“Stanza 5 – Piano Terzo” è il nuovo EP delle Risorse Umane, uscito venerdì 13 dicembre 2024 via Notturno Dischi. Un lavoro caratterizzato da storie tanto nostalgiche quanto nebbiose, dove le atmosfere alienanti tipiche della new wave si miscelano splendidamente con il tono crudo dei testi.
Foto: Simone Zappacosta
Queste le parole con le quali il trio presenta il disco: «Prima di essere risorse, siamo stati umani, per la precisione giovani umani. In questo EP è racchiuso quello che ci ricordiamo di quel tempo. Se questa operazione sia una classica celebrazione dell’età dell’oro o un subdolo processo di galvanostegìa è difficile a dirsi.»
Puoi ascoltare l’EP qui:
BIO “Ci duole rimarcare come la posizione di responsabile del Dipartimento F4 sia vacante da qualche mese. Durante la conseguente autogestione, le Risorse Umane del suddetto dipartimento hanno di fatto prevaricato i ruoli a loro assegnati contravvenendo alle linee guida aziendali e formando un trio PP/NW. L’azienda sta attualmente prendendo provvedimenti.”
Le Risorse Umane sono una band post punk / new wave nata sulla direttrice che divide le due grandi metropoli italiane di Milano ed Ancona. Al momento in numero di tre, i membri del gruppo si sono incontrati all’inizio degli anni 20 seguendo certe rotte in diagonale. 80, 90, 00 sono le decadi di riferimento da cui le risorse attingono a piene mani per creare il loro immaginario sonoro.
“Il cuore un po’ più grande” è un EP che si presenta come un viaggio emotivo e musicale attraverso la vita quotidiana, l’identità urbana e l’evoluzione personale di Leo Fulcro. Il lavoro si compone di cinque tracce che mescolano consapevolmente rap, soul e pop, esprimendo al meglio la versatilità, la profondità artistica e la capacità di raccontare emozioni con un linguaggio diretto e autentico da parte del giovane rapper adottato da Roma.
L’EP si apre con “La Musica”, che vede la collaborazione con l’artista costaricano-americano CES: il singolo di lancio è allo stesso tempo una dichiarazione d’amore per la musica e una riflessione sul potere terapeutico di questo linguaggio universale. La base dinamica e coinvolgente accompagna un testo che fonde nostalgia e rivincita, mentre Leo Fulcro rivive i suoi sogni adolescenziali e il suo legame profondo con la musica, diventata un grande amore che lo ha accompagnato nei momenti più difficili. È un brano che parla di appartenenza, di libertà di espressione e di crescita personale, capace di toccare le corde più intime dell’ascoltatore.
Segue “Lazy” che ci porta una ventata di leggerezza grazie ad un groove lento tramite cui Leo Fulcro esplora il tema della pigrizia in modo tutt’altro che banale: più che un momento di stallo, “Lazy” diventa un invito a rallentare, a prendersi una pausa dalla frenesia quotidiana e a riflettere in modo ironico e disincantato sulle piccole cose della vita. La produzione di Doppiobasso e la chitarra di Giorgio Cesaroni costruiscono una base che si sviluppa lentamente, creando un’atmosfera intima e laid back che ben si sposa con il testo giocoso ma ricco di sottotesti.
Il viaggio prosegue con “Pollo e Patate”, forse il brano più personale dell’EP, che racconta un momento di pura creatività nata dalla casualità di una serata tra amici. Leo Fulcro stesso racconta come il pezzo sia emerso quasi per caso durante una cena, un incontro spontaneo tra amici che si trasforma in musica. La produzione funky si intreccia perfettamente con la liricità del testo, dove la semplicità quotidiana diventa metafora di una ricerca interiore che oscilla tra luce e ombra. È un brano che esplora le dicotomie della vita con un tono giocoso e riflessivo, capace di entrare in sintonia con chiunque abbia mai cercato un senso nelle cose più ordinarie.
