“Movimento” è il nuovo LP degli Arancioni Meccanici, uscito il 14 giugno 2024 via Gelo Dischi. Un lavoro che è un prezioso compendio del loro modo di fare musica oggi, dopo tanti anni di esperimenti: sonorità alternative, a cavallo tra il dreampop e l’acid music, e testi tanto visionari quanto pungenti.
Foto: Luca Tombolini
Queste le parole con le quali la band presenta l’album: «Dopo la pubblicazione di singoli e remix iniziata nel 2020, gli Arancioni Meccanici raccolgono parte di quanto fatto in un LP di 8 tracce, a cui si aggiungono due inediti. Dopo l’apertura con il surf teso e onirico di “Italo Disco” il ritmo continua incessante con “Vietnam”, “Zombie Jungle” e “Combustibile”. Le tematiche sono intrise di sarcasmo, soffermandosi su atteggiamenti assurdi e scelte lungimiranti che caratterizzano la società moderna. “Il Flusso” apre invece a sonorità più in chiaroscuro, e un sentimento intimista inizia a farsi spazio. Ecco quindi l’electro funk di “Disco D’Argento” e i nuovi arrivi “Summertime” e “Mi Manchi (My Monkey)”, segno di un’apertura stilistica legata a sonorità vaporwave.»
Puoi ascoltare il disco qui:
BIO
Dal tramonto all’alba, in bilico tra decadentismo e rinnovamento, gli Arancioni Meccanici, da anni colonna portante della musica alternativa made in Milano, raccontano il loro spazio e il loro tempo offrendo una visione policroma, tra reminiscenze new wave, neopsichedelia e momenti dreampop.
“tt ok” è il nuovo singolo di Saphe, uscito venerdì 7 giugno 2024. Nel mare magnum della scena pop-punk italiana, un brano che finalmente si distingue per autenticità e qualità. In attesa della seconda parte del concept godiamoci questa nuova traccia, certi che la pink cute demon Saphe sia già pronta a spiccare il volo.
Foto: Omnia Social Strategy
Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone: «”tt ok” è la prima uscita di un concept composto da due brani. In questo brano l’artista narra in maniera sognante di una realtà calma, lineare, in ordine, ok. Ciò che diventerà chiaro nell’evoluzione della traccia è che c’è tutto tranne che ordine in questa apparente e filtrata sensazione di benessere. Un equilibrio forzato, imposto, quasi psicopatico.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
Saphe nasce dalla battaglia interiore tra l’essere autenticamente sé stessi. È il tentativo rivoluzionario di fermarsi e toccare i propri sentimenti senza paura, nel mezzo di vite veloci che ci educano alla repressione emotiva. Saphe è la figlia impulsiva ed iperemotiva che vuole costringere i padri della scorsa generazione a dire ti voglio bene.
“Love Dies Slowly” è il nuovo singolo di Facile, uscito martedì 4 giugno 2024. Una canzone dai connotati quasi salvifici, per riscattarsi dalle delusioni sentimentali. Le chitarre ruvide e l’intensità della performance vocale contribuiscono a rendere il brano pressoché impeccabile.
Foto: Riccardo Garofalo
Queste le parole con le quali la band presenta la canzone: «Un grido di rabbia generata dalla fine di un amore logorato dal tempo. “Love Dies Slowly” è uno sfogo necessario dove si racconta di un sentimento tanto profondo quanto deleterio che porta ad una necessità di liberazione. La frustrazione per la fine di un rapporto difficile che porta con sé anche bellezza e nostalgia viene espressa dal cantato gridato ed emotivo, sostenuto da groove sempre più decisi.»
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BIO
I Facile nascono in un garage nella bassa Brianza, disconnessi dalla frenesia metropolitana. Spinti dall’esigenza di trasformare in musica le quotidiane esperienze della vita di periferia, scrivono per guarirsi da una visione metereopatica e disillusa della vita. Vivono nella scena underground brianzola dove si raccontano attraverso distorsioni e groove decisi, partoriti in lunghe sessioni di rilascio emotivo e ricostruzione musicale in studio di registrazione.
“Isole” è il nuovo album degli Wabeesabee, uscito il 31 maggio 2024 via Pulp Dischi. Il wall of sound creato dal collettivo umbro costituisce la pregevole soundtrack di un film che abbiamo vissuto o potremmo vivere tutti, nel quale, come in ogni road movie che si rispetti, il/la giovane protagonista si rivolta contro una società conformista per abbracciare il cambiamento interiore.
