Quello che ha pubblicato Andrea Poggio questo venerdì non è solo un disco ma un piccolo mondo a sè, e per noi che ormai siamo schiavi di algoritmi e inserimenti in playlist forse non è un disco comodo: non è collocabile, perchè troppo intellettuale per Indie Italia, troppo sofisticato e tranquillo per Rock Italia, troppo maturo per Fresh Finds e tanto altro. E questo solo se consideriamo le playlist più celebri su Spotify, ma potremmo andare avanti all’infinito a. sondare ogni posizionamento editoriale possibile sugli store digitali, e non ci sarebbe una casa adatta a quello che è “Il futuro” di Andrea Poggio.
E siamo qui, come in quella situazione che è “Parole a mezz’aria“; probabilmente il pezzo più rappresentativo del disco: la pioggia estiva in città, la settimana del Miami (si dice proprio che siamo al 24 maggio, nel testo del pezzo), e noi innamorati persi ad aspettare quella ragazza che comunque non. è più nostra, mentre i nostri amici sono in coda al Magnolia. Non è proprio così ovviamente, ma è così che ci piace pensarlo. Andrea Poggio, complice la sirena Adele Altro che non tarda ad ipnotizzarci, ci porta nel suo mondo dove solitari personaggi urbani viaggiano su tastiere e ritmi in battere. Paolo Conte, Franco Battiato, ma anche i Devo, gli Sparks e quella placida follia di chi è una rockstar senza mai spettinarsi, di chi non si espone mai troppo, rimanendo abbottonato nella canzone d’autore. “Il futuro” è una bellissima scatola che contiene un immaginario à la Twilight Zone, case americane colorate tutte uguali, un’apocalisse imminente, un po’ cinismo e tanta bellezza che forse non capiremo mai. Perchè in realtà il problema di fare una recensione di questo disco, è che ci sentiamo costretti a trovare riferimenti, a pressare e incastrare una visione (quella del futuro) nei canoni, quelli delle playlist che dicevamo, che in realtà qui appaiono già più che superati.
E tra le stradine di Milano, voliamo fino in Sudamerica, nelle metropoli dove invasa il mercato, dove c’è un silenzio come per incanto. Questo disco è per i viaggiatori, per chi non conosce i nomi di chi suona al Miami, di chi non riesce a stare al passo con le nuove uscite, per chi è introverso e non riesce facilmente a dire ti amo. E noi non diremo che Andrea Poggio lo amiamo, ma diremo sicuramente che lo seguiamo nel futuro dipinto con gli acquerelli, che non lo capiamo troppo, ma solo perchè siamo ancora nel passato (tendenzialmente in coda al Miami).
29 e 30 aprile e Primo Maggio a Rimini al PARCO XXV APRILE
Al via la nuova edizione del Marecchia DreamFest. A Rimini la musica suona il 29, 30 aprile e il Primo Maggio!
L’anno scorso abbiamo raddoppiato, quest’anno si triplica!
Anche quest’anno il Marecchia Dream Fest ospita Il concertone del 1° Maggio che si allunga per tre giorni dal 29 aprile al 1° maggio, all’insegna di musica, divertimento e sapori della gastronomia locale.
La location è il Parco Marecchia che si trasforma in una grande arena all’aperto, con il suggestivo Ponte di Tiberio a fare da cornice. Un evento gratuito, aperto a tutte le età, in cui poter cantare, ballare, mangiare e lo diciamo a voce alta: bere tanta, tantissima BIRRA!!!
Si parte il 29 aprile alle ore 16,00 con il Big Opening di DJSET del Satellite con CAPOZ-ACCIO, che sarà preceduto da Andy and the Dandies, Angelae, Magenta#9 e gli strepitosi Meganoidi.
Non mancheranno momenti di riflessione e solidarietà: la giornata del 30 aprile ospita infatti il “Rimini ONLIFE: un giorno da Dreamer”, raduno del terzo settore e del volontariato. Qui le associazioni saranno presenti con i loro stand e progetti. Anche questo giorno, musica, birra e soprattutto tanto divertimento saranno assicurati. Il pomeriggio infatti accoglierà due ospiti eccezionali: Roberto Mercadini e Ascanio Celestini.
Vi aspettiamo con musica dal vivo, cibo delizioso e divertimento senza fine, in un’atmosfera allegra e festosa. Non perdere questa occasione unica per unirti alla festa!
Sabato 29 aprile, Satellite in The Park
Il progetto SATELLITE nasce nel 2009 da un’idea di Thomas Agostini, Domenico Capozza(dj Capoz) e Matteo Diotallevi(dj Accio). La sua location invernale ancora ad oggi resta il “Life club”. L’imprinting musicale é tendenzialmente rock nella pista di sotto, mentre il piano di sopra é stato dedicato a generi diversi che hanno spaziato dall’afro all’elettronica, dal surf allo ska, balli 80/90 all’happy music!