L’ascolto dell’EP prosegue con “Porta Maggiore”, canzone evocativa che permette a Leo Fulcro di dipingere un quadro vivido di Roma, esplorando il tema della marginalità e trovando un equilibrio tra il legame con le proprie radici e la tensione verso una nuova dimensione personale. Il groove e le atmosfere urbane donano al brano un carattere internazionale e poliedrico, che accompagna le parole di Leo Fulcro, intrise di riflessioni sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta, dove la città diventa il teatro di un’eterna ricerca di sé.
Il brano “Parketto”, che chiude l’EP, offre un momento di purissima introspezione: la traccia è un inno alla bellezza nascosta nelle piccole cose, quelle che spesso passano inosservate nella frenesia della vita quotidiana. La produzione minimalista lascia ampio respiro alle voci, consentendo a Leo Fulcro di raccontare una storia personale che ora si fa universale. “Parketto” incarna lo spirito di chi sa trovare senso e felicità anche nei momenti più semplici e ordinari, con una ritmica che si mescola perfettamente con il flusso poetico delle parole.
In conclusione, “Il cuore un po’ più grande” è un un mosaico sonoro che esplora le contraddizioni e le sfumature della vita quotidiana. Abile nello spaziare tra vari generi e influenze senza mai perdere la propria identità, Leo Fulcro fa del suo nuovo EP un lavoro che, con semplicità e profondità, parla a chiunque cerchi una connessione genuina con la musica e con se stesso.
“TARDA GIOVINEZZA” è il nuovo singolo dei LEGRU, uscito martedì 10 dicembre 2024. Versi taglienti a pieno ritmo per un anthem crepuscolare che parla a chiunque si senta fuori posto.
Foto: Manitu Studio
Queste le parole con le quali il trio presenta la canzone: «”Tarda Giovinezza” esprime la frustrazione di una generazione disillusa, immaginando un ribaltamento ironico dei valori in cui il disagio si trasforma in un atto di decrescita. È un inno alla decadenza e alla ricerca di un senso, lontano dai canoni imposti dalla società.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO LEGRU è un progetto nato nel 2022 a Como e formato da Nick, Teo e Alba. Il loro sound è un mix di sonorità elettroniche, tappeti ritmici ed effetti voce: anima pop, cuore punk, atmosfere urban. Dopo una prima fase di scrittura ed attività live nei dintorni di provincia, nel 2023 la band inizia la produzione e registrazione a Livorno del primo LP insieme al producer Andrea Pachetti (Zen Circus, Emma Nolde, Brunori Sas, Dente). Nel 2024 la band entra a far parte del roster di Costello Agency. Nel 2025, dopo aver pubblicato quattro singoli, la band presenta il suo primo LP “COMFORT”, un album eclettico di 8 tracce in cui l’indie pop si fonde con la tensione del punk e la fluidità dell’elettronica.
“Corrupt Bastards” è il nuovo singolo di Adult Matters, uscito venerdì 6 dicembre 2024 via Costello’s Records / Wires Records. Addentrarsi nel mondo di Luigi con un pezzo così intimo, dall’arrangiamento nudo e crudo, è davvero emozionante. Adult Matters spacca anche in acustico, anche se non necessitavamo certo di prove. Speriamo ci sia modo di ascoltarlo live presto!
