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Elettronica

Miller’s Wave ci racconta le sue cinque cose preferite

Fuori dal 26 ottobre “Outdoor Recreation”, il primo album di Miller’s Wave. Nove brani di musica Elettronica che coinvolgono l’ascoltatore nel profondo, suggestionandolo e catapultandolo in un mondo rarefatto e alieno ma per qualche ragione familiare. I pezzi sono solo musica allo stato puro, il pubblico è libero di viaggiare nelle sensazioni senza una direzione obbligata dai testi.

“Outdoor Recreation” è un concept album dove tutto ruota intorno ai ricordi e alla fragilità dell’infanzia, alla voglia di rientrare in contatto con quello che eravamo. La nostalgia è il fil rouge di un po’ tutti i brani. L’album è come un viaggio attraverso le avventure di un bambino: la spensieratezza, le delusioni, la crescita e infine il desiderio di rifare tutto da capo. Miller’s Wave con la sua musica esalta la creatività e la fantasia, potenti strumenti che ci permettono di realizzare (o di rivivere) tutti i nostri sogni e di tornare ogni tanto al nostro passato, con tutte le fragilità che ne fanno inevitabilmente parte.

Ecco quali sono le sue cinque cose preferite!

La mia famiglia

Oscillo perennemente tra l’essere espansivo e gioviale, e comportarmi da orso. Qualunque sia il mio stato d’animo, loro mi sopportano e mi amano senza riserve. 

Avere le mie ragazze intorno cambia completamente le giornate, tutto diventa incredibilmente più leggero, nonostante il continuo rumore di fondo 🙂

Ho sempre desiderato avere una stanza dedicata da utilizzare come studio, dove mettere tutte le mie tastiere, altoparlanti e giocattoli vari… finalmente circa tre anni fa il sogno si è avverato, ma allo stesso tempo per me è troppo alienante sparire per ore mentre le fanciulle e la mia compagna sono in giro per casa, specialmente in quelle domeniche piovose nelle quali non abbiamo la minima voglia di uscire. Così lo studio è diventato sostanzialmente un deposito di attrezzature (e di milioni di altri oggetti e opere d’arte delle bambine) e ho trasferito l’essenziale per produrre musica in una stanza comune, aumentando ulteriormente l’entropia.

Questo posto

La mia infanzia, i miei giochi in mezzo agli alberi e alle casette, ad un passo dal mare o dai sentieri più selvaggi. 

Conosco ogni centimetro dei luoghi intorno a questo minuscolo paese, ma ogni volta mi emoziono e scopro modi diversi di viverlo. Penso stia cercando di dirmi qualcosa da sempre, ma non sono riuscito ancora a decifrarlo, e per adesso va bene così. Per chi vive dalle mie parti sarà facile da riconoscere, ma non voglio nominarlo perché sono ancora convinto (erroneamente) di poterlo proteggere dalle orde di turisti, che ogni anno sono sempre di più. Nonostante sia stato fondamentalmente un bambino di città ho trascorso moltissimi weekend e lunghe estati da queste parti, andando in bici inseguito dai cani o facendo lunghe passeggiate notturne nella speranza di vedere e fotografare un UFO. Non c’è niente di strano, c’era ancora X-Files e leggevo un botto di cose sugli alieni.

I film horror

Specialmente quelli degli anni ’80, i cui effetti speciali oggi potrebbero sembrare particolarmente ridicoli. Ho consumato quelle videocassette vincendo ogni volta la paura, arrivando ad amare anche le scene più disturbanti e crude!

Non era un horror, ma forse si avvicinava… amavo e amo tutt’ora Twin Peaks, ma non sono riuscito a vederlo per più di 5 minuti consecutivi per ben 13 anni. Quando finalmente ci sono riuscito ho chiamato subito mia madre per raccontarglielo e lei ha partecipato a questa solenne vittoria, nonostante avessi già vent’anni.

E quelle colonne sonore sono tutt’ora una delle mie massime fonti di ispirazione.

Non ho mai smesso di guardare film horror (amo alla follia Mike Flanagan, il regista di Hill House e Midnight Mass, per intenderci) ma c’è qualcosa che mi lega affettivamente a quelle vecchissime pellicole che probabilmente dipende da quella sensazione di invincibilità che provavo ogni volta che riuscivo ad arrivare alla fine di Hellraiser o di Nightmare. 

