Categorie
Indie Internazionale Pop

Il lockdown secondo i Pillheads

Da venerdì 21 maggio sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali “Domani voglio farlo ancora”, il nuovo singolo dei The Pillheads. Domani voglio farlo ancora è un brano dall’impronta inconfondibilmente British e rappresenta metaforicamente i comportamenti rischiosi ma necessari per vivere la vita fino in fondo. Spiega Paolo a proposito del loro nuovo inedito: «Mi lancio tutti i giorni da altezze vertiginose senza paracadute, con un gesto che parrebbe un sicuro suicidio. Tuttavia c’è sempre qualcuno o qualcosa che magicamente mi salva. Lo so e non me ne preoccupo: ogni giorno ripeto il mio gesto, folle per la gente, ma irrinunciabile per me».
 
Pillheads è un termine inglese che definisce “coloro che assumono ossessivamente farmaci senza averne una reale necessità”, da un’idea di Phil Strongman, collaboratore di Malcom McLaren e regista dei Sex Pistols, con cui i Pillheads produssero un film nel 2017.

Abbiamo chiesto loro qualche info su come hanno passato il lockdown.

Come state passando questo strano periodo, qual è la vostra routine?
Stiamo ultimando il nostro nuovo disco in lingua italiana. Nel frattempo stiamo producendo nuovi video. Siamo molto contenti del risultato, stiamo utilizzando tecnologie sperimentali per la registrazione e missaggio. Stiamo utilizzando una gamma dinamica eccezionalmente ampia in controtendenza con la tendenza contemporanea a schiacciare i mix con dei mastering da schifo. Stiamo pensando che sarà un vinile. Anzi ne siamo ormai certi.

L’arrivo della pandemia vi ha sconvolto qualche piano? Quale?

I nostri piani non hanno mai avuto alcuno sconvolgimento, abbiamo semai avuto più tempo per registrare in studio.

Ve la ricordate la primissima quarantena? Come la passaste?
No, non ce la ricordiamo, è passato troppo tempo…

Di cosa parla il vostro ultimo singolo? L’avete scritto nell’ultimo anno?
“Il Libero Pensiero” è la versione italiana di “Bleeding Clone”, brano che abbiamo scritto nel 2019 durante una settimana di registrazioni presso lo studio che la nostra Banksville Records tiene a Berlino, in Kottbusser Tor. Parla di libero pensiero, che abbiamo notato essere molto simile, nelle sue caratteristiche, a un disturbo neurologico clinicamente denominato “sindrome di Tourette”, che causa improvvise manifestazioni inopportune del linguaggio e del comportamento. Tali similitudini possono essere così brevemente riassunte: entrambi si manifestano evidenti in tenera età, con la tendenza poi a svanire; entrambi portano i soggetti a dire troppe parole, spesso considerate sconvenienti; entrambi, nei casi più gravi, vengono curati con i farmaci. L’ uso spropositato delle parole, giunge al limite della personale sopportazione ma non ci basta mai e ne vogliamo ancora e ancora.

Cosa vi manca più di qualsiasi cosa?
Assolutamente nulla. Abbiamo noi stessi. Siamo dei ragazzi fortunati.

Vi ricordate ancora l’ultima serata che avete fatto post 22.00?
Ieri notte, abbiamo lavorato al nuovo video di “Domani voglio farlo ancora” fino alle 6 del mattino, bevendo Grignolino nelle pause. Non è tanto tempo fa… Vedi, questa ce la ricordiamo!

Categorie
Indie Pop

Il tema natale di Paul Giorgi

Esce venerdì 29 aprile 2021Acqua, il nuovo singolo di Paul Giorgi (fuori per Le Siepi Dischi, in distribuzione Believe Digital). Un nuovo capitolo dopo il debutto con Tigre, che ci immerge ancora una volta nella giungla lo-fi che si contamina di influenze indie-rock in attesa di un disco di prossima uscita.
Acqua l’ho scritta qualche anno fa. C’è un locale della mia città in cui andavamo ogni fine settimana e ricordo che una sera c’era questo caldo pazzesco. Fumavamo dentro e sembrava tutto fuori fuoco. A un tratto una ragazza mi passa affianco portando con sè l’aria fresca che c’era fuori, una boccata d’aria di cui avevo proprio bisogno. E il pezzo è nato lì, così. Il mattino dopo l’ho finito di scrivere. In realtà ero indeciso se chiamare il pezzo acqua oppure gabbiani. A sentirla adesso sembra come guardare una serie di fotografie, alcune nel buio dell’alba, alcune un po’ porno.

Gli abbiamo letto il tema natale.

Sole in Toro
Ti piace mangiare bene (e spesso hai un palato decisamente raffinato), dormire a lungo e profondamente, vivere il più possibile a contatto con la natura. Vero o falso?

E’ vero. Più che palato raffinato direi che se mi metto in testa di mangiare una cosa difficilmente cambio idea.. Per quanto riguarda la natura ho una grande crisi interna quando fuori c’è il sole.. in quei casi difficilmente riesco a fare cose al chiuso. Ho una casa in campagna e spesso sto lì.

Ascendente in Cancro
Sei attaccato ai valori della famiglia, e ti piacerebbe abitare in campagna, in una grande casa, circondato da un partner affettuoso, da tanti bambini e animali domestici in abbondanza. Vero o falso?

