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Comunicato stampa

“Mostrati fiera” è il nuovo singolo del progetto Amore Psiche

Esce oggi venerdì 3 settembre 2021 il terzo singolo degli Amore Psiche dal titolo “Mostrati Fiera“, un nuovo capitolo del progetto nato a Milano nel 2018 come canale espressivo per la dolcezza e la nonviolenza. Questo brano è il capitolo definitivo che ci separa dalla pubblicazione del disco di debutto “Scoprire“, in uscita il 24 settembre. Accogliere la solitudine diventa qui un invito sensuale, per chi ha voglia di riconoscere la propria parte più femminile, seduttiva, forte. 

Un arpeggio evocativo di chitarra e la voce spirituale creano un’atmosfera sensuale che evolve grazie alla ritmica e al testo poetico ispirato dallo scritto “Spogliati” attribuito a Che Guevara, ma forse di autore ignoto. Si tratta di un invito ad essere se stessi con le proprie fragilità e paure, a non soccombere all’estetica dominante, a non temere la solitudine, tra i motivi per cui è così difficile essere autentici. Il brano è rivolto alla natura femminile di ognuno, perché sia fiera e potente, come la forza della terra, la forza necessaria per creare una comunità e portare la pace nel mondo. (Amore Psiche)

BIO
Il gruppo Amore Psiche è nato a Milano alla fine del 2018 come canale espressivo per la dolcezza e la nonviolenza. Daniela Grigioni alla voce + synth e Carmelo Mutalipassi alle chitarre, entrambi già parte di una band, danno vita alla nuova esperienza guidati dal comune bisogno di creare uno spazio di protezione e profondità. Partendo da riff di chitarra folk-rock evocativi e arrangiamenti synth, i testi cantati in italiano diventano il perno su cui costruire in modo personale la loro sensibilità. Si rende chiara però la necessità di dare più ritmo alla musica e dopo un’estenuante ricerca ecco l’incontro con Fabrizio Carriero, batterista a tutto tondo che ha il loro stesso spirito di ricerca. Dopo alcuni concerti e buoni feedback decidono di registrare presso Casa Medusa di Milano con Francesco Campanozzi che con la sua supervisione completa e rende al meglio l’atmosfera di ogni brano. All’inizio del 2021 concludono il primo album “Scoprire”.


https://www.instagram.com/amorepsichetrio/
https://www.facebook.com/AmorePsiche-637443346717065

CREDITS
Carmelo Mutalipassi: chitarra acustica ed elettrica
Daniela Grigioni: voce e synth
Fabrizio Carriero: batteria e percussioni 
Testi: Daniela Grigioni
Registrato e Mixato tra giugno e dicembre 2020
da Francesco Campanozzi presso Casamedusa Studio Milano
Masterizzato da Max Lotti 
Produzione Artistica di Francesco Campanozzi

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Internazionale

Le 5 cose preferite di Rituàl

Esce venerdì 3 settembre 2021 Anima e colpa, il singolo di debutto di Rituàl
Finalmente svelato il progetto solista della cantautrice e musicista Giada Tripepi, che si impone nella scena alternativa italiana dopo un periodo negli Stati Uniti. Quello di Rituàl è un progetto viscerale, emotivo, stratificato di influenze musicali in cui ambientazioni a tratti oscure si amalgamano a vaghi richiami al cantautorato italiano femminile. 

Premetto che da un paio di anni a questa parte ho sviluppato una filosofia sempre più minimalista. Ad ogni modo come tutti ho degli oggetti a cui tengo e altri che ritengo utili. Eccone cinque.

Kindle: mi permette di leggere ovunque quello che voglio senza dover pianificare da prima le mie letture. In realtà preferisco di gran lunga leggere su carta ma per chi viaggia e ha affrontato diversi trasferimenti il Kindle è la scelta più logica.

Fedi sarde: Queste due fedi sarde erano di mia nonna materna, che è venuta a mancare un anno fa. Alla sua morte mia madre le ha trovate e me le ha date e da allora le metto sempre. 