Ad anticipare i dj set si sono alternati numerosi gruppi live, prima tra tutti ad in augurare il progetto nel 2009 è’ stata NINA ZILLI.
Da maggio a settembre invece il Satellite diventa itinerante con location diverse Dal parco Marecchia a situazioni in spiaggia o piazze.
Anche per questo 2023 la collaborazione con il Marecchia Dream Fest si rinnova, per dare vita ad una giornata all’insegna della bella musica, del buon cibo e della grande voglia di stare finalmente all’aperto tutti insieme!!!
Quale posto migliore per avere tutto questo? Ma il parco XXV Aprile ovviamente!!! Che noi riminesi chiamiamo affettuosamente: “Parco Marecchia”
Sul palco, che verrà allestito per l’occasione, si avvicenderanno quattro gruppi, iniziando dal sound beateggiante dei: ANDY AND THE DANDIES, passando attraverso le sonorità dei MAGENTA#9 e di ANGELAE, per chiudere la giornata live con la grande performance dei MEGANOIDI.
A seguire, fino al termine della serata, il coloratissimo Dj Set a cura di: CAPOZ&ACCIO.
All’interno dello spazio dedicato all’evento potrete trovare: WC pubblici, Beverage&FoodTruck, Mercatino, Giochi per bambini. Senza dimenticare che il parco offre tanto spazio per i vostri amici a 4 zampe.
INGRESSO LIBERO
⏱️Start Live h17:00 ANDY AND THE DANDIES h18:15 ANGELAE h19:15 MAGENTA#9 h20:30 MEGANOIDI
SATELLITE DJ SET h22:00 🎧Dj Capoz 🎧Dj Accio
Domenica 30 aprile, Rimini OnLife
Il concertone del Marecchia Dream Fest si amplia di contenuti con il villaggio solidale della Rimini OnLife
Tre giorni di musica, spettacoli e proposte enogastronomiche dal 29 aprile al 1° maggio al Parco Marecchia
Gli artisti e il programma: Roberto Mercadini e Ascanio Celestini tra gli special guest
Tutto pronto per il grande evento all’insegna della musica, del divertimento e della socialità Marecchia Dream Fest, in programma al Parco XXV Aprile, a due passi dal bimillenario Ponte di Tiberio, dal 29 aprile 1° maggio. Una tre giorni che è diventata un appuntamento fisso del calendario primaverile riminese e che quest’anno si estende e si arricchisce di significati, aprendo le porte a una novità assoluta, un evento nell’evento, la Rimini Onlife, la festa della comunità allargata (del terzo settore e del volontariato) – promossa dal Comune di Rimini in collaborazione con Società Ironia e VolontaRomagna – in calendario domenica 30 aprile.
Il concertone della Festa dei Lavoratori si unisce così alle energie dei ‘dreamers’, ovvero quei sognatori che, tutti i giorni, attraverso il proprio operato, si impegnano concretamente per cambiare e migliorare la società in cui vivono. Si tratta delle realtà del volontariato e del terzo settore che saranno presenti ognuna con un proprio stand: un vero e proprio villaggio solidale en plein air dove tutti potranno fermarsi per chiacchierare, approfondire e conoscere più nel dettaglio i volti e le iniziative delle numerose associazioni che fanno parte del cuore della comunità riminese.
La domenica sarà dunque dedicata a questa full immersion nella solidarietà, nella riflessione e nel divertimento, grazie anche ai due ospiti di eccezione della kermesse: Roberto Mercadini, noto divulgatore, narratore e poeta romagnolo, e Ascanio Celestini, tra i principali protagonisti del teatro di narrazione.
Dalle 11 della mattina il villaggio dei ‘Rimini dreamers’, allestito al parco, sarà infatti in piena attività, con una concatenazione di micro-eventi, animazioni, dimostrazioni e presentazioni che si susseguirà tra i padiglioni predisposti nel polmone verde del Marecchia, con il Tiberio a fare da cornice.
Dalle 11.30, poi, nella grande spianata d’erba davanti al palcoscenico, ciascun partecipante potrà stendere il proprio telo da pic-nic e godersi un brunch all’aria aperta, immergendosi nell’atmosfera e nelle emozioni delle note di Unforgettable DjSet e Trio Emisurèla, magari assaggiando nel mentre le proposte enogastronomiche dei diversi truck food d’autore presenti. In concomitanza, si potrà anche andare alla scoperta delle divertenti animazioni dei buskers e mangiafuoco che fino alle 15.30 accompagneranno a ritmo di sketch e sorrisi il primo pomeriggio.
Sul palco, a seguire, i saluti istituzionali di VolontaRomagna e dell’Assessore comunale Kristian Gianfreda che daranno il via all’appuntamento principale della giornata: il Rimini Dreamers On Stage, un’immersione fatta di musica, interventi e spettacoli.