Foto: Simona Catalani
Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone: «“Corrupt Bastards” è il secondo singolo estratto da “A Modern Witch”. È un brano acustico, l’ultimo che Luigi ha scritto per questo disco. “L’ho scritto nel mio monolocale dove vivevo a Roma. Ero esausto dal lavoro che non mi lasciava un attimo di respiro. Mi sentivo solo, mi mancava casa mia. Non riuscivo più a suonare in giro, non avevo le energie sociali che la musica richiede, vedevo tutti i miei amici buttare fuori musica in maniera velocissima ed io ero bloccato con la mia ipocondria, ansia, disturbo ossessivo compulsivo e i miei disturbi alimentari. Pensavo che scappare in una città grande mi avrebbe salvato e invece tutto era uguale a prima: i miei comportamenti disfunzionali erano venuti a Roma con me. In questa canzone parlo agli sconosciuti che ho incontrato solo per sesso o per un drink e che non mi hanno dato un briciolo di amore e che mi hanno lasciato sempre vuoto e insoddisfatto. L’ultima strofa è dedicata ad una persona in particolare che penso mi abbia davvero salvato la vita:
Hai separato la luce dall’oscurità e la vita dalla morte Sei venuto da me da una nuvola calda Hai preso a calci tutti i bastardi corrotti
“Questa persona è arrivata in un momento cruciale. I miei nonni si sono ammalati, mi sembrava come se con loro se ne stesse andando via tutta la mia infanzia. Il suo arrivo ha rimesso in ordine un bel po’ di cose, e soprattutto mi ha insegnato a volermi bene. Merito amore, basta farmi spezzare in due dagli sconosciuti o mettermi alla prova usando letteralmente tutti gli uomini con cui sono uscito per scappare via dalla mia testa e dalla realtà. La realtà purtroppo è una e nessuno scappa dalla sofferenza, dall’ingiustizia, dalla morte e dalla malattia”.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Adult Matters è il progetto solista di Luigi Bussotti. Chitarre 90’s, testi onesti e brutali. La sua musica è il diario segreto di una persona queer non binaria. Luigi cresce con l’indie rock degli anni ’90, Elliott Smith e le cantautrici americane, influenze che segnano profondamente il suo percorso artistico e gli offrono la possibilità di comunicare le proprie emozioni senza filtri. Inizia a scrivere fin da piccolissimo per scappare dalla realtà di provincia, e successivamente si dedica allo studio della chitarra da autodidatta (“ho imparato a suonare la chitarra guardando i live delle mie band preferite su KEXP”). Nel 2016 registra il suo primo album “Endings” in un home studio. Questo disco, che porta in giro per l’Italia in power trio, gli permette di ritagliarsi un piccolo spazio nella scena bedroom-pop italiana. Nel 2021 esce “Flare Up”, il suo secondo disco, un lavoro di natura lo-fi che suona ininterrottamente in tour per 2 anni con oltre 50 date italiane. II 21 febbraio 2025 è in uscita il suo terzo disco, pubblicato da Wires Records e Costello’s Records, registrato e suonato al VDSS studio insieme ad un team di musicisti: Anton Sconosciuto, Cecilia Pellegrini, Konstantin Gukov Borisovich, Adele Altro, Beatrice Miniaci e Marcello Rotondella.
“Armatura” è il nuovo singolo di SONORUGGIERO, uscito venerdì 13 dicembre 2024 (FUTURE LABEL / distribuzione Believe). Una traccia che dipinge i chiaroscuri della vita, sovrapponendo con grazia ombre e luci, come un pittore dell’età dell’oro olandese. Tramite un elegante pop/contemporary R&B confidenziale SONORUGGIERO tira fuori una prova di grande intensità.
Foto: Antonio Nelli Edit: Antonio Nelli, Antonio Bonasia
Queste le parole con le quali il cantautore presenta la canzone: «In questo brano è centrale la metafora dell’armatura, simbolo della difesa che costruiamo per proteggerci dal dolore, ma che finisce per isolare. Il testo nasce da una lettera scritta a mio padre quando avevo 15 anni, rivelando il complesso rapporto tra noi. L’armatura rappresenta una corazza indossata per affrontare le tensioni che mi tormentavano in quel periodo. Si alternano immagini di freddo e solitudine a momenti di ricerca dell’intimità perduta, tra il desiderio di esprimere i sentimenti e la paura di essere feriti. Questa tensione emotiva crea un’atmosfera di profonda introspezione e malinconia, che emerge anche nella produzione musicale.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO SONORUGGIERO, all’anagrafe Vincenzo Ruggiero, nasce a Bari il 5 Marzo del 2001. Fin da piccolo il suo legame con la musica è viscerale; inizia a scrivere all’età di quindici anni raccontando le sue verità più intime e cupe e parlando di temi familiari e sentimentali. Negli ultimi due anni inizia ad avere le prime esperienze live e, dopo alcuni anni di scrittura e ricerca, pubblica il suo primo brano “MATTO DA LEGARE” nato dalla fusione con David Ice, producer della scena Rap e Urban Italiana, ottenendo l’ingresso in top 100 di EARONE della classifica radio. Successivamente rilascia il brano “Cabriolet” – che vede sempre la direzione artistica di David Ice – grazie al quale riceve diversi apprezzamenti e consolida il suo status nella stampa di settore. Nel 2024 presenta i suoi brani sul palco di Spaghetti Unplugged a Milano, dove conquista il consenso del pubblico e si aggiudica la prima posizione nella serata. La scorsa estate pubblica il singolo “SOLO TONIGHT” (sempre con il fido David Ice) che è tuttora nella playlist “Tendenze R&B” di Apple Music.