Foto: Tommaso Forti
Queste le parole con le quali la band nu soul presenta la canzone:
«”Isole” è il nostro secondo lavoro discografico. Un concept LP fondato su una storia: il viaggio di un* ragazz* alla ricerca della propria identità, di un posto nel mondo; è un’odissea di 10 tracce, un percorso che parte dalla volontà di isolarsi dai grandi cercando un proprio luogo dove rifugiarsi e si conclude con il conseguimento del proprio sé. Ciò che ti rifugia alla fine ti isola e non vi è abbastanza conoscenza per formare un proprio sé da soli; soltanto con l’aiuto di comunità aperte alla condivisione delle proprie istanze si può trovare un proprio posto, che è inevitabilmente, per la natura umana, insieme agli altri. Verso il finale del disco si avverte l’urgenza di aiutare le persone a trovare la propria identità consapevoli delle difficoltà biologiche e sociali a cui una persona fin da adolescente va incontro. Crediamo molto in questi temi e vogliamo che la musica torni a prendersi un posto nell’opinione pubblica e possa fornire anche un aiuto.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Andrea (batteria e cori) e Saverio (chitarre, tastiere e voce) si conoscono da parecchi anni ed insieme hanno condiviso la passione per la musica con diversi progetti, stabiliti però solo con quest’ultimo: Wabeesabee. Il nome nasce da “Wabi-sabi” (侘寂), visione del mondo fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose. Partendo da questa prospettiva, il duo vuole comunicare le esigenze personali sotto il comune tetto della black music, caratterizzata da sonorità R&B e influenze gospel, celebrando l’intimità che porta al confronto con sé stessi. Nel 2021 si esibiscono per la prima volta al format Fra(m)menti, organizzato da Pulp Dischi in esclusiva per Rolling Stone e pubblicano poco dopo il primo disco, “Muktada” (Pulp Dischi/Artist First). Il disco è un omaggio alla musica in primo luogo, un viaggio sonoro tra diverse istanze che si occupano principalmente di errori, o fare i conti con sé stessi. Questo lavoro è promosso attraverso alcuni dei palchi più suggestivi dello Stivale come quello del Meeting Del Mare di Marina di Camerota, della Darsena, del Mare Culturale Urbano di Milano, aprendo a Venerus e Joan Thiele fra gli altri. Successivamente al tour estivo rilasciano un singolo, “Mandorla”, uscito a dicembre 2021 tramite Pulp Dischi in contemporanea con la prima stampa del vinile “Muktada” edito in due versioni (una “classica” e una in tiratura limitata esclusiva).
“Assenza” è il nuovo singolo di Giovanni Milani, uscito il 28 maggio. Una canzone dove desiderio e ricordo si mescolano elegantemente nello spartito del musicista toscano.
Foto: Linda Giannelli
Queste le parole con le quali il sassofonista presenta la canzone: «Questo brano parla dell’assenza lasciata alla fine di un amore, un’assenza che non è legata all’altro che abbiamo perso ma a ciò che la relazione ha tolto alla propria persona, che rimane quindi sia priva dell’altro ma soprattutto di se stesso. Di come l’assenza e la lontananza siano il modo migliore di amare una persona la quale vicinanza non creerebbe che sofferenza sia da una che dall’altra parte.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Compositore, sassofonista e cantante mugellano, Giovanni Milani si propone di creare una musica che unisca il suo vissuto musicale: il jazz nell’ambito accademico, il pop nella vita quotidiana e l’elettronica nella vita notturna. Un suono che scalda ma non brucia.
É in uscita venerdì 24 maggio 2024 in distribuzione Believe Digital il nuovo singolo del progetto solista di Damon Arabsolgar (attualmente, anche una delle metà dei MOMBAO) dal titolo “Nils“. Un brano in gestazione sin da un’estate lontana, quella del 2016 che Damon ha passato a Milano: un paio di microfoni, uno studio allestito in casa, e l’inizio di quello che sarebbe diventato poi il disco solista di Damon Arabsolgar.
