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Le cinque cose preferite dei Gemini Blue

Fuori dal 13 agosto “If you change your mind”, il secondo singolo dei Gemini Blue. Il duo ha messo in musica una promessa d’amore. Il sound scelto si muove tra il modern blues e i ritmi tribali. Una melodia particolare ma che permette all’ascoltatore di ricevere subito il messaggio dei Gemini Blue. In “If you change your mind” si parla d’amore riprendendo il tema dell’antichità e della donna fatale con un’invocazione mistica. Il concetto viene espresso egregiamente anche dalla copertina che è stata scelta. 

Un brano dal sapore vintage, vicino al rock’n’roll, e introspettivo. Impossibile rimanere immobili sul ritmo di “If you change your mind” e su quelle chitarre rock che strimpellano e ipnotizzano l’ascoltatore.

Per l’occasione, abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinque cose preferite.

Le donne.

La donne per noi sono sempre state delle figure importanti e rappresentano la maggiore fonte di ispirazione e non solo quando si parla di arte! Ci hanno cresciuto e ci hanno reso le persone che siamo ora, spesso ci fanno soffrire, spesso ci fanno un male cane, ma fa tutto parte del segno meraviglioso che rappresentano. Spesso le facciamo soffrire e spesso gli facciamo un male cane e ancora più spesso l’uomo ha l’arroganza di sminuirle, che sciocco questo uomo schizofrenico del 21esimo secolo! É il mistero di fronte al quale ci pongono che ci intriga, è il mistero che impersonificano che ci affascina e nelle nostre menti abbiamo impressi i volti delle persone che ci fanno sentire a casa e spoiler: sono volti femminili.

In questi tempi di lenti e costanti cambiamenti diventa sempre più difficile capire come fare veramente del bene a queste persone, a livello sociale soprattutto. Da musicisti noi non possiamo fare altro che ascoltare e cercare di comprendere e più di ogni altra cosa non voltare mai le spalle. Donne di tutto il mondo e di ogni angolo del nostro cuore, siamo con voi e vi vogliamo bene.

Il fiume.

La natura in generale gioca per noi un ruolo fondamentale, viviamo tra laghi e monti, serpi e cinghiali, ma solo il fiume rappresenta il tempio sacro di tutto questa vita che ci circonda ed è diventato il nostro posto spirituale per eccellenza. Al fiume si riesce a scorrere con il tempo, ad assistere al suo flusso sotto forma di acqua. Ed ecco che l’attimo che prima ci apparteneva ora è perso per sempre con lo scorrere della corrente. Se poi sulle sue sponde ci si giunge con un rullante e una chitarra tutta questa energia prende forma con la musica, così è nato il nostro primo singolo The Mountain. Il fiume è suono primordiale, Il fiume è rifugio, il fiume è comprensione di se stessi, ci riteniamo fortunati ad avere un posto del genere. Ovunque andiamo e ovunque suoniamo cerchiamo di tenere impresse queste sensazioni nella testa e di rendere la nostra musica come le vibrazioni della corrente, ci saprete dire se ci riusciamo.

La luna (Oz).

La luna è il luogo dove costudisco tutti i miei sogni e tutte le mie speranze. Come lei la mia vita e le mie giornate sono costituite da fasi, alcune luminose ed altre molto oscure e negli intervalli tra queste quello che mi rimane addosso è molta stanchezza e solitudine. Alzando lo sguardo nel cielo notturno i miei occhi non l’hanno mai vista come un faro a cui richiedere aiuto o misericordia, ma come una dea che ti spinge a farcela da solo, un qualcosa che non appartiene a questo mondo, un posto da raggiungere. Da lei non avrò mai consolazione, da lei non avrò mai riparo.

È una bellissima spettatrice che col silenzio mi sussurra “ti aspetto”. Eterna fonte di ispirazione.

Le pecore (Jack).

Un amore estendibile agli animali in generale. Le pecore però in particolare: semplici, curiose e simpatiche. Non sempre poi bisogna avere una spiegazione per tutto. Sta di fatto che un po’ come la batteria, ovini e bovini hanno sempre avuto un effetto ipnotico su di me, sono riflessivi. Anche le formiche non son da meno, dedite al lavoro come pochi, per una regina che magari mai vedranno.