Credo in delle cose, in alcuni valori. Mi fa piacere stare in compagnia di persone solari, stare bene. Non mi piace fare le cose tanto per farle.
Sono forti i bambini. Prima o poi chissà. Ho un gatto chiamato Dudù che non si stacca mai da me. A volte però preferisco rimanere solo. Leggere un libro o ascoltare cose. Ascoltare cose tipo questa

Luna in Capricorno
Le coccole e le manifestazioni di tenerezza sono spesso incostanti e piuttosto censurate da un inconscio ferito dalle privazioni affettive vissute fin dall’infanzia. Vero o falso?

No dai falso. Avuto infanzia normalissima in cui barattavo 20 euro (di mia madre) per comprare pistole giocattolo per sparare ai soldatini. Credo di essere normale nel resto. Mi fa piacere l’affetto. Se fossimo su whatsapp vi troverei una gif buona per descrivere.

Venere in Toro
Si tratta di una posizione planetaria che trova soddisfazione in una unione stabile, duratura, poco propensa all’avventura o a tortuosi cammini di soddisfazioni condizionate dall’Ego. Si realizza felicemente attraverso il matrimonio e l’unione familiare. Vero o falso?

Ah beh non saprei che dire dato che ancora non mi sono sposato mai. Magari però vi farò sapere.

Marte in Leone
La conquista delle mete materiali è sempre affiancata da un estremo ottimismo, da una buona dose di autostima e da una grande forza interiore, che spingono il soggetto a vivere la quotidianità con sicurezza, chiarezza d’idee ed ottimo coordinamento dei riflessi. Vero o falso?

Non so! Mi piace quello che faccio e cerco di farlo sempre con serenità. Ogni tanto mi capita di gasarmi. Ci sono anche momenti down ma cerco di superarli come posso. Non ho dei veri e propri obiettivi.

Categorie
Indie Pop

Il tema natale di MANI

Marco Feliciani, in arte Mani, è un cantautore nato nel ’99 in Ancona.

Si avvicina alla musica già da piccolino grazie al padre e alla zia che lo spronano a prendere lezioni di canto. Si diploma al Liceo Musicale C. Rinaldini di Ancona nel 2018, dove inizia a scrivere le proprie canzoni. Frequenta l’accademia di canto SOM a Prato e successivamente si trasferisce a Milano per studiare all’accademia di musica NAM. Si esibisce in alcuni locali facendo ascoltare la propria musica e, anche, lungo le vie milanesi come artista di strada. Nel 2019 pubblica sulle piattaforme digitali il suo primo singolo da cantautore, “Pesce Rosso”, registrato al SAE di Milano da Riccardo Vitali e accompagnato da Nicola Marconi, Daniele Marconi, Zeno Le Moglie e Francesco Taucci; correlato col videoclip di Megan Stancanelli.

Nel 2020, con la stessa produzione, pubblica altri due singoli: “Come l’affronto?” e “Non è stato facile”. “Come l’affronto?” è un dialogo a senso unico con Anna, la zia che lo aveva spinto a cantare e che se ne era andata. “Non è stato facile” è un brano indirizzato a se stessi, che riassume quattro anni di difficoltà e silenzi. Nello stesso anno, a causa della pandemia, torna nelle Marche dove inizia a registrare il suo primo disco con la NuFabric e la produzione di Stefano Luciani e Ludovico Bartolozzi.

Abbiamo parlato con lui del suo tema natale, in occasione della sua uscita del suo nuovo singolo dal titolo Non cresciamo mai.

Sole in Toro
La testardaggine del toro è famosa, il Sole accentua questa peculiarità e lascia pochi spiragli ai cambi di idea. Vero o falso?

Naturalmente, prima di iniziare, è opportuno che io faccia una premessa. Metto le mani avanti dicendo che non sono molto ferrato di astrologia, tanto meno dello zodiaco, e non nego di aver fatto una veloce ricerca su Internet prima di risponde.

A mio parere sono un po’ testardo, quindi direi vero. Ma sinceramente ho chiesto qualche giudizio ai miei amici per capire se effettivamente lo sono quanto credo. In realtà mi hanno risposto di non esserlo molto, giusto in poche occasioni come nel decidere un ristorante o andare da una parte piuttosto che da un’altra. Ma, in quei momenti, credo di essere solamente stato bravo nel rigirare la frittata e portare le cose a mio favore, per questo mi hanno accontentato. Se, invece, si parla di opinioni o pensieri, allora lo sono di più, nonostante non mi pongo problemi nel mettere in discussione i miei principi. Quante volte è capitato di mettersi alla prova in svariati discorsi filosofici delle 2:00 di notte? Io non ne tengo più il conto. Quindi direi Q.B. (quanto basta) come nelle ricette di cucina.

Secondo me, secondo me
Io vedo il mondo solo secondo me
Secondo me, secondo me
E scrivo al mondo solo secondo me”
Secondo me (Brunori Sas)

Ascendente in Toro
Possono, aggiungersi al modo di fare dell’individuo alcuni aspetti meno gradevoli, come la possessività e una certa flemma. Vero o falso?