“Nils” nasce in un istante, in una trance di gioia, in un flusso divertente che ha portato Damon a volare leggero in un’altro stato della materia e in cui ho composto, registrato, prodotto e mixato tutto in solitaria, dimenticandomi del resto del mondo, come lo stato di seria e giocosa concentrazione con cui si gioca da bambino. Di fatti: il germoglio di un progetto, di un disco in uscita (di cui abbiamo già ascoltato altri due singoli, “Nitida” e “Erbivoro“), che si rivelerà a distanza di otto anni.
La musica di Damon Arabsolgar si dimostra esser fatta per essere ascoltata al buio, con gli occhi chiusi, e conduce altrove, portandoci dal più microscopico dettaglio ad un volo oltre la stratosfera, laddove l’orizzonte si curva e le cose quotidiane perdono di senso. Le strutture sono sempre imprevedibili eppure non lasciano mai disorientati, accompagnando per mano l’ascoltatore in un vero e proprio viaggio da cui ci si risveglia diversi, come dopo un lungo sogno rivelatore.
Avevo letto un’intervista di una donna a cui non si era aperto il paracadute, invece che essere presa dal panico, diceva di aver accettato quasi immediatamente il suo destino e di essersi goduta la caduta, sopravvivendo miracolosamente. Qualche scienziato aveva provato a spiegare il miracolo dicendo che la rilassatezza dei muscoli aveva permesso di assorbire l’impatto ma poco importava per me.
Faccio infatti da anni un sogno ricorrente, di colpo, capisco come si fa a volare.
Bisogna volerlo e creare le condizioni affinché avvenga senza però davvero desiderarlo o pensare che la propria felicità dipenda dal suo raggiungimento. Potrebbe capitare che ci si libri in volo, sollevandosi con leggerezza. In quei casi, qualora ce ne si compiaccia o ce ne si renda troppo conto, si ricade lentamente al suolo e nulla può risollevarci se non attendere e sperare che accada nuovamente più avanti.
Nella stessa maniera si cade nella musica, nella trance, nella preghiera, nella meditazione, nella poesia, nell’amore e, in definitiva, nella flusso della vita, quando il tempo sembra cristallizzarsi, fermandosi in un minuscolo istante, rimanendo nella nostra memoria come un’icona del tempo che scorre e da significato a tutto ciò che c’è ora e c’è stato prima.
Testo: Damon Arabsolgar Musica: Damon Arabsolgar Registrato, prodotto e mixato da Damon Arabsolgar Masterizzato da Giovanni Versari Batterie aggiuntive: Riccardo Montanari Un ringraziamento ulteriore a Giacomo Carlone e Dario Pruneddu Copertina: “Aurora” by Katherine Akey Foto di Ginevra Battaglia
La copertina è tratta da una serie di lavori in camera oscura di Katherine Akey, artista e amica di stanza a San Francisco, di cui adoro il lavoro e con cui esiste, da anni, uno scambio personale e artistico continuo e stimolante. Sono fotografie analogiche a contatto, fatte con un processo particolare: la carta fotografica è infatti impressa direttamente in camera oscura, illuminata in varie maniere mentre è sommersa negli acidi e sabbie di varie dimensioni rimangono in sospensione a diverse altezze.
Katherine è stata da sempre affascinata dall’Artico, dalle spedizioni di esplorazione e dall’idea di poter, prima o poi, vedere un’aurora boreale. In quegli anni di attesa si era immaginata come potesse essere un’aurora e aveva provato a rappresentarla con queste impressioni a contatto. Il lavoro era rimasto nel cassetto per parecchi anni, fino a quando, per una serie di ragioni, Katherine si è ritrovata davvero nell’Artico, su una vera rompighiaccio.
In quel frangente, una notte, ha finalmente visto un’aurora boreale. Differentemente da come si poteva immaginare, l’esperienza non la colpì poi molto, anzi, sembrava meravigliarla meno dell’idea di aurora boreale che si era fatta nel tempo. Si è così resa conto che il ricordo dell’esperienza reale aveva sovrascritto l’immagine che aveva dentro di sè.
Questa serie di fotogrammi rimane così l’unica traccia di una visione, il ricordo di un’idea, a monito di tutti i mondi e tutta la bellezza che possiamo creare se chiudiamo gli occhi e impariamo a volare.
BIO:
Damon Arabsolgar è poeta, compositore, autore, produttore e performer.