Rappresentano un po’ il pessimismo che mi porto dietro: “La più innocente passeggiata costa la vita a mille poveri vermucci, e un passo del tuo piede basta a demolire le faticose costruzioni delle formiche e a schiacciare tutto un microcosmo in una misera tomba. Ciò che mi scava il cuore è questa forza di morte che sta nascosta nell’universa natura; la quale non ha generato nulla che non debba distruggere il suo prossimo e sé.”.

Il temporale.

Il famoso bubbolìo lontano che lascia spazio all’ascolto e alla meraviglia. Sarebbe bello riuscire a riprodurre un temporale con la nostra musica.

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Internazionale

Le 5 cose preferite di Rituàl

Esce venerdì 3 settembre 2021 Anima e colpa, il singolo di debutto di Rituàl
Finalmente svelato il progetto solista della cantautrice e musicista Giada Tripepi, che si impone nella scena alternativa italiana dopo un periodo negli Stati Uniti. Quello di Rituàl è un progetto viscerale, emotivo, stratificato di influenze musicali in cui ambientazioni a tratti oscure si amalgamano a vaghi richiami al cantautorato italiano femminile. 

Premetto che da un paio di anni a questa parte ho sviluppato una filosofia sempre più minimalista. Ad ogni modo come tutti ho degli oggetti a cui tengo e altri che ritengo utili. Eccone cinque.

Kindle: mi permette di leggere ovunque quello che voglio senza dover pianificare da prima le mie letture. In realtà preferisco di gran lunga leggere su carta ma per chi viaggia e ha affrontato diversi trasferimenti il Kindle è la scelta più logica.

Fedi sarde: Queste due fedi sarde erano di mia nonna materna, che è venuta a mancare un anno fa. Alla sua morte mia madre le ha trovate e me le ha date e da allora le metto sempre. 

Occhiali da sole: Di recente ho scoperto che nella mia famiglia ci sono stati due casi di maculopatia retinica quindi quello che di solito è un semplice accessorio da abbinare per me è diventato un inseparabile alleato di prevenzione.

Il vecchio pianoforte di famiglia: È il pianoforte che suonavano la mia bisnonna paterna e mio nonno ed è quello su cui imparato a suonare io quindi per me ha un gran valore affettivo.

Risale a fine ‘800, è scordato e non si può più accordare ma se provi a suonarci l’intro di “Tango till they’re sore” di Tom Waits resti stupito da quanto venga fuori bene. È perfetto anche per il ragtime.

Pass dei concerti a cui ho suonato: Sono oggetti di cui ovviamente posso fare a meno, ma mi ricordano di gioie e sacrifici e delle varie tappe del mio percorso da musicista.

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Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo disco di Adelasia

Prendete Malika Ayane, passatele una canna accesa, regalatele tutti gli album di quegli artisti che si sono ispirati a Mac DeMarco e vi verrà fuori Adelasia. Nata dall’unione del nome Adele + Asia, Adelasia è proveniente dall’Italia e non dall’Asia come il nome tende a far pensare. Il suo album uscito da poco, 2021, ha quelle sonorità un po’ pop un po’ psych che fa capire che lei è l’artista perfetta per quegli ascoltatori a cui piace chillare di brutto. No di certo per quei pazzi schizzati che preferiscono rompersi la schiena con il duro lavoro, ‘sti malati di mente folli scellerati. È sicuramente una delle voci femminili più interessanti del panorama italiano, ma anche asiatico se fosse nata in Asia come il nome fa pensare truffaldinamente.

Il suo percorso artistico è iniziato quando una stella è caduta dal cielo una notte di San Lorenzo di tanti anni fa. Vedendola, Adelasia ha espresso il seguente desiderio: “Ti prego stella cadente fammi diventare una stella del cinema”. Purtroppo quel giorno la stella cadente fu piuttosto sorda perché era troppo concentrata a cadere e sentì “Ti prego stella cadente fammi diventare un’asticella del cinema”. Inizialmente le parve un po’ strano come desiderio, ma decise comunque di esaudire quella commossa richiesta. Così una notte Adelasia si svegliò improvvisamente e si accorse di essere diventata un’asticella del cinema, precisamente una barra metallica che poneva un limite di altezza per gli spettatori più alti di due metri e mezzo nella provincia a statuto speciale di Bolzano, dove le persone là sono tutte alte.