Ahimè, è proprio vero. Sia che si parli di beni materiali, che, soprattutto, di quelli affettivi, sono abbastanza possessivo. Di conseguenza sono anche geloso, soprattutto a causa di impertinenti pretendenti del proprio partner. Chi, a suo modo, non ha mai scritto a qualche rivale insistente per zittirlo acidamente e chiudere il messaggio a senso unico con un bel punto? Troppi dettagli? Forse mi sento tirato in causa. Prima o poi qualcuno ci scriverà un libro delle istruzioni o qualcosa di simile, e imparerò anche io. Fortunatamente, prima di fare determinate cose, rifletto. Ma poi, a volte, le faccio comunque. Almeno non posso dire di non averci riflettuto. Insomma, all’istinto non si comanda. Riguardo la flemma, non saprei. Cambio spesso umore, anche a seconda del tempo, quindi i miei momenti di calma e quelli di inquietudine sono molto altalenanti.

Salvami dalle mie mille me
Portami lontano mille miglia via da me
Lasciami tra le mie mille me
Lasciami mostrare tutte le mie mille me
Le mie mille me (Levante)

Luna in Capricorno
La Luna in Capricorno, arriva il momento di dedicarsi alla carriera. Si intravedono importanti cambiamenti, e si utilizzano razionalità, impegno e diligenza per sfruttarli a proprio vantaggio, senza temere di faticare e sacrificare momentaneamente il resto. Vero o falso?

Direi, senza pensarci molto, vero. Sono competitivo e caparbio riguardo ciò che voglio raggiungere, quindi non indugio a sporcarmi le mani per arrivare alla meta, soprattutto se si parla di carriera. Ma, ora che si avvicina la prossima sessione universitaria, inizio a vacillare. Quindi sono ben accetti consigli su come alleggerire la fatica.

Dall’alto si vede bene
Il ritmo della città
Nelle vite sempre in movimento
Tra chi vince e chi non ce la fa”
Vivere in società (I Segreti)

Venere in Gemelli
Con Venere in Gemelli il rapporto di coppia vacilla: la fiducia e la schiettezza sono altalenanti, a tratti regna la confusine, non si capisce più quale sia la direzione. L’unica certezza che permette ai legami di non sfilacciarsi troppo, è la consonanza cerebrale e morale, che garantisce alle persone che ne sono coinvolte, di non perdersi. Vero o falso?

Qui mi trovo in disaccordo. Al momento non vacilla nulla, fortunatamente. Ho una relazione stabile da un anno nella quale la fiducia e la schiettezza non manca di certo. Ovviamente ho dovuto imparare, ma lo stiamo facendo insieme, come tutto insomma. Non credo che si tratti di moralità, ma di stare bene con se stessi e di conseguenza con chi ti sta accanto. Di essere sinceri, e poi si sa che il toro è un segno fedele, basta soltanto trovare il giusto complice.

“E non sai quanto ti voglio bene
Ci vedo da vecchie a bere
Col tuo sguardo di sguincio
Sul terrazzino del Pincio
Che mi offri un abbraccio mentre io do di matto”
Pincio (Margherita Vicario)

Marte in Scorpione
Marte in Scorpione porta il segno ad essere più introverso, talvolta malinconico. Le emozioni incontrollate, la passione travolgente, lasciano spazio ai sentimenti più delicati, all’introspezione e alla ricerca di serenità. Vero o falso?

Nel mio caso, non c’è frase più vera di questa. Sono un inguaribile nostalgico e ho una smisurata malinconia che mi porto appresso dalla mia adolescenza. Non so il motivo, ma non la vedo come un aspetto negativo, trovo che la malinconia sia uno stato d’animo importante per alcuni momenti dalla propria vita e che possa insegnarci molto.

Come fanno le onde del mare
A non stancarsi mai
Come fanno le stelle del cielo
A non spegnersi e poi
Com’è che gli anni che passano svelti
Sono fatti di minuti lenti”
Adieu (Dente)

Di conseguenza, forse a suo modo è correlato, sono molto introverso e silenzioso e tendo a vivere tutto al mio interno piuttosto che a dimostrarlo al di fuori. Questo molto spesso crea delle incomprensioni quando mi trovo a simpatizzare con altre persone, e probabilmente tendo a risultare freddo ai loro occhi; ma credo che sia semplicemente il mio modo di assorbire le cose ed entrare meglio in empatia con gli altri.

Qualcuno mi ha detto che gli hai detto
Che in qualche modo hai aperto il chakra del tuo cuore”
Chakra (Le luci della centrale elettrica)

Ma, tralasciando quello che le persone possono pensare, mi sento a mio agio con me stesso, perché ho la consapevolezza di come sono e come mi sento. Nonostante questo sono ancora alla ricerca della serenità, ovviamente. Chissà, forse mi metterò finalmente in pace quando un giorno avrò una casetta vicino il mare, un giardino, un cane e qualcuno dal quale tornare. Questa per me è la serenità.

Come te
Che mi guardi e mi dici dai
Stasera non usciamo
Che fuori il tempo è bello
Ma dentro casa di più”
Regali fatti a mano (Gio Evan)

Categorie
Elettronica

Il lockdown secondo YLYNE

Esce venerdì 16 aprile 2021 per l’etichetta Auand Beats Odd Dance Music, il nuovo album di Ylyne, la creatura elettronica dell’estroso musicista Frank Martino. Odd Dance Music non è solo il titolo, ma un gioco di parole che mischia ironicamente edm e odd meters, uno stile musicale qui sintetizzato con la partecipazione di Luca Scaggiante (in due brani, uno dei quali è l’atipica cover già edita di Welcome Home (Sanitarium) dei Metallica), I Love Degrado, Sarah Stride e Devon Miles.