Da piccolo, ha cominciato a scrivere e registrare canzoni su cassette magnetiche e non ha mai smesso, spinto dalla necessità di rimanere da solo con il suo pianoforte per dar voce, in maniera puramente istintiva, alla sua parte più vulnerabile e sincera. Parallelamente alla sua intensa attività live con il duo MOMBAO, negli ultimi sei anni ha segretamente lavorato alla scrittura del suo progetto solista, in cui Damon torna alla sua natura più intima e cantautorale. Decide di usare per la prima volta il suo nome di battesimo solamente ora, per pubblicare del materiale profondamente personale realizzato con un senso di urgenza e bisogno di catarsi.
Le sue canzoni sono oceaniche e siderali, parlano di amore e separazione e nascono come gesti quasi involontari, un’emersione inconsapevole di immagini, come poesie veggenti in grado di dar voce a parti sommerse di sé, prevedere il futuro. Il materiale era basato inizialmente su voce e pianoforte e solo successivamente è stato ampliato insieme al suo produttore, Giacomo Carlone (Abe, Angelica, Dadasutra, Checco Curci, Egokid) introducendo sintetizzatori modulari, prese dirette, batterie, chitarre e arrangiamenti per archi di musica contemporanea, scritti dal compositore Vincenzo Parisi (1° Premio al Concorso di Composizione del Conservatorio Verdi di Milano, il 1° Premio al Concorso Internazionale di Composizione Jorge Peixinho in Portogallo, vincitore della Call For Scores 2021 indetta dalla Collana Discografica 19’40” fondata da Enrico Gabrielli) e suonati dal Trio Cavalazzi (Elisa Toffoli, Dardust)
Le sue influenze spaziano da Patrick Watson a Luigi Tenco, da Andrea Laszlo de Simone ai Radiohead, da Arvo Pärt ai Big Thief, passando per Nils Frahm, Nick Cave, Emma Ruth Rundle, Daniel Blumberg, Tamino, Sparklehorse e i The Microphones. In combinazione con la sua voce, il pianoforte di Damon crea una sorta di intimità, come se fossimo seduti accanto a lui la notte, mentre ci sussurra ballate malinconiche ed esperienze spirituali, catturando l’imperfezione e la vulnerabilità dell’umanità.
Da sempre artista multidisciplinare e poliedrico, nel corso degli ultimi quindici anni, con i suoi progetti paralleli (MOMBAO), ha rilasciato tre LP e quattro EP, suonando in tutta Italia, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Marocco e Russia e calcando alcuni dei più importanti palchi nazionali (Carroponte, BASE, Magnolia, Jazzmi, TPO, Arcellabella) e internazionali (Kino Siska, MENT Festival). Con i MOMBAO ha inoltre anche partecipato all’edizione di X-Factor 2021.
Produce colonne sonore sotto il nome CAVALLIPAZZI insieme a Giacomo Carlone, ed è attualmente artista associato di BASE Milano con cui collabora per progettualità triennali e curatela di una parte di FAROUT, festival di arti performative.
“M&M’s” è il nuovo singolo dei Wearesynthetic, uscito il 24 maggio. Un brano che contiene magistralmente in sé il contrasto che vuole esprimere: una realtà sorprendentemente violenta, quel dark side of the moon che spesso è avvolto da una superficie tanto attraente quanto illusoria. Un po’ come le famose caramelle dell’azienda dolciaria del New Jersey.
Foto: Antonio Ruzzoli
Queste le parole con le quali la band sarda presenta la canzone: «Le caramelle M&M’s, con il loro rivestimento esterno dai molteplici colori e il cuore di cioccolato scuro, sono una metafora della violenza sentimentale: relazioni solo esternamente colorate che non rivelano l’oscurità fatta di situazioni conflittuali, violente e comportamenti passivo-aggressivi. Il videoclip e lo shooting fotografico sono una parodia del tema complicato del testo, che viene rappresentato in maniera leggera e colorata. L’andamento musicale del brano è cadenzato, con la voce che diventa percussiva nel ritornello. I bassi hanno un ruolo centrale, la chitarra funk appena accennata apporta freschezza, così come le aperture armoniche dell’elettronica che ricordano vagamente gli Alt-J.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO I Wearesynthetic sono 3 come i colori primari. Nella loro musica usano i synth come Jackson Pollock usa il colore giallo. Uno di loro è alto, ma gli altri 2 saltano come Dash Kappei. Sono caldi, a volte freddi, dipende da quale telecomando usano. Amici da sempre, compagni di band negli ultimi 10 anni. Suonano digitali con energia e analogici con cuore.