La disperazione iniziale per la sua condizione divenne ad un certo punto rassegnazione: era diventata un fottuto oggetto di metallo, cosa mai poteva succederle? Non aveva gambe, non aveva braccia, era bloccata con delle viti, mannaggia. Si era abituata all’idea oramai. Poi accadde l’impensabile: cinema chiusi in tutto il mondo per l’emergenza pandemica, non avrebbe mai visto più nessuno lì dentro e non avrebbe più esercitato la sua funzione per chissà quanto tempo, quindi si disperò nuovamente appena capì che era diventata un fottuto e inutile oggetto di metallo. Una tragedia.

Le lacrime di quei giorni echeggiarono tra le sale vuote del cinema di Bolzano e furono talmente disperate che le immagini delle locandine presero vita. Come in Una Notte al Museo, esatto. Un impietosito Ezio Greggio uscì dalla locandina di Lockdown all’Italiana e si diresse verso quelle urla di pianto disperate chiedendosi “È lui o non è lui? Cerrrrrrto che è lui” pensando di ritrovare Enzino Iacchetti in overdose da coca tristissimo e tritatissimo. E invece no, non era lui, ma Adelasia, l’asticella del cinema che piangeva. Adelasia si calmò non appena vide Ezio Greggio. Ezio Greggio non si fece tante domande, però rimase molto incuriosito da quella barra metallica parlante.

“Ti prego Ezio Greggio aiutami a scendere da qui” ed Ezio Greggio ubbidì, vivamente colpito. Una volta raccontata la sua storia, Adelasia gli chiese di aiutarla per farla ritornare una persona vera ed Ezio Greggio le disse che lo avrebbe fatto volentierissimo. Così, aggrappata da Ezio Greggio, Adelasia venne portata fuori dal cinema. Direzione: l’ospedale. Il piano era quello di farsi collegare al sistema neuronale di un cadavere per riacquisire le capacità motorie di una persona vera. Ce la faranno i nostri eroi?

Purtroppo no, perché Ezio Greggio una volta uscito dal cinema venne investito da un camion e Adelasia rimbalzò sull’asfalto fino a conficcarsi su un cumuletto di terra poco fuori dalla strada. Nessun umano sarebbe mai passato di lì, le macchine procedevano troppo veloce. Ezio Greggio morì sul colpo e sparì con una nuvoletta di vapore espirando con un delicatissimo “Ciao Amici di Striscia…”, mentre Adelasia rimase conficcata per sempre su quel cumuletto di terra. Da allora, ogni volta che il vento la colpisce, produce un suono soave che da asticella del cinema l’ha fatta diventare un’asticella della musica. Fu così che iniziò ufficialmente il suo percorso artistico.

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Indie Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo album di Neverbh

Non ho saputo resistere e ho fatto un track by track del primo disco di Neverbh.
zero miracoli è il nuovo album di Neverbh, in uscita il 21 maggio per UMA Records, in distribuzione Sony Music Italy. È stato anticipato dai singoli: moon, vai o resti, ehi dimmi e byebye (feat Tamì) e ora insieme agli altri inediti si presenta come un racconto, ogni canzone è una fotografia di un momento preciso ed è associata a un simbolo, uno storytelling visivo oltre che cantato. Questo disco rappresenta l’ultimo anno di crescita e di ricerca dell’artista veronese, dove ritornelli pop, venature elettroniche e sonorità lo-fi esaltano la sincerità del suo songwriting: autentico, sussurato e delicato.
 
