“I muri delle case” è il nuovo singolo di Livrea, fuori su tutte le piattaforme digitali da venerdì 25 ottobre 2024.
Il brano racconta in modo realistico episodi tratti dalla vita familiare, momenti nascosti e intimamente protetti. Il legame che viene messo in evidenza è un rapporto profondo tra due persone nascoste, due outsider, due cani sciolti. “I muri delle case” si fanno scudo per proteggere dalle malelingue e dagli occhi indiscreti. L’amore fraterno diventa tenerezza curativa, soprattutto nella parte del ritornello in cui si intravede una via d’uscita nel momento in cui il dolore si dirada e lascia spazio ad una sottile nostalgia. La profondità di questo legame si percepisce anche dal sound viscerale; il ritmo tribale delle batterie, i pattern dei synth e la voce in primo piano rendono il brano piacevolmente frastornante, come un incantesimo.
Per conoscerla meglio, non potevamo che farci portare a casa sua, perchè scegliesse cinque oggetti particolarmente significativi per il suo progetto musicale.
AUDIO CASSETTA
Ultimo acquisto musicale, trovata in un mercatino. Pur non essendo il mio album preferito di Mina, questo concept estetico è incredibile, lei sembra una regina aliena. Amo la musica su supporto fisico, la cassetta mi dà proprio l’idea del cofanetto prezioso. La musica è sempre preziosa.
MOKA ROSSA
Questa moka rossa me l’ha regalata il mio ragazzo quando siamo andati a vivere insieme; la moka per me non è solo un oggetto, è un rito, un simbolo. Moka è casa.
ACQUASANTIERA
L’acquasantiera è un oggetto che mi è stato regalato da un’amica di mia mamma quando sono nata, non sapevo neanche di averlo a dire la verità, ma quando ho fatto il trasloco è saltata fuori, come se volesse seguirmi. È un oggetto davvero affascinante, fatto interamente a mano da un artigiano di Caltagirone, io la uso per appoggiare il palo santo.
TAPPETO
Amo i tappeti, coprirei ogni superficie di casa con dei tappeti, come l’opera di Stingel a Punta della Dogana a Venezia nel 2013 (si, sono ossessionata). Il tappeto di cui oggi vi parlo non è particolarmente pregiato, ma per me ha un valore affettivo importante. L’hanno comprato i miei genitori negli anni ’90 in un viaggio marocchino, è il tappeto su cui ho sempre giocato da bambina e quando ho cambiato casa me l’hanno lasciato. Ho deciso di posizionarlo in studio, il luogo in cui lavoro, scrivo e suono; per me è come un tappeto volante: magico.
PIANTE
Lo confesso: non sono un pollice verde, mi dimentico di dare da bere alle piante, alcune sono anche morte, però che soddisfazione vederle crescere e trovare il loro spazio in questo corridoio costellato di oggetti. Mi rendono proprio felice le piante, mi illudo di riuscire a prendermi cura di loro, quando in realtà sono loro che si prendono cura di me. E poi che belli gli autoscatti con le piante come sfondo!