“Fragili”, il nuovo album dei May Gray, rappresenta un ritorno per la band, che riesce a coniugare energia rock e introspezione in modo molto soddisfacente. L’album, prodotto da Marco Bertoni, è un viaggio attraverso le emozioni umane, mettendo in luce la fragilità non come una debolezza, ma come una forza da abbracciare.
L’introduzione, “Fragili (Intro)”, è un’apertura suggestiva che stabilisce immediatamente il tono emotivo dell’album. La transizione a “Respirare” è fluida e naturale, con la band che dimostra una padronanza tecnica e un’intensità emotiva notevoli. Le linee di basso di Paolo Rossi si intrecciano con le chitarre di Sanny Tripoli, creando una base solida su cui si poggia una voce potente e carismatica.
Il primo singolo, “(Ho Rotto Le) Catene”, è una manifestazione di rabbia e liberazione. Il brano cattura l’energia repressa durante il lockdown, trasformandola in una dichiarazione di indipendenza e rinascita. Le percussioni di Davide Greppi aggiungono una dinamica pulsante che spinge il brano in avanti, rendendolo irresistibile.
“Qui, Resta Qui” offre un contrasto interessante con il resto dell’album. La fragilità e l’incertezza sono al centro di questa traccia, con Sara Zacchi che presta la sua voce per creare un duetto toccante. Le armonie vocali e l’arrangiamento minimalista creano un’atmosfera intima e riflessiva, dimostrando la capacità dei May Gray di muoversi agilmente tra diversi registri emotivi.
Chiudendo con “Adesso o Mai Più”, l’album lascia l’ascoltatore con un senso di completezza e accettazione. Questo brano riassume il viaggio emotivo dell’album, celebrando la vulnerabilità come parte integrante della forza umana. “Fragili” è un’opera che colpisce per la sua sincerità e profondità, un tributo alla condizione umana che i May Gray hanno saputo raccontare con maestria e passione.
“Heim” è il nuovo singolo di Satellite, che ancora una volta colpisce per il carattere genuino e profondo del proprio songwriting. Dopo un paio di singoli così a fuoco, non vediamo l’ora di ascoltare l’EP d’esordio.
Foto: Marco Pellegatta
Queste le parole con le quali il musicista meneghino presenta la canzone: «La tua casa è crollata. Si potrá ricostruire? Rimarrá qualche ricordo? È mai stata davvero una casa? Poco importa, ora sei perso, solo e un tutt’uno con la notte. Non potresti sentirti piú a casa di cosí. “Heim” parla di famiglie spezzate. Abbraccia la notte, in uno spazio dove forse potrai sentirti di appartenere.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
Giacomo Maria Colombo, in arte Satellite, è un cantautore nato a Milano nel 1998. Con il suo progetto solista intende parlare al lato intimo dell’animo umano, toccando le corde dell’emozione quando ci sentiamo vulnerabili. I suoi brani parlano a coloro che si sentono soli, abbandonati e che desiderano scappare. Satellite vuole offrire un rifugio emotivo attraverso la sincerità della sua musica.
“La Terra Santa” è il nuovo singolo dei SEQUOIA feat. Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), ispirato da una poesia di Alda Merini: tra speranza e disperazione, la title track del disco che verrà pubblicato in autunno è un altro gioiellino.
Queste le parole con le quali la band milanese presenta la canzone: «Un’immersione nelle profonde acque della malattia mentale, attraverso una parafrasi musicata della celebre poesia di Alda Merini, dove da dietro le mura del manicomio, gli internati cercano la propria salvezza e redenzione terrena.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
SEQUOIA si radica nel profondo terreno della tradizione della musica d’autore italiana, robusta nera corteccia dell’alternative rock e forti rami dal persistente fogliame punk.
Il progetto SEQUOIA nasce dalla volontà di riscoprire le radici della canzone d’autore italiana attraverso un affascinante crocevia tra il suono alternative rock anni ’90 e il cantautorato classico. Il risultato, guidato dalla sapiente produzione di Matteo Cantaluppi, è un disco che sublima una poetica che sa essere al tempo stesso cruenta e raffinata, dolce e amara, vita e morte.