Occhiali da sole: Di recente ho scoperto che nella mia famiglia ci sono stati due casi di maculopatia retinica quindi quello che di solito è un semplice accessorio da abbinare per me è diventato un inseparabile alleato di prevenzione.

Il vecchio pianoforte di famiglia: È il pianoforte che suonavano la mia bisnonna paterna e mio nonno ed è quello su cui imparato a suonare io quindi per me ha un gran valore affettivo.

Risale a fine ‘800, è scordato e non si può più accordare ma se provi a suonarci l’intro di “Tango till they’re sore” di Tom Waits resti stupito da quanto venga fuori bene. È perfetto anche per il ragtime.

Pass dei concerti a cui ho suonato: Sono oggetti di cui ovviamente posso fare a meno, ma mi ricordano di gioie e sacrifici e delle varie tappe del mio percorso da musicista.

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Comunicato stampa

“Cicale” è il nuovo singolo di Paul Giorgi

Esce giovedì 2 settembre 2021 un nuovo singolo del progetto lo-fi che porta la firma de Le Siepi Dischi, in distribuzione Believe. Concluse le vacanze, venite a scoprire un nuovo singolo che ci immerge ancora una volta nella giungla a bassa fedeltà che si contamina di indie-rock, in attesa di un disco di prossima uscita. 

Ho scritto Ciccale un po’ d’estati fa…
Era sera, avevo una chitarra classica con 4 corde e il simbolo della pace disegnato col pennarello sopra. Un brano semplice in cui ho raccontato delle cose. Ho registrato i vari strumenti mentre Sebastiano s’è occupato delle batterie. C’è un didgeridoo sul finale, che è stato suonato da Giulia che è anche la ragazza che realizzato la copertina. Il master è del master Marco Vannucci

BIO:
Paul Giorgi nasce il 19 maggio del 1995 ad Ascoli Piceno nelle Marche.
Inizia a fare musica all’età di 5 anni. Esce dalle superiori e, nonostante la passione per la musica, si iscrive a ingegneria. Nel frattempo, però, si diploma anche in chitarra con la Music Academy e un giorno si imbatte per caso in un concorso musicale nel quale vince una borso di studio per autori al Cet di Mogol. Nel mentre, la carriera universitaria va male e la lascia per dedicarsi completamente alla musica nel duplice ruolo di cantautore e produttore per altri artisti della sua città. Nel 2020, rimasto a casa il più del suo tempo per un virus diffuso su scala globale, scrive e registra un album “animalesco” che verrà seguito dall’ennesima etichetta indipendente e che vedrà la luce nel corso di quest’anno.

https://www.instagram.com/paulgiorgi/

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Pop

Ho intervistato Metcalfa, in un cimitero

Da martedì 23 marzo 2021 è fuori ovunque Siolence (titolo che viene dall’incontro tra “silence” e “violence”), il disco di debutto di Metcalfa, già anticipato dal singolo MissingSi tratta del mondo oscuro del progetto solista di Metello Bonanno, primo esponente della hybrid music, che viene finalmente svelato, che presenta un suono che mischia elettronica, influenze jazz, atipiche soluzioni timbriche e ritmiche. Lasciatevi trasportare nel mondo di Metcalfa.

SIOLENCE, un incontro tra le parole “silence” e “violence”. La scelta di questo titolo vuole tradurre in parole quello che succede all’interno del disco e le sensazioni che, si spera, possa suscitare nell’ascoltatore. Attimi di pura quiete affiancati ad elementi più ruvidi, in modo da creare un interessante connubio sonoro. 

Siamo andati a parlarne, in un cimitero.

Cos’è cambiato per te dai tempi della prima quarantena?

Onestamente? Da un lato è cresciuta la voglia di lavorare in compagnia e suonare assieme ad altre persone, mentre sul fronte strettamente personale sto trovando la solitudine estremamente affascinante, purtroppo.

Cosa pensi avrebbe dovuto insegnarci il lockdown, e che invece non ci ha insegnato?