 “zero miracoli ha un doppio significato. Da un lato, quando qualcosa finisce non puoi aspettarti che torni indietro, non devi appenderti con ossessione a un miracolo, ad un ritorno. Quel che avevi è stato perso, e devi andare avanti, nel bene e nel male. Dall’altro, nella vita devi combattere per prenderti i tuoi sogni. Non puoi aspettarti che accada il miracolo. Devi stringere i denti e lottare. Il senso è che spesso credere ai miracoli è limitante, perché ci porta ad avere poca fede in noi stessi, ci sediamo e speriamo che le cose accadano. Invece siamo noi a farle accadere.” Neverbh


Neverbh – nome che sta per Never Boycott Heinz, proprio perché il ketchup dell’Heinz è proprio bono – è un giovane appassionato di salse della marca americana Heinz. Nella vita fa anche l’artista, ma questo aspetto passa in secondo piano: ha provato a far combaciare le due cose e infatti ha pubblicato un album, Zero Miracoli, per sottolineare la pochezza e l’aridità della vita senza salse Heinz. “Ti ho scritto una canzone dimmi che ne pensi”, termina così il primo brano riferendosi al suo panino con mostarda Heinz. Magari i panini potessero parlare, eh.

[ Intro ]

Nella canzone successiva c’è questo rapporto difficile con i prodotti di questo noto marchio, sottolineando come quando Neverbh se ne va dalla sua hamburgeria di fiducia lui comunque pensa sempre a loro, alle salsine Heinz. Anche quando torna a casa, o sulla luna, lui comunque pensa a loro.

[ Moon ]

“La vita un po’ ci odia ma soltanto quando è giorno, che di notte siamo luce che colora questo mondo” qua invece sottolinea che la corretta consumazione della salsa barbecue è preferibile di sera perché durante il giorno può dare acidità. Inoltre, è un po’ affranto qua perché non sai mai se scende o no la salsina dalla bottiglietta: se premi non scende e quindi spesso è giusto arrabbiarsi con questo packaging maledetto che separa il loro amore.

[ Vai o Resti ]

Non a caso, se nel brano precedente Neverbh si incazzava perché non capiva se la salsina scendeva o no dalla bottiglietta, in questo nuovo brano c’è una terribile consapevolezza: la fine della salsina Heinz. Lo struggimento dell’artista si sente tanto, è un grido di dolore che fa un sali e scendi emozionale velocissimo e che purtroppo non può essere fermato ma solo affievolito con parole dolci di ricordo.

[ Ho Pianto Un Fiume ]

Con la canzone successiva, il ricordo diviene nostalgia. “Giuro che mi manchi un po’”, e cos’altro potrebbe dire per affievolire un dolore così atroce, mesto e privato? La perdita di una persona cara fa meno male rispetto alla sensazione che si prova quando finisce la maionese Heinz: questo è quello che cerca di dire Neverbh.

[ Manchi un Po’ ]

Dopo la fase della tristezza, c’è la fase della rabbia. Come è possibile che se ne è andata senza avvertire? Era piena la bottiglietta fino a due giorni fa! Questo è quello che ha pensato l’artista, potevano anche mettere un sensorino sulla bottiglietta che lo avvertisse della dipartita a breve, e invece no. Finita così, senza dire nulla, senza neanche un messaggio, niente.

[ Dirupo ]

Passano i giorni e passa il dolore, la rabbia e tutto il resto. Ormai le salsine Heitz sono un lontano ricordo: adesso c’è una nuova fissa, il digestivo Brioschi. Lui sì che poteva far passare quell’acidità di stomaco causata proprio dalle salsine Heitz. Talmente in fissa che ora Neverbh voleva dire “Never Brioschi’s Hopeless”. Dio mio come è tutto più bello senza quelle merdose salsine Heitz.

Però… Però quel vuoto dentro rimane. E si fa sentire.

[ Calmo – Bye Bye ]

Neverbh sottolinea spesso nei suoi brani come le cose che capitano per caso alla fine si rivelano essere sempre quelle più belle, come gli capitò di rivedere di sfuggita i fagioli Heinz, con la salsina al pomodoro… Dio mio Heinz, quante facce hai? L’approccio timido sugli scaffali del supermercato diviene amore verace una volta a casa. Si è riaccesa la fiamma: fagioli sul forno a microonde, fagioli sul lavandino, fagioli sul tavolo, fagioli sul letto. E tutto questo solo per riassaporare una nuova salsina Heitz, che riempie la pancia e riempie il cuore. Da allora Neverbh tornò con il suo nome originale, Never Boycott Heinz, conscio del fatto che quell’amore sarebbe durato per sempre questa volta.