Gli abbiamo chiesto come ha passato il lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Ho scritto tantissima musica e ripreso a studiare quotidianamente sia il mio strumento (chitarra) che la produzione audio, mix e mastering. Cerco di utilizzare questa stasi nel modo più proficuo possibile, anche se, non vedendo la fine, non è semplice.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 
Avevo un bel po’ di concerti fissati e alcune produzioni che sono state rimandate: tenendo conto della situazione disastrosa per tutto il mondo della musica, credo di essere stato fin troppo fortunato.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
All’inizio credevo, ottimisticamente, che si sarebbe risolto tutto rapidamente, ma purtroppo mi sbagliavo. I primi mesi li ho trascorsi in modo molto cupo. Successivamente, grazie anche a qualche parvenza di normalità, mi sono ripreso e alla successiva chiusura ho schematizzato meglio le mie giornate come dicevo precedentemente.

Di cosa parla il tuo ultimo disco? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Sì, ho scritto il disco in tutto il 2020.  E’ un disco di elettronica che combina sonorità dub, dance, ambient insieme a ritmi storti e tempi dispari. In gran parte della realizzazione, sono stato affiancato da altri artisti collaboratori che hanno dato un grosso contributo al prodotto finale: Devon Miles, Sarah Stride, I Love Degrado e Luca Scaggiante.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 
In questo momento, banalmente, riprendere il lavoro di prima.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Certo, l’ultimo giorno di riprese del disco “Ego Boost” con il mio progetto jazz (Disorgan): abbiamo finito poco prima che iniziasse la pandemia

Categorie
Indie Pop

Il lockdown secondo Azazel

Dopo la pubblicazione di Gemini EP, Azazel torna il video del singolo estratto 24/7. Un nuovo capitolo per il cantante toscano ma di stanza tra Milano e Londra che fa entrare nel suo mondo: un lotta vinta e un invito ad essere sè stessi, nonostante tutto. Essere sè stessi è una celebrazioni continua, e questa canzone insieme al video, in cui vengono inseriti come comparsi gli amici stretti di Azazel, sono una chiara dimostrazione del processo di autoliberazione.

Ho lottato tutta la mia vita per essere me stesso. Alla fine ce l’ho fatta. Il Kpop e l’R&B mi hanno salvato dai miei momenti più bui e dato la forza per affrontare le mie paure. Quando il mondo mi ha fatto sentire sbagliato per le mie scelte, ho smesso di ascoltarlo, ed ho imparato ad essere fiero di me stesso. La mia musica vuole essere un grido di speranza di tutti i ragazzi che come me sono stati discriminati perché effemminati e non rientranti in stereotipi etero normativi. Sii te stesso, malgrado tutto. E’ una liberazione da tutte le insicurezze che porto con me ogni giorno. Mi sento come un angelo caduto, in cerca della spontaneità di lontani momenti felici

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Sto cercando di mantenere la mia psiche la più equilibrata possibile, quindi cerco di allenarmi tutti i giorni e fare esercizi vocali. Sto organizzando molti progetti per il futuro e sto lavorando sul mio brand, che uscirà molto presto.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

C’erano molti piani che avevo in mente a Marzo scorso, quando mi ero appena trasferito a Londra. Ovviamente niente è andato secondo piano. Mi sono reinventato e ho cercato di concentrarmi su me stesso e sul tenere duro in attesa di lavoro, e per fortuna le produzioni musicali sono rimaste aperte durante il processo della pandemia.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Nella mia nuova a casa a Londra, guardando molti anime, allenandomi, molti FaceTime con i miei amici. Ho scritto il mio primo singolo “Farfalle” a inizio quarantena.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Il mio ultimo singolo è 24/7 e l’ho scritto a Ottobre 2020, in un momento molto buio della mia esistenza. La canzone parla di me e della mia identità queer, di come una persona si possa conoscere meglio esprimendo i propri sentimenti e le proprie fantasie. L’importante è non ascoltare le voci nella propria testa di sabotaggio e le parole delle persone che ti tirano giù. Volevo creare un anthem per me, i miei amici e amiche lgbtq+ e sono molto fiero di esserci riuscito.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

Mi manca essere di corsa, non fermarmi mai, vorrei tornare ad essere spensierato come una volta, sarà un percorso complicato.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Si, l’estate scorsa sulla spiaggia. Esattamente dove vorrei essere adesso.

Categorie
Internazionale

Il lockdown secondo Henna

Esce venerdì 23 aprile 2021 Au Revoir, il nuovo singolo di Henna.
Vi presentiamo la cantautrice valtellinese ma di stanza a Milano, tra i 16 finalisti della nuova edizione di Musicultura, con un nuovo capitolo che ci porta nel suo personalissimo mondo subacqueo dove le influenze del cantautorato indie si contaminano di elementi di folklore e di sonorità più vintage. Questo brano è un viaggio on the road in Europa, tra Francia, Italia e Germania, con il cuore spezzato e una salvifica autoironia, che diventa spesso la nostra migliore amica.

