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I tre dischi più belli che abbiamo ascoltato ad ottobre!

É sempre più difficile concentrarsi sui dischi, un susseguirsi di dieci o più tracce ad occupare tempo prezioso del nostro venerdì, ormai dedicato al consumo di singoli da classifica, da playlist o da algoritmo di Tik Tok. Ormai è come se le nostre giornate non fossero proprio più programmate per accogliere un album, una pausa lunga per accogliere interamente l’immaginario di un artista. Ad ottobre ne sono usciti parecchi, e ho deciso di selezionarne tre che mi hanno particolarmente colpito e che mi hanno fatto compagnia durante questa settimana di pioggia incessante.

“Whale Fall” di Damon Arabsolgar

Che la testa di Damon Arabsolgar fosse piuttosto piena di meraviglie, avevamo già avuto modo di costatarlo ai tempi dei Pashmak e più recentemente coi Mombao, ma abbiamo sempre avuto la sensazione come di vederlo filtrato, trattetuno, o forse semplicemente adattato ad un contesto che non fosse completamente suo. Quello che ci ha donato con “Whale Fall” è un’incredibile autobiografia musicale: un riassunto tra inglese ed italiano, di sonorità sospese tra i generi e i contenuti, di tutta la sua vita sinora. Damon, come una balena in punto di morte, si libera probabilmente di alcuni pensieri scomodi, dolori e amori passati, e non poteva farlo in modo più piacevole.

“The wave we are” dei Love Shower Love

E a proposito di riassunti ben riusciti, i Love Shower Love hanno deciso di uscire di scena in grande stile (e un po’ di ritardo!) con un best of di quelli che sono stati i loro sette anni di attività, sette dei nostri anni migliori dove l’indie-rock era cool, si potevano ascoltare i Green Day senza essere considerati degli sfigati, ed eravamo totalmente sganciati dalle dinamiche dei social. Questo Best Of, oltre ad essere un bellissimo album dei ricordi con la firma di Luca Urbani, è anche un’indagine emotiva sui nostri ascolti dei primi anni Duemila, e i Love Shower Love sono il simbolo di una scena che faceva casino e si divertiva molto, che forse non c’è più. Da ascoltare indossando vecchie tute e camminando per casa immaginandosi la nostra vecchia cameretta, piena di poster e caos, una chitarra elettrica che poi forse abbiamo venduto e quel eravamo felici, ma non lo sapevamo ancora.

“La città radiosa” di Epoca22

E per non vivere solo nel passato, e di ricordi, non posso che soffermarmi qui, su questo disco indipendente che aspettavamo. Epoca22 è un progetto fuori dal tempo, che non si può collocare in questi ruggenti anni Venti, nè in un passato di spirito amarcord, è un mix unico di oscurità e punti luce, post-punk e suggestioni elettroniche, chitarre potenti e anche quella voglia di raccontare sentimenti sfacciati, senza mascherarsi. Esporsi, porsi come un mentore che dà lezioni sul rapporto tra Uomo, Natura e Città, in un mondo come quello rock, può sembrare fuori luogo e un po’ inquietante, cringe, come dicono i giovani, qui risulta la cosa più naturale del mondo. Per le macchinate notturne, per le serate di pioggia, per gli amici scettici che non si innamorano di un disco da un bel po’, e per noi, che non abbiamo molti amici e stiamo costruendo la nostra città radiosa.

AM