[ Ehy, Dimmi – Miracoli ]

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Elettronica Internazionale Pop

Quello che ho capito ascoltando il primo album di Lena A.

Ho ascoltato il primo disco di Lena A. e ne ho parlato, traccia dopo traccia, un po’ come viene a me.

Esce venerdì 7 maggio 2021 per Uma Records e in distribuzione Sony Music il primo album di Lena A. dal titolo Nuove Stanze. Un nuovo capitolo definitivo per la cantautrice napoletana che rinnova ancora una volta la sua collaborazione con il produttore Giovanni Carnazza. Benvenuti in un mondo elettronico e malinconico, dove rabbia e amore spesso sono la stessa cosa.

Sono nuove queste stanze, eppure sono sempre esistite. Soltanto che prima avevo gli occhi bendati e non le avevo mai viste: ora le ho davanti e finalmente posso scegliere io di che colore dipingerle. Sono stanze dalle pareti ancora bianche, metri quadri della mente, contenitori di emozioni. Sono le Nuove Stanze di cui scrive Montale; sono i luoghi fisici in cui ho vissuto in questi tre anni: Napoli, Roma, Zaragoza, Santiago; sono il percorso di prime volte che ho tracciato nero su bianco; sono il manifesto della mia salvezza. Dentro Nuove Stanze ci sono sette sguardi diversi, sette identità, sette storie: dal giudizio altrui che piega l’io e lo condanna ad una maschera sociale, alla libertà che dà senso ad ogni azione. Un disco incentrato sull’identità, sull’io e su quanto sia necessario imparare a conoscersi per vivere tra la folla senza disperdersi. Anni fa sembrava impossibile raccontare tematiche come la scelta, la sessualità, la rivalsa di essere donna, la socialità scandita dai media, ma oggi è la quotidianità in cui sono immersa: ho voluto scrivere e cantare cosa hanno visto i miei occhi in questi ultimi anni e mesi, costruendo intorno un universo musicale elettronico ma allo stesso tempo cantautoriale.

Italo Calvino su Il Barone Rampante parla di un giovane ragazzo di origine altolocata che un giorno si stanca della sua famiglia, della sua vita, del suo mondo e decide di passare il resto dei suoi giorni appeso agli alberi. Molti pensano che sia una storia inventata, ma in realtà quello che ha scritto Calvino corrisponde al vero in quanto tutto ciò è stato vissuto e trascritto da una ragazza di nome Alessandra, soprannominata Lena A., divenuta fedele compagna di viaggio di Cosimo, quel Barone Rampante, per un lungo tratto del suo vagare. Calvino non ha fatto nient’altro che ricopiare di pari passo parte dei trascritti di Lena A. e abbellirli aggiungendo personaggi e contesti.

[ Granada ]

Conosciuto sugli alberi di Olivabassa, Lena A. era tra gli esiliati spagnoli costretti a vivere sugli alberi incontrati dal Barone. Calvino sul libro l’ha chiamata Ursula evidenziando quanto lei e Cosimo fossero sincronizzati e innamorati per il semplice fatto che entrambi vivevano sugli alberi. Per motivi narrativi ha deciso di farla apparire per poche pagine, ma in realtà da quell’incontro loro due stettero insieme per molto tempo. Tutto quello che sappiamo su di loro è grazie anche a brevi poesie che lei scriveva per descrivere quello che lei provava.

[ Giugno ]

Una delle poesie più belle parla di quella spensieratezza che loro due hanno sviluppato in quel nomadismo di albero in albero. Non c’era giorno in cui i due si facessero forza, anche perché entrambi alla fine scelsero di stare lontano dalla loro famiglia per creare un mondo loro, una libertà diversa e più matura. Più stavano insieme e più quel rapporto si solidificava: era come se ci fosse una terza persona tra i due, un qualcosa nato dal loro amore, una sorta di personificazione che spiritualmente gli faceva compagnia giorno e notte.