Ad apprezzare quello che abbiamo, a dare un valore a ciò che spesso (ed erroneamente) diamo per scontato.

Questo strano periodo che abbiamo vissuto può essere utile all’ispirazione?

Certamente, la solitudine e la noia sono grandi maestri. Come tutti i limiti, portano necessariamente a vedere le cose da un punto di vista differente.

Tu, come altri artisti, hai pubblicato musica nell’ultimo anno. Come è andata?

Personalmente, bene. Non ero partito con l’obiettivo di raggiungere numeri pazzeschi, non era quello il punto. Ma sono estremamente soddisfatto e feli- ce di aver fatto uscire questo disco. Lo hanno sentito un bel po’ di persone e mi ha aperto delle strade interessanti.

Cosa pensi ci sia oggi nel futuro degli artisti?

Molta indecisione, onestamente. Fare musica seriamente richiede molto im- pegno, dedizione, concentrazione e autodisciplina. Molti purtroppo si avvicinano in modo molto ingenuo. Ma penso ci sia (fortunatamente) anche la pro- spettiva per osare di più, per provare cose nuove.

foto di Simone Pezzolati

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Indie Pop

Intervista a Nicolò Carnesi + Davide Amati

I SANTI è il nuovo singolo di DAVIDE AMATI feat. NICOLÒ CARNESI, in uscita oggi, 9 luglio, per UMA RECORDS PIRATES in distribuzione Sony Music. Questo secondo singolo, insieme a Specchio feat Matteo Alieno farà parte dell’EP in uscita a fine estate, che vedrà quattro canzoni con quattro diverse collaborazioni, svelate una alla volta. In ogni brano Davide ha voluto raccontare una parte di sé, un mood, un suono, un colore che fa parte della sua musica e della sua scrittura.
 
I SANTI è una canzone “suonata”, ricca di momenti musicali dai quali farsi trasportare all’interno di un viaggio dinamico e suggestivo. Introduzione musicale, riff di chitarra, assoli e cambi di scenario improvvisi. Il tutto all’interno della forma canzone con un ritornello da cantare a squarciagola. Il brano è impreziosito dall’interpretazione di NICOLÒ CARNESI, voce inconfondibile e cantautore tra i più apprezzati del panorama. Nel testo si alternano immagini evocative a frasi dirette, taglienti e senza filtri. Nei testi di Davide non c’è mai un’unica chiave di lettura e questa cosa combacia perfettamente con la sua musica.
 
Dopo le prime pubblicazioni (Allunga il passo, Rinascere ogni giorno, Se te ne vai, Lenzuola), in cui il giovanissimo cantautore romagnolo si è presentato al pubblico e ha svelato il suo mondo in cui convivono impertinenti canzoni pop, atmosfere chill e sognanti e malumori universali, DAVIDE AMATI ha contattato quattro artisti, legati alla sua musica da un rapporto di stima reciproca e amicizia, per produrre quattro canzoni che potessero mostrare quattro diversi volti del progetto, che saranno svelati singolarmente, traccia dopo traccia, nei prossimi mesi.

Chi sono i santi a chi fa riferimento il titolo del brano?

Assieme: è stato un flusso di coscienza. Non ho cercato fin da subito un riferimento ma sono partito dall’immagine dei santi come uno sciogli lingua. Un gioco di parole che mi ha dato il la per andare a scrivere la canzone.

Come nasce la vostra collaborazione? Come siete entrati in contatto la prima volta?

Amati: a Nicolò era piaciuta una mia canzone e mi aveva scritto. A distanza di pochi mesi, quando ho deciso di fare questo EP di featuring, ho pensato che “I Santi” sarebbe stato un pezzo nelle sue corde e così è stato. Ci siamo incontrati e ci siamo trovati bene fin da subito.

Che cosa avete in comune musicalmente parlando, e in cosa siete invece diversi?

Amati: ci piace la musica suonata, i cantautori. Nicolò ha un approccio mentale e io muscolare, ci siamo incastrati perfettamente.

Siete stati in grado di influenzarvi? Come?