Dalle 15.30, spazio alle storie del narratore per antonomasia Roberto Mercadini, che intratterrà il pubblico tra risate e racconti fino alle ore 16.30, quando saliranno sul palco il Sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, e il Vescovo, Nicolò Anselmi, per un secondo breve saluto istituzionale. A seguire, fino alle 17.30, il secondo special guest: Ascanio Celestini, attore, sceneggiatore, scrittore e regista romano. Per finire, ancora tanta musica con il concerto a cura di Risuona Rimini (Associazione di Artisti Riminesi senza scopo di lucro).
A seguire, fino alle 17.30, il secondo special guest: Ascanio Celestini, attore, sceneggiatore, scrittore e regista romano. Per finire, ancora tanta musica con il concerto a cura di Risuona Rimini (Associazione di Artisti Riminesi senza scopo di lucro). Alle ore 20, inoltre, si balla sulle note dello Spettacolo di Tango Argentino.
“Un’iniziativa che unisce Giovani, Sociale, Cultura, Turismo e Territorio – dichiara Andrea Montanari, Responsabile Terzo Settore RivieraBanca -. Temi che stanno molto a cuore a RivieraBanca, che supporta con convinzione questo evento, rafforzando il proprio ruolo di intermediario non solo economico ma anche sociale a sostegno del territorio.”.
“Il ricco mosaico del terzo settore e del volontariato si presenterà alla città in una veste pop, informale, all’interno di un festival che ogni anno calamita migliaia e migliaia di persone – aggiunge l’assessore alla protezione sociale del Comune di Rimini, Kristian Gianfreda -. Un progetto su cui come amministrazione comunale, di concerto con VolontaRomagna, Società Ironia e gli altri partner, abbiamo messo testa e cuore, per creare una situazione che potesse trasmettere alla città la bellezza e l’importanza del volontariato, oltrepassando gli steccati convenzionali. Abbiamo bisogno di ampliare la nostra capacità di inclusione e di rafforzare sempre di più la rete sociale. Un ringraziamento speciale per il prezioso supporto a Sgr Vertical e Riviera Banca.”.
“Momenti come questo rappresentano un’importante occasione per conoscere il volontariato e quello che fa nel nostro territorio – dice Giorgia Brugnettini, presidente di VolontaRomagna – Il Terzo settore, infatti, è un ambito di cui spesso si ha un’immagine scontata. I quaranta enti presenti al villaggio offriranno uno spaccato interessante, mostrando i mille volti della solidarietà, alcuni anche inaspettati. Un’opportunità concreta per conoscere i volontari, anche per chi, da tempo, sta pensando di mettersi in gioco.”.
Rimini Onlife è una piattaforma digitale per il supporto psicosociale, il contrasto all’isolamento e per la promozione del benessere. Un progetto elaborato in collaborazione con Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna (Campus della Romagna). Fornirà risposte informative e relazionali/emotive al disagio, offrendo opportunità di ascolto, contatto e relazione con la rete dei servizi sociali e sociosanitari pubblici e dei progetti del terzo settore che hanno come scopo la promozione del benessere relazionale.
Lunedì Primo Maggio, Il Concertone
Arriviamo senza un attimo di pausa, al tradizionale concerto del 1° Maggio, perché già dalle ore 11.00 si esibiranno clamorose band ed artisti, che ci coinvolgeranno con tanta musica ed energia.
La giornata clou dell’evento sarà quella di lunedì, nella quale, come da tradizione, andrà in scena il Concertone del 1° maggio, una maratona musicale gratuita insieme ad artisti, band e musicisti locali e italiani con start alle ore 11.
Successivamente, dopo che tutti gli ospiti saranno saliti sul palcoscenico, sarà proclamato il vincitore del Marecchia Dream Factor.
In occasione della giornata inaugurale, sabato 29 aprile, si terrà l’opening party con le vibrazioni rock dei Meganoidi per l’appuntamento di musica live organizzato dal Satellite.
“Anche Rimini ha il suo concertone ed è il Marecchia Dream Fest: un evento che è ormai diventato un appuntamento tradizionale del calendario del lungo ponte del 1° Maggio – è il commento del primo cittadino di Rimini, Jamil Sadegholvaad –. Un momento di festa, aggregazione e musica che quest’anno amplia i suoi contenuti con la Rimini Onlife, proponendosi come un unicum in Italia. Una vetrina importante per dare spazio e voce alle tante associazioni locali e ai tanti soggetti che gravitano attorno al mondo del volontariato e del sociale. Un settore che rappresenta un’ossatura fondamentale della nostra città, verso il quale i ringraziamenti non saranno mai sufficienti.”.
