Categorie
Internazionale

Gli Altera Nexa ci raccontano cosa c’è nello Studio 2 di Padova

Altera Nexa, progetto musicale nato a Padova nel 2020 dalle menti di Alessandro Niero (voce, tastiere) e Luca Dalla Gasperina (voce, tastiere) fa il suo debutto assoluto venerdì 30 giugno, in formato CD e digitale, sull’etichetta di Simona FaraoneNew Interplanetary Melodies, che per l’occasione si fa aiutare da Luca Fani di Imaginaria Records per la co-produzione di questo bellissimo album dall’evocativo titolo, No BordersPer questo primo lavoro, registrato presso il patavino Studio 2 di Cristopher Bacco con una tecnica ibrida di registrazione, Niero e Dalla Gasperina traggono la loro ispirazione dal rock più sperimentale (Radiohead, King Crimson, Steven Wilson) ibridato con influenze provenienti dal Jazz/Fusion (Snarky Puppy, Weather Report, Area).

Il disco si apre con la potente Skeletons, brano strumentale dal ritmo incalzante che fionda sin dalle sue prime note l’ascoltatore nel mondo sonoro della band caratterizzato dalla potente batteria e dai fiati, mentre con River e Give Yourself le atmosfere si fanno rispettivamente più pop e funky, mettendo in risalto le capacità dei musicisti della band e le loro influenze variegate, arricchite dalle accattivanti linee vocali dei due leader della stessa che si alternano e si fondono insieme. Con Plug Me In il suono si dilata in una dimensione a tratti psichedelica, mentre con Goodbye veniamo rapiti da un vortice continuo di crescendo di rara eleganza. I 9.45 minuti di The Message That i Didn’t Send suonano come un vero e proprio manifesto di quello che gli Altera Nexa con i loro 9 componenti sono in grado di fare, al cui interno sapienza tecnica e capacità compositiva si sposano alla perfezione per un risultato davvero sorprendente. Nanomachines è forse il brano più spiccatamente jazz/fusion del disco mentre con Window, pezzo che va a chiudere questo primo incredibile lavoro della band padovana, ci immergiamo in una suite atmosferica, densa e melanconica che va a chiudere degnamente un lavoro ben riuscito composto da sonorità complesse e da arrangiamenti raffinati che rendono questo No Borders una vera esperienza d’ascolto, intensa e coinvolgente.

Noi per conoscerli meglio, abbiamo deciso di farci portare nel loro posto del cuore.

Il piano a muro Yamaha

Questo piano viene da casa mia a Feltre; è il piano sul quale sentivo mia sorella esercitarsi per ore, lo stesso dove io sono andato in cerca delle mie prime note, provando ad azzeccare quelle delle mie canzoni preferite, di De André o Guccini, dei Queen o dei Beatles, ascoltando le vecchie cassette e CD dei miei genitori. Sono felice di essere riuscito a trasportarlo qui in Studio 2 e di averci potuto registrare tutte le canzoni per Altera Nexa. (Luca)

Il vecchio leggio

Non è un granché, anzi forse è un po’ pacchiano, ma quando qualcuno di noi arriva a prove senza leggio (succede spesso) ecco che diventa di estrema utilità, e in mezzo a tutti gli altri leggi di plastica ci fa anche sempre un po’ ridere. Cosa ci volete fare, ormai ci siamo affezionati.

l’ampli Farfisa

Ale e Dome, ogni volta che vedono questo storico ampli, ricordano “con piacere” quella volta che spostando una tastiera lo hanno bucato (poi l’hanno rimesso a posto, sia chiaro). Altra scena spassosa.

Musescore

Tutto è partito da qua, nel 2019, quando abbiamo cominciato ad abbozzare gli arrangiamenti a quattro mani dei brani che sono poi confluiti in No Borders. Un lavoro immenso, come immensa è la soddisfazione a sentire la nostra musica suonata magnificamente dai nostri compari musicisti. (Alessandro e Luca)

il banco

Tutto quello che abbiamo registrato come Altera Nexa è passato per questo banco attraverso le sapienti mani di Cristopher, il boss di Studio 2. Non possiamo non ricordare con piacere le ore passate con i gomiti appoggiati lì cercando di perfezionare il nostro lavoro.

