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Elettronica

Gli Elektrostal firmano un album folle, colonna sonora per tutte le nostre fantascientifiche giornate

La storia di questo disco è davvero singolare: tre personaggi dell’underground si rinchiudono in una suggestiva location a Cairo Montenotte, lontana da tutto, e nella mia testa anche lontano dalla frenesia di Milano e da queste giornate che sto vivendo, in un loop sempre uguale. La cosa migliore che possiate assorbire da questo disco degli Elektrostal, è un mix unico di generi che piacerà sia agli amici rockettari che a quelli che erano gli assidui frequentatori del Lume, a chi sogna ancora i club berlinesi di quell’Erasmus di cui, alla fine, si ricorda ben poco. Gli Elektrostal firmano la colonna sonora frenetica e ossessiva di un rave che sta per finire, l’alba e tutto che si rischiara.

Complice il contributo del musicista albanese Kole Laca ai synth, le vibes sovietiche sono innegabili, rare e così riconoscibili. Sembra di stare in un episodio allucinato di Twilight Zone, nella più illuminata puntata di Doctor Who, Il pianeta proibito e tutta la fantascienza che abbiamo dimenticato. William Nicastro (basso) e Marco Quarantotto (batteria), riconoscibili e ossessivi, pazzi e meravigliosamente diversi tra di loro, creano un quadro unico che può chiamarsi solo Elektrostal, uguali a nessuno, senza scena, senza background, senza nessun riferimento se non quei tre giorni di follia estrema in una session infinita che ha portato a questo disco.

É abbastanza difficile dimenticare questo disco dopo averlo ascoltato, non ritrovarsi a vedersi cambiare un viaggio in auto, a non scendere dalla vettura per finire di ascoltarlo, perchè è un’ossessione contagiosa che, personalmente, ha finito per accompagnare tutte le mie ultime giornate, piegando la routine casa / lavoro, e sentendomi estraneo a qualsiasi cosa. Se volete andare nello spazio interstellare a bordo di una navicella spaziale russa (probabilmente nominata Sputnik, come qualsiasi cosa laggiù), probabilmente questo è il modo migliore per farlo.

RM

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Elettronica

Sem&Stènn si autodefiniscono eroi, e forse fanno anche bene

Che ormai Sem&Stènn, duo electro-pop divenuto celebre inizialmente per aver partecipato ad X-Factor, durante la stessa edizione dei Maneskin, sono in giro da parecchio. Me li sono ritrovato spesso a scegliere canzoni in serate assurde, di cui mi ricordo poco se non queste eteree figure con, bisogna dirlo, sempre scarpe bellissime. Loro sono il duo della Milano che balla, dei Navigli fino a sera tardi, del Rocket prima del Covid, del Plastic tra la ressa e il sudore. Ci hanno scritto anche un pezzo qualche tempo fa, si chiamava Ho pianto in discoteca, che riassumeva bene come mi sentivo per la maggior parte del tempo: un disastro, senza una vera vita sociale, ma sempre e perennemente in fila per entrare in un club.

Ammetto di aver detto anche un paio di cose brutte su di loro, che sono sempre perennemente alla ricerca del successo, e che i loro pezzi son paraculi, plastici, confezionati apposta per piacere. Il problema è che poi è vero, che i loro pezzi piacciono. E facendomi due conti, devo dire che non è vero che i loro pezzi sono paraculi, perchè facendomi un giro su Scuola Indie, mi sembra inevitabile notare un’estrema voglia di essere alternativi, di candidarsi come gruppo di punta alla festa dell’Unità di Buccinasco, con il mullet, le Dr. Martens basse e i calzini bianchi, e forse anche un Urania tascabile ficcato nella tasca dei jeans. Sem&Stènn, i veri punk di una scena che forse noi pseudo intellettuali di sinistra non ci meritiamo, se ne fottono e arrivano, oggi con un nuovo EP, sfacciato, pop, ballabile, senza giri di parole nè occhiolini ad una scena in declino schiava dell’algoritmo. Eroi, veri e propri.