Au revoir è un brano nato per scherzo e alla fine è davvero uno scherzoso modo di dire che stai bruciando dentro. A volte mi viene difficile spiegare le cose per come le sento davvero, in questo caso il modo migliore per esorcizzare mi sembrava portare il concetto all’esatto opposto: ci avrei sicuramente pianto e quindi mi metto nella condizione di riderci su. Posso dire che l’ironia è un’amica bestiale.

Le abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Non sono grande fan della routine eppure questo periodo mi ha portata nel loop. Un boomerang di situazioni, posti, persone, pasti, bevande, parole e canzoni. Niente serate, niente live, niente nuove persone con cui scambiare conversazioni sul senso della vita durante serate senza aspettative, niente. La fortuna vera è stata Musicultura: mi ha dato la possibilità di fare una cosa che aveva la parvenza di un viaggio e di suonare dal vivo in un teatro (concetto praticamente utopico ad oggi), questo si che è stato un privilegio.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 
Diciamo che l’infame è arrivata nel momento in cui dovevo (teoricamente) entrare a bomba nel mondo del lavoro, dopo gli anni di studio e il diploma, dopo aver passato il momento terribile di transizione in cui capisci che è finita la pacchia ed è arrivata l’ora di prendere la bici e pedalare ero veramente pronta per partire, avrei voluto fare tanto, adrenalina, progetti e idee a mille; direi che ci troviamo nella situazione perfetta per usare il modo di dire “mi ha messo i bastoni tra le ruote”. Però adesso il bastone l’ho congedato e pedaliamo.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
Mi sento fortunata per essere rimasta bloccata a casa mia in Valtellina con i miei genitori e mia sorella. All’inizio ricordo che, non sapendo le tempistiche perché proprio non conoscevamo questo grande mostro, la vedevo come una sfiga l’essere rimasta lontana da Milano. Invece mi sono goduta la mia famiglia come non succedeva da anni, ci siamo ritrovati tutti e quattro insieme sotto lo stesso tetto come prima ed è stato un regalo preziosissimo. Ho lavorato molto durante il primo lockdown, in tutta quella tristezza e paura io potevo lavorare alla mia musica senza la pressione del tempo che passava, potevo permettermi di riprendere in mano delle cose che avevo lasciato al caso ed è stato un momento anche per dedicarsi a delle attività che non facevo da un po’ per questioni di priorità, come dipingere, ricamare e studiare per curiosità.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Au revoir è una canzone d’amore, l’ho scritta a fine 2016 in realtà. Ci sono le canzoni della buonanotte e questa ad esempio è la canzone del malocchio, e allora perché dico “canzone d’amore”? (domanda auto-posta nella domanda). Perché il narratore (aka io) è nella fase del cuore spezzato in cui gliele vuoi augurare tutte, che poi alla fine non è mai vero, ci si fa un po’ grossi per reggersi in piedi, però quello è stato un mio gioco per mandare via la sofferenza di quello che per me è stato un innamoramento particolare, un gioco che non voleva manco essere una canzone ma un esercizio di terapia che poi è diventato il mio primo singolo.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

Ora mi mancano i contenuti. Mi sento privata della mia libertà (come tutti) a causa di questo stile di vita, io amo scrivere le canzoni, è proprio una cosa naturale e il fatto che io mi stupisca spesso delle cose, dalle più piccole alle più grandi è un tassello importante per il mio approccio alla scrittura. Ora ho poco da dire, poco da raccontare perché non succede un accidenti. Eppure mi sforzo ma tutto quello che scrivo ora proviene da un ricordo preso in prestito dal passato, non che mi dispiaccia perché comunque l’ho sempre fatto, ma ora non posso scegliere di scrivere di me nel 2021 perché questa pandemia mi ha mangiato le esperienze.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Se devo essere sincera non riesco a ricordare come fosse, pensare che questa estate non c’era il coprifuoco mi sembra assurdo. Ci siamo talmente tanto abituati a questa vita che quella vera sembra un ricordo offuscato. Il che è terribile. So solo che quando sarà finito tutto quanto non voglio vedere casa mia per qualche giorno.

Categorie
Indie Pop

Il lockdown secondo Florilegio

Florilegio è la creatura musicale di Matteo Polonara.
Inizia il suo progetto cantautoriale nel 2015, girando con le sue prime canzoni tra Marche ed Emilia-Romagna. Si stabilizza a Bologna, dove è immerso nella costante ricerca di sé e di una propria dimensione. Matteo scrive per connettersi con il pianeta Terra, perché da sempre è timido e introverso. Le sue storie sono autobiografie sentimentali, costruite con immagini dense e sguardi non convenzionali.

Dal 2016 collabora con il Mataara Trio, trio di supporto live e in studio, con cui ha tessuto le giuste ambientazioni per le sue storie. Si ritrovano a suonare un po’ dappertutto, tra bettole e festival, ricevendo anche riconoscimenti nazionali e condividendo il palco con band come 99 Posse, Fast Animals and Slow Kids, Olly Riva & the SoulRockets, Veeblefetzer.

A Marzo 2019 esce “Nella Vasca o Nel Giardino di Fianco?”, disco d’esordio autoprodotto registrato presso lo studio “Produzioni Fantasma” e uscito per Revubs Dischi, anticipato dai singoli “Sirene” e “La Partenza”. La canzone “Muto.”, tratta dal medesimo disco, viene scelta dai Modena City Ramblers, per comparire nel lato B di uno dei vinili della collana Sonda Club, indetta dal Centro Musica di Modena.

