Quale periodo migliore di questo, quello dove si avvicinano i pranzi e cene coi parenti, i regali forzati, e le ferie mai godute abbastanza, per rispolverare un po’ di quei dischi che ascoltavamo da adolescenti o che, almeno, io ascoltavo come un pazzo furioso sul punto di farla finita. Quella maglietta dei Joy Division, che ho consumato tantissimo e che ormai non ha un colore definito, ma è tutt’uno con le ondine delle copertina, e che ormai è un pigiama, mi farà compagnia nell’ascolto di questo “Altrove“, l’EP di debutto di Nebbia. Cantautore dichiaratamente di provincia, quella lombarda fatta di scighera, smog e giornate corte, di tristezza tipica di chi ha ascoltato troppo post punk, ma anche di quell’ironia di chi è disposto a pagare 10 euro un gin tonic.
In questo tunnel di synth e ritmi serrati dalla malinconia, Matteo Bonavitacola, questo il nome secolare di Nebbia, ci accompagna per mano nel suo mondo agrodolce di oscurità e luci al neon, con la colonna sonora perfetta per il più fumoso dei locali padani. Qui dentro, mascherato da disco pop, c’è un passato tormentato (chissà se, come molti, anche Nebbia non se la sia passata bene negli ultimi due o tre anni, tra guerre e pandemie), in cui è impossibile non lasciarsi assorbire.
“Altrove” è un disco che racconta tutto quello che in qualche modo è altro da sé: le persone, gli amori, i posti da cui si passa. Un insieme di pezzi di vita condensati in un contenitore fatto di synth, atmosfere anni ‘80 e neon tra i capannoni. Un disco dedicato a tutti gli ultimi romantici. Con una nota di merita a “Texas Ravioli”, singolo indiscusso che si fa ballare. E ballare su un brano triste è quanto di più bello possiamo augurarvi per il 2023.
Non perdetevelo.
CM