“Musica e voglia di stare insieme sono i due ingredienti semplici ma essenziali di una manifestazione che anno dopo anno continua a crescere – spiegano Daniele Maggioli e Michael Frisoni, rispettivamente direttore artistico e organizzatore del Marecchia Dream Fest –. Anche in questa edizione saranno tanti e di alto livello gli artisti che si alterneranno sul palcoscenico, in un mix di generi e di proposte adatte ad un pubblico trasversale, dai giovani alle famiglie. Ogni anno scegliamo di dedicare un tributo a chi ha segnato la storia della musica: dopo Rino Gaetano, Fabrizio De André e John Lennon, in questa occasione, l’omaggio sarà per Piero Ciampi, interpretato da una band tutta al femminile. Quest’anno inoltre siamo orgogliosi di poter rafforzare il rapporto con il mondo del volontariato, a cui da sempre guardiamo con attenzione. Vogliamo ringraziare sin da ora coloro che ci supportano in quest’avventura”.
Lineup
Single Barrel (folk) Crema (ex Camillas) Leyla El Abiri Sara Jane Ghiotti (omaggio a Piero Ciampi) Pennabilli Social Club Luca Casali Word Rap Funk Rimini
I Mathela sono una band di Milano che nell’arco temporale di circa un anno si sono fatti conoscere dal mondo. Hanno iniziato come dei ragazzini e ora sono cresciuti, non solo nell’età, ma anche nella professionalità e nel suono.
“In apparenza” è la conclusione di un percorso e l’inizio di uno nuovo. I Mathela hanno cambiato cantante, batterista, stile e sound. Mesi di prove fino ad arrivare a un qualcosa che davvero li rappresenta. Un disco che racchiude dentro di sé in maniera semplice ciò che sono e tutto quello che hanno da dire al mondo. Hanno solo vent’anni e una gran voglia di farsi sentire.
Il disco contiene cinque brani tra cui tre pezzi già pubblicati che hanno saputo farsi apprezzare e amare. “In apparenza”, a differenza del titolo, ha lo scopo di tirar fuori il nostro vero IO, indagare l’animo umano e non rimanere mai in superficie. Una controtendenza rispetto alla società attuale. Il bello dei Mathela è proprio questo: se ne fregano delle mode e dicono quello che pensano.
Cinque canzoni che suonano rock in tutte le sue sfumature. “Noia mai” è un tuffo tra passato e presente con un rock un po’ blues. “Ness’uno” sempre un po’ su quella scia, ma più arrabbiato, più movimentato, più rock senza freni. Non mancano neanche brani più ballad come “James” e “How To Go Insane”.
Inutile dire che visto il momento storico i Mathela ricordano un po’ i Maneskin, senza quel desiderio di esagerare e trasgredire. Lo stile della giovane band milanese è più soft e strizza l’occhio al rock del passato. Un sound sensuale e ammaliante in grado di coinvolgere e stupire l’ascoltatore.
Henry Beckett è uno di quei nomi che per un po’ aveva rimbalzato nell’underground milanese, nutrendosi di tutti quegli ascoltatori dai gusti filo-americani che cercavano quei concertini che sembrano usciti da un romanzo di Charles Bukowski o Jack Kerouac. Ed è assurdo come chi era stato anche al Miami di qualche anno fa, poi sia sparito dalla scena milanese, per poi riaffiorare con un disco bellissimo, perdendo però negli anni tutto quel pubblico che avrebbe potuto apprezzarlo. Henry Beckett, da quel lontano 2017 in cui si era imposto tra i songwriter di Milano, sembra aver voluto iniziare di nuovo, da zero, con nove tracce contenuto in questo “Riding Monsters“.
Ed immaginatevi proprio così, su un treno con tutta la vostra roba, uno di quei treni vecchi che ci aveva fatto vedere Jim Jarmush in Dead Man, che attraversano gli Stati Uniti e tutte le situazioni più assurde che possiate immaginare. Questo disco è un viaggio introspettivo e autobiografico, il cui intento è quello di scarnificare un morto fino a trovargli l’anima: una sofferenza passata, una rinascita, Bruce Springsteen, Ryan Adams e tutta quell’estetica legata alla Beat Generation che i ragazzi come Henry Beckett, maglietta bianca e stivaletti, non riescono proprio a togliersi di dosso.
Un disco che è giusto che sia uscito adesso, in queste giornate confuse dove un giorno usciamo con il cappotto e la sciarpa, e quello dopo prenotiamo le vacanze al mare, in questi momenti dove lavoriamo tutto il giorno, ma viviamo il ponte del 25 aprile come l’unica fuga dalla realtà che abbiamo a disposizione. In molti chiedono ad Henry Beckett, che nella vita reale là fuori si chiama Raffaele, come mai usi l’inglese per la sua musica, ma il punto è proprio questo: essere estranei, essere diversi, essere liberi lavorando davanti al proprio computer, sentirsi nel Wyoming anche se siamo sul Lago di Garda, l’inglese ci porta in posti lontani, ci fa scappare così lontano che neanche riconosciamo dove siamo arrivati. L’italiano ci avrebbe fatto sentire a casa, ma qui some people get lost.