Categorie
Internazionale

Le 5 cose preferite degli Hertzen

Fuori dal 14 aprile “Emotionally Numb”, il nuovo disco degli Hertzen. L’album è stato anticipato dai singoli “Hope” e “Secret Sins” che fin da subito si sono fatte amare dal pubblico. Trendici canzoni che si muovono tra elettronica e rock. Un rock sperimentale cupo che abbraccia suoni elettronici che richiamano i synth degli anni ’80, ma rielaborati in una maniera completamente innovativa.

Gli Hertzen non seguono le regole del mercato. Si prendono il loro tempo per creare un disco senza sbavature, introspettivo e capace di suscitare emozioni nell’ascoltatore.

Come sempre, per conoscerli meglio, abbiamo chiesto a Mariangela Diella le sue 5 cose preferite.


1.    IL MIO STUDIO. Nella mia vita privata ho sempre cercato un posto, una stanza dove potermi rifugiare – “una stanza tutta per sé”, come scriveva Virginia Woolf. Ricordo che da bambina il mio posto era lungo il corridoio del motel che gestivano i miei. Cantavo lì. Ora, quel posto è il mio studio. Qui non c´è confine, non c´è frontiera, non c´è limite alla mia immaginazione. È il posto dove tutto prende vita. Dove i miei pensieri viaggiano e prendono forma. Sulla mia scrivania alcuni strumenti elettronici che rappresentano la mia indipendenza. 

2.    IL BOSCO. Sono nata al mare, ma ho provato sempre un certo fascino per i boschi, magari con foschia, in autunno. C´è tanta magia! Proprio come nei personaggi itineranti delle favole che mi raccontava mia nonna. Da bambina, quando andavo a trovarla, puntualmente, poggiavo la testa sul suo grembo, e lei cominciava a raccontarmi storie. Storie del focolare, ormai dimenticate. Le raccontava con una tale precisione che mi faceva pensare a quante volte le abbiano ripetute in passato nella sua famiglia. A scuola mi affascinavano le poesie sull´autunno, sulla neve, sul muschio. Sarà stato forse questo a condurmi verso i paesi del nord. Mi piace perdermi nei boschi, proprio come nei meandri della mia mente.

3.    RIO DE JANEIRO. Vivo all´estero, in Germania, perché sono esterofila, e lo sarà stato anche mio nonno. Mi raccontano che sia andato in nave in Sud America per lavoro. Ho capito tardi perché ci andò e tornò dopo diversi mesi. Il Brasile è magia e ti rapisce il cuore. Ho visitato diversi posti nel mondo, ma Rio de Janeiro resta per me il più bello in assoluto. Sono stata in Sudamerica nel 2018 con la mia famiglia. Una delle tappe è stata proprio Rio, dove ho potuto incontrare Marcelo, con cui poi ho creato la band. Le nostre conversazioni sulla musica popolare brasileira mi ricordano tanto la musica italiana degli anni sessanta. L´Italia e il Brasile avevano tanto in comune in quegli anni. Sento che ci tornerò molto presto. 

4.    IL BALLO. È per me estensione della musica. È forse il motivo per cui amo le percussioni, il ritmo, il groove in una canzone. Magari cerchi di nasconderlo, ma poi viene fuori nelle mie produzioni. Alla fine ci fai i conti e accetti il fatto che é tutto un pretesto e che l´unica cosa che in realtà vuoi fare è creare musica che alla fine non vedi l´ora di ballare. Come dico in una mia canzone, “but no one knows that I just wanna dance”. Avevo 5 anni e ballavo e cantavo sul balcone di casa. Da allora, in fondo, non è cambiato molto. È il modo con cui cerco di ritrovare me stessa. 

5