Con i nuovi singoli “Sangue Freddo” e “Blush”, Cobalto racconta le storie di chi spera che tutto torni a somigliare ai sogni perduti, a quel futuro che un tempo sembrava così vicino, con una consapevolezza interiore che riesce a dire molto di più di quanto le parole esprimono. Abbiamo intervistato il giovane musicista romano per scoprire di più sul suo progetto artistico.
Il tuo singolo “Sangue Freddo” segna l’inizio di un nuovo capitolo: un viaggio intimo e riflessivo, che parte da un’immagine evocativa potente. Che ruolo ha per te la musica nell’elaborazione delle emozioni? Credi che la musica possa essere uno strumento di catarsi per te e per il tuo pubblico? In generale io mi sono sempre chiesto perché io abbia la necessità di scrivere una canzone. Partendo dal presupposto che per farlo, di base, bisogna avere una grande emotività, credo per me sia un momento di autoanalisi in cui riesco a parlare con me stesso, chiarire dubbi, rafforzare ciò che penso o che credo di pensare. Per me è sicuramente uno strumento di catarsi e mi auguro che lo sia anche per chiunque ascolti una mia canzone. Da un certo punto di vista, sia chi scrive che chi ascolta ha due semplici motivi: sentire di avere la libertà di esprimersi ed essere capiti.
La tua scrittura ha un taglio molto personale, con riflessioni che diventano strutture musicali sempre più complesse. Come avviene il tuo processo creativo? Di solito compongo sempre prima la musica e poi il testo, anche se non ho una formula magica prestabilita. Il resto bene o male viene un po’ da sé. La scrittura è il momento più personale e sincero che ci sia e forse proprio da questa sincerità arriva il “taglio personale” a cui vi riferite. Scrivo parlando di me senza paura di mettere a nudo ciò che penso, che provo e cosa sento in quel determinato periodo.
Quali sono gli ascolti fondamentali che ti hanno ispirato nella creazione di uno stile personale? Fortunatamente ascolto un po’ di tutto, mi piace spaziare nei generi e nei mood dei brani. Se proprio devo fare dei nomi direi Kid Laroi, Jack Harlow e Juice Wrld.
Nel singolo che hai pubblicato più recentemente, “Blush”, emerge un contrasto tra silenzio e consapevolezza interiore. Come hai cercato di riflettere questa dinamica nelle sonorità del brano? Credo che anche i silenzi e le pause siano musica. Nei miei brani cerco di utilizzarne molti ed in “Blush”, nei punti che ritenevo giusti, ce ne sono abbastanza. In generale penso che il tutto debba connettersi con la successione ed il senso delle parole. Dare un respiro o una pausa può voler accentuare il significato di qualcosa che si sta dicendo e dare quindi modo a chi sta ascoltando di poter riflettere sulle parole.
“Blush” esplora l’idea di un momento in cui il cuore è silenzioso ma le emozioni si manifestano comunque, come un rossore che tradisce sentimenti profondi. Come ti sei approcciato alla scrittura di un brano che gioca tanto su ciò che non viene detto, ma che è comunque percepibile? Ho cercato di raccontare ciò che sentivo in maniera molto sincera. Mi piace usare figure retoriche o personaggi che possano rappresentare l’idea che voglio veicolare in quel momento. In “Blush” c’è molto “detto/non detto”, che di suo è già una risposta a determinate domande.