Carnesi: Nel suonare insieme e nello scambiarci idee in maniera molto spontanea.

Esiste ancora una scena bolognese? Che rapporto avete con la città di Bologna?

Carnesi: Bologna è una città che ti permette di suonare e di incontrarsi tra musicisti e questo permette sicuramente delle contaminazioni che danno il via a delle scene musicali.

x Davide. Prossimi step del progetto musicale?

Per il momento posso dire che usciranno altri due featuring che andranno a completare questo ep.

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Comunicato stampa

Nuova live session in arrivo per Cranìa

Dopo la pubblicazione dei singoli Stomachion e A fondo, la cantautrice bresciana (ma trapiantata a Milano) si svela in una nuova e intima live session, più disturbante e sincera che mai, e ci regala anche l’inedito Cosa è cambiato?. QuiCranìa (con lei sul palco Sidi e Vito Gatto), fragile come le lampadine che la sovrastano, ci porta direttamente nel più freddo degli inverni e si conferma essere una delle voci più interessanti della scena underground che seguono quest’estate atipica. 

BIO: Cranìa nasce in Val Camonica, tra le montagne della provincia di Brescia, e si trasferisce nell’hinterland milanese, dopo la laurea in musicologia del 2017. In seguito all’esperienza ad “Attico Monina” a Sanremo, ad ottobre 2020 esce il primo singolo, Stomachion, apripista di un progetto cantautorale dark a tinte alternative, ambient ed elettroniche. È reduce delle audizioni live di Musicultura 2021, dove ha presentato altri inediti.

https://linktr.ee/crania.francicomi

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Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo disco di Adelasia

Prendete Malika Ayane, passatele una canna accesa, regalatele tutti gli album di quegli artisti che si sono ispirati a Mac DeMarco e vi verrà fuori Adelasia. Nata dall’unione del nome Adele + Asia, Adelasia è proveniente dall’Italia e non dall’Asia come il nome tende a far pensare. Il suo album uscito da poco, 2021, ha quelle sonorità un po’ pop un po’ psych che fa capire che lei è l’artista perfetta per quegli ascoltatori a cui piace chillare di brutto. No di certo per quei pazzi schizzati che preferiscono rompersi la schiena con il duro lavoro, ‘sti malati di mente folli scellerati. È sicuramente una delle voci femminili più interessanti del panorama italiano, ma anche asiatico se fosse nata in Asia come il nome fa pensare truffaldinamente.

Il suo percorso artistico è iniziato quando una stella è caduta dal cielo una notte di San Lorenzo di tanti anni fa. Vedendola, Adelasia ha espresso il seguente desiderio: “Ti prego stella cadente fammi diventare una stella del cinema”. Purtroppo quel giorno la stella cadente fu piuttosto sorda perché era troppo concentrata a cadere e sentì “Ti prego stella cadente fammi diventare un’asticella del cinema”. Inizialmente le parve un po’ strano come desiderio, ma decise comunque di esaudire quella commossa richiesta. Così una notte Adelasia si svegliò improvvisamente e si accorse di essere diventata un’asticella del cinema, precisamente una barra metallica che poneva un limite di altezza per gli spettatori più alti di due metri e mezzo nella provincia a statuto speciale di Bolzano, dove le persone là sono tutte alte.

La disperazione iniziale per la sua condizione divenne ad un certo punto rassegnazione: era diventata un fottuto oggetto di metallo, cosa mai poteva succederle? Non aveva gambe, non aveva braccia, era bloccata con delle viti, mannaggia. Si era abituata all’idea oramai. Poi accadde l’impensabile: cinema chiusi in tutto il mondo per l’emergenza pandemica, non avrebbe mai visto più nessuno lì dentro e non avrebbe più esercitato la sua funzione per chissà quanto tempo, quindi si disperò nuovamente appena capì che era diventata un fottuto e inutile oggetto di metallo. Una tragedia.

