Fuori dal 26 ottobre “Outdoor Recreation”, il primo album di Miller’s Wave. Nove brani di musica Elettronica che coinvolgono l’ascoltatore nel profondo, suggestionandolo e catapultandolo in un mondo rarefatto e alieno ma per qualche ragione familiare. I pezzi sono solo musica allo stato puro, il pubblico è libero di viaggiare nelle sensazioni senza una direzione obbligata dai testi.
“Outdoor Recreation” è un concept album dove tutto ruota intorno ai ricordi e alla fragilità dell’infanzia, alla voglia di rientrare in contatto con quello che eravamo. La nostalgia è il fil rouge di un po’ tutti i brani. L’album è come un viaggio attraverso le avventure di un bambino: la spensieratezza, le delusioni, la crescita e infine il desiderio di rifare tutto da capo. Miller’s Wave con la sua musica esalta la creatività e la fantasia, potenti strumenti che ci permettono di realizzare (o di rivivere) tutti i nostri sogni e di tornare ogni tanto al nostro passato, con tutte le fragilità che ne fanno inevitabilmente parte.
Ecco quali sono le sue cinque cose preferite!
La mia famiglia
Oscillo perennemente tra l’essere espansivo e gioviale, e comportarmi da orso. Qualunque sia il mio stato d’animo, loro mi sopportano e mi amano senza riserve.
Avere le mie ragazze intorno cambia completamente le giornate, tutto diventa incredibilmente più leggero, nonostante il continuo rumore di fondo 🙂
Ho sempre desiderato avere una stanza dedicata da utilizzare come studio, dove mettere tutte le mie tastiere, altoparlanti e giocattoli vari… finalmente circa tre anni fa il sogno si è avverato, ma allo stesso tempo per me è troppo alienante sparire per ore mentre le fanciulle e la mia compagna sono in giro per casa, specialmente in quelle domeniche piovose nelle quali non abbiamo la minima voglia di uscire. Così lo studio è diventato sostanzialmente un deposito di attrezzature (e di milioni di altri oggetti e opere d’arte delle bambine) e ho trasferito l’essenziale per produrre musica in una stanza comune, aumentando ulteriormente l’entropia.
Questo posto
La mia infanzia, i miei giochi in mezzo agli alberi e alle casette, ad un passo dal mare o dai sentieri più selvaggi.
Conosco ogni centimetro dei luoghi intorno a questo minuscolo paese, ma ogni volta mi emoziono e scopro modi diversi di viverlo. Penso stia cercando di dirmi qualcosa da sempre, ma non sono riuscito ancora a decifrarlo, e per adesso va bene così. Per chi vive dalle mie parti sarà facile da riconoscere, ma non voglio nominarlo perché sono ancora convinto (erroneamente) di poterlo proteggere dalle orde di turisti, che ogni anno sono sempre di più. Nonostante sia stato fondamentalmente un bambino di città ho trascorso moltissimi weekend e lunghe estati da queste parti, andando in bici inseguito dai cani o facendo lunghe passeggiate notturne nella speranza di vedere e fotografare un UFO. Non c’è niente di strano, c’era ancora X-Files e leggevo un botto di cose sugli alieni.
I film horror
Specialmente quelli degli anni ’80, i cui effetti speciali oggi potrebbero sembrare particolarmente ridicoli. Ho consumato quelle videocassette vincendo ogni volta la paura, arrivando ad amare anche le scene più disturbanti e crude!
Non era un horror, ma forse si avvicinava… amavo e amo tutt’ora Twin Peaks, ma non sono riuscito a vederlo per più di 5 minuti consecutivi per ben 13 anni. Quando finalmente ci sono riuscito ho chiamato subito mia madre per raccontarglielo e lei ha partecipato a questa solenne vittoria, nonostante avessi già vent’anni.
E quelle colonne sonore sono tutt’ora una delle mie massime fonti di ispirazione.
Non ho mai smesso di guardare film horror (amo alla follia Mike Flanagan, il regista di Hill House e Midnight Mass, per intenderci) ma c’è qualcosa che mi lega affettivamente a quelle vecchissime pellicole che probabilmente dipende da quella sensazione di invincibilità che provavo ogni volta che riuscivo ad arrivare alla fine di Hellraiser o di Nightmare.
Amavo i film che non mi facevano dormire per giorni, ma odiavo con tutto me stesso gli show televisivi che trattavano di veri omicidi e sparizioni. Cerco di tenermi informato su quello che succede nel mondo, ma non ho mai sopportato chi specula o fa business sul dolore delle persone. Queste trasmissioni le trovo tuttora assurde e morbose.
Le persone illuminate
Chi vive nel pieno rispetto di chiunque e del bel posto in cui abitiamo, chi si sforza di capire ciò che è diverso anche se sembra lontano e incomprensibile.
Forse un giorno nel mondo non ci sarà più spazio per la bestialità e l’odio, e sarà solo grazie a queste poche persone e alla loro capacità di influenzare gli altri.
A volte penso che qualunque sogno io possa avere, come per esempio poter creare musica sempre nuova e credibile, dipenda esclusivamente da come il nostro mondo riuscirà ad evolversi; in una società sana c’è sempre posto per la cultura e l’arte, senza che vengano relegate al ruolo di passatempo o, ancora peggio, di perdita di tempo.
In altri ambiti musicali in cui mi muovo sono perennemente costretto a considerare il guadagno economico dietro ogni scelta, e questo significa ricercare costantemente il compromesso e a volte odiare quello che faccio. Miller’s Wave è un progetto che ho ricercato proprio per potermi esprimere come volevo, a costo di sbattermi per trovare una nicchia minuscola di ascoltatori. Contemporaneamente però il mondo è completamente alla frutta, l’odio dilaga in ogni ambito e il progresso tecnologico non va affatto di pari passo con quello sociale ed economico: sotto questo punto di vista, l’arte è l’ultimo dei problemi.
I miei ricordi
Ho temuto di perderli, o meglio, di perdere le emozioni che mi suscitano. Ma li coltivo pazientemente, ogni giorno, anche se a volte possono causarmi un po’ di sofferenza.
La mia musica nasce anche per trasformare alcune sensazioni, non tutte piacevoli, in qualcosa che almeno dentro di me potesse resistere per molto tempo. È uno di quei motivi per cui amo le fotografie, non necessariamente come forma d’espressione, ma proprio come un modo per “assicurare” i ricordi prima che svaniscano. Ho decine di migliaia di fotografie tra stampe e file dentro diversi hard disk. I rumori di fondo, le distorsioni del nastro o i glitch delle videocassette in cui a volte i miei pezzi annegano, non stanno lì per moda o per gusto vintage. Ho vissuto quegli anni, immagazzinato informazioni grazie a supporti che erano anche 10 o 15 anni più vecchi me, e ho collocato la mia musica in un tempo passato anche se non perfettamente definito, come invece avviene con alcune correnti di musica elettronica (Synthwave, Retrowave, etc.).
C’è un non-tempo pieno di ricordi, ma questi ricordi coesistono con il mio presente. Da qualche parte nel mio album questo non-tempo è arrivato ai giorni nostri seguendo una linea temporale alternativa, ma non voglio raccontare troppo, ognuno è libero di viverlo e interpretarlo come desidera