[ Pineta ]

Non riuscirono a quantificare quel tempo insieme, ma in quella solitudine reciproca era prevedibile che a un certo punto arrivassero anche i primi litigi, che non erano nient’altro che il risultato di scelte non condivise: percorsi sbagliati tra i rami degli alberi per scelta o di uno o dell’altra, la disubbidienza nel mangiare un cibo che non doveva essere mangiato, la ribellione nei confronti della conoscenza scaturita dall’esperienza singolare di entrambi. I cosiddetti alti e bassi che ci sono in una coppia, solo che poi quegli alti e bassi viverli sopra a dei rami hanno un sapore tutto diverso, più intenso. L’infelicità in quel contesto può essere pericolosa, mina l’istinto di sopravvivenza.

[ Non Sono Roma ]

E infatti da quei litigi il rapporto non si riprese più. Troppo fu la voglia del Barone di tornare a vagare in solitaria e troppo fu il dolore di lei dopo aver compreso quella consapevolezza. Lena A. se ne stava rendendo conto, descrivendo quella personificazione del loro rapporto non più come un qualcosa di vivo e di solare ma come una sorta di cadavere che entrambi si stavano trascinando e che stava divenendo un peso. Un peso troppo pesante da sopportare. E fu così che le loro strade si divisero.

[ Ecco La Tua Femmina – Adesso Cera ]

Lena A. ritornò dai suoi familiari che erano finalmente riusciti a tornare in Spagna senza più il peso dell’esilio e Cosimo fece la stessa cosa, anche se purtroppo venne a conoscenza della morte del povero padre. Poco dopo l’accaduto, ebbe una nuova storia con una sua vecchia fiamma, Viola, ed è come se a quel punto Lena A. non fosse mai esistita. Lena A. lo venne a sapere anni dopo, con il cuore infranto, quando ormai lui non c’era più, mentre lei per tutto quel tempo non aveva fatto altro che aspettarlo osservando gli alberi.

[ Occhi verdi ]

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Internazionale

Cosa ho capito quando ho ascoltato il disco di debutto di Vipera

Ho ascoltato il primo EP Tentativo di Volo di Vipera e posso dire che è l’opera più strana sentita di recente? Lo dico. Tra versetti che si alternano tra l’inglese e l’italiano, la cantante prende per la manina gli ascoltatori e li porta in questo mondo fantastico fatto di lucine soffuse e carezze delicate come schiaffi. Schiaffi che fanno male, ma che ricordano quanto la vita sia un battito di ciglia.

Non fatevi influenzare dal nome: Vipera non è velenosa, ma è quell’amica che ti ascolta e ti dice in maniera schietta cosa ne pensa delle tue frustrazioni, non nascondendo parole violente ma solo a fin di bene e per farti capire che sei uno scellerato. Sono quel tipo di parole che fanno stare male e che risultano incomprensibili, ma solo riflettendoci si capisce l’intento. Perché Vipera è un enigma, la coscienza fatta persona, un unicum in grado di sviscerare e svelare ciò che l’inconscio comune nasconde.

In un mondo in cui l’intelligenza artificiale si sta mangiando comunità intere per reperire informazioni da utilizzare in maniera profittevole, Vipera si pone agli opposti come entità: la donna angelo dantesca è la forma che più si avvicina a lei. Ascoltare le sue parole è come ritrovare la chiave per stimolare quella creatività persa dall’uomo e sostituita da percorsi di quotidianità già marcati e consumati.

Rappresenta la sensibilità contro la crudezza del mondo, l’ancora di salvezza per quelle persone con indole autodistruttiva che solo lei riesce a salvare aprendogli le porte della percezione con flussi di coscienza autoindotti. Vipera è irreversibile: non esiste solo per chi non la sa vedere né sentire, e chi la sente lo fa con una intensità talmente densa da venirne sopraffatto e sconvolto.

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Le cinque cose preferite degli Xtrasensory

Esce venerdì 23 luglio 2021 il brano Zero, il nuovo singolo del duo Xtrasensory. Un nuovo capitolo dove convivono due anime che lottano tra di loro fino a fondersi in un mondo che affonda le sue radici dentro influenze stratificate e complesse, tra progressive e alt-rock. Gli Xtrasensory ci portano esattamente ad un bivio, e la scelta sulla strada da prendere sta solo all’ascoltatore.