Bromance è l’ultimo brano che passano alle 5 mattina di un bar di provincia, forse l’unico in zona, dove ci raduniamo tutti a sudare fino a fare schifo. I sentimenti elettronici che frizzano sotto i piedi e ci fanno ballare, sulla cassa dritta (che non sbaglia mai).

Rocky di Mudimbi è la mia personalissima colonna sonora di quando mi sento una merda (spesso) ma comunque mi ritrovo a fare le 4 del mattina in un giorno infrasettimanale, e Mudimbi, dalla tomba dei fenomeni musicali che ci eravamo dimenticati, è una scelta fantastica e particolarmente riuscita. Un po’ come me, che faccio pace con Sem&Stènn. Eroi, il titolo dell’EP pubblicato oggi, giovedì 12 gennaio, sono cinque tracce, e le dedico a tutti noi radical che in realtà sogniamo solo saperci vestire bene e saper portare le scarpe giuste nel locale giusto, fottendocene di chi pensa che siamo dei modaioli paraculo.

Grazie

J.

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Elettronica Intervista

The 24 Project e Tigri, insieme per il loro “Impero Del Male” – ce lo raccontano!

Reduce dalla pubblicazione del suo EP di debutto “Chapters“, torna il produttore Rodolfo Liverani, in arte The 24 Project, con un nuovo singolo in uscita venerdì 9 dicembre 2022 (in distribuzione Believe Digital) dal titolo “Impero del male“.  Primo assaggio di una serie featuring di prossima uscita, questo nuovo brano vede la stretta collaborazione con Tigri, cantautore di stanza a Milano che ha esordito un anno fa con l’album “Serenata Indiana“, declinando le varie definizioni dell’amore. 

Impero del Male è invece una canzone sul conflitto tra l’essere felici e avere paura di essere felici, tra cercare la salvezza negli altri ed il rifiuto di aprirsi al mondo. Il risveglio dell’eroe che ci aiuterà ad accettare noi stessi ed il prossimo è cadenzato da un ritmo trip hop spezzettato, voci post-blues distorte ed epicità orchestrale.

Li abbiamo incontrati per far loro qualche domanda.

  • Com’è avvenuto il vostro primo incontro? E qual è stato il terreno comune che poi vi ha portato a collaborare per questo nuovo singolo? 

The 24 Project: Ci siamo conosciuti per la prima volta alla “festa di compleanno” di Studio Cemento, realtà con cui collaboriamo entrambi. Credo che avessimo voglia di sperimentare cose nuove e quindi l’idea di collaborare è venuta in maniera abbastanza naturale.

TIGRI: esatto, diciamo che ci siamo conosciuti in un ambiente già fertile. Io avevo ascoltato le produzioni di The 24 Project e mi erano piaciute molto, anche perché amo la musica elettronica e da tempo pensavo a lavorare con qualcuno che fosse forte in quell’area. A quel punto ci siamo detti: “perché non unire le forze?”

The 24 Project
  • Per entrambi è una sorta di ritorno dopo un disco di debutto. State intanto lavorando a qualcosa di nuovo anche da solisti? Cosa potete anticiparci dei vostri rispettivi percorsi musicali? 

The 24 Project: Per quanto mi riguarda sto lavorando ad altre collaborazioni che vedranno la luce prossimamente. Come solista continuo a produrre brani ma al momento sono più che altro delle idee che mi sto appuntando.

TIGRI: Anche io sono al lavoro su musica nuova che probabilmente vedrà la luce nel 2023. l’esperienza su Impero del male devo dire mi ha dato molto, perché è stata una bella prova cimentarsi con un altro artista con le sue idee e con un modo di scrivere ed arrangiare diverso dal mio. Ne sto facendo tesoro per il futuro.

  • Quali sono le difficoltà dell’avere un progetto musicale in un momento storico dove si vive di numeri, playlist e follower? Siete attenti a questi aspetti oppure vivete in modo completamente distaccato ciò che fate? 

The 24 Project: Credo che la difficoltà principale sia proprio quella che se non ti omologhi allo standard rischi che il tuo brano non venga considerato all’interno delle playlist. Quando produco musica non faccio questi ragionamenti perchè altrimenti mi sentirei un po’ in gabbia. Chiaramente una volta che il brano viene pubblicato presto la giusta attenzione anche a questi aspetti.

