Maelstrom ci piace, l’abbiamo detto sin dal primo giorno in cui la sua musica è entrata qui, in redazione da noi: c’è qualcosa, nella proposta del cantautore calabrese (ma da anni di stanza in Piemonte) che ci fa dire che un futuro ancora possa esistere per la canzone d’autore; se in “Coralli”, il suo singolo precedente, il suo amore per il cantautorato italiano veniva reso esplicito attraverso una scrittura che evocava i grandi del passato, qui in “Bassa Marea” il groove ammicca certamente di più alla Gen Z ma nella scelta delle parole il riferimento rimane un certo tipo di “poetica” ben precisa.
Il brano parte con calma, mettendo subito in primo piano il groove di una produzione che cresce e si dilata, fino ad arrivare all’esplosione di un ritornello che mette voglia di “rivoluzione”: dentro, c’è tutta la voglia di ripartenza di chi, in questi anni, pare aver perso il coraggio e la forza di buttarsi nei flutti del presente, per attraversare la spazio che separa “paura” ed “ambizione”. Insomma, la bassa marea di cui canta Maelstrom pare essere metafora di un mondo interiore che ha bisogno di ritrovare le sue sicurezze per non andare a fondo.
Un brano energico, dal retrogusto estivo senza però adagiarsi in pose mainstream eccessive: certo, lo potreste trovare nei generalissimi cataloghi editoriali di Spoty, ma la verità è che la cifra identitaria del progetto sfugge ai canoni classici del pop, e ci regala una nuova, piccola stella da veder crescere.