Categorie
Indie Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo album di Neverbh

Non ho saputo resistere e ho fatto un track by track del primo disco di Neverbh.
zero miracoli è il nuovo album di Neverbh, in uscita il 21 maggio per UMA Records, in distribuzione Sony Music Italy. È stato anticipato dai singoli: moon, vai o resti, ehi dimmi e byebye (feat Tamì) e ora insieme agli altri inediti si presenta come un racconto, ogni canzone è una fotografia di un momento preciso ed è associata a un simbolo, uno storytelling visivo oltre che cantato. Questo disco rappresenta l’ultimo anno di crescita e di ricerca dell’artista veronese, dove ritornelli pop, venature elettroniche e sonorità lo-fi esaltano la sincerità del suo songwriting: autentico, sussurato e delicato.
 
 “zero miracoli ha un doppio significato. Da un lato, quando qualcosa finisce non puoi aspettarti che torni indietro, non devi appenderti con ossessione a un miracolo, ad un ritorno. Quel che avevi è stato perso, e devi andare avanti, nel bene e nel male. Dall’altro, nella vita devi combattere per prenderti i tuoi sogni. Non puoi aspettarti che accada il miracolo. Devi stringere i denti e lottare. Il senso è che spesso credere ai miracoli è limitante, perché ci porta ad avere poca fede in noi stessi, ci sediamo e speriamo che le cose accadano. Invece siamo noi a farle accadere.” Neverbh


Neverbh – nome che sta per Never Boycott Heinz, proprio perché il ketchup dell’Heinz è proprio bono – è un giovane appassionato di salse della marca americana Heinz. Nella vita fa anche l’artista, ma questo aspetto passa in secondo piano: ha provato a far combaciare le due cose e infatti ha pubblicato un album, Zero Miracoli, per sottolineare la pochezza e l’aridità della vita senza salse Heinz. “Ti ho scritto una canzone dimmi che ne pensi”, termina così il primo brano riferendosi al suo panino con mostarda Heinz. Magari i panini potessero parlare, eh.

[ Intro ]

Nella canzone successiva c’è questo rapporto difficile con i prodotti di questo noto marchio, sottolineando come quando Neverbh se ne va dalla sua hamburgeria di fiducia lui comunque pensa sempre a loro, alle salsine Heinz. Anche quando torna a casa, o sulla luna, lui comunque pensa a loro.

[ Moon ]

“La vita un po’ ci odia ma soltanto quando è giorno, che di notte siamo luce che colora questo mondo” qua invece sottolinea che la corretta consumazione della salsa barbecue è preferibile di sera perché durante il giorno può dare acidità. Inoltre, è un po’ affranto qua perché non sai mai se scende o no la salsina dalla bottiglietta: se premi non scende e quindi spesso è giusto arrabbiarsi con questo packaging maledetto che separa il loro amore.

[ Vai o Resti ]

Non a caso, se nel brano precedente Neverbh si incazzava perché non capiva se la salsina scendeva o no dalla bottiglietta, in questo nuovo brano c’è una terribile consapevolezza: la fine della salsina Heinz. Lo struggimento dell’artista si sente tanto, è un grido di dolore che fa un sali e scendi emozionale velocissimo e che purtroppo non può essere fermato ma solo affievolito con parole dolci di ricordo.

[ Ho Pianto Un Fiume ]

Con la canzone successiva, il ricordo diviene nostalgia. “Giuro che mi manchi un po’”, e cos’altro potrebbe dire per affievolire un dolore così atroce, mesto e privato? La perdita di una persona cara fa meno male rispetto alla sensazione che si prova quando finisce la maionese Heinz: questo è quello che cerca di dire Neverbh.

[ Manchi un Po’ ]

Dopo la fase della tristezza, c’è la fase della rabbia. Come è possibile che se ne è andata senza avvertire? Era piena la bottiglietta fino a due giorni fa! Questo è quello che ha pensato l’artista, potevano anche mettere un sensorino sulla bottiglietta che lo avvertisse della dipartita a breve, e invece no. Finita così, senza dire nulla, senza neanche un messaggio, niente.

[ Dirupo ]

Passano i giorni e passa il dolore, la rabbia e tutto il resto. Ormai le salsine Heitz sono un lontano ricordo: adesso c’è una nuova fissa, il digestivo Brioschi. Lui sì che poteva far passare quell’acidità di stomaco causata proprio dalle salsine Heitz. Talmente in fissa che ora Neverbh voleva dire “Never Brioschi’s Hopeless”. Dio mio come è tutto più bello senza quelle merdose salsine Heitz.