TIGRI: Non è una risposta semplice. Da una parte tutti gli artisti come noi quando esce un pezzo speriamo che “funzioni” in termini di posizionamenti, numeri, riconoscimenti “esterni”, e se accade che queste cose si realizzino è evidente che siamo contenti. Come The 24 Project però penso che le forzature non abbiano spazio in questo contesto: se il tuo obiettivo è davvero fare solo numeri devi essere credibile con quel modo di pensare, ed idem se il tuo obiettivo è invece fare musica che ti piace, che ti ispira.

  • Siete riusciti a conciliare anche le vostre influenze ed esperienze musicali diverse? Quali sono le cose che vi piacciono l’uno dell’altro? 

The 24 Project: Partendo dal fatto che non ci siamo imposti nulla di specifico nel momento in cui abbiamo iniziato a collaborare, credo che alla fine il brano che abbiamo prodotto sia proprio la fusione dei nostri gusti musicali. Sicuramente tra le cose che mi hanno spinto a lavorare con Tigri c’è proprio questa sua forte identità artistica e questa sua voglia di sperimentare cose nuove che ha fatto sì che quello che abbiamo prodotto fosse qualcosa di caratteristico e originale.

Tigri

TIGRI: Sicuramente siamo entrambi due belle “spugne” che sanno assorbire mondi musicali diversi con apertura mentale, il che – lo dico in una piccola parentesi di vanagloria – non è sempre semplicissimo. Come dice The 24 Project, siamo partiti letteralmente da un foglio bianco senza nessuna idea specifica. Ed è stato tutto naturale, nel senso che siamo partiti con un loop di chitarra, poi un suono, poi un altro e così via. The 24 Project ha poi le capacità di beatmaker che piacciono a me: arrangiamenti variegati e suoni sempre a fuoco, ma un suo stile e sound. Mettere assieme le due teste è stato super.

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Elettronica

Cosa c’è nella camera dei Dead Cells Corporation

DC CORP è nel tuo dispositivo e aspetta di ricevere i tuoi pensieri e le tue opinioni sui suoi prodotti. Il prodotto DC CORP è una sequela di segnali vendibili e consumabili per tutte le età. Puoi trovare il prodotto DC CORP in commercio con il nome di DEAD CELLS CORPORATION, per scoprire di più sul prodotto targato DC CORP non esitare a schiacciare su questo collegamento: https://bfan.link/make-music

Il nuovo singolo è uscito il 18 novembre.

Noi siamo stati a casa loro, ed ecco cosa ci hanno mostrato.

Nostro indirizzo: https://goo.gl/maps/35N4P5mHB6py6Juw9

Tania: Regalo per anniversario di mio ex ragazzo Vinnie Marakas. Se leggi questo articolo sappi che ancora devi venire a riprendertelo insieme a tuoi stupidi vestiti da neve.

Dimitri: Mia camera dove tengo moto di riserva per quando mio amico Pablo Suzuki mi da buca per nostra serata cinema il venerdì sera.

Masao: frigo bar per provviste invernali. Nostra casa è in posto molto freddo e durante settembre è importante andare a supermercato più vicino per comprare wurstel di buona qualità e facili da cucinare per lungo inverno.

Saponetta per doccia portatile che portiamo sempre a nostri concerti. Comoda perchè può passare in aeroporto senza essere gettata nel cestino dei liquidi. Igiene molto importante.

Forse oggetto più importante. È un pò nostra sacra sindone. Queste lenzuola non saranno mai lavate perchè qui dormì nostro impresario Michele Novak primo giorno che ci siamo conosciuti. sono ben visibili i suoi segni caratteristici e siamo molto affezzionati.

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Elettronica

Miller’s Wave ci racconta le sue cinque cose preferite

Fuori dal 26 ottobre “Outdoor Recreation”, il primo album di Miller’s Wave. Nove brani di musica Elettronica che coinvolgono l’ascoltatore nel profondo, suggestionandolo e catapultandolo in un mondo rarefatto e alieno ma per qualche ragione familiare. I pezzi sono solo musica allo stato puro, il pubblico è libero di viaggiare nelle sensazioni senza una direzione obbligata dai testi.