Le lacrime di quei giorni echeggiarono tra le sale vuote del cinema di Bolzano e furono talmente disperate che le immagini delle locandine presero vita. Come in Una Notte al Museo, esatto. Un impietosito Ezio Greggio uscì dalla locandina di Lockdown all’Italiana e si diresse verso quelle urla di pianto disperate chiedendosi “È lui o non è lui? Cerrrrrrto che è lui” pensando di ritrovare Enzino Iacchetti in overdose da coca tristissimo e tritatissimo. E invece no, non era lui, ma Adelasia, l’asticella del cinema che piangeva. Adelasia si calmò non appena vide Ezio Greggio. Ezio Greggio non si fece tante domande, però rimase molto incuriosito da quella barra metallica parlante.

“Ti prego Ezio Greggio aiutami a scendere da qui” ed Ezio Greggio ubbidì, vivamente colpito. Una volta raccontata la sua storia, Adelasia gli chiese di aiutarla per farla ritornare una persona vera ed Ezio Greggio le disse che lo avrebbe fatto volentierissimo. Così, aggrappata da Ezio Greggio, Adelasia venne portata fuori dal cinema. Direzione: l’ospedale. Il piano era quello di farsi collegare al sistema neuronale di un cadavere per riacquisire le capacità motorie di una persona vera. Ce la faranno i nostri eroi?

Purtroppo no, perché Ezio Greggio una volta uscito dal cinema venne investito da un camion e Adelasia rimbalzò sull’asfalto fino a conficcarsi su un cumuletto di terra poco fuori dalla strada. Nessun umano sarebbe mai passato di lì, le macchine procedevano troppo veloce. Ezio Greggio morì sul colpo e sparì con una nuvoletta di vapore espirando con un delicatissimo “Ciao Amici di Striscia…”, mentre Adelasia rimase conficcata per sempre su quel cumuletto di terra. Da allora, ogni volta che il vento la colpisce, produce un suono soave che da asticella del cinema l’ha fatta diventare un’asticella della musica. Fu così che iniziò ufficialmente il suo percorso artistico.

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Pop

Caspio ci consiglia 5 brani atipicamente estivi

Esce giovedì 10 giugno 2021bilico, il nuovo singolo di caspio (tutto rigorosamente minuscolo), fuori per Le Siepi Dischi e in distribuzione Believe, qui caspio manda un chiaro messaggio intergenerazionale: non sprecate la vita sull’orlo di un baratro.

In “bilico” c’è una coppia – giovane o vecchia, poco importa – che non riesce a risolversi, che non riesce ad uscire dal loop delle dinamiche che la stanno avvelenando piano piano. Verrà il momento di prendere una decisione, ma un affetto malato ritarda la scelta. Di giorno in giorno, di anno in anno, fino, quasi, ad odiarsi, a non riconoscersi più. Tutto l’amore che c’è stato e che ancora si percepisce in lontananza, tutta la reciproca conoscenza (“Oggi è un’altra domenica / non t’è piaciuta mai”) si è trasformato in un gorgo di sentimenti negativi da cui sembra impossibile uscire. Recriminazioni, colpevolizzazioni, bugie diventano le caratteristiche di una coppia che non sa affrontare la sfida della solitudine. E qui interviene la voce dell’autore che libera, che lascia andare, cadere, perché a volte l’unica soluzione è quella di buttarsi nell’oscurità di un futuro che non puoi sapere come sarà. Ma che potrebbe anche essere migliore. Perché poi quello che conta è affrontare, sempre e comunque. Scontrarsi con le proprie idee, con gli effetti delle proprie scelte. Buttarsi nel vuoto, se ciò serve a cambiare qualcosa.  Precipitare per ritrovare se stessi.

Visto che ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine delle vacanze, gli abbiamo chiesto 5 brani atipicamente estivi.

Ho scelto, con non poca fatica, le mie cinque canzoni atipicamente estive. Le ho scelte perché pur non essendo frizzantine, allegre, solari, come il periodo richiede, sono legati a momenti e situazioni che, invece, lo sono eccome.