Però… Però quel vuoto dentro rimane. E si fa sentire.

[ Calmo – Bye Bye ]

Neverbh sottolinea spesso nei suoi brani come le cose che capitano per caso alla fine si rivelano essere sempre quelle più belle, come gli capitò di rivedere di sfuggita i fagioli Heinz, con la salsina al pomodoro… Dio mio Heinz, quante facce hai? L’approccio timido sugli scaffali del supermercato diviene amore verace una volta a casa. Si è riaccesa la fiamma: fagioli sul forno a microonde, fagioli sul lavandino, fagioli sul tavolo, fagioli sul letto. E tutto questo solo per riassaporare una nuova salsina Heitz, che riempie la pancia e riempie il cuore. Da allora Neverbh tornò con il suo nome originale, Never Boycott Heinz, conscio del fatto che quell’amore sarebbe durato per sempre questa volta.

[ Ehy, Dimmi – Miracoli ]

Categorie
Elettronica Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo album di Lena A.

Ho ascoltato il primo disco di Lena A. e ne ho parlato, traccia dopo traccia, un po’ come viene a me.

Esce venerdì 7 maggio 2021 per Uma Records e in distribuzione Sony Music il primo album di Lena A. dal titolo Nuove Stanze. Un nuovo capitolo definitivo per la cantautrice napoletana che rinnova ancora una volta la sua collaborazione con il produttore Giovanni Carnazza. Benvenuti in un mondo elettronico e malinconico, dove rabbia e amore spesso sono la stessa cosa.

Sono nuove queste stanze, eppure sono sempre esistite. Soltanto che prima avevo gli occhi bendati e non le avevo mai viste: ora le ho davanti e finalmente posso scegliere io di che colore dipingerle. Sono stanze dalle pareti ancora bianche, metri quadri della mente, contenitori di emozioni. Sono le Nuove Stanze di cui scrive Montale; sono i luoghi fisici in cui ho vissuto in questi tre anni: Napoli, Roma, Zaragoza, Santiago; sono il percorso di prime volte che ho tracciato nero su bianco; sono il manifesto della mia salvezza. Dentro Nuove Stanze ci sono sette sguardi diversi, sette identità, sette storie: dal giudizio altrui che piega l’io e lo condanna ad una maschera sociale, alla libertà che dà senso ad ogni azione. Un disco incentrato sull’identità, sull’io e su quanto sia necessario imparare a conoscersi per vivere tra la folla senza disperdersi. Anni fa sembrava impossibile raccontare tematiche come la scelta, la sessualità, la rivalsa di essere donna, la socialità scandita dai media, ma oggi è la quotidianità in cui sono immersa: ho voluto scrivere e cantare cosa hanno visto i miei occhi in questi ultimi anni e mesi, costruendo intorno un universo musicale elettronico ma allo stesso tempo cantautoriale.

Italo Calvino su Il Barone Rampante parla di un giovane ragazzo di origine altolocata che un giorno si stanca della sua famiglia, della sua vita, del suo mondo e decide di passare il resto dei suoi giorni appeso agli alberi. Molti pensano che sia una storia inventata, ma in realtà quello che ha scritto Calvino corrisponde al vero in quanto tutto ciò è stato vissuto e trascritto da una ragazza di nome Alessandra, soprannominata Lena A., divenuta fedele compagna di viaggio di Cosimo, quel Barone Rampante, per un lungo tratto del suo vagare. Calvino non ha fatto nient’altro che ricopiare di pari passo parte dei trascritti di Lena A. e abbellirli aggiungendo personaggi e contesti.

[ Granada ]

Conosciuto sugli alberi di Olivabassa, Lena A. era tra gli esiliati spagnoli costretti a vivere sugli alberi incontrati dal Barone. Calvino sul libro l’ha chiamata Ursula evidenziando quanto lei e Cosimo fossero sincronizzati e innamorati per il semplice fatto che entrambi vivevano sugli alberi. Per motivi narrativi ha deciso di farla apparire per poche pagine, ma in realtà da quell’incontro loro due stettero insieme per molto tempo. Tutto quello che sappiamo su di loro è grazie anche a brevi poesie che lei scriveva per descrivere quello che lei provava.