“Outdoor Recreation” è un concept album dove tutto ruota intorno ai ricordi e alla fragilità dell’infanzia, alla voglia di rientrare in contatto con quello che eravamo. La nostalgia è il fil rouge di un po’ tutti i brani. L’album è come un viaggio attraverso le avventure di un bambino: la spensieratezza, le delusioni, la crescita e infine il desiderio di rifare tutto da capo. Miller’s Wave con la sua musica esalta la creatività e la fantasia, potenti strumenti che ci permettono di realizzare (o di rivivere) tutti i nostri sogni e di tornare ogni tanto al nostro passato, con tutte le fragilità che ne fanno inevitabilmente parte.

Ecco quali sono le sue cinque cose preferite!

La mia famiglia

Oscillo perennemente tra l’essere espansivo e gioviale, e comportarmi da orso. Qualunque sia il mio stato d’animo, loro mi sopportano e mi amano senza riserve. 

Avere le mie ragazze intorno cambia completamente le giornate, tutto diventa incredibilmente più leggero, nonostante il continuo rumore di fondo 🙂

Ho sempre desiderato avere una stanza dedicata da utilizzare come studio, dove mettere tutte le mie tastiere, altoparlanti e giocattoli vari… finalmente circa tre anni fa il sogno si è avverato, ma allo stesso tempo per me è troppo alienante sparire per ore mentre le fanciulle e la mia compagna sono in giro per casa, specialmente in quelle domeniche piovose nelle quali non abbiamo la minima voglia di uscire. Così lo studio è diventato sostanzialmente un deposito di attrezzature (e di milioni di altri oggetti e opere d’arte delle bambine) e ho trasferito l’essenziale per produrre musica in una stanza comune, aumentando ulteriormente l’entropia.

Questo posto

La mia infanzia, i miei giochi in mezzo agli alberi e alle casette, ad un passo dal mare o dai sentieri più selvaggi. 

Conosco ogni centimetro dei luoghi intorno a questo minuscolo paese, ma ogni volta mi emoziono e scopro modi diversi di viverlo. Penso stia cercando di dirmi qualcosa da sempre, ma non sono riuscito ancora a decifrarlo, e per adesso va bene così. Per chi vive dalle mie parti sarà facile da riconoscere, ma non voglio nominarlo perché sono ancora convinto (erroneamente) di poterlo proteggere dalle orde di turisti, che ogni anno sono sempre di più. Nonostante sia stato fondamentalmente un bambino di città ho trascorso moltissimi weekend e lunghe estati da queste parti, andando in bici inseguito dai cani o facendo lunghe passeggiate notturne nella speranza di vedere e fotografare un UFO. Non c’è niente di strano, c’era ancora X-Files e leggevo un botto di cose sugli alieni.

I film horror

Specialmente quelli degli anni ’80, i cui effetti speciali oggi potrebbero sembrare particolarmente ridicoli. Ho consumato quelle videocassette vincendo ogni volta la paura, arrivando ad amare anche le scene più disturbanti e crude!

Non era un horror, ma forse si avvicinava… amavo e amo tutt’ora Twin Peaks, ma non sono riuscito a vederlo per più di 5 minuti consecutivi per ben 13 anni. Quando finalmente ci sono riuscito ho chiamato subito mia madre per raccontarglielo e lei ha partecipato a questa solenne vittoria, nonostante avessi già vent’anni.

E quelle colonne sonore sono tutt’ora una delle mie massime fonti di ispirazione.

Non ho mai smesso di guardare film horror (amo alla follia Mike Flanagan, il regista di Hill House e Midnight Mass, per intenderci) ma c’è qualcosa che mi lega affettivamente a quelle vecchissime pellicole che probabilmente dipende da quella sensazione di invincibilità che provavo ogni volta che riuscivo ad arrivare alla fine di Hellraiser o di Nightmare. 