Amavo i film che non mi facevano dormire per giorni, ma odiavo con tutto me stesso gli show televisivi che trattavano di veri omicidi e sparizioni. Cerco di tenermi informato su quello che succede nel mondo, ma non ho mai sopportato chi specula o fa business sul dolore delle persone. Queste trasmissioni le trovo tuttora assurde e morbose.

Le persone illuminate

Chi vive nel pieno rispetto di chiunque e del bel posto in cui abitiamo, chi si sforza di capire ciò che è diverso anche se sembra lontano e incomprensibile. 

Forse un giorno nel mondo non ci sarà più spazio per la bestialità e l’odio, e sarà solo grazie a queste poche persone e alla loro capacità di influenzare gli altri.

A volte penso che qualunque sogno io possa avere, come per esempio poter creare musica sempre nuova e credibile, dipenda esclusivamente da come il nostro mondo riuscirà ad evolversi; in una società sana c’è sempre posto per la cultura e l’arte, senza che vengano relegate al ruolo di passatempo o, ancora peggio, di perdita di tempo.

In altri ambiti musicali in cui mi muovo sono perennemente costretto a considerare il guadagno economico dietro ogni scelta, e questo significa ricercare costantemente il compromesso e a volte odiare quello che faccio. Miller’s Wave è un progetto che ho ricercato proprio per potermi esprimere come volevo, a costo di sbattermi per trovare una nicchia minuscola di ascoltatori. Contemporaneamente però il mondo è completamente alla frutta, l’odio dilaga in ogni ambito e il progresso tecnologico non va affatto di pari passo con quello sociale ed economico: sotto questo punto di vista, l’arte è l’ultimo dei problemi.

I miei ricordi

Ho temuto di perderli, o meglio, di perdere le emozioni che mi suscitano. Ma li coltivo pazientemente, ogni giorno, anche se a volte possono causarmi un po’ di sofferenza.

La mia musica nasce anche per trasformare alcune sensazioni, non tutte piacevoli, in qualcosa che almeno dentro di me potesse resistere per molto tempo. È uno di quei motivi per cui amo le fotografie, non necessariamente come forma d’espressione, ma proprio come un modo per “assicurare” i ricordi prima che svaniscano. Ho decine di migliaia di fotografie tra stampe e file dentro diversi hard disk. I rumori di fondo, le distorsioni del nastro o i glitch delle videocassette in cui a volte i miei pezzi annegano, non stanno lì per moda o per gusto vintage. Ho vissuto quegli anni, immagazzinato informazioni grazie a supporti che erano anche 10 o 15 anni più vecchi me, e ho collocato la mia musica in un tempo passato anche se non perfettamente definito, come invece avviene con alcune correnti di musica elettronica (Synthwave, Retrowave, etc.).

C’è un non-tempo pieno di ricordi, ma questi ricordi coesistono con il mio presente. Da qualche parte nel mio album questo non-tempo è arrivato ai giorni nostri seguendo una linea temporale alternativa, ma non voglio raccontare troppo, ognuno è libero di viverlo e interpretarlo come desidera

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Elettronica

Cosa c’è nella camera di Anna Soares

Esce venerdì 21 ottobre 2022 per Lost Generation Records “Dionysus”, il nuovo (secondo) album di Anna Soares

Qui, la cantautrice e producer snocciola un discorso già iniziato lo scorso anno con “Sacred Erotic” muovendosi in direzioni più spirituali e mature, creando delle preghiere in musica per la sua divinità oscillando tra sensualità e alterazione dei sensi, mostruosità e moniti evolutivi. L’elemento sperimentale, sempre presente nell’elettronica di matrice future garage, va ad incontrarsi con un cantautorato che non dimentica di strizzare l’occhio a melodie e vocalità pop. I nove brani di “Dionysus” vanno quindi a creare un percorso spirituale verso il basso, toccando i luoghi più oscuri dell’esplorazione di sé.

Noi siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

1. Le mie pietre 

Sono il punto di connessione con la mia sfera spirituale: attraverso di esse medito, mi porteggo energeticamente, portandole con me o indossandole dentro i vestiti, e ognuna di esse è stata trovata per delle ragioni e pensata per darmi un certo tipo di energie. 