Hai già portato dal vivo questi nuovi brani? Qual è il tuo approccio alla dimensione live? Non ancora, sto aspettando il momento giusto per poter raccontare ancora più di me. Spero di poterlo fare presto.
“TNT” è il nuovo singolo di Derri, uscito martedì 3 dicembre 2024. Un brano che, con una certa dose d’ironia, esprime il conflitto interiore delle prime fasi dell’innamoramento. Gli effetti “atomici” dell’improvviso e conturbante entusiasmo vengono esaltati dal mood danzereccio e da un tappeto di sintetizzatori 80s.
Foto: Vincent Navarro
Queste le parole con le quali il cantautore presenta la canzone: «”TNT” è un lavoro frizzante che parla con ironia della paura di innamorarsi, che si fa viva quando è troppo tardi. Il carattere dance del brano rispecchia l’esplosività dell’entusiasmo dei primi momenti, l’agitazione della perdita di controllo e il desiderio di ingaggiarsi in una nuova relazione che fa a pugni con l’istinto di correre ai ripari. Gli elementi elettronici e synth tipici del pop si abbinano alla chitarra acustica e allo stile indie: il risultato è un brano che fa muovere il corpo, pur mantenendo un carattere cantautorale. Il concept del conflitto interno viene mantenuto nella parte visiva dove Derri “combatte” un incontro di pugilato con una ragazza, che è il teatro delle sue peggiori preoccupazioni. Il cantautore, infatti, subisce attacchi senza reagire fin dalla conferenza stampa. L’unica possibilità che ha è provare a prepararsi inutilmente e ad esprimersi con la musica, andando verso un epilogo che lo vede, in ogni caso, sconfitto.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO DERRI è un cantautore per necessità. Crede che la vita ordinaria sia psichedelia, che dentro alle cose di tutti i giorni ci sia tutta la poesia e il dramma di cui abbiamo bisogno. Abbracciando un ampio spettro di generi e influenze e attingendo dalle esperienze personali più diverse, ha sempre cercato, come un alchimista, il giusto equilibrio tra canone e follia, tra pensiero ed emozione, senza mai rivelare del tutto quanto ci fosse di suo in quanto veniva raccontato. Canta in modo distintivo testi vividi, di fronte a interi panorami sonori per un’esperienza pop che è tutto fuorché plasticosa, pur mantenendo il carattere da hit. I suoi brani immortalano le affascinanti stranezze e le contraddizioni dell’esperienza in uno sfondo animato e ricco di dettagli.
“Disco Shuttle”, il nuovo EP dei Facile, rappresenta pienamente il modo di vivere la musica del duo brianzolo. Li abbiamo intercettati per porgli qualche domanda esistenziale.
Artwork: Riccardo Garofalo
Già dal titolo, il vostro ultimo EP “Disco Shuttle” sembra voler rimandare ad un immaginario vintage ed internazionale: quali sono state le vostre influenze e dove avete cercato l’ispirazione per questo progetto? Diciamo che siamo stati ispirati principalmente dalle nostre esperienze di vita. Ci sono avvenimenti che ti assorbono totalmente, in quanto li si vive al 100%, nel bene e nel male. Dopo di che tende ad esserci un momento di “respiro”, e quando si ha lo spazio per metabolizzare il tutto, è lì che si riescono a mettere in musica quelle sensazioni, il che diventa anche un modo per esorcizzare. In questo senso il processo creativo è per noi molto catartico e condividerne il risultato – ovvero le canzoni – con le persone, è un modo per ridare al mondo attraverso l’arte quella stessa energia legata al vissuto e provare a portare del Bello nelle vite dei nostri ascoltatori.
Venite dalla Brianza, terra industriale e in qualche modo marginale, e la vostra estetica è dominata dal bianco e nero: vedete nel far musica un’occasione di riscatto per uscire dal grigiume delle periferie? Sì, fare musica per noi è un po’ come accendere un lampione in una strada buia, con la speranza di “illuminare” un po’ le nostre vite e quelle di tutte le persone che ci ascoltano e con cui condividiamo un pezzettino di mondo.