[ Giugno ]

Una delle poesie più belle parla di quella spensieratezza che loro due hanno sviluppato in quel nomadismo di albero in albero. Non c’era giorno in cui i due si facessero forza, anche perché entrambi alla fine scelsero di stare lontano dalla loro famiglia per creare un mondo loro, una libertà diversa e più matura. Più stavano insieme e più quel rapporto si solidificava: era come se ci fosse una terza persona tra i due, un qualcosa nato dal loro amore, una sorta di personificazione che spiritualmente gli faceva compagnia giorno e notte.

[ Pineta ]

Non riuscirono a quantificare quel tempo insieme, ma in quella solitudine reciproca era prevedibile che a un certo punto arrivassero anche i primi litigi, che non erano nient’altro che il risultato di scelte non condivise: percorsi sbagliati tra i rami degli alberi per scelta o di uno o dell’altra, la disubbidienza nel mangiare un cibo che non doveva essere mangiato, la ribellione nei confronti della conoscenza scaturita dall’esperienza singolare di entrambi. I cosiddetti alti e bassi che ci sono in una coppia, solo che poi quegli alti e bassi viverli sopra a dei rami hanno un sapore tutto diverso, più intenso. L’infelicità in quel contesto può essere pericolosa, mina l’istinto di sopravvivenza.

[ Non Sono Roma ]

E infatti da quei litigi il rapporto non si riprese più. Troppo fu la voglia del Barone di tornare a vagare in solitaria e troppo fu il dolore di lei dopo aver compreso quella consapevolezza. Lena A. se ne stava rendendo conto, descrivendo quella personificazione del loro rapporto non più come un qualcosa di vivo e di solare ma come una sorta di cadavere che entrambi si stavano trascinando e che stava divenendo un peso. Un peso troppo pesante da sopportare. E fu così che le loro strade si divisero.

[ Ecco La Tua Femmina – Adesso Cera ]

Lena A. ritornò dai suoi familiari che erano finalmente riusciti a tornare in Spagna senza più il peso dell’esilio e Cosimo fece la stessa cosa, anche se purtroppo venne a conoscenza della morte del povero padre. Poco dopo l’accaduto, ebbe una nuova storia con una sua vecchia fiamma, Viola, ed è come se a quel punto Lena A. non fosse mai esistita. Lena A. lo venne a sapere anni dopo, con il cuore infranto, quando ormai lui non c’era più, mentre lei per tutto quel tempo non aveva fatto altro che aspettarlo osservando gli alberi.

[ Occhi verdi ]

Categorie
Internazionale

Cosa ho capito quando ho ascoltato il disco di debutto di Vipera

Ho ascoltato il primo EP Tentativo di Volo di Vipera e posso dire che è l’opera più strana sentita di recente? Lo dico. Tra versetti che si alternano tra l’inglese e l’italiano, la cantante prende per la manina gli ascoltatori e li porta in questo mondo fantastico fatto di lucine soffuse e carezze delicate come schiaffi. Schiaffi che fanno male, ma che ricordano quanto la vita sia un battito di ciglia.

Non fatevi influenzare dal nome: Vipera non è velenosa, ma è quell’amica che ti ascolta e ti dice in maniera schietta cosa ne pensa delle tue frustrazioni, non nascondendo parole violente ma solo a fin di bene e per farti capire che sei uno scellerato. Sono quel tipo di parole che fanno stare male e che risultano incomprensibili, ma solo riflettendoci si capisce l’intento. Perché Vipera è un enigma, la coscienza fatta persona, un unicum in grado di sviscerare e svelare ciò che l’inconscio comune nasconde.

In un mondo in cui l’intelligenza artificiale si sta mangiando comunità intere per reperire informazioni da utilizzare in maniera profittevole, Vipera si pone agli opposti come entità: la donna angelo dantesca è la forma che più si avvicina a lei. Ascoltare le sue parole è come ritrovare la chiave per stimolare quella creatività persa dall’uomo e sostituita da percorsi di quotidianità già marcati e consumati.

Rappresenta la sensibilità contro la crudezza del mondo, l’ancora di salvezza per quelle persone con indole autodistruttiva che solo lei riesce a salvare aprendogli le porte della percezione con flussi di coscienza autoindotti. Vipera è irreversibile: non esiste solo per chi non la sa vedere né sentire, e chi la sente lo fa con una intensità talmente densa da venirne sopraffatto e sconvolto.