Amavo i film che non mi facevano dormire per giorni, ma odiavo con tutto me stesso gli show televisivi che trattavano di veri omicidi e sparizioni. Cerco di tenermi informato su quello che succede nel mondo, ma non ho mai sopportato chi specula o fa business sul dolore delle persone. Queste trasmissioni le trovo tuttora assurde e morbose.

Le persone illuminate

Chi vive nel pieno rispetto di chiunque e del bel posto in cui abitiamo, chi si sforza di capire ciò che è diverso anche se sembra lontano e incomprensibile. 

Forse un giorno nel mondo non ci sarà più spazio per la bestialità e l’odio, e sarà solo grazie a queste poche persone e alla loro capacità di influenzare gli altri.

A volte penso che qualunque sogno io possa avere, come per esempio poter creare musica sempre nuova e credibile, dipenda esclusivamente da come il nostro mondo riuscirà ad evolversi; in una società sana c’è sempre posto per la cultura e l’arte, senza che vengano relegate al ruolo di passatempo o, ancora peggio, di perdita di tempo.

In altri ambiti musicali in cui mi muovo sono perennemente costretto a considerare il guadagno economico dietro ogni scelta, e questo significa ricercare costantemente il compromesso e a volte odiare quello che faccio. Miller’s Wave è un progetto che ho ricercato proprio per potermi esprimere come volevo, a costo di sbattermi per trovare una nicchia minuscola di ascoltatori. Contemporaneamente però il mondo è completamente alla frutta, l’odio dilaga in ogni ambito e il progresso tecnologico non va affatto di pari passo con quello sociale ed economico: sotto questo punto di vista, l’arte è l’ultimo dei problemi.

I miei ricordi

Ho temuto di perderli, o meglio, di perdere le emozioni che mi suscitano. Ma li coltivo pazientemente, ogni giorno, anche se a volte possono causarmi un po’ di sofferenza.

La mia musica nasce anche per trasformare alcune sensazioni, non tutte piacevoli, in qualcosa che almeno dentro di me potesse resistere per molto tempo. È uno di quei motivi per cui amo le fotografie, non necessariamente come forma d’espressione, ma proprio come un modo per “assicurare” i ricordi prima che svaniscano. Ho decine di migliaia di fotografie tra stampe e file dentro diversi hard disk. I rumori di fondo, le distorsioni del nastro o i glitch delle videocassette in cui a volte i miei pezzi annegano, non stanno lì per moda o per gusto vintage. Ho vissuto quegli anni, immagazzinato informazioni grazie a supporti che erano anche 10 o 15 anni più vecchi me, e ho collocato la mia musica in un tempo passato anche se non perfettamente definito, come invece avviene con alcune correnti di musica elettronica (Synthwave, Retrowave, etc.).

C’è un non-tempo pieno di ricordi, ma questi ricordi coesistono con il mio presente. Da qualche parte nel mio album questo non-tempo è arrivato ai giorni nostri seguendo una linea temporale alternativa, ma non voglio raccontare troppo, ognuno è libero di viverlo e interpretarlo come desidera

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Elettronica

Cosa c’è nella camera di Anna Soares

Esce venerdì 21 ottobre 2022 per Lost Generation Records “Dionysus”, il nuovo (secondo) album di Anna Soares

Qui, la cantautrice e producer snocciola un discorso già iniziato lo scorso anno con “Sacred Erotic” muovendosi in direzioni più spirituali e mature, creando delle preghiere in musica per la sua divinità oscillando tra sensualità e alterazione dei sensi, mostruosità e moniti evolutivi. L’elemento sperimentale, sempre presente nell’elettronica di matrice future garage, va ad incontrarsi con un cantautorato che non dimentica di strizzare l’occhio a melodie e vocalità pop. I nove brani di “Dionysus” vanno quindi a creare un percorso spirituale verso il basso, toccando i luoghi più oscuri dell’esplorazione di sé.

Noi siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

1. Le mie pietre 

Sono il punto di connessione con la mia sfera spirituale: attraverso di esse medito, mi porteggo energeticamente, portandole con me o indossandole dentro i vestiti, e ognuna di esse è stata trovata per delle ragioni e pensata per darmi un certo tipo di energie. 