A livello sonoro, la vostra musica è fatta di un rock dominato da chitarre distorte e un cantato a tratti violento. Dall’altra parte però ci sono i testi, che raccontano spesso di relazioni personali e sentimenti; come si uniscono queste due anime in apparenza contrastanti? Sotto questo punto di vista non ci vogliamo nascondere, ed anzi cerchiamo essere del tutto sinceri nell’esprimere il nostro dolore verso situazioni di vita fallimentari – che siano sul piano relazionale, personale o altro. Non c’è un volere romanticizzare, ma piuttosto dare un feedback realista del nostro vissuto, e forse da questo deriva il nostro stile musicale e sonoro. Per noi l’autenticità è prioritaria, senza troppi giri di parole.
In una realtà ormai dominata dai solisti, la vostra scelta di far musica in un duo vi allontana dalla norma; come vi rapportate allo scrivere e al lavorare in coppia? Per noi è importante rispettare lo spazio sacro della condivisione quando scriviamo musica. È un procedimento complesso che richiede tanta cura. Di per sé c’è un tacito accordo nell’alimentare l’uno la creatività dell’altro, e questo crea un clima dove singolarmente abbiamo la libertà di apportare un contributo personale, che poi è arricchito da un lavoro di scambio e confronto.
I quattro brani di “Disco Shuttle” sono caratterizzati da ritmi e sonorità in parti differenti, ma risultano coesi attorno agli stilemi del rock. Se doveste scegliere un brano che meglio degli altri rappresenta questo nuovo capitolo del vostro percorso, quale sarebbe? Noi facciamo del nostro meglio per mantenere un filo conduttore ed una cifra stilistica coerente nei nostri lavori, più che altro per un discorso estetico. Al di là di questo però, ogni brano racconta la sua storia e ci racconta in modo differente, per questo pensiamo che ciascuno ci rappresenti a modo suo e per noi sono tutti significativi. L’aspetto di critica a livello musicale lo lasciamo ai critici: noi ci preoccupiamo di fare le cose in modo autentico, le “stelline” le lasciamo a Rolling Stone.
Come già accennato, i testi dei brani dell’EP tornano spesso all’idea di legami personali che si disgregano, lasciando l’idea di una crescente disillusione nei confronti della vita. Vedete la scrittura come un modo di esorcizzare la tentazione di lasciarsi andare o come un tentativo di risollevarsi? Come dicevamo prima per noi la scrittura è catartica, e in questo c’è una duplice volontà: da una parte quella di non prendersi troppo sul serio, e di non dare un’accezione apocalittica agli avvenimenti negativi della vita; e dall’altra cogliere anzi l’occasione per crescere, ed imparare a capire l’importanza di sapere vivere non solo nella felicità e nella spensieratezza, ma anche nel dolore. Di fatto nelle nostre performance dal vivo c’è un rivivere il dolore che è stata la matrice del moto creativo che ha generato la canzone, ma c’è anche la risposta stessa a quel dolore, e quindi un senso di catarsi, pace e serenità.
Volevamo chiudere ringraziandovi per lo spazio ed il tempo dedicato ai nostri pensieri!
BIO I Facile nascono in un garage nella bassa Brianza, disconnessi dalla frenesia metropolitana. Spinti dall’esigenza di trasformare in musica le quotidiane esperienze della vita di periferia, scrivono per guarirsi da una visione metereopatica e disillusa della vita. Vivono nella scena underground brianzola dove si raccontano attraverso distorsioni e groove decisi, partoriti in lunghe sessioni di rilascio emotivo e ricostruzione musicale in studio di registrazione.
Con il suo nuovo EP “Se voglio salvarmi la vita”, la cantautrice di origini pugliesi Vienna ci invita a immergerci in un percorso musicale che è al tempo stesso un viaggio emotivo e una dichiarazione di consapevolezza. Cinque tracce che rivelano con autenticità e profondità un’evoluzione personale e artistica, trasformando le vulnerabilità in un punto di forza.