Zero parla di un pesante conflitto tra due estremi della propria interiorità, uno rassegnato e l’altro desideroso di rivincita. Si tratta di un dialogo tra due vere e proprie entità all’interno della stessa persona, la quale si ritrova di fronte ad un bivio: accettare una terribile realtà come condanna definitiva e rimanere in trappola nella propria zona di comfort per il resto della vita, oppure reagire andando contro corrente. In questo caso il confronto si evolve positivamente perché la voglia di rivincita ci ha spinti ad una ribellione forte abbastanza da innescare, nelle nostre vite, un processo rivoluzionario che sta generando una crescente consapevolezza di noi stessi e del mondo che ci circonda. Ci auguriamo che il messaggio all’interno di questa canzone possa raggiungere qualcuno che ha davvero bisogno di prendere in mano la propria vita e di trovare, dentro di se, una forza tale da vincere le proprie battaglie interiori.

Tutto ha avuto inizio con la stesura del testo, scritto da Luna tra febbraio e marzo 2020, periodo particolarmente difficile durante il quale abbiamo anche dato il via al progetto Xtrasensory. Successivamente ci siamo dedicati alla composizione delle parti musicali, e avendo passato molti mesi chiusi in casa a causa della pandemia, abbiamo avuto molto tempo per sviluppare e far evolvere la canzone fino ad arrivare alla quinta versione, ovvero quella definitiva. Considerando anche la fase di registrazione e post-produzione in studio, abbiamo lavorato su questo pezzo per circa un anno e tre mesi, portando a termine un prodotto davvero complesso ed impegnativo del quale siamo molto orgogliosi. (Xtrasensory)

Abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinuqe cose preferite.

LA NATURA
Entrambi abbiamo sempre avuto un profondo legame con la natura, e da quando ci conosciamo questo aspetto si è addirittura rafforzato. Noi e la natura siamo un’unica cosa, e rispettarla vuol dire rispettare anche noi stessi.

GLI ANIMALI
Per noi gli animali sono nostri pari. Siamo contrari ad ogni forma di violenza gratuita e condanniamo i bracconieri e tutti coloro che non hanno alcun rispetto per le creature che abitano su questo meraviglioso pianeta, brutalmente rovinato dal genere umano.

FITNESS
Malgrado le mille cose da fare ogni giorno, riusciamo il più delle volte a ritagliarci del tempo da dedicare alla cura e al miglioramento del nostro corpo. Il benessere fisico e mentale sta alla base di una vita sana e produttiva. Soprattutto quando ci sentiamo stressati o carichi di tensione, fare attività fisica di qualità ci fa sempre sentire meglio. Amiamo molto anche il cibo e curiamo particolarmente la nostra alimentazione senza farci mancare qualche sfizio ogni tanto.

VIAGGIARE
Per noi viaggiare è libertà, avventura, avere la possibilità di conoscere e sperimentare cose nuove. Ci fa sentire abitanti di un pianeta e non più semplici cittadini politicamente assegnati ad una nazione. Siamo animali curiosi, e la scoperta fa parte della nostra natura. Ci auguriamo di avere la possibilità di viaggiare molto di più grazie al lavoro che abbiamo scelto.

LIBRI E SERIE TV
Nel tempo libero amiamo leggere storie e guardare serie tv di valore. All’interno di un libro, di un film o di un anime ci si può immergere in altri mondi e altre dimensioni confrontando noi stessi con qualcosa che non ci appartiene ma dal quale possiamo imparare molto, traendone spesso ispirazione. In molti casi non si tratta di tempo trascorso passivamente, ma di occasioni per ampliare i nostri orizzonti mentre ci rilassiamo.

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Indie Internazionale Pop

Video intervista alle BKKB

BKKB sta per Khole Baby e Bhad Kamy che insieme riconoscono la propria crescita, un’evoluzione personale ed artistica che le porta a fare, con semplicità e trasparenza, ciò che più risulta difficile: aprirsi, raccontarsi, regalando uno spaccato della loro vita e del loro amore giovane, folle, incondizionato. Libero! Compagne nella musica così come nella vita le BKKB sono un duo LGBT con un sogno in comune: quello di farci ballare.