2. Corde

Anche chi non mi conosce sa che il BDSM fa parte della mia vita in maniera costante, ma non tutt3 sanno che recentemente ho anche iniziato a fare pratica di bondage come rigger (ruolo di chi lega). Per cui mi sono armata di corde, e il fatto di averne in casa mi riempie di gioia! (oltre che consentirmi di allenarmi sulla mia coinquilina che pazientemente mi fa da cavia)

3. Strumenti musicali 

Banalità? Forse. Ma avere in casa qualcosa sul quale poter suonare in ogni momento è per me fonte di gioia e di entusiasmo. Dal mio piccolo home studio al piano pesato, passando per la mia consolle da DJ. Ogni strumento mi dà una vibe diversa e mi connette con un diverso lato di me. Sfaccettature sonore. 

4. I post-it del cuore 

Sono un piccolo linguaggio in codice tra me e la mia coinquilina, qualcosa che utilizziamo quando ci muoviamo “in differita” alternativo ai soliti messaggi tramite smartphone, o quando vogliamo supportarci, dirci qualcosa che resti, che vogliamo che l’altra “senta” oltre che legga. Piccole tracce d’affetto, in poche parole. Che tenerelle, vero? 

5. La mia (disordinatissima) collezione di lingerie hot!

Ogni minimalista ha il suo guilty pleasure, quella cosa alla quale non riesce a rinunciare perchè rappresenta una rappresentazione importante del suo modo di essere. Ecco, per me la lingerie ha esattamente questo ruolo. Mi ha aiutata nel mio percorso di perdita peso ad accettarmi, a farmi riconquistare il mio sentirmi donna, a guardarm con occhi carichi di entusiasmo e seduzione. Ad oggi, non ho la più pallida idea di quanti pezzi io possegga, chissà che un giorno non li conti 🙂

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Elettronica

“Chapters” di The 24 Project ha messo fine alla mia estate

Ho scoperto una grande verità su me stesso. Il fatto che spesso mi piaccia la musica strumentale e che lo scorso luglio abbia praticamente usurato quel disco di Jon Hopkins che non avevo considerato quando era uscito (uguale a quello precedente, tra l’altro, ma non diciamolo troppo a voce alta) non è perchè sono un’inguaribile intellettuale, ma solo uno schiavo del lavoro. In estate, quest’estate, quando finalmente ho potuto scollarmi da questo dannato computer per un po’, son tornato ad ascoltare le playlist del Miami, tutto quel vergognoso cantautorato pop che riesco a snobbare durante il resto dell’anno. In estate mi piace Ibisco, Margherita Vicario e persino Calcutta. In inverno Jamie XX, le Modern Boxes di Thom York e quel dannato Jon Hopkins.

Questo perchè ascolto mentre lavoro, assorbo tutto, e cerco inconsapevolmente la colonna sonora perfetta per il mio freddo declino verso la pensione minima, se mai ci arriverò. Ed è così che, scavando tra tutti i dischi che mi sono perso durante l’anno, scopro il misterioso The 24 Project, il progetto di Rodolfo Liverani che è un elettrico tuffo nel vuoto. Un viaggio subacqueo di cerchi e suoni, pesci pagliacci alienati e bottiglie di plastica che si incagliano sul fondale marino, emanando bellissimi e tragici riflessi. Il mondo elettronico di atmosfere dilatate e notturne è qui raccolto, a disposizione per gli ascoltatori che ancora non si sono adeguati alla sovrabbondanza musicale e alle dinamiche delle playlist digitali.

Questo disco, uscito in realtà all’inizio dell’estate, pone ufficialmente fine alla mia, ripiombandomi in quel mood di pioggia, autobus e stress da ufficio, lavoro, routine e stranezze. In questo clima anche un disco fantastico sembra una cosa normale, passabile, sarà l’ultimo disco per il quale mi emozionerò fino all’estate prossima. Questo disco è la fine ufficiale dell’estate, e ve lo consiglierei tantissimo, se non ponesse fine ineluttabilmente anche alla vostra.

CR

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Elettronica Pop Post-Punk

Cosa c’è nella camera di Decrow

Esce venerdì 17 giugno 2022 in distribuzione Believe Digital “Cuore Aperto“, il nuovo singolo di Decrow ft. yuks. Primo capitolo atipicamente estivo, energico e dalle sonorità pop-punk, questo brano segue il precedente singolo “Laser”  e ci riporta nel mondo sopra le righe delle feste notturne e dei dopo sbronza. “Cuore aperto” parla di una relazione d’amore tossica sull’orlo della fine in cui le ansie date dalla paura di perdere l’altro causano il batticuore e affanno.

