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Pellegatta ci regala un disco libero, sfacciato, personale e profondamente necessario



Con Orbita, uscito il 7 marzo 2025, Pellegatta firma un’opera che conferma la sua maturità artistica e prende una posizione netta: la musica – soprattutto quella fatta dalle donne – può (e deve) essere libera dalle dinamiche di mercato. È un disco che osa, che non chiede il permesso di esistere, e che proprio per questo colpisce e convince. Pellegatta è così: che non si inserisce in nessuna scena pre-esistente, che non si associa a nessun giro, a nessun locale, a nessun precedente, questo disco è un fulmine a ciel sereno, violento e improvviso, che va ascoltato prendendo un respiro profondo, e che non assomiglia a niente che sta circolando attualmente.

Prodotto da Paolo Iafelice e distribuito da The Orchard, Orbita è un concept album che esplora la trasformazione, il cambiamento e l’imprevisto. Le sonorità si muovono tra strumenti acustici e influenze elettroniche, espandendo la forma-canzone con naturalezza e modernità. Il cantautorato di Pellegatta non è per questo anacronistico: è radicato nella tradizione, ma parla con la lingua del presente, con i synth che ci avvolgono e ci conducono come se un’amica, Pellegatta, ci accompagnasse per mano nella sua vita.



È un disco profondamente personale, che ti dà l’impressione di conoscerla davvero. Ascoltando Orbita, si entra nel suo mondo interiore con discrezione ma senza filtri. Ogni brano è un frammento di vissuto condiviso, un invito a guardare da vicino, senza paura. 

In un panorama musicale che spesso impone alle donne di aderire a canoni precisi – estetici prima ancora che sonori – Orbita è un gesto di rottura. È l’opposto del percorso, ad esempio, di cantautrici come Annalisa, che hanno scelto una svolta pop e un’immagine più sexy per ottenere maggiore visibilità. Pellegatta invece dimostra che si può essere femminili e libere senza doversi per forza sessualizzare, e che l’autenticità è una forma potentissima di forza.

E proprio questa autenticità è un atto politico. In un mondo che ancora tende a silenziare, addomesticare o modellare l’espressione femminile secondo logiche commerciali, Orbita sceglie un’altra via: quella della libertà, della complessità, della voce piena. È un gesto artistico, ma anche sociale e culturale, di rivoluzione timida.

Le collaborazioni con Sara Velardo (chitarre) e Francesca Sabatino in arte LAF (cori), unite all’artwork curato da Giulia Tondelli e alle fotografie di Enrico Maria Bertani, costruiscono un universo coerente e curato, dove ogni elemento è parte di un racconto unitario, quella di Pellegatta, con la sua urgente autobiografia musicale.

Orbita è un disco necessario, lo ribadiamo, per chi cerca nella musica verità, libertà, intimità. È la prova che un altro modo di fare cantautorato – più umano, più diretto, più libero – è non solo possibile, ma urgente.

LV