GINEVRA – Metropoli
Scoperta durante il primo concerto post-lockdown. Se, quindi, ero già contento di sentire di nuovo musica dal vivo, scoprire questa ragazza piena di talento, in una sera di fine estate, in mezzo ad un vigneto, mi ha fatto ritrovare la fiducia nell’umanità.

The National – Quiet Light
A luglio 2019 ho assistito all’ultimo concertone dal vivo pre-pandemia. I The National sono forse il mio gruppo preferito, quindi, quando li ascolto, sono contento come quando a giugno c’è ancora la riga del sole, sul mare, alle dieci di sera.

Niccoló Fabi, Max Gazzè – Vento d’estate
Nonostante il titolo, è la canzone più atipicamente estiva che ci sia. Parla dell’estate in un modo nuovo: le caratteristiche tipiche che fanno dell’estate la stagione più felice e spensierata, in Vento d’Estate, diventano i suoi difetti.

Phoebe Bridgers – Garden song
La sensazione che mi trasmette è quella che precede l’estate. Potrebbe essere la canzone del mio personale maggio, quando tutto si prepara ad esplodere.

Foals – Exits
Consumata la scorsa estate, è stata la colonna sonora del risveglio. In termini assoluti.

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Comunicato stampa

Sta per arrivare un nuovo album di Pietro Berselli

Esce venerdì 3 settembre 2021 per Dischi Sotterranei il nuovo secondo album di Pietro Berselli, cantautore bresciano adottato dalla scena padovana. Già anticipato dai singoli Nord Europa e Spettatore, Pietro Berselli ci fa finalmente entrare nel suo mondo di limiti e le contraddizioni di un timido cantautore rock.

Il nuovo disco è fatto di contrasti, ci sono canzoni con cui non ho mai fatto pace e altre invece con cui continua un amore sincero. La cosa che le accomuna è stata una ricerca sonora che andasse a ricomporre tutti i pezzi del puzzle degli ascolti musicali di una vita. Il titolo è volutamente ironico, un monito a starsene sempre con i piedi per terra, sennò fai brutta figura.

BIO:
Spera di non essere stucchevole. Viene da Brescia ma ha un passato anche Padovano, insomma sta lì all’altezza della A4, nella nebbia. Pubblica un disco nel 2016, “Orfeo l’ha fatto apposta”, un concept album di canzoni un po’ depre e passivo aggressive che non nascondono un amore per la scena indipendente e non degli anni novanta. Nel 2021 esce un nuovo disco “Evidentemente no” un nome che spera di non essere un programma ma semplicemente un pensiero disilluso, sincero e quotidiano.

https://www.instagram.com/pietro.berselli/
https://www.facebook.com/pietrobersellilive

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Indie Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo album di Neverbh

Non ho saputo resistere e ho fatto un track by track del primo disco di Neverbh.
zero miracoli è il nuovo album di Neverbh, in uscita il 21 maggio per UMA Records, in distribuzione Sony Music Italy. È stato anticipato dai singoli: moon, vai o resti, ehi dimmi e byebye (feat Tamì) e ora insieme agli altri inediti si presenta come un racconto, ogni canzone è una fotografia di un momento preciso ed è associata a un simbolo, uno storytelling visivo oltre che cantato. Questo disco rappresenta l’ultimo anno di crescita e di ricerca dell’artista veronese, dove ritornelli pop, venature elettroniche e sonorità lo-fi esaltano la sincerità del suo songwriting: autentico, sussurato e delicato.
 
 “zero miracoli ha un doppio significato. Da un lato, quando qualcosa finisce non puoi aspettarti che torni indietro, non devi appenderti con ossessione a un miracolo, ad un ritorno. Quel che avevi è stato perso, e devi andare avanti, nel bene e nel male. Dall’altro, nella vita devi combattere per prenderti i tuoi sogni. Non puoi aspettarti che accada il miracolo. Devi stringere i denti e lottare. Il senso è che spesso credere ai miracoli è limitante, perché ci porta ad avere poca fede in noi stessi, ci sediamo e speriamo che le cose accadano. Invece siamo noi a farle accadere.” Neverbh


Neverbh – nome che sta per Never Boycott Heinz, proprio perché il ketchup dell’Heinz è proprio bono – è un giovane appassionato di salse della marca americana Heinz. Nella vita fa anche l’artista, ma questo aspetto passa in secondo piano: ha provato a far combaciare le due cose e infatti ha pubblicato un album, Zero Miracoli, per sottolineare la pochezza e l’aridità della vita senza salse Heinz. “Ti ho scritto una canzone dimmi che ne pensi”, termina così il primo brano riferendosi al suo panino con mostarda Heinz. Magari i panini potessero parlare, eh.