Noi come sempre abbiamo deciso di fare un salto a casa sua, ecco cosa ci ha mostrato.

Questo scaccia sogni è stata una delle cose più fuori di testa che mi sia mai venuta in mente. Era un periodo che soffrivo di incubi e una mia cara amica che a differita mia crede al soprannaturale mi aveva regalato questo bellissimo scacciasogni. Ovviamente la situazione non migliorava. Poi una volta durante un videoclip avevamo legato delle lamette a un filo e io ero stato rapito dal rumore che facevano le lamette sbattendo tra di loro. Quindi tornato a casa ho fatto un po’ di fili con legate le lamette e le ho attaccate allo scaccia sogni. D’ estate il rumore delle lamette quando lo scacciasogni veniva mosso dal vento per me era ipnotico e mi faceva dormire come un bambino.

Un po’ scontato ma ci tengo tantissimo: ho questo armadio da una vita veramente. La cosa bella è che dall inizio ci attacco adesivi solo se lo stiker che ci sto attaccando mi ricorda una cosa fica della serata in cui ho rimediato L’ adesivo. Quindi ci sono adesivi che non c’entrano niente con la mia persona ma se sono venuto in possesso di quell adesivo per un motivo x che mi ricorderò per sempre quello stiker si merita un posto sul mio armadio. Direi che di momenti indimenticabili ne ho avuti. Pensa che faccio la stessa cosa con i tatuaggi. Non mi tatuo cose belle, ma cose che mi ricordano il momento in cui mi sto tatuando e perché.

Le casse che mio padre mi ha regalato ormai 10 anni fa. A sua volta lui ci ascoltava la musica quando era ragazzo. Hanno 50 anni forse ste casse. Per me sono importanti perché le guardò e penso che tutta la musica che hanno ascoltato loro spero di riuscirla ad ascoltare anche io nella mia vita. Mio padre è un grande ascoltatore di musica. Si sente veramente tanti generi e queste casse lo hanno seguito per gran parte della sua vita e secondo me seguiranno anche fra parte della mia.

Questo è uno dei quadri più belli realizzato da mia madre secondo me. A lei neanche piace tanto infatti la attaccato al bagno. Invece a me piace perché consapevole del fatto che rappresenta una angoscia, una tempesta, o dei capelli ricci che non vogliono stare al proprio posto se vuoi, Comunque qualcosa di caotico e frenetico, a me mette tranquillità. Lo guardò e mi sento a casa. Fa bene guardare un po’ di caoticità esterna quando ne hai tanta dentro di te ahahah

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Elettronica Indie Pop

“Chi ti crederà più” è il nuovo singolo di Kashmere

“Chi ti crederà più? Ma chi ti crederà più?” così canta Kashmere nel suo nuovo singolo, fuori il 24 giugno e prodotto da Thufo.

Sulle note di un ritmo dance anni Ottanta, ecco che Kashmere è pronto a farci godere lo show, magari, riprendendo le parole del testo, anche insieme a dei pop corn.

Sì, perché Kashmere ci racconta attraverso la sua verità di una storia andata male. “Ti ho tenuta vicino, raccontato chi sono ma sei stata veleno. Ora cosa mi resta, solo caos nella testa. Provo a non pensarci più”. Questo il monito che Kashmere ci comunica, cioè la necessità di non pensare più a come è andata ma iniziare quindi a vivere e a voltare pagina. Tutto questo l’artista riesce a renderlo attraverso una musicalità danzereccia, che ti stimola a ballare e perdersi tra le note della canzone anziché soffermarsi a pensare al futuro di quello che verrà.

“Chi ti crederà più” ammicca al singolo estivo senza pretendere di essere un tormentone. Con la speranza di farci scrollare di dosso tutta la calura estiva, non possiamo far altro che acclamare a gran voce che il nuovo singolo di Kashmere ha sicuramente colpito nel segno.