Nel 2021 Matteo sceglie di lasciare alle spalle il passato, abbandonando il suo nome e cognome, per tramutarsi e rigenerarsi. Da qui nasce Florilegio, una ragnatela di suoni e parole tessuta con la collaborazione del Mataara Trio e Pierpaolo Ovarini con cui attualmente sta producendo e registrando il suo nuovo lavoro presso il Nufabric Basement Studio.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Ciao! Cerco ogni giorno di tenermi il più impegnato possibile. La mia routine consiste nel cercare di non avere una routine precisa. Dallo scoppio della pandemia ho cercato di far fruttare il meglio possibile questo tempo sospeso. Principalmente suono, scrivo, studio, leggo, creo cose, cerco di nutrire e dare libero sfogo alla mia fantasia e creatività. Questo periodo mi è servito per prendermi del tempo, per pensare e ripensare a me e alla mia vita, diciamo riorganizzarmi. Nell’ultimo anno ho anche ripreso gli studi all’Università e dello strumento. Inoltre, ho per le mani diversi progetti di natura musicale differente, alcuni hanno già visto la luce, altri si realizzeranno nei prossimi mesi.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?

Considera anche solo il fatto che sono nato il 29 febbraio, il mio compleanno c’è ogni quattro anni e l’anno scorso non l’ho potuto nemmeno festeggiare in grande stile! A parte gli scherzi, appena prima dello scoppio della pandemia ero riuscito a chiudere un minitour di una decina di date sparse per l’Italia, mi ci ero impegnato molto per organizzarlo e avrei suonato in città dove non sono nemmeno mai stato: ovviamente tutto perduto. Senza contare che, in ogni caso, ha rallentato più o meno qualsiasi cosa che ho fatto, e le cose che non ha rallentato le ha rese più complesse. Ma mi ha dato molto tempo per pensare, per riflettere e capire davvero quali sono le cose importanti. In realtà, dal punto di vista emotivo e personale, questa pandemia mi ha fatto crescere molto, mi ha fatto capire in profondità molte di me e di ciò che mi circonda.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Escludendo il mondo fuori che andava in frantumi, ho un bellissimo ricordo della primissima quarantena. È stato un momento molto divertente e creativo: vivo con la mia ragazza in un monolocale minuscolo in centrissimo a Bologna, ci siamo divertiti a improvvisare ogni giorno come se fosse un’avventura! Sarà perché era una cosa nuova e che non si sapeva bene quanto sarebbe durata… c’era una sorta di curiosità. Inoltre, mi è servita per avere uno stacco dalla realtà che mi circondava. “Tende” nasce proprio anche da questo: dal fatto che molto spesso non riesco a stare al mondo e mi sento un alieno, una persona difficilmente adattabile alla società. Perciò, la prima quarantena mi è servita anche per riprendere un attimo fiato. Molto diversa, invece, questa seconda ondata che è stata molto più stancante e nociva.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

In realtà no. “Tende” l’ho scritta quando ancora non immaginavamo nemmeno che una pandemia globale stesse per irrompere nelle nostre vite e che le stesse per travolgere in modo drastico, credo fosse Dicembre o Gennaio 2020. “Tende” è un invito rivolto a me stesso a lasciarmi vivere, a buttarmi di più, a essere più leggero. Spesso penso tanto, troppo, prima di fare qualsiasi cosa e anche mentre la sto facendo, in questo modo poi spesso perdo di vista il momento e l’istante. Il brano è un auto-esorcizzarmi. Ho un animo molto fragile e sono per natura estremamente empatico e misantropo, non è sempre molto semplice vivere così. Quindi diciamo che è un autoinvito a vivere di più, a credere di più in me stesso e in quello che faccio. A chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare dal vento. È per dirmi di smetterla di auto criticarmi per ogni cosa e vedere sempre tutto nero, o comunque più scuro di quello che è davvero. Le tende sono anche una metafora dei miei occhi, come se mi dicessi: “guarda oltre ciò che vedi”.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

Non mi ricordo più com’era vagare sotto i portici di Bologna la notte. Perdersi tra un giorno e quello dopo. Vedere le cose con la luce del buio che è molto più affascinante. Insomma, vivere alla luce della luna, che preferisco a quella del giorno. Oltre a questo, mi manca suonare per qualcuno, non importa dove o come, ma è proprio la sensazione che stai suonando e c’è qualcuno a poca distanza da te che è lì e ti sta ascoltando. È lo stare sopra, sotto, dietro, di fianco a un palco (e le birre dopo concerto!). Inoltre, vorrei fare un bel viaggio immerso nella natura, vedere le stelle sul prato, andare a teatro e al cinema. Niente mi riempie di più il cuore.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Onestamente così su due piedi no. Ma meglio così… significa che è stata una bella serata se non la ricordo!

Categorie
Indie Pop

Il lockdown secondo i Diletta

Esce oggi venerdì 23 aprile 2021 Capita, il primo singolo dei Diletta.
Venite a conoscere l’atipica pop band di Como che, reduce dalla compagna crowdfunding lanciata per ultimare i lavori del primo disco di prossima uscita Sacro Disordine, ci conduce per mano e con un’intro di chitarra nel mondo sconosciuto dove le cose, quelle che cerchiamo di programmare e controllare ogni giorno, spesso capitano e basta, senza una regia, senza un motivo: e così capita…

Le cose importanti nella vita, quelle belle e quelle meno belle, capitano così, senza preavviso e senza effetti speciali. Il brano “Capita” racconta di come la vita non sia un set cinematografico e di come le persone ricerchino ostinatamente un pò di magia tra la banalità del quotidiano e il desiderio di essere amati.