2. Corde

Anche chi non mi conosce sa che il BDSM fa parte della mia vita in maniera costante, ma non tutt3 sanno che recentemente ho anche iniziato a fare pratica di bondage come rigger (ruolo di chi lega). Per cui mi sono armata di corde, e il fatto di averne in casa mi riempie di gioia! (oltre che consentirmi di allenarmi sulla mia coinquilina che pazientemente mi fa da cavia)

3. Strumenti musicali 

Banalità? Forse. Ma avere in casa qualcosa sul quale poter suonare in ogni momento è per me fonte di gioia e di entusiasmo. Dal mio piccolo home studio al piano pesato, passando per la mia consolle da DJ. Ogni strumento mi dà una vibe diversa e mi connette con un diverso lato di me. Sfaccettature sonore. 

4. I post-it del cuore 

Sono un piccolo linguaggio in codice tra me e la mia coinquilina, qualcosa che utilizziamo quando ci muoviamo “in differita” alternativo ai soliti messaggi tramite smartphone, o quando vogliamo supportarci, dirci qualcosa che resti, che vogliamo che l’altra “senta” oltre che legga. Piccole tracce d’affetto, in poche parole. Che tenerelle, vero? 

5. La mia (disordinatissima) collezione di lingerie hot!

Ogni minimalista ha il suo guilty pleasure, quella cosa alla quale non riesce a rinunciare perchè rappresenta una rappresentazione importante del suo modo di essere. Ecco, per me la lingerie ha esattamente questo ruolo. Mi ha aiutata nel mio percorso di perdita peso ad accettarmi, a farmi riconquistare il mio sentirmi donna, a guardarm con occhi carichi di entusiasmo e seduzione. Ad oggi, non ho la più pallida idea di quanti pezzi io possegga, chissà che un giorno non li conti 🙂

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Elettronica

“Chapters” di The 24 Project ha messo fine alla mia estate

Ho scoperto una grande verità su me stesso. Il fatto che spesso mi piaccia la musica strumentale e che lo scorso luglio abbia praticamente usurato quel disco di Jon Hopkins che non avevo considerato quando era uscito (uguale a quello precedente, tra l’altro, ma non diciamolo troppo a voce alta) non è perchè sono un’inguaribile intellettuale, ma solo uno schiavo del lavoro. In estate, quest’estate, quando finalmente ho potuto scollarmi da questo dannato computer per un po’, son tornato ad ascoltare le playlist del Miami, tutto quel vergognoso cantautorato pop che riesco a snobbare durante il resto dell’anno. In estate mi piace Ibisco, Margherita Vicario e persino Calcutta. In inverno Jamie XX, le Modern Boxes di Thom York e quel dannato Jon Hopkins.

Questo perchè ascolto mentre lavoro, assorbo tutto, e cerco inconsapevolmente la colonna sonora perfetta per il mio freddo declino verso la pensione minima, se mai ci arriverò. Ed è così che, scavando tra tutti i dischi che mi sono perso durante l’anno, scopro il misterioso The 24 Project, il progetto di Rodolfo Liverani che è un elettrico tuffo nel vuoto. Un viaggio subacqueo di cerchi e suoni, pesci pagliacci alienati e bottiglie di plastica che si incagliano sul fondale marino, emanando bellissimi e tragici riflessi. Il mondo elettronico di atmosfere dilatate e notturne è qui raccolto, a disposizione per gli ascoltatori che ancora non si sono adeguati alla sovrabbondanza musicale e alle dinamiche delle playlist digitali.

Questo disco, uscito in realtà all’inizio dell’estate, pone ufficialmente fine alla mia, ripiombandomi in quel mood di pioggia, autobus e stress da ufficio, lavoro, routine e stranezze. In questo clima anche un disco fantastico sembra una cosa normale, passabile, sarà l’ultimo disco per il quale mi emozionerò fino all’estate prossima. Questo disco è la fine ufficiale dell’estate, e ve lo consiglierei tantissimo, se non ponesse fine ineluttabilmente anche alla vostra.