In sintesi: un disco da ascoltare con tutti gli amici che non si sono mai legati all’indie italiano, che odiano Calcutta e che non vi hanno mai accompagnato ad un concerto. Un disco per guardarsi dentro e rinascere, un disco per sentirsi abbastanza bene da poter ricominciare, un po’ come ha fatto Henry Beckett a cui auguriamo il meglio.
Si chiama “Extraordinary” ed è il nuovo singolo dei Fernandhell., la band punk rock capitanata da Livio Montanarese, storico membro e fondatore dei The Peawees. Noi ne abbiamo approfittato per chiedergli le loro 5 cose preferite.
R.E.M.
Decisamente più di una “cosa” preferita, loro sono la vera colonna portante di tutto il mio percorso musicale. Conosciuti ad inizio anni ’90 con “Losing My Religion” (come credo quasi tutti i miei coetanei), e prontamente detestati per sovraesposizione, li ho poi scoperti veramente quando, qualche anno più tardi, il mio negoziante di dischi di fiducia mi ha quasi obbligato a comprare il vinile di “Life’s Rich Pageant”, dicendomi “mi ringrazierai”. Beh, lo faccio ogni santo giorno da quel lontano 7 Aprile 1994. I R.E.M. hanno completamente stravolto il mio modo di vivere e concepire la musica; Sono il mix perfetto di melodia, poesia, energia ed eleganza. Ho provato ad omaggiarli pubblicando un pezzo dal titolo RAPID.EYE.MOVEMENT., appunto. Spero di esserci riuscito.
WOODY ALLEN
Sono molto legato alla figura di Woody Allen, principalmente per due motivi: in primis, mi ha insegnato ad affrontare la vita con ironica rassegnazione, ovvero prenderla per quello che è e riderci sopra. Poi, il suo “Provaci ancora, Sam” è stato per me fonte di illuminazione, soprattutto in età adulta: da eterno ragazzo insicuro tendevo a mascherarmi per essere accettato dalla società. Era un vero gioco di ruolo, dove interpretavo delle parti più disparate che potessero essere congeniali ai miei scopi, e puntualmente risultavo inadatto, quasi ridicolo, proprio come il caro Sam. E poi, sempre come lui, d’un tratto ho capito che dovevo essere solo ed unicamente me stesso, ed ho trovato enorme piacere nell’esserlo. D’altronde “Non vorrei mai far parte di un club che contasse tra i suoi membri uno come me”.
STEFANO BENNI
Credo di aver letto quasi tutto ciò che ha scritto il caro “Lupo”, autore che ho conosciuto in tenerissima età: a sette anni infatti, scuriosando in camera di un mio zio, ho notato una copertina assai bizzarra, formata da figure strane e colorate, che riportava il titolo “Stranalandia”…. Era la storia di due naufraghi che approdano su un’isola insolita abitata da un buffo indigeno e da strani animali con nomi come “pappagatto” e “topo cagone” o simili. C’era anche un alfabeto del posto ed una numerazione tutta sua, il che mi ha fatto letteralmente impazzire. Da lì ho cominciato a seguirlo, trovando in “L’ultima lacrima” (in particolare l’episodio chiamato “Coincidenze”) e in “Di tutte le ricchezze” due veri e propri tesori.
LA CUCINA
Altra mia grande passione e fonte di ispirazione! Sono sia una buona forchetta, che un discreto “preparatore di pietanze” (cuoco mi sembrava oltremodo eccessivo..). Ogni qual volta se ne presenta l’occasione, cucino qualcosa di stuzzicante accompagnandolo, ovviamente, con buona musica in sottofondo e del vino, o della birra. Mi piace abbinare ciò che preparo ad un adeguato sottofondo, anche se trovo particolare piacere poi nel sentire la musicalità prodotta dall’acqua che bolle o da qualcosa che frigge. Io e Marco (mio chitarrista) siamo anche ottimi pizzaioli ed è frequente scambiarci foto delle nostre “creature”. Siamo due veri maniaci dell’impasto!! ah ah
GIROVAGARE PER MOSTRE E MUSEI
Poter ammirare una collezione, una mostra o un museo è ciò che di più bello e stimolante io possa desiderare. Ogni qual volta se ne presenta l’occasione partecipo con trasporto, sia essa una mostra pittorica o fotografica. Ne traggo grande ispirazione, incendiano la mia fantasia e mi spronano a creare qualcosa di bello a mia volta. Recentemente Escher ha dato il “La” ad alcune frasi di un mio futuro pezzo, ed un’altro in lavorazione è totalmente riferito ad una mia intera giornata passata in mezzo ad opere d’arte.