Il cuore di questo lavoro è la ricerca di equilibrio, un tema che attraversa ogni canzone come un filo conduttore. L’EP si apre con il brano omonimo, “Se voglio salvarmi la vita”, che già dal titolo esplicita la tensione tra il bisogno di cambiamento e la paura di perdere il controllo. Ogni traccia rappresenta una tappa di un viaggio interiore, dal confronto con le proprie emozioni in “Stomaco”, al riconoscimento dei propri limiti e trigger in “Domande // Trigger”. Il viaggio culmina in “I girasoli sono dei fiori come tutti gli altri”, un inno dedicato alla bellezza nascosta nelle cose semplici e nel quotidiano.
Vienna non si limita a raccontare la propria storia, ma riesce a toccare corde universali, offrendo uno specchio in cui chiunque può riconoscersi. La scrittura, diretta e sincera, riflette un percorso di autoanalisi che l’artista ha intrapreso parallelamente alla creazione dell’EP, arricchito da esperienze come la meditazione e la psicoterapia.
La forza di “Se voglio salvarmi la vita” risiede anche nella sua produzione, che si distingue per una raffinata commistione di generi. L’incontro tra il background musicale di Vienna e il lavoro dei produttori Diego Ceo e Giuliano Vozella ha dato vita a un sound che esplora l’hip-hop old school, l’elettronica dei sintetizzatori analogici e accenti rock nei momenti più intensi. Questa varietà non è mai fine a se stessa, ma rispecchia fedelmente il flusso emotivo dei testi, creando un legame forte tra forma e contenuto. Ogni scelta sonora è un tassello che arricchisce la narrazione, trasportando l’ascoltatore in uno spazio intimo e coinvolgente.
Anche l’estetica visiva dell’EP aggiunge significato all’opera. La cover, che raffigura un tavolo a tre gambe sorretto dall’artista stessa, simboleggia la precarietà dell’equilibrio e il coraggio di affrontare le proprie instabilità. È un’immagine che completa il messaggio dell’EP: quando le fondamenta vacillano, sta a noi trovare la forza per mantenersi stabili.
Questo tema è enfatizzato dalla cura con cui Vienna ha costruito il progetto, collaborando con un team che conosce e condivide il suo mondo. Ogni elemento – dalla produzione musicale alla direzione creativa, fino alle fotografie – contribuisce a creare un universo coerente, che abbraccia e amplifica il messaggio di autenticità e vulnerabilità.
“Se voglio salvarmi la vita” non è solo un EP, ma un’esperienza che invita a fermarsi, riflettere e accettare le proprie imperfezioni. Vienna, con la sua sensibilità artistica, riesce a parlare al cuore di chi ascolta, trasformando il personale in collettivo e il dolore in bellezza. Questo progetto segna un importante passo avanti nel percorso artistico della cantautrice pugliese, confermandola come una voce autentica e innovativa nel panorama alternative-pop italiano. Un lavoro che non solo arricchisce chi lo ascolta, ma lascia anche una traccia profonda e duratura.
“Davide” è il nuovo singolo dei VIZIOSA feat. Drew McConnell, uscito venerdì 29 novembre 2024. La band piemontese porta avanti il sodalizio con l’ex membro di Babyshambles e Liam Gallagher, realizzando una traccia furiosa che decolla con le chitarre impetuose e taglienti del musicista irlandese.
Foto: Ivan Cazzola
Queste le parole con le quali la band presenta la canzone: «”Davide” è un inno alla follia e alla purezza d’animo. Un racconto onesto e tagliente che scava nell’anima di una persona pura, che spesso non viene capita fino in fondo. Senza saperlo potresti essere stato il suo Golia.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO VIZIOSA è l’incontro malato fra generazioni punk differenti, quella del ‘77 e quella del post punk più attuale. Le canzoni raccontano in modo crudo di persone messe ai margini dalla società, maltrattate e offese, ma anche di amore e di speranza, il tutto condito da un sound acido, potente e tumultuoso. VIZIOSA mette a nudo la parte più intima e schifosa di ognuno di noi, quella che tutti cerchiamo di nascondere dentro noi stessi.