[ Intro ]

Nella canzone successiva c’è questo rapporto difficile con i prodotti di questo noto marchio, sottolineando come quando Neverbh se ne va dalla sua hamburgeria di fiducia lui comunque pensa sempre a loro, alle salsine Heinz. Anche quando torna a casa, o sulla luna, lui comunque pensa a loro.

[ Moon ]

“La vita un po’ ci odia ma soltanto quando è giorno, che di notte siamo luce che colora questo mondo” qua invece sottolinea che la corretta consumazione della salsa barbecue è preferibile di sera perché durante il giorno può dare acidità. Inoltre, è un po’ affranto qua perché non sai mai se scende o no la salsina dalla bottiglietta: se premi non scende e quindi spesso è giusto arrabbiarsi con questo packaging maledetto che separa il loro amore.

[ Vai o Resti ]

Non a caso, se nel brano precedente Neverbh si incazzava perché non capiva se la salsina scendeva o no dalla bottiglietta, in questo nuovo brano c’è una terribile consapevolezza: la fine della salsina Heinz. Lo struggimento dell’artista si sente tanto, è un grido di dolore che fa un sali e scendi emozionale velocissimo e che purtroppo non può essere fermato ma solo affievolito con parole dolci di ricordo.

[ Ho Pianto Un Fiume ]

Con la canzone successiva, il ricordo diviene nostalgia. “Giuro che mi manchi un po’”, e cos’altro potrebbe dire per affievolire un dolore così atroce, mesto e privato? La perdita di una persona cara fa meno male rispetto alla sensazione che si prova quando finisce la maionese Heinz: questo è quello che cerca di dire Neverbh.

[ Manchi un Po’ ]

Dopo la fase della tristezza, c’è la fase della rabbia. Come è possibile che se ne è andata senza avvertire? Era piena la bottiglietta fino a due giorni fa! Questo è quello che ha pensato l’artista, potevano anche mettere un sensorino sulla bottiglietta che lo avvertisse della dipartita a breve, e invece no. Finita così, senza dire nulla, senza neanche un messaggio, niente.

[ Dirupo ]

Passano i giorni e passa il dolore, la rabbia e tutto il resto. Ormai le salsine Heitz sono un lontano ricordo: adesso c’è una nuova fissa, il digestivo Brioschi. Lui sì che poteva far passare quell’acidità di stomaco causata proprio dalle salsine Heitz. Talmente in fissa che ora Neverbh voleva dire “Never Brioschi’s Hopeless”. Dio mio come è tutto più bello senza quelle merdose salsine Heitz.

Però… Però quel vuoto dentro rimane. E si fa sentire.

[ Calmo – Bye Bye ]

Neverbh sottolinea spesso nei suoi brani come le cose che capitano per caso alla fine si rivelano essere sempre quelle più belle, come gli capitò di rivedere di sfuggita i fagioli Heinz, con la salsina al pomodoro… Dio mio Heinz, quante facce hai? L’approccio timido sugli scaffali del supermercato diviene amore verace una volta a casa. Si è riaccesa la fiamma: fagioli sul forno a microonde, fagioli sul lavandino, fagioli sul tavolo, fagioli sul letto. E tutto questo solo per riassaporare una nuova salsina Heitz, che riempie la pancia e riempie il cuore. Da allora Neverbh tornò con il suo nome originale, Never Boycott Heinz, conscio del fatto che quell’amore sarebbe durato per sempre questa volta.

[ Ehy, Dimmi – Miracoli ]