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Elettronica

Cosa c’è nella camera di Asteria

ANCORA è il debut single di ASTERIA, nuova voce dell’urban italiano, in uscita il 3 giugno per Humble in distribuzione ADA Music Italy.  ASTERIA è l’alter ego e la nemesi di Anita Ferrari.  La giovane artista bergamasca debutta con questo singolo nei digital store ma ha all’attivo già diverse apparizioni live: l’anno scorso ha vinto il Premio Bindi e il Premio Nuovo IMAIE ed è stata finalista del Premio dei Premi del MEI a Faenza. ANCORA è un brano che racchiude l’essenza di ASTERIA, capace di cantare i suoi vent’anni tra le difficoltà e le possibilità di un nuovo mondo, più fluido e disgregato, dove ci si può perdere con grande facilità. Un singolo che fa del proprio conflitto interiore una discoteca generazionale dove si balla sulle solitudini e si urlano le speranze.

Noi come sempre abbiamo deciso di presentarsi a casa sua, ecco cosa ci ha mostrato.

CHITARRE: Ho passato tutti i miei sabati pomeriggio delle elmentari a stressare mia madre per portarmi al negozio di chitarre della mia città. Ogni settimana ne provavo una diversa, vi lascio immaginare il commesso quanto era contento. Di tutte la mia preferita rimane la prima che ho comprato e che un giorno ho ridipinto in maniera atroce insieme ad un’amica. Doveva essere uno swirl, ma sembra più un ecosiostema marino con delle alghe qua e là. Ci suonavo i Metallica a 12 anni, le corde mi sa che sono ancora di quel periodo. *brividi*

QUADERNETTO: Questo è il rappresentante dei miei mille quadernetti, l’unico non ancora finito. Non sempre scrivo le bozze sul quadernetto, a volte preferisco il cellulare per l apraticità con cui si cancella e la chiarezza che mi permette di non ri registrare un provino cento volte, ma un’abitudine che ho, finito un pezzo, è di trascriverlo sempre su carta, come a ufficializzarlo. Su questo ci ho scritto il primo pezzo in italiano e spero le pagine si moltiplichino magicamente e che possa non finire mai. Spoiler: finirà e piangerò un sacco.

ALBUM FOTO: Amo fotografare gli ambienti urbani e nei miei viaggi cerco sempre di portarmi a casa qualche foto particolare. C’è una cosa che faccio ormai da qualche tempo, cioè stampare le fotografie più belle di ogni anno. Ho comprato degli album terribili a cui faccio delle copertine ancora più brutte, ma che contengono tante belle cose e tanti bei momenti. Inutile dire che ho paura di dimenticarmi le cose belle che mi succedono perché ho sempre ricordato meglio quelle brutte. Quindi ho deciso di stampare tutto, così da averlo quando invecchierò.

CARTE DA GIOCO: Durante la maturità, quattro anni fa, quando spegnevo internet per non distrarmi, ho riscoperto i giochi offline di Windows. Inutile dire che sono diventata fortissima a solitario e un po’ meno in storia. Questo pacco di carte l’ho comprato in America, a New York, sarebbe per giocare a Bicycle, ma, al di là del fatto che non so cosa sia il Bicycle, odio la competizione e ho le mani che tremano troppo per riuscire a fare un castello usando più di tre carte, quindi le uso quando sono stressata o quando ho dei messaggi scomodi su whatsapp e il telefono rimane per ore offline.

SOUL OF A SUPERTRAMP: Tra le cose in cameretta non potevo non mettere il mio album preferito dell’artista, secondo me, più sottovalutato di sempre: Mezzosangue. È un disco che mi ha svoltato tutto. È stato il mio più grande amico quando non ne avevo uno, è stato il mio psicologo quando non riuscivo a calmarmi la notte ed è diventato la mia religione da quando ho ascoltato “diventa quello che sei”. 

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Elettronica Pop Rap

Le 5 cose preferite di R3TO

R3TO, moniker di Federico Torre, rapper milanese che ci ha già fatto sognare con “F1RST”, ritorna in pista con un nuovo singolo, sempre dedicato al mondo automobilistico. Stiamo parlando di “Fast“, fuori dal 19 maggio, brano che accoglie tra le sue rime la bellezza di un mondo tanto bello quanto pericoloso. Noi ci siamo fatti raccontare meglio, attraverso le sue cinque cose preferite, chi si nasconde dietro il personaggio di R3TO.

Flow e metrica

Esattamente come in un circuito, nella musica flow e metrica si susseguono come le curve. Adoro quella fase di costruzione musicale in cui le mie strofe prendono forma e la mia voce le percorre come fosse un’auto. Dalla somma di tutto questo nasce la magia della musica.