Categorie
Internazionale

Le cinque cose preferite degli Xtrasensory

Esce venerdì 23 luglio 2021 il brano Zero, il nuovo singolo del duo Xtrasensory. Un nuovo capitolo dove convivono due anime che lottano tra di loro fino a fondersi in un mondo che affonda le sue radici dentro influenze stratificate e complesse, tra progressive e alt-rock. Gli Xtrasensory ci portano esattamente ad un bivio, e la scelta sulla strada da prendere sta solo all’ascoltatore.

Zero parla di un pesante conflitto tra due estremi della propria interiorità, uno rassegnato e l’altro desideroso di rivincita. Si tratta di un dialogo tra due vere e proprie entità all’interno della stessa persona, la quale si ritrova di fronte ad un bivio: accettare una terribile realtà come condanna definitiva e rimanere in trappola nella propria zona di comfort per il resto della vita, oppure reagire andando contro corrente. In questo caso il confronto si evolve positivamente perché la voglia di rivincita ci ha spinti ad una ribellione forte abbastanza da innescare, nelle nostre vite, un processo rivoluzionario che sta generando una crescente consapevolezza di noi stessi e del mondo che ci circonda. Ci auguriamo che il messaggio all’interno di questa canzone possa raggiungere qualcuno che ha davvero bisogno di prendere in mano la propria vita e di trovare, dentro di se, una forza tale da vincere le proprie battaglie interiori.

Tutto ha avuto inizio con la stesura del testo, scritto da Luna tra febbraio e marzo 2020, periodo particolarmente difficile durante il quale abbiamo anche dato il via al progetto Xtrasensory. Successivamente ci siamo dedicati alla composizione delle parti musicali, e avendo passato molti mesi chiusi in casa a causa della pandemia, abbiamo avuto molto tempo per sviluppare e far evolvere la canzone fino ad arrivare alla quinta versione, ovvero quella definitiva. Considerando anche la fase di registrazione e post-produzione in studio, abbiamo lavorato su questo pezzo per circa un anno e tre mesi, portando a termine un prodotto davvero complesso ed impegnativo del quale siamo molto orgogliosi. (Xtrasensory)

Abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinuqe cose preferite.

LA NATURA
Entrambi abbiamo sempre avuto un profondo legame con la natura, e da quando ci conosciamo questo aspetto si è addirittura rafforzato. Noi e la natura siamo un’unica cosa, e rispettarla vuol dire rispettare anche noi stessi.

GLI ANIMALI
Per noi gli animali sono nostri pari. Siamo contrari ad ogni forma di violenza gratuita e condanniamo i bracconieri e tutti coloro che non hanno alcun rispetto per le creature che abitano su questo meraviglioso pianeta, brutalmente rovinato dal genere umano.

FITNESS
Malgrado le mille cose da fare ogni giorno, riusciamo il più delle volte a ritagliarci del tempo da dedicare alla cura e al miglioramento del nostro corpo. Il benessere fisico e mentale sta alla base di una vita sana e produttiva. Soprattutto quando ci sentiamo stressati o carichi di tensione, fare attività fisica di qualità ci fa sempre sentire meglio. Amiamo molto anche il cibo e curiamo particolarmente la nostra alimentazione senza farci mancare qualche sfizio ogni tanto.

VIAGGIARE
Per noi viaggiare è libertà, avventura, avere la possibilità di conoscere e sperimentare cose nuove. Ci fa sentire abitanti di un pianeta e non più semplici cittadini politicamente assegnati ad una nazione. Siamo animali curiosi, e la scoperta fa parte della nostra natura. Ci auguriamo di avere la possibilità di viaggiare molto di più grazie al lavoro che abbiamo scelto.

LIBRI E SERIE TV
Nel tempo libero amiamo leggere storie e guardare serie tv di valore. All’interno di un libro, di un film o di un anime ci si può immergere in altri mondi e altre dimensioni confrontando noi stessi con qualcosa che non ci appartiene ma dal quale possiamo imparare molto, traendone spesso ispirazione. In molti casi non si tratta di tempo trascorso passivamente, ma di occasioni per ampliare i nostri orizzonti mentre ci rilassiamo.

Categorie
Indie Internazionale Pop

Video intervista alle BKKB

BKKB sta per Khole Baby e Bhad Kamy che insieme riconoscono la propria crescita, un’evoluzione personale ed artistica che le porta a fare, con semplicità e trasparenza, ciò che più risulta difficile: aprirsi, raccontarsi, regalando uno spaccato della loro vita e del loro amore giovane, folle, incondizionato. Libero! Compagne nella musica così come nella vita le BKKB sono un duo LGBT con un sogno in comune: quello di farci ballare.