Per l’occasione, abbiamo chiesto a ciascuno di loro come ha passato il lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

JONATHAN  Pappe, pannolini, ninna nanna, lavoro e Diletta. Mi ritengo fortunato. Di professione sono educatore e non ho mai smesso di andare al lavoro. Inoltre sono diventato papà a settembre 2020 e questo (oltre alle famose notti insonni) mi sta regalando una gioia preziosa che supera l’angoscia per la pandemia. 

ANDREA Mi sveglio e aspetto che papà Jonathan mi porti la pappa e mi cambi il pannolino..poi brevissimo power nap e via al lavoro!

DESIREE Premettendo che sono abbastanza allergica all’ultima parola della domanda, le azioni ricorrenti delle mie giornate sono: lo studio universitario (di tecniche del suono), il DILETTO con gli strumenti che so suonare, la riflessione mentale, la comunicazione con gli amici, la creazione di nuova musica col mio computer. Insomma, nel mio sacro disordine, penso che non me la passo poi male!

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? 

JONATHAN Sicuramente il progetto Diletta ha risentito di questa pandemia. Mi mancano le prove con i miei compari e mi manca suonare dal vivo. Speriamo di recuperare a breve. 

ANDREA Avevo in mente di aprire un chiringuito sulla Milano-Meda…che scherzo! Ahahah! Nessuno.

DESIREE Sicuramente mi è dispiaciuto passare alla DAD con l’accademia che frequento. Ho capito la bellezza del vivere la scuola più da vicino, scambiarsi conoscenze e condividere l’esperienza con i compagni di corso… sto sperando molto nel prossimo anno, che possa essere almeno un po’ differente.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

JONATHAN Mi ricordo l’irrequietezza e nello stesso tempo un senso di stordimento per qualcosa di assurdo/impensabile che stavamo vivendo. 

ANDREA Ricordo benissimo il senso di spaesamento: si può uscire o non si può uscire?

DESIREE Ricordo il mio compleanno verso fine marzo 2020. Mamma mi ha fatto una torta in casa e per quanto avrei voluto fare festeggiamenti esplosivi, ho vissuto momenti di felicità dati dalla semplicità e l’amore.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

JONATHAN Ho scritto Capita nel novembre del 2019. Ero a casa di mia mamma in compagnia di mia sorella che a tavola ci rivelò di essere incinta. Il suo modo naturale di dircelo, tra una forchettata di pasta e l’altra, mi ha colpito e da lì è scaturita la canzone il cui senso sta proprio nel dire che spesso le cose importanti capitano così, senza preavviso.

ANDREA Jonathan ha scritto Capita nel novembre del 2019, se non sbaglio. Mi pare fosse a casa di sua mamma, in compagnia di sua sorella. E così è nata Capita.

DESIREE Capita parla di qualcosa che ci accomuna tutti, qualcosa di così astratto ed essenziale che è forse difficile da esprimere in parole. È un inno alla bellezza dell’attimo e fa riflettere sulla valenza che possiamo dare ai diversi attimi che appunto ci capita di vivere.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? 

JONATHAN La spensieratezza, il cinema, i concerti, ma ultimamente anche i DPCM di Conte…sono un nostalgico 

ANDREA I concerti con Conte: troppo occupato a scrivere DPCM, dice. Ma io lo so che con Mario ci esce 🙁

DESIRÉE I concerti (sia con la band, sia quelli da spettatrice), le serate fuori, avere molte più opzioni per riempire il tempo libero.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

JONATHAN Emmm…. no

ANDREA Sì. 

DESIREE Chissà cosa ho mangiato ieri… ahahah No, non ricordo…

Categorie
Internazionale

Il lockdown secondo Metcalfa

Esce martedì 23 marzo 2021Siolence (titolo che viene dall’incontro tra “silence” e “violence”), il disco di debutto di Metcalfa, già anticipato dal singolo Missing. Si tratta del mondo oscuro del progetto solista di Metello Bonanno, primo esponente della hybrid music, che viene finalmente svelato, che presenta un suono che mischia elettronica, influenze jazz, atipiche soluzioni timbriche e ritmiche: SIOLENCE, un incontro tra le parole “silence” e “violence”. La scelta di questo titolo vuole tradurre in parole quello che succede all’interno del disco e le sensazioni che, si spera, possa suscitare nell’ascoltatore. Attimi di pura quiete affiancati ad elementi più ruvidi, in modo da creare un interessante connubio sonoro.