I motori

Fin da bambino sono sempre stato affascinato dal rombo dei motori, fin da quando mio padre mi portò nel primo circuito, inoltre sono sempre stato un appassionato di motorsport.

Il palco

È sempre un’emozione unica poter portare le proprie canzoni sul palco. Il live sul palco è un po’ come aspettare la domenica per partecipare ad una corsa sportiva.

Le persone

In tantissimi casi, chi mi ascolta e mi segue mi raccontano in che situazione ascoltano le mie canzoni e per me è come se mi facessero entrare in qualche modo nella loro vita. Gli sono molto grato di tutto questo e mi dà molto gusto sapere di cosa rappresenta la mia musica per loro o a quale momento è legato.

Le esperienze

Viaggiare sia per piacere che per lavoro, quindi uscire dalla propria zona di confort, è per me una grande fonte di ispirazione e di sfida che permette anche alle mie idee di evolvere.

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Elettronica Pop

Cosa c’è nella camera di Forse Danzica

Esce giovedì 24 marzo 2022 Naftalina, il nuovo singolo del progetto Forse Danzica. Un nuovo capitolo in attesa di un  disco di debutto per il progetto electro-noir di Matteo Rizzi che vuole raccontare il tema dell’assenza, e come spesso le uniche reazioni possibili siano quelle di apatia, inazione e isolamento. Noi, come sempre eravamo curiosi, e siamo andati a dare un’occhiata in camera sua.

Non ho molti oggetti quindi inizio banalmente dalla cosa più preziosa di tutte, ovvero la combo pianoforte + microfono + computer, dove si svolge tutta la parte migliore della mia vita, ovvero quella in cui faccio musica 

Questo è un giraffino che ho trovato sul mio letto il giorno in cui mi sono trasferito a Milano per la prima volta. Non so di chi fosse prima ma ha con sé un bigliettino scritto a mano che dice “forse torno a casa, c’è qualcuno che mi aspetta e finalmente sorriderà”. Ora è il mio piccolo trovatello. 

Ho iniziato a scrivere un diario perché me lo aveva chiesto la psicologa. É diventato uno dei miei luoghi preferiti e mi piace rileggere quello che scrivo e osservare come cambino i miei pensieri e le mie azioni nel corso dei giorni anche se la mia grafia è sostanzialmente incomprensibile persino a me.

Il libro con la più alta concentrazione di momenti belli che io abbia mai posseduto, lo rileggo in continuazione e mi fa sentire innamorato di qualcuno che non ho mai conosciuto. 

Angolo cozy in cui passo i pochi momenti rilassanti che riesco a ritagliarmi. Il guitalele in particolare è uno degli strumenti su cui scrivo le bozze quando non ho voglia di mettermi al computer. 

BONUS TRACK (gatto)
Servono parole per lui?

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Elettronica Internazionale

Gli Shkodra Elektronike ci convincono ad ascoltare musica di cui non capiamo neanche una parola

Quello degli Shkodra Elektronike è un tunnel elettronico dal quale non avrete speranza di uscirne vivi, perchè nel loro disco di debutto convivono ossessioni, tumulti, danze di popoli lontani e canti di cui non capiamo neanche una parola. Come si può rimanere ipnotizzati da un disco cantato interamente in albanese è un gran mistero che spero che qualche altro ascoltatore solitario mi aiuterà a risolvere. Quattro tracce che suonano come la più folle e malinconica delle feste a cui siete stati. Anzi, come il ritorno in autobus da una delle feste più folli e malinconiche a cui siete stati. Una di quelle feste dove ci si innamora perdutamente, parlando una lingua che non è la nostra, con persone che non rivedremo mai più.

Shkodra Elektronike sono Kole Laca (già tastierista de Il Teatro degli Orrori) e Beatriçe Gjergji: entrambi nati a Scutari, in Albania, ed emigrati in Italia nei primi anni ’90. La loro musica traghetta nel presente la tradizione popolare scutarina (Scutari, città del nord dell’Albania), vestendola di un sound elettronico che spazia senza distinzioni dalla trap alla dance. Sono i primi a compiere una rilettura in chiave contemporanea di un repertorio popolare tanto riconosciuto e importante in patria quanto ancora poco noto al resto del mondo. Loro definiscono questo genere come immigrant pop.