Il loro nuovo singolo infatti si chiama “Nanana” che rappresenta inoltre, il loro inizio, ma anche la rincorsa prima del grande salto.

In occasione della release di “Nanana”, il loro nuovo singolo, abbiamo incontrato le BKKB, duo di trapper romane classe 2000 e 2002. Una coppia nella musica e nella vita. Ecco come hanno risposto alle nostre domande.

Categorie
Internazionale

Nella laguna d’autore di Scaramuzza

Ho ascoltato il nuovo singolo di Marco Scaramuzza sotto consiglio di un amico cantautore, che di solito mi propone solo ascolti di un certo spessore: perle per lo più nascoste nel fondo sabbioso e – qui più che mai – lagunare di una canzone d’autore che oggi pare aver perso di vista la natura di sé stessa, nell’affannosa ricerca di una propria nuova identità.

Ecco, Marco Scaramuzza si è presentato così alle mie orecchie: lagunare (eccerto, parliamo di un veneziano!) e cantautore. Due aggettivi che fanno coppia non per caso: dopotutto, che cos’è la canzone se non un tentativo di costruire ponti sui tortuosi e imprevedibili canali che la vita prende, spesso assalendoci e facendoci naufragare?

https://www.instagram.com/p/CRos93fraEn/?utm_source=ig_web_copy_link

Naufragare nelle parole di “Rosa”, il secondo singolo da totale indipendente di Scaramuzza, risulta in effetti piuttosto semplice: testo che si infittisce di una narrazione mai banale, che racconta allegoricamente una libertà agognata e anelata. Insomma, Marco si presenta come un menestrello 2.0 che, a cavallo tra De André, De Gregori e del buon vecchio folk americano (la chitarra rimane la lead voice di tutto il brano, in pratica) riesce a descrivere con semplicità non banale concetti importanti. E di questo, indubbiamente, abbiamo bisogno: portare semplicità nella complessità senza rendere “piccoli” discorsi fatti per essere necessariamente “grandi”. Certo, qualche sbavatura ci potrà anche essere (ma qui si entra in un fatto di gusti personali), ma a chi importa quando si sente la genuinità di qualcosa che non è fatto per rimanere invischiato in qualche etichetta di settore?

Ecco perché, per me, intervistare Marco è stato un dovere, oltre che un piacere: dobbiamo incoraggiare le cose belle, soprattutto quando sincere. Scoprite “Rosa” – ma anche “Cuore di plastica”, il singolo precedente – e se potete ricordatevi di Scaramuzza quando uscirà il suo EP, in autunno. Ne vale la pena. Non lo dice solo il mio amico cantautore (che sicuramente leggerà queste parole), ma anche io.

Categorie
Internazionale Pop

5 cose per essere dei “veri” italo-americani, per Sacramento

Esce venerdì 11 giugno 2021 Latte / The Italian Breakfast, il nuovo album di Sacramento che segue il disco di debutto Lido. Il nuovo album, fuori per La Tempesta International e per l’etichetta americana SXN, è un nuovo capitolo per il progetto solista di Steve Fileti che torna con le atmosfere estive e le rilassate situazioni italo-americane che conquistano sin dal primo ascolto.

Latte – The Italian Breakfast è il mio modo per raccontare le mie visioni, la mia esperienza di vita attraverso la musica. Per me il momento migliore della giornata è la mattina: svegliarsi, fare sesso, vestirsi (non troppo), andare al bar sotto casa, prendere il cappuccino e il cornetto e leggere le notizie sotto il sole. Questo è il paradiso assoluto. Questa è The Italian Breakfast, il modo migliore per iniziare la giornata. E questo nuovo album è la colonna sonora proprio di questo momento perfetto (insieme alla parte del sesso). Un orgasmo puro, il modo migliore per iniziare la giornata.”

Per l’occasione, gli abbiamo chiesto le sue 5 cose preferite!

Catene d’oro con ciondoli religiosi, ma per le preghiere non c’è mai tempo

Canotta della salute a costine con tuta in ciniglia un po’ baggy, che già la vita è scomoda

Stare al tavolino di un bar con una tazzina di caffè espresso finita da 30 minuti, guardando la gente passare

Venerare la mamma, la pasta, e il sole come un’unica entità

Ascoltare Frank Sinatra per espiare la tuta in ciniglia

Categorie
Elettronica Internazionale

Le 5 cose preferite di Sidi

Deep Side è il nome che il batterista e producer Sidi ha scelto per una delle live session più curate e suggestive che vedrete in questo periodo, girata in uno dei canyon più suggestivi d’ Europa, situato in Puglia. Sidi, reduce dalla pubblicazione del suo nuovo EP dal titolo Fluido, fuori per Pitch The Noise Records, ecco un nuovo importante capitolo che mostra live i brani Cactus e Our Sunday.

