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Le 5 cose preferite di Myle

“Is not Here” è il nuovo album di Myle, al secolo Emiliano Aimi: nato a Parma ma di stanza in Costa Azzurra, il musicista si è avvalso della collaborazione di importanti nomi nazionali e internazionali per un disco di quattordici canzoni che attraversa molti generi e molte atmosfere. Ecco le sue cinque cose preferite. 

01 SCRIVERE

La linfa. La missione. Scrivere, raccontare e comunicare. Per me è tutto ciò che davvero conta. Scrivo e interpreto musica perché qualcuno la ascolti, scrivo testi perché qualcuno li viva, perché qualcuno faccia suo il messaggio. Scrivere e riscrivere, pensare e ripensare, finché tutto non si incastra con la musica e con ciò che voglio raccontare.

02 IL VINO

Negli anni è diventata la massima passione, insieme alla musica, oltre che il lavoro a cui dedico gran parte del mio tempo. La gastronomia, la ristorazione e l’agricoltura in generale, ma soprattutto il vino. Quello vero, quello degli artigiani, quello prodotto nel rispetto della terra, della pianta e di chi beve. Quello magico, quello che racconta storie millenarie di vita e passione, quello che emoziona. Non avrei mai saputo quale bottiglia mettere, quindi ho scelto una delle cantine più iconiche, suggestive e forse metafisiche al Mondo, quella di Josko Gravner, in una foto scattata da me chissà quanti anni fa.

03 BERNARDO BERTOLUCCI

Ho tanti ispiratori, e forse non è uno di questi. Forse eh, magari perché banalmente non un musicista o uno scrittore. Ma in Bertolucci trovo le atmosfere in cui sono nato, e è davvero uno dei pochissimi orgogli che ritrovo nelle mie origini. Lui che ha raccontato le tragedie di tutti quegli uomini ridicoli che forse ancora non si sono sforzati di capire chi sia stato per Parma e, ancora di più, per il nostro Tempo.  Ecco, uno dei più grandi narratori delle tragedie umani del proprio tempo, delle meschinità, del dualismo, dell’alienazione e allo stesso tempo della vitalità. 

Poche cose mi rendono fiero come l’esserne conterraneo, e poche cose mi mortificano come il mancato riconoscimento che ha avuto in vita dalla propria terra d’origine.

Qui nell’opera di un altro grande conterraneo, nonché mio grande amico, purtroppo scomparso a causa del Covid, ovvero Flavio Kampah. Un altro grandissimo artista che Parma non ha mai saputo comprendere.

04 IL LUOGO IN CUI VIVO

Ovvero Nizza e in generale la Costa Azzurra. Suggestivo è dir poco: una sintesi di contaminazioni culturali, storiche e sociali. Non è Francia, non è Italia, non è Inghilterra, non è Mediterraneo, ma è un’unione di tutto questo in sviluppi sorprendenti.

Cielo enorme, mare azzurro, clima da favola, storia millenaria, società, arte e cultura in evoluzione frenetica. Sembra che ci si debba andare in vacanza e basta, poi in realtà ti sorprende ogni giorno. 

05 IL CAFFE’

E con questo tanti altri riti da degustatore seriale, alla ricerca della purezza del sapore e del prodotto, dell’esaltazione massima del lavoro degli agricoltori. Perché di questo si tratta, in fondo: di agricoltori dalle braccia sottili e dai nervi d’acciaio, che ogni giorno coltivano e raccolgono, e gli artigiani che devono fare del loro meglio per finalizzare senza rovinare il lavoro enorme che ci sta alla base. Questo è la gastronomia, sapete, tutto il resto non è che un esercizio di stile.

Qui il capolavoro di estrazione pura degli olii essenziali di un caffè tostato forse dal più grande artista mai vissuto, Gianni Frasi.

Il caffè simboleggia la capacità e la magia dell’andare a fondo in ciò che si fa, trovare il modo di rendere straordinario ciò che nient’altro che un “piccolo osso morto”, ma che deve soltanto esprimere la propria vera essenza.