?

Continuo ad ascoltare vecchi dinosauri come Beatles, Pink Floyd e Rolling Stones. Dal vivo mi sento molto Jimi Hendrix, per il sound minimale e psichedelico ma ultimamente sono progressivamente passato dai DEPECHE MODE a qualcosa di più intimo e soul come Hozier. Dopo Bowie T.Rex e Queen, ora sto aspettando di vedere il mio istinto dove mi porta.

Cosa puoi anticiparci riguardo all’album “In Glam” attualmente in elaborazione?

In Glam è finito per metà, abbiamo fatto il mastering dei pezzi più importanti. Per i video bisogna aspettare qualche mese; ad ora ho solo delle idee però sto aspettando il momento per recuperare le giuste energie che contano. Per le foto abbiamo in mano qualcosa di veramente artistico. Spero di riuscire a finalizzare IN GLAM il entro fine 2023; ho sempre paura di fare le cose in maniera superficiale forse perché sono un instancabile perfezionista. Voglio prendermi il giusto tempo per curare i pezzi senza la frenesia di far uscire qualcosa per gli altri ma solo con la voglia di esprimere tutto quello che rimane nel mio cuore e nella mia mente.