É uscito mercoledì 29 marzo 2023 in distribuzione Artist First “Un fine più grande“, il nuovo e definitivo capitolo di Kublai, in attesa del suo nuovo EP in uscita mercoledì 12 aprile 2023, dal titolo “Sogno vero“. Torna il progetto solista di Teo Manzo, che ci aveva tenuto in attesa dal suo esordio omonimo nel 2020, e che oggi ci offre un brano di vibrante oscurità che, incredibilmente, si può anche ballare. Kublai descrive così l’inizio musicale e ufficiale dell’estate e la soluzione finale alla malinconia: ci troviamo in un sogno, è estate, la spiaggia non può essere lontana. Quando arriviamo, il mare è una distesa di inchiostro: scrivere è l’unico modo per non annegare.
Raggiungere un fine più grande era solo un desiderio, un’astrazione. Ora è un istinto vitale, necessario, non più rimandabile.
Musica di Mamo e Teo Manzo Parole di Teo Manzo Prodotto da Vito Gatto Mixato da Guido Andreani Masterizzato da Giovanni Versari Artwork a cura di Paolo Castaldi
“Kublai è un disco nuovo, ma fuori dal tempo […], è un ibrido tra canzone d’autore ed elettronica, con echi di progressive. È cantautorato progressive, se vi piace la definizione.” (Rolling Stone)
“Cos’altro si può dire di quest’esordio? Un piccolo grande capolavoro, arte a trecentosessanta gradi, poco altro da aggiungere per qualcosa che è in grado di coniugare istanze artistiche e letterarie con talento e originalità. Perfetto.” (Rockit)
Kublai è un progetto di musica inedita di Teo Manzo. Il nome deriva dall’omonimo album di esordio del 2020, che immagina una conversazione notturna tra l’imperatore Kublai e Marco Polo. In linea con il concept di questo disco, Kublai vuole essere un progetto dialogico, alimentato dalla collaborazione con musicisti sempre diversi e, per questo, dagli esiti imprevedibili. È il caso di Sogno vero, il nuovo EP in uscita nel 2023, scritto a quattro mani con Mamo (già batterista degli Io?Drama) e prodotto da Vito Gatto.
Teo Manzo è nato e vive a Milano. Cantante, autore, compositore, nel 2015 ha pubblicato Le Piromani, suo primo album solista, che gli è valso diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Fabrizio De André per la Poesia 2016. Nel 2019 ha girato l’Italia come voce del fortunato spettacolo De André 2.0, nato in occasione del ventennale della scomparsa del cantautore genovese. Nel 2020 ha esordito con Kublai, un progetto in forte discontinuità con la canzone d’autore tradizionale, diviso tra elettronica, testi onirici e canto melodico.
Un passo regolare, quello che introduce “Plutone”, prima canzone e primo singolo tratto da “Lunatica”, il nuovo album di Walter Tocco, in arte Nictagena. Progetto nato vent’anni fa ma sicuramente rimasto al passo con i suoni dei decenni successivi, Nictagena vede la collaborazione di svariati musicisti, per esempio qui Francesco Tedesco, che ha collaborato sostanzialmente a tutte le fasi del disco, ma che conserva come unico punto fermo Tocco.
Rock alternativo, in particolare internazionale ma non solo, in particolare anni ’90 ma non solo, filtrato attraverso testi per lo più in italiano. Ma non solo, ça va sans dire.
L’idea di fondo è un concept album che finga di raccontare di pianeti lontani, mentre nella realtà fa riferimento a vite ed emozioni vicinissime, troppo umane. Le angosce di oggi passano attraverso chitarre molto insistite e anche vagamente lamentose, qui e là.
Il cantato di Nictagena si modella secondo il brano, con versatilità interessante e passione conclamata. Le sonorità non puntano alla pulizia estrema, le influenze vagano tra il post grunge e l’indie rock, con universi che si congiungono in quel grande calderone che sta tra Mark Lanegan e i Csi.
Il lavoro di Nictagena è anche la riscoperta di una vena produttiva per un po’ smarrita: “Ritrovare la musica è stato come riemergere e ritornare indietro nel tempo e stabilire le priorità nella mia vita. C’era qualcosa scritta che andava ripresa, una mezza idea di un concept album sui pianeti che mi era venuta 8 anni fa ma mai realizzata. La pandemia arriva al momento giusto per me: riprendo in mano la chitarra e la penna e così comincio la stesura dei brani del disco. I brani sono stati scritti con un forte desiderio di far sentire che la calma di cui si era appropriata della mia anima era solo un passaggio importante per ritornare a vivere come musicista”.
Un album di ottima fattura, consistente e convinto, che merita l’ascolto e l’attenzione che richiama. E che può trovare la propria collocazione anche nei pur affollatissimi schemi d’ascolto di oggi.
Abbiamo chiesto a BONNY JACK di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite dopo aver ascoltato il suo nuovo doppio singolo “Uncle Jack/ Tell me”.