Ecco come è andato il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?
Guarda, fortunatamente riesco a lavorare un po’ con la sala prove che gestisco presso il CEMM School of Music e con le lezioni di strumento. Inoltre sto lavorando a del materiale nuovo. La mattina alle 7 mi sveglio per allenarmi, il resto della giornata lo dedico alla musica e ai miei
progetti. Cerco di tenermi occupato e lavorare sulla mia autodisciplina.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?
Bè, sicuramente diverse date che avevo in programma con due progetti sono sfumate nel nulla. Grossi progetti “fortunatamente” non ne avevo, quindi ho evitate uno sconvolgimento particolare da questo punto di vista.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?
La ricordo come un momento estremamente pacifico e per me anche molto edificante. L’ho passata in Toscana, dai miei. Ho continuato a studiare, a migliorarmi, a lavorare su ciò che era meno solido. Non posso assolutamente lamentarmi, in fondo stavo in aperta campagna e c’erano
anche un sacco di animaletti.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?
Ti riferisci a MISSING? L’ho scritto due anni fa, più o meno. In realtà non parla di un argomento unico, è più un insieme di emozioni che provavo, uno stato in cui ero al momento della scrittura del pezzo. Come recita il testo “I am far from Earth, and I like to be lost”, mi sentivo esattamente
in quel modo. Inoltre il testo è un omaggio a un gruppo che ho scoperto molto tempo fa, ma qui la storia si fa complicata.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?
Suonare live.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?
Una delle ultime è stata quando mi sono mollato con la mia ex. Un anno decisamene allegro, non trovi?

foto di Simone Pezzolati

Categorie
Indie Pop

Il lockdown secondo Spicci

Fuori venerdì 9 aprile 2021 per Le Siepi Dischi e Believe Digital, Caffè Amaro
E’ un brano che ci fa entrare nel mondo indie pop di venature agrodolce del cantautore di Avellino Spicci che si candida ad essere uno dei nomi più promettenti della scena indipendente, un brano dedicato a chi si incanta su Ebay a cercare le risposte impossibili, per tutti quelli che a Babbo Natale chiedono di non restare da solo, per chi ha voglia di paragonare la propria relazione, alla semplicità di un caffè. Caffè amaro è in definitiva l’addio struggente e sincero di chi ha amato così intensamente da non potersi accontentare di una miscela annacquata. È il dolore di chi sente lo strappo ma non si volta dall’altra parte, perché amare veramente vuol dire gustare fino in fondo, altrimenti meglio andare via.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine?

Purtroppo essendo ipocondriaco, sto sempre pieno d’ansia, della serie che a volte mi faccio paranoie tipo : “temo che si estingua il mondo” o roba simile… Ma tralasciando questo, cerco di pensare positivo ed essere fiducioso in un ritorno alla normalità. La mia routine è sveglia, colazione flash, lezioni in dad per il Conservatorio; Questo per il resto del pomeriggio, anche fino a poco prima di cena a volte. Poi nel frattempo mi fa compagnia la mia cagnolina, Arya, che per fortuna mi mette sempre di buon umore, eccetto quando si pappa la mia roba. Poi di sera ceno con mia mamma e mia sorella, e passiamo la serata a chiacchierare e vedere serie, film e giocare a giochi da tavola. Insomma la scelta non è poi tanta, ma troviamo un passatempo. Di notte invece scrivo canzoni e suono a volume basso basso. Quest’ultima cosa mi viene però spesso vietata…

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?

A dire il vero mi ha aperto gli occhi verso l’imprevedibilità della vita. Prima nessuno al mondo avrebbe mai pensato, “arriverà un virus che paralizzerà il mondo”. Insomma, sembra il titolo di un film horror, non certo delle giornate che viviamo ormai da più di un anno. Il piano che ho più temuto andasse a rotoli è il mio progetto musicale, ma fortunatamente tutt’altro. Da un po’ sono entrato a far parte del team “LE SIEPI DISCHI” e stiamo facendo un percorso bellissimo insieme e seppur a distanza, ci vogliamo già bene.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Ricordo che qualche giorno prima girava voce di questo “corona virus” e vedevo meme e post sciocchi in merito alla questione. La gente non conoscendo la gravità del problema, ironizzava tutto (qualche sciocco lo fa tutt’ora).
D’improvviso poi in Italia, arrivò tutto. Ricordo di averla vissuta maluccio , ero terrorizzato all’idea di poter ammalarmi, di poter finire intubato, all’idea di essere portato via dalla mia famiglia, di contagiare un mio parente e per mia sfortuna presi una brutta tonsillite che non c’entrava nulla con la pandemia ma che chiaramente mi fece spaventare tantissimo. Comunque la passai a studiare, suonare, cucinare ( passione che ho da sempre), mangiare, dormire e come tutti, a sperare che tutto finisse per sempre.

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Non capita spesso di trovare l’amore speciale, quello diverso da tutti gli altri, dal sapore unico, proprio come quello inconfondibile del “caffè amaro”. Ed è questo il titolo che ho voluto dare al mio ultimo singolo per raccontare l’addio struggente e sincero di un amore così intenso da non potersi accontentare di una miscela annacquata. Il tutto scritto quest’anno nel mio letto in tarda notte, come al solito.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

Vivermi la mia vita così com’era. Vorrei vederla però con gli occhi di ora, sono sicuro che la apprezzerei molto di più. Mi mancano i miei amici, la mia famiglia, mi mancano le semplici cose quelle prima avrei dato per scontato. Spero davvero che questa situazione servirà da esame di coscienza per tutti noi e ci permetterà un giorno di apprezzare tutto quello che abbiamo e che ci dimentichiamo di avere.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00?

Se non sbaglio rimanemmo “ giù alle tombe romane” ( o almeno così lo chiamiamo noi), in un parchetto situato nei pressi di alcuni monumenti storici del mio paese, a farci una birra in comitiva. Almeno riuscimmo a salutarci.