CR

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Elettronica Pop Post-Punk

Cosa c’è nella camera di Decrow

Esce venerdì 17 giugno 2022 in distribuzione Believe Digital “Cuore Aperto“, il nuovo singolo di Decrow ft. yuks. Primo capitolo atipicamente estivo, energico e dalle sonorità pop-punk, questo brano segue il precedente singolo “Laser”  e ci riporta nel mondo sopra le righe delle feste notturne e dei dopo sbronza. “Cuore aperto” parla di una relazione d’amore tossica sull’orlo della fine in cui le ansie date dalla paura di perdere l’altro causano il batticuore e affanno.

Noi come sempre abbiamo deciso di fare un salto a casa sua, ecco cosa ci ha mostrato.

Questo scaccia sogni è stata una delle cose più fuori di testa che mi sia mai venuta in mente. Era un periodo che soffrivo di incubi e una mia cara amica che a differita mia crede al soprannaturale mi aveva regalato questo bellissimo scacciasogni. Ovviamente la situazione non migliorava. Poi una volta durante un videoclip avevamo legato delle lamette a un filo e io ero stato rapito dal rumore che facevano le lamette sbattendo tra di loro. Quindi tornato a casa ho fatto un po’ di fili con legate le lamette e le ho attaccate allo scaccia sogni. D’ estate il rumore delle lamette quando lo scacciasogni veniva mosso dal vento per me era ipnotico e mi faceva dormire come un bambino.

Un po’ scontato ma ci tengo tantissimo: ho questo armadio da una vita veramente. La cosa bella è che dall inizio ci attacco adesivi solo se lo stiker che ci sto attaccando mi ricorda una cosa fica della serata in cui ho rimediato L’ adesivo. Quindi ci sono adesivi che non c’entrano niente con la mia persona ma se sono venuto in possesso di quell adesivo per un motivo x che mi ricorderò per sempre quello stiker si merita un posto sul mio armadio. Direi che di momenti indimenticabili ne ho avuti. Pensa che faccio la stessa cosa con i tatuaggi. Non mi tatuo cose belle, ma cose che mi ricordano il momento in cui mi sto tatuando e perché.

Le casse che mio padre mi ha regalato ormai 10 anni fa. A sua volta lui ci ascoltava la musica quando era ragazzo. Hanno 50 anni forse ste casse. Per me sono importanti perché le guardò e penso che tutta la musica che hanno ascoltato loro spero di riuscirla ad ascoltare anche io nella mia vita. Mio padre è un grande ascoltatore di musica. Si sente veramente tanti generi e queste casse lo hanno seguito per gran parte della sua vita e secondo me seguiranno anche fra parte della mia.

Questo è uno dei quadri più belli realizzato da mia madre secondo me. A lei neanche piace tanto infatti la attaccato al bagno. Invece a me piace perché consapevole del fatto che rappresenta una angoscia, una tempesta, o dei capelli ricci che non vogliono stare al proprio posto se vuoi, Comunque qualcosa di caotico e frenetico, a me mette tranquillità. Lo guardò e mi sento a casa. Fa bene guardare un po’ di caoticità esterna quando ne hai tanta dentro di te ahahah

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Elettronica Indie Pop

“Chi ti crederà più” è il nuovo singolo di Kashmere

“Chi ti crederà più? Ma chi ti crederà più?” così canta Kashmere nel suo nuovo singolo, fuori il 24 giugno e prodotto da Thufo.

Sulle note di un ritmo dance anni Ottanta, ecco che Kashmere è pronto a farci godere lo show, magari, riprendendo le parole del testo, anche insieme a dei pop corn.

Sì, perché Kashmere ci racconta attraverso la sua verità di una storia andata male. “Ti ho tenuta vicino, raccontato chi sono ma sei stata veleno. Ora cosa mi resta, solo caos nella testa. Provo a non pensarci più”. Questo il monito che Kashmere ci comunica, cioè la necessità di non pensare più a come è andata ma iniziare quindi a vivere e a voltare pagina. Tutto questo l’artista riesce a renderlo attraverso una musicalità danzereccia, che ti stimola a ballare e perdersi tra le note della canzone anziché soffermarsi a pensare al futuro di quello che verrà.