Film western
Mi hanno affascinato e incuriosito da sempre, con le loro ambientazioni così selvagge e lontane, lo spirito di avventura, scoperta e rischio che pervade ogni scena. Le musiche, dal country folk a quelle orchestrali di Morricone nei film di Sergio Leone. Penso che in qualche modo tutto questo abbia influenzato la mia creatività e la mia fantasia e si possa ritrovare nelle canzoni che scrivo!
Il vino
È uno dei piaceri della vita, insieme al cibo!! Un bicchiere di rosso vicino al camino durante le sere invernali o di bianco nel fresco delle sere di primavera o estate… È linfa vitale per l’anima e di conseguenza per noi! Aiuta il relax e quindi può aiutare a liberare la mente e la creatività!!
Viaggiare
È forse la cosa più bella che si possa fare, scoprire nuovi posti, nuove usanze, nuove idee. Ho sempre pensato che fosse una gran fortuna voler fare il musicista perché mi avrebbe portato a viaggiare di posto in posto. E non solamente in posti dove si desidera andare ma anche in altri a cui non avevi pensato o che magari non avevano stuzzicato la tua curiosità e quindi è sempre una scoperta. come quando si è bambini si torna a guardare il mondo con stupore!
L’arte
Intendo arte in generale, come tentativo dell’essere umano di dar vita a qualcosa che non esisteva prima, di dar forma a qualcosa che esiste al proprio interno solamente come idea, sensazione o scintilla e che poi in maniera incredibile diventa reale e tangibile. È comunicare qualcosa che hai dentro e lanciarlo nel mondo e penso sia la forma più alta di creazione dell’uomo.
La comunicazione
È forse molto legato al punto precedente ma penso che sia la cosa più importante di tutte. La nostra capacità di comunicare con gli altri, di entrare in contatto, in empatia. Possiamo condividere e questo fa sì che non siamo soli e fa sì che i punti precedenti, e tutto il resto, abbia senso. Un film racconta una storia, reale o inventata che sia e quindi comunica, così come l’attore o il regista. il viaggiare, il bere un bicchiere, fare una scultura o scrivere una canzone, sono modi per rompere un silenzio e un isolamento ed entrare in contatto con qualcuno o qualcosa, espandersi e arricchirsi. Questa è la mia idea e vedere i tanti esempi di fallimento della comunicazione che ci sono è davvero brutto!
“B-uongiorno” è il primo singolo estratto dall’album “BOH”, in uscita il 17 febbraio per la nascente TSCK Records. Supernino lo ritroviamo nelle vesti di autore compositore e produttore, una scelta questa che lui definisce come un “ritorno alle origini”, in linea con lo spirito di TSCK Records, nata come etichetta sotto il segno dell’originalità e della qualità.
Noi siamo entrati in casa sua ed ecco cosa ci ha mostrato!
1 – Il trasloco
Ho lasciato Torino, mia città natale, per spostarmi a Milano circa 4 anni fa. Ho cambiato varie case, vari coinquilini, varie stanze, ma due cose sono rimaste invariate: la lampada da terra e la pianta finta dell’IKEA. Me lo son portate sempre dietro, la maggior parte delle volte erano le uniche cose che mi portavo dietro durante i traslochi, il resto lo rivendevo, loro invece no. Sono sempre stato convinto che fossero in grado di dare quel tocco in più alle stanze, anche quelle più orribili che puoi trovare a Milano. Semplicemente aggiungendo questi due elementi la camera prende tutta un’altra atmosfera, non trovate anche voi? Non potevo non portarle anche nella mia nuova casa di Sesto San Giovanni.
2 – Il salotto di casa mia è diventato uno studio
Come vi anticipavo sopra, l’anno mi sono trasferito a Sesto San Giovanni, luogo remoto a nord di Milano che però a sua differenza offre prezzi della vita un po’ più abbordabili. Qui ho allestito un piccolo e accogliente salottino dove spesso ospito amici artisti, sia per suonare che per caz… ehm, chiacchierare amabilmente: il mio SUPERCOZYSTUDIO. Non è uno studio come gli altri, è un salotto al 100% e non si vergogna di esserlo, anzi, proprio per questo è molto più accogliente di qualunque altro studio (da qui “SUPER COZY”). Basti vedere la colazione che ho preparato ad una mia band in occasione della nostra ultima sessione.
3 – Gli strumenti sono passati di moda
In foto vedete la mia postazione, si tratta di una scrivania con sopra un computer, delle casse monitor, una scheda audio e un piccolo midi controller. Credo che nel 2023 non serva poi molto altro per fare musica, infatti sto piano piano vendendo tutti gli strumenti musicali che ora non utilizzo più. Chi sa quando gli strumenti torneranno di moda (un po’ mi mancano lo ammetto), per adesso direi che va bene così: tutto ridotto all’osso, tutto minimal, così è anche più semplice togliere la polvere in studio.