Il loro nuovo singolo infatti si chiama “Nanana” che rappresenta inoltre, il loro inizio, ma anche la rincorsa prima del grande salto.

In occasione della release di “Nanana”, il loro nuovo singolo, abbiamo incontrato le BKKB, duo di trapper romane classe 2000 e 2002. Una coppia nella musica e nella vita. Ecco come hanno risposto alle nostre domande.

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Internazionale

Nella laguna d’autore di Scaramuzza

Ho ascoltato il nuovo singolo di Marco Scaramuzza sotto consiglio di un amico cantautore, che di solito mi propone solo ascolti di un certo spessore: perle per lo più nascoste nel fondo sabbioso e – qui più che mai – lagunare di una canzone d’autore che oggi pare aver perso di vista la natura di sé stessa, nell’affannosa ricerca di una propria nuova identità.

Ecco, Marco Scaramuzza si è presentato così alle mie orecchie: lagunare (eccerto, parliamo di un veneziano!) e cantautore. Due aggettivi che fanno coppia non per caso: dopotutto, che cos’è la canzone se non un tentativo di costruire ponti sui tortuosi e imprevedibili canali che la vita prende, spesso assalendoci e facendoci naufragare?

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Naufragare nelle parole di “Rosa”, il secondo singolo da totale indipendente di Scaramuzza, risulta in effetti piuttosto semplice: testo che si infittisce di una narrazione mai banale, che racconta allegoricamente una libertà agognata e anelata. Insomma, Marco si presenta come un menestrello 2.0 che, a cavallo tra De André, De Gregori e del buon vecchio folk americano (la chitarra rimane la lead voice di tutto il brano, in pratica) riesce a descrivere con semplicità non banale concetti importanti. E di questo, indubbiamente, abbiamo bisogno: portare semplicità nella complessità senza rendere “piccoli” discorsi fatti per essere necessariamente “grandi”. Certo, qualche sbavatura ci potrà anche essere (ma qui si entra in un fatto di gusti personali), ma a chi importa quando si sente la genuinità di qualcosa che non è fatto per rimanere invischiato in qualche etichetta di settore?

Ecco perché, per me, intervistare Marco è stato un dovere, oltre che un piacere: dobbiamo incoraggiare le cose belle, soprattutto quando sincere. Scoprite “Rosa” – ma anche “Cuore di plastica”, il singolo precedente – e se potete ricordatevi di Scaramuzza quando uscirà il suo EP, in autunno. Ne vale la pena. Non lo dice solo il mio amico cantautore (che sicuramente leggerà queste parole), ma anche io.

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Internazionale Pop

5 cose per essere dei “veri” italo-americani, per Sacramento

Esce venerdì 11 giugno 2021 Latte / The Italian Breakfast, il nuovo album di Sacramento che segue il disco di debutto Lido. Il nuovo album, fuori per La Tempesta International e per l’etichetta americana SXN, è un nuovo capitolo per il progetto solista di Steve Fileti che torna con le atmosfere estive e le rilassate situazioni italo-americane che conquistano sin dal primo ascolto.

Latte – The Italian Breakfast è il mio modo per raccontare le mie visioni, la mia esperienza di vita attraverso la musica. Per me il momento migliore della giornata è la mattina: svegliarsi, fare sesso, vestirsi (non troppo), andare al bar sotto casa, prendere il cappuccino e il cornetto e leggere le notizie sotto il sole. Questo è il paradiso assoluto. Questa è The Italian Breakfast, il modo migliore per iniziare la giornata. E questo nuovo album è la colonna sonora proprio di questo momento perfetto (insieme alla parte del sesso). Un orgasmo puro, il modo migliore per iniziare la giornata.”

Per l’occasione, gli abbiamo chiesto le sue 5 cose preferite!

Catene d’oro con ciondoli religiosi, ma per le preghiere non c’è mai tempo

Canotta della salute a costine con tuta in ciniglia un po’ baggy, che già la vita è scomoda

Stare al tavolino di un bar con una tazzina di caffè espresso finita da 30 minuti, guardando la gente passare

Venerare la mamma, la pasta, e il sole come un’unica entità

Ascoltare Frank Sinatra per espiare la tuta in ciniglia