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I Listrea hanno pubblicato un disco che è un vero e proprio thriller psicologico

Era dai tempi dei Verdena che non mi innamoravo così di una band, in un modo così viscerale e sincero. Mi ricordo ancora com’era andata: era il periodo di Emule e ci si passava intere discografie su pesantissimi hard disk che facevano il giro di Milano passando da uno zaino all’altro. In uno dei momenti più fortunati in cui l’hard disk toccò a me ci trovai dentro Il suicidio dei samurai, e lì cambio tutto. Mi ricordo come quel disco, più che una serie di file che mi tenevo nel mio iPod, era diventata la colonna sonora di quel 2004 così complicato (come tutti gli anni passati al liceo). L’angoscia di quello che stavo vivendo si mischiava alle chitarre di Alberto Ferrari e mi soffocava ogni volta che partiva Luna. Inutile dire che i Verdena sono tra le mie band preferite, anche oggi.

Con i Listrea e il loro album di debutto Formicolio è andata più o meno allo stesso modo, un disco che arriva quasi per caso, e quest’ansia generale causata dai tormentoni estivi di Sanremo che finalmente esplode alle prime note di Steso in carmine. I Listrea, con una maturità musicale incredibile, mischiano più genere, in un frullatore che sta per esplodere. Non è stata una settimana facile questa in cui ho ascoltato Formicolio, perchè la nebbia, il freddo milanese e l’angoscia di questi testi surreali tendono a conquistarti e a non lasciarti più andare. Ho vissuto in un thriller psicologico popolato dalle persone della mia vita, dai visi distorti e la voce falsata. Formicolio è un incubo ad occhi aperti, di quelli dilatati che tengono il pubblico in tensione fino al colpo di scena. Formicolio è il cinema di Gaspar Noè ambientato in Brianza, il più allucinato dei numeri di Dylan Dog.

Mi mancava sentirmi così, mi mancava trovare un disco in grado di turbarmi, un disco che nasce nell’intimità più estrema di una cameretta, perchè sembra quasi che i dischi da cameretta non esistano neanche più. Durante quest’ultima estate infatti, la band lombarda, inizia la scrittura di un nuovo nucleo di canzoni, registrate e prodotte completamente in home recording l’inverno stesso. “Formicolio” svela quindi un disturbante mondo che ci riporta nei locali sotterranei e nel cuore della scena musicale underground: un mondo nostalgico che mischia elementi di noise, psichedelia e progressive e che ora, dopo una pandemia globale, ci sembra fantascientifico e sconosciuto. Da non perdere per nessun motivo al mondo, mi ha salvato dal periodo di Sanremo.

CM