“La mia postazione minimale”
4 – Tutti tranne uno
A proposito di strumenti, l’unico che pare non esser passato di moda nel mio SUPERCOZYSTUDIO è forse lo strumento più brutto ed economico che possiate trovare in circolazione: la Roland E-20. Piccola nota: in foto vedete anche un’altra tastiera posta al piano superiore ma in realtà non è uno strumento vero, è semplicemente un controller midi (ovvero non suona se non lo si collega al computer). Ho comprato questa Roland a 40 euro ad un mercatino dell’usato, mi piacevano un sacco i suoni di batteria, tuttavia tutti gli altri suoni fanno abbastanza schifo. Negli anni mi sono liberato di strumenti bellissimi ma non di lei, non saprei dirvi perché (forse perché per quello che vale avrei fatto prima a regalarla). In ogni caso è la classica tastiera che tieni in studio per i momenti di ispirazione improvvisa, clicchi un bottone e lei suona, male, ma suona.
5 – Il microfono che gioca a nascondino
Proprio perchè prima che uno studio il SUPERCOZYSTUDIO è un salotto, ho pensato agli spazi in maniera da ridurre al minimo la sensazione di disordine, non volevo che il mio salotto diventasse un casino ma allo stesso tempo volevo avere la possibilità di disporre di un microfono per le registrazioni sempre pronto all’uso. Sono infatti convinto che se vuoi essere produttivo in casa devi poter avere tutto a portata di mano, se ogni volta che devi registrare devi perdere mezz’ora per montare tutto fidatevi che vi passa la voglia. Per questo motivo ho riservato al mio microfono e alla mia asta una fantastica nicchia dietro la porta della stanza, il microfono in questo modo è sempre pronto all’uso ma senza creare disordine.
É stato strano? É stato strano. Ma strano bello? Strano bello. Perchè era da veramente tantissimo che non ritrovavo così tante persone, concentrate in un posto solo, che riescono a sfoggiare senza vergogna questi pantaloni stretti, queste vans a scacchi, capelli freschi di tinta di colori assurdi, non vedevo certi personaggi (incredibilmente sopravvissuti) dal 2008, ed è stato strano ritrovarsi, vecchi, e sempre emo. La Wendy Night ha avuto su di me quell’effetto amarcord, quel ritrovare quelle situazioni, vibes e persone che mi riempivano e mi salvavano quando ero un adolescente.
É un giovedì sera, e c’è la Wendy Night al Gate, in questa serata a Milano dove fa freddissimo. e già una vociare all’ingresso attira l’attenzione. L’idea è quella di portare per la prima volta dal vivo (con band) artisti appartenenti alla scena emo-punk romana, che finora hanno sempre e solo collaborato attraverso produzioni e featuring, con l’intento di proporre uno spettacolo unico! Il tutto era già avvenuto a Roma, al Monk, e da lì, la Wendy Night è diventata itinerante con l’obbiettivo di toccare le maggiori città italiane e inserire in line-up nuovi progetti di questo panorama musicale.
Batteria e chitarra sono coperti dai membri della band Il Corpo Docenti (Luca Sernesi e Lorenzo Manenti), e sul palco si sussegguono xDiemondx, Suicide Gvng, Ego, Decrow, IN6N, Giuze, ANSIAH e Spidy & Biso. Un concentrato adrenalinico dove è successo di tutto: un ragazzo con le stampelle è salito sul palco, il sudore addosso, il pogo che ci era così mancato durante gli anni del Covid. Quegli anni così brevi che ci hanno fatto così male, perchè ci hanno fatto invecchiare e ritrarre nella nostra comfort zone. Roma da urlare anche qui, a Milano, dove senza tregua, Decrow ci invita a fare un casino pazzesco, precedendo una cover fantascientifica di “Sere Nere” di Tiziano Ferro.
La sottocultura emo non sta tornando di moda, forse è stata dormiente nella testa di tutti noi, che non abbiamo mai dimenticato cosa significasse stare nelle piazzette, parlarsi per ore su internet, innamorarsi di quella ragazza con le gambe nude e i calzini a strisce, anche in pieno inverno. Siamo tutti Mercoledì della serie di Netflix, anche se abbiamo passato i trenta, e non potrei essere più contento di tutti quei ragazzetti che ho visto giovedì, che forse pensano che sono ancora un figo a vestirmi così. Mi domando come si siano avvicinati a queste sonorità e colori, come è successo che dei ragazzi come Spidy & Biso, classe 2004 o di lì, si vestano come avrei voluto vestirmi io 15 anni fa. E questo vortice di domande e passione, rende tutto bellissimo.
Due ore serrate, a cui segue anche il DJ set emo-punk di Emo Sucks e Yuks. Ed è un giovedì sera di gennaio che sa di estate, di fine degli esami e di spensieratezza, quella che non ti costringe alla sveglia delle 7, domani mattina.