Il progetto nasce dalla necessità di creare accostamenti di immagini rilegate alla natura da cui Sidi ne trae profonda ispirazione per la scrittura dei due brani presenti.

Il cibo. Durante gli ultimi anni e soprattutto con il lockdown è nata in me la passione di sperimentare in ambito culinario insieme ai miei amici. Sicuramente tra le mie cose preferite c’ è il riso patate e cozze, eredità di valore inestimabile di mia nonna.

I miei skate. É da quando mi fu regalato il primo skate a 9 anni che non l’ ho più mollato. La sensazione di “fluttuare” è tuttora una delle più belle che provo nel corso delle settimane.

Le mie batterie. Sono custodite con parsimonia. Purtroppo negli ultimi anni è stato difficile collocarle in casa qui a Milano per via del vicinato. Ma tra una sala prove e l’ altra ci ricongiungiamo spesso.

Le piante in camera. Sono patito per l’ ordine e l’ estetica nei luoghi in cui lavoro. Qui a Milano insieme alla mia coinquilina Phaabee sin dal primo giorno, abbiamo riempito la casa. Vedo le piante come dei figli e necessitano molta costanza e ciò mi fa star bene.

I dipinti miei e dei miei amici. Sono un elemento immancabile che porto sempre con me ogni qual volta che mi trovo a traslocare. E negli ultimi due anni i traslochi sono stati parecchi!

Categorie
Internazionale

Alla scoperta di Claire D.

In occasione dell’uscita del suo ultimo album, “Voglio vivere così”, abbiamo fatto qualche domanda alla cantautrice Claire D. riguardo alla sua storia musicale e al percorso ricco e denso che l’ha portata, oggi, alla pubblicazione di un disco dall’impronta fortemente femminile; un grido d’identità che rivendica per sé stesso la natura del manifesto, e allo stesso tempo dell’album di ricordi.

Insomma, una dichiarazione in poesia che trova spinta nel timbro e nell’estro di una voce che, attraverso gli anni, ha saputo reinventarsi raggiungendo un equilibrio funambolico tra passato e presente, senza smettere di guardare al futuro.

Buona lettura!

Ciao Claire, benvenuta su Perindiepoi. Scegli tre aggettivi che raccontano, in qualche modo, il tuo disco. E diccene anche uno, di aggettivo, che proprio non c’entra nulla con “Voglio vivere così”.

Ciao… direi che sono i seguenti:

  • Intenso
  • Emozionante
  • Raffinato 

E l’aggettivo che non ha nulla a che fare è senz’altro “Banale”.

Come sempre, ad ogni giro di boa, tocca fare il recap del passato. Questo è il tuo primo disco da solista dopo anni sui palchi e in studio: cos’è cambiato da quando hai iniziato e cosa, invece, è rimasto uguale?

Ritengo sia cambiato radicalmente il mio approccio nei confronti di me stessa e del ruolo di interprete e al contempo di autrice che adesso sento di vivere  con maggior consapevolezza. Tuttavia e’ rimasto immutato nel tempo il mio entusiasmo, la voglia di imparare, di emozionarmi.

“Voglio vivere così” è un disco complesso, che riesce a restituire all’ascoltatore una sensazione di leggerezza quasi virtuosa ma allo stesso tempo lo inchioda all’ascolto, costringendolo a pensare ed attivare i circuiti neuronali, fosse solo per apprezzare appieno la commistione di atmosfere e generi che il disco propone. Come nasce il desiderio di un azzardare un lavoro simile? 

“Voglio vivere così” nasce dal desiderio di assecondare il mio animo creativo, che in quanto tale può esprimersi a pieno soltanto sperimentando la diversità, indagando la molteplicità delle vie, dei percorsi sonori che di fatto sono il riflesso delle molte sfaccettature che albergano in me come del resto in ogni essere umano. Siamo nati per esperire costantemente il mondo che ci circonda, i colori , sapori, semplicemente per vivere le esperienze che ci pervadono e che in quanto variegate non possono che essere tradotte, a loro volta, in forme e linguaggi differenti.

Swing, jazz, canzone d’autore sono solo tre degli ingredienti del tuo disco d’esordio. Da dove viene musicalmente Claire D.?