“Chi ti crederà più” ammicca al singolo estivo senza pretendere di essere un tormentone. Con la speranza di farci scrollare di dosso tutta la calura estiva, non possiamo far altro che acclamare a gran voce che il nuovo singolo di Kashmere ha sicuramente colpito nel segno.

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Elettronica

Cosa c’è nella camera di Asteria

ANCORA è il debut single di ASTERIA, nuova voce dell’urban italiano, in uscita il 3 giugno per Humble in distribuzione ADA Music Italy.  ASTERIA è l’alter ego e la nemesi di Anita Ferrari.  La giovane artista bergamasca debutta con questo singolo nei digital store ma ha all’attivo già diverse apparizioni live: l’anno scorso ha vinto il Premio Bindi e il Premio Nuovo IMAIE ed è stata finalista del Premio dei Premi del MEI a Faenza. ANCORA è un brano che racchiude l’essenza di ASTERIA, capace di cantare i suoi vent’anni tra le difficoltà e le possibilità di un nuovo mondo, più fluido e disgregato, dove ci si può perdere con grande facilità. Un singolo che fa del proprio conflitto interiore una discoteca generazionale dove si balla sulle solitudini e si urlano le speranze.

Noi come sempre abbiamo deciso di presentarsi a casa sua, ecco cosa ci ha mostrato.

CHITARRE: Ho passato tutti i miei sabati pomeriggio delle elmentari a stressare mia madre per portarmi al negozio di chitarre della mia città. Ogni settimana ne provavo una diversa, vi lascio immaginare il commesso quanto era contento. Di tutte la mia preferita rimane la prima che ho comprato e che un giorno ho ridipinto in maniera atroce insieme ad un’amica. Doveva essere uno swirl, ma sembra più un ecosiostema marino con delle alghe qua e là. Ci suonavo i Metallica a 12 anni, le corde mi sa che sono ancora di quel periodo. *brividi*

QUADERNETTO: Questo è il rappresentante dei miei mille quadernetti, l’unico non ancora finito. Non sempre scrivo le bozze sul quadernetto, a volte preferisco il cellulare per l apraticità con cui si cancella e la chiarezza che mi permette di non ri registrare un provino cento volte, ma un’abitudine che ho, finito un pezzo, è di trascriverlo sempre su carta, come a ufficializzarlo. Su questo ci ho scritto il primo pezzo in italiano e spero le pagine si moltiplichino magicamente e che possa non finire mai. Spoiler: finirà e piangerò un sacco.

ALBUM FOTO: Amo fotografare gli ambienti urbani e nei miei viaggi cerco sempre di portarmi a casa qualche foto particolare. C’è una cosa che faccio ormai da qualche tempo, cioè stampare le fotografie più belle di ogni anno. Ho comprato degli album terribili a cui faccio delle copertine ancora più brutte, ma che contengono tante belle cose e tanti bei momenti. Inutile dire che ho paura di dimenticarmi le cose belle che mi succedono perché ho sempre ricordato meglio quelle brutte. Quindi ho deciso di stampare tutto, così da averlo quando invecchierò.

CARTE DA GIOCO: Durante la maturità, quattro anni fa, quando spegnevo internet per non distrarmi, ho riscoperto i giochi offline di Windows. Inutile dire che sono diventata fortissima a solitario e un po’ meno in storia. Questo pacco di carte l’ho comprato in America, a New York, sarebbe per giocare a Bicycle, ma, al di là del fatto che non so cosa sia il Bicycle, odio la competizione e ho le mani che tremano troppo per riuscire a fare un castello usando più di tre carte, quindi le uso quando sono stressata o quando ho dei messaggi scomodi su whatsapp e il telefono rimane per ore offline.

SOUL OF A SUPERTRAMP: Tra le cose in cameretta non potevo non mettere il mio album preferito dell’artista, secondo me, più sottovalutato di sempre: Mezzosangue. È un disco che mi ha svoltato tutto. È stato il mio più grande amico quando non ne avevo uno, è stato il mio psicologo quando non riuscivo a calmarmi la notte ed è diventato la mia religione da quando ho ascoltato “diventa quello che sei”.