Chi l’ha detto che le divinità risiedono solo nell’alto dei cieli? Chi ha ancora questa convinzione troppo ristretta sarà perché non ha ancora ascoltato “AGARTHI”, il nuovo album di Sem&Stènn, che dal 19 febbraio segna la discesa del Paradiso in Terra.
Avevamo già avuto un assaggio di questa manna dal cielo con “Champagne” e “La notte con il sole”, due singoli che anticipano un progetto di dimensioni più grandi e che dunque creano quell’hype giusto per accogliere le emozioni che ci avrebbe poi regalato l’uscita dell’album. Volendo usare le parole di Sem&Stènn, “AGARTHI” è un pianto in discoteca, è il grido di ribellione di due voci che fino a questo momento hanno dovuto fare i conti con una società poco aperta alla diversità. Sem&Stènn ci portano dunque nel loro posto segreto, nel loro rifugio dal mondo, quel posto in cui l’unica parola d’ordine è la libertà di essere sé stessi, senza paura di giudizi e pregiudizi: Agarthi è appunto il paradiso sotterraneo dove regnano indiscusse l’espressione libera e senza freni di ognuno di noi.
In un misto di spiritualismo ed elettronica dall’est Europa, cori ecclesiastici e synth pop dalla scena inglese, l’ultimo album di Sem&Stènn non può che essere definito come un rave spirituale a cui tutti sono invitati a spogliarsi e a ballare senza freni.
La danza come rituale catartico e la musica come elemento depurativo sono alla base del progetto più queer d’Italia. Andiamo a scoprire direttamente con loro, nell’intervista qui sotto, il significato che ha avuto per loro la parola “Agarthi” e quanto questa si applica nella loro vita musicale!