Claire D. sin da piccolissima ha respirato ottima musica, suonata dal vivo da mio padre (pianista autodidatta) cantata da mia madre, interprete appassionata, e poi riprodotta tramite vinili e musicassette disposte su scaffali traboccanti di ogni genere. Fausto Papetti, Richard Clayderman, Mia Martini, Dean Martin, Bonnie Bianco, Pat Boone, Barbra Streisand erano i più gettonati nei miei primi anni di vita. Poi in adolescenza è stato il momento in cui ho scoperto ed amato molti i grandi del cantautorato italiano, Lucio Battisti, Lucio Dalla, De Gregori, Claudio Baglioni, Pino Daniele, Franco Battiato per poi approdare ad ascolti più maturi con NOA, Tracy Chapman, Natalie Cole, Ray Charles, Dulce Pontes. Avevo allora e conservo ancora una grande passione per il musical, non a caso le mie primissime performance vertevano sul repertorio di tutti i lungometraggi Disney, tanto per cominciare per poi abbracciare il musical di Broadway , della  commedia musicale (italiana e straniera). Adoravo interpreti quali Julie Andrews, Julie Garland, Hovard Keel, Kathryn Grayson. Negli ultimi anni ho riscoperto il fascino e l’intensità della musica siciliana, quella di Rosa Balistreri in particolar modo.

Certo che possiamo dire che “Voglio vivere così” è un disco dedicato alle donne. La tua dote vocale, tra l’altro, deriva da un’eredità matrilineare, come si legge nelle note del tuo disco. Insomma, la tua famiglia pare essere stata una fucina stimolante per il tuo talento. Ci regali qualche fotografia dal passato, qualche aneddoto sulla tua infanzia/adolescenza musicale?

Durante i momenti di festa, quando la famiglia si riuniva ricordo che spesso ci si lasciava travolgere in canti all’unisono seguendo mio padre al piano o mia nonna Carolina, nonna paterna, che cantava le canzoni romantiche degli anni trenta. Ricordo con piacere che venivo spesso scelta ed inserita nella rosa dei cantori che dovevano esibirsi  durante le messe in scena scolastiche, i saggi o le feste di piazza. A 10 anni, insieme a mia madre, feci parte del coro polifonico parrocchiale e ricordo ancora palpabile la magia che si respirava quando per Natale un anno eseguimmo la “Missa Pontificalis” di Lorenzo Perosi.  

La cantautrice Claire D. in uno scatto promozionale

Proviamo a fare un gioco: raccontaci “Voglio vivere così” utilizzando nove citazioni, una da ogni brano. Difficile, eh!

  • Voglio Vivere così, correndo, gridando piangendo, sognando.
  • Io sono altro e altrove, e non importa quando, non importa dove, non importa come. 
  • Se bastassero sotanto due parole ti avrei detto tutto quello che non sai. 
  • Tra le mie braccia , tremanti ma certe, con te adesso ho tutto, non mi manca più niente.
  • Cerco un letto per amare che profumi di lilla.
  • Portami li dentro, nel tuo mondo, perché il  mio tempo sia poesia.
  • Liberi, con la voglia di fare festa, una musica nella testa ci accompagna e non va più via.
  • Il tempo passa, il tempo vola, e allontana nostalgie, lascia qualche nodo in gola, ma cancella le bugie.
  • La nostra più profonda essenza adesso, soltanto adesso, trova il coraggio di far schiudere i propri semi.

In conclusione di questa nostra intervista, se ti va, dicci qualcosa che non hai mai detto prima e che oggi hai voglia di rivelare ai nostri lettori.

Relativamente la realizzazione del disco non ho mai detto che durante le prime sessioni di registrazione ero ancora in piena fase d’allattamento del mio terzo figlio e dopo un po’ di ore in sala d’incisione mi toccava scappare a casa ad allattarlo. E’ stata un’avventura conciliare i miei doveri di mamma con quelli di cantante ma sono riuscita fortunatamente a conciliare le due cose anche in quell’occasione.