Live @ Uzina è un disco di debutto registrato interamente dal vivo, che conquista sin dal primo ascolto, che scuote e che tormenta, e che rimane inspiegabile. L’albanese, lingua a noi del tutto estranea, arriva come un mantra e ci assorbe, perchè per una volta, per tutti noi musicofili abituati all’it-pop e agli Arctic Monkeys, un brano può voler dire qualsiasi cosa, anche quello che decidiamo noi sul momento.

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Elettronica

Cosa c’è nella camera di Ulisse Schiavo

Esce mercoledì 17 novembre 2021 il nuovo singolo di Ulisse Schiavo dal titolo Precious Silver Grace. Un nuovo capitolo e un cambio di direzione per il cantante e chitarrista padovano classe 1994. Un brano che è un tormento elettronico, che suona come la colonna sonora di una fuga notturna, come perdersi all’interno di un club sotterraneo berlinese: un feat fantascientifico tra Jeff Buckley e Apparat.
 

Così abituati a sostare, sicuri della forza che ci attacca al suolo, saliamo e ci eleviamo caricandoci il peso. Pesiamo con le nostre suole le nostre caviglie, le rotule e la spina dorsale, i nostri capelli, le nostre palpebre. Stiamo.
Eretti e fieri, in equilibrio sulle nostre estremità, ci agitiamo per non cadere.

Inermi, di fronte a certe angolazioni di noi stessi.

Inspira a pieni polmoni e dai silenzi e dalle pause e dalle esplosioni e i dirottamenti e l’intimo in vetrina e nel tuo buio lasciati percorrere dal mancamento. Abbandonati alle sabbie mobili del pavimento liquido su cui da sempre combatti. Ora correggi la luce per essere dal lato giusto dell’inquadratura, col tuo nuovo sguardo, la tua nuova prospettiva. Finalmente vivo. E quando sei dall’altra parte, piegato, accogli il dolore nel ventre e nello stomaco. Accoglilo come tuo compagno fino alla caduta. E ascolta la calma del corpo esausto.

Riparti dal piano terra ed ascendi con lo sguardo ben fisso su di te.
Perché è nel momento della noia che inizia l’attacco. Per una nuova difesa.

Segui le tracce di chi porta con sé lo stendardo della grazia. La grazia preziosa. La grazia d’argento dell’armatura riposta. Segui le tracce di chi ha con sé la memoria dell’esperienza, imparane il linguaggio e lasciati guidare verso il fuoco per essere in luce, sotto la giusta luce a cui sei stato affidato, dalla quale sarai plasmato d’energia già caricata in altri corpi, pronta ad essere sfruttata, per aumentarti.

P S G è la parte più sensibile di forze non violente, pronte a mostrarsi a chi è dalla parte giusta dell’inquadratura, disposto a guardare e a cercare l’altra parte. Ed è il corpo di più voci nude. Lo stesso corpo che si moltiplica pronto a guardarsi da fuori. Un corpo a corpo meticoloso fra le voci della stessa gola che si lascia addomesticare per potenziarsi.

Come sempre, non abbiamo saputo resistere, e gli abbiamo chiesto di fare un giro a casa sua!

Inizio dal basso, da questi splendidi Marsell che non mi toglierei mai. Sono uno a cui piace tenere le scarpe ai piedi, mi fanno sentire pronto. Ricordo che da bambino prima di suonare la mia chitarra giocattolo sentivo l’esigenza di mettermi le scarpe. Io faccio tutto con le scarpe, l’unica cosa che faccio senza è scopare.

Questo è decisamente uno dei miei dischi preferiti, e non solo per come è registrato e suonato, ma soprattutto per la delicatezza e la grazia che trasmette. Quella voce è così fragile che non sai che cazzo dire.

La prima parrucca che ho comprato circa due anni fa, ovviamente dai cinesi. L’ho anche colorata con una bomboletta fuxia con scarsi risultati. Purtroppo si sono persi i frisè che aveva sulle lunghezze. In fondo ho sempre pensato di volermi rasare per poter indossare ogni giorno una parrucca diversa: questa sarebbe quella del lunedì mattina.

Questo libro è un regalo di Gina. Anche di Marco. E pure di Massimo. Devo loro tanto, e questa copertina è meravigliosa.