Categorie
Internazionale

Le 5 cose preferite di Dado Bargioni

Esce venerdì 21 maggio 2021 A tempo terso, il nuovo singolo di Dado Bargioni fuori per Ohimeme (www.ohimeme.com). Si tratta del terzo singolo estratto da un nuovo album in uscita prossimamente, un brano che gioca già nell’ambiguità del titolo:“Terso” suona come “perso”, ma quella piccola consonante cambia totalmente il modo di vedere le cose, in una prospettiva più positiva di visione chiara del mondo, un mondo che ci lascia ogni giorno più soli ed incerti e che ha bisogno di un “Tempo Terso”, appunto.   Registrata interamente al FLAT SCENARIO studio con la supervisione e la guida del produttore e musicista Luca Grossi, il brano è il frutto di un arrangiamento di Dado, maturato all’improvviso un mese dopo averla scritta:
  «Era una domenica pomeriggio ed in sottofondo c’era un disco dei Vulfpeck. Lo ricordo bene perché quei particolari fraseggi armonizzati della chitarra di Cory Wong ad un certo punto mi hanno spinto ad imbracciare l’elettrica (che io suono raramente) ed è proprio da lì che, improvvisamente, è nata la versione finale di A Tempo Terso. Era un po’ che ci pensavo. L’intero disco, lavorando gomito a gomito con Luca, stava prendendo un taglio diverso, fresco… e questa canzone in particolare necessitava di una spinta per adeguarsi al sound del resto dell’album. Ho sempre ritenuto che questo dovesse essere un singolo per via del ritornello super-catchy che ti si appiccica addosso. Però ne ho avuto la definitiva certezza solo dopo aver coinvolto ed ascoltato, in studio, la batteria di Lino Gitto (motore ritmico dei “the Winstons”). Lino ha impresso quel vigore e quel inconfondibile tocco vintage che hanno immediatamente creato il legame e la contaminazione che stavo cercando, fondendo i fraseggi vagamente funky soul del basso e dalle chitarre a quel sapore Beatlesiano tutto racchiuso nelle sue rullate alla Ringo Starr!»

Gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite.

1. La chitarra (folk/acustica) e scriverci canzoni. 
Dopo il corno francese e il clarinetto (al Conservatorio dai 10 anni) ho capito che gli strumenti a fiato non facevano per me. Mi piaceva cantare e con un bocchino o un’ancia fra le labbra è pressoché impossibile farlo (a meno che tu non sia Lucio Dalla!)! Così, in quel periodo ho cominciato parallelamente a prendere lezioni di chitarra. Appena ho capito che girando gli accordi delle canzoni, avrei avuto un pezzo mio originale, si è spalancato un nuovo universo e da allora scrivo quasi solo esclusivamente con quel gioiellino che la chitarra acustica! 

2. The Beatles.
Lo zio Rudi, per le lezioni di chitarra, chiedeva 5.000 Lire (perché, anche se parenti stretti, quello era un vero impegno e dovevo prenderlo seriamente). Mi sedevo di fronte a lui ed assimilavo le melodie ed i mille accordi del suo gruppo preferito. Piano piano imparavo quelle canzoni ed imparavo a suonare la chitarra. Piano piano ho conosciuto i Beatles e, ancora oggi, mi sciolgo nell’ascoltarli! Grazie Rudi!

3. Il Cioccolato.
Una vera droga per me. Tutti i giorni (anche più volte al giorno). Assolutamente fondente. Consiglio dello chef Bargionì: Combo cioccolato + biscotto Digestive. Da provare (prima il cioccolato, poi, quando si scioglie e ne avete un bello strato sulle papille gustative, mordete il biscotto. La parte crunch si amalgama con la pasta del fondente ed è Paradiso!)

4. Ritorno al Futuro (il film).
Penso sia stato il primo film visto al cinema da solo. Non so se fosse quella sensazione di sentirmi grande o la trama geniale o The Power of Love di Huey Lewis & the News… Forse le tre cose insieme… Quello che so è che ogni sequel della saga, gli anni successivi, è diventato per me un momento da vivere da solo. Al cinema. Oggi è ancora il primo film che mi viene in mente quando fanno una domanda specifica sui miei cine-gusti.

5. Il Mare. 
L’acqua è per me quell’elemento regressivo e ancestrale (un po’ liquido amniotico) in cui potrei rimanere immerso per ore a rilassarmi. Il mare poi unisce l’idea di vacanza, di riposo, di sole che asciuga, che ci abbronza e ci fa più fighi (ahah!). Il mare è tutto nelle onde che ti cullano. È l’orizzonte sconfinato e le terre fantastiche che si nascondono dietro. Il mare è dove il sole sparisce facendo “cisss” (e ancora oggi, in quel punto, mi aspetto di vedersi alzare una nuvola di fumo…). Il mare (insieme alla musica e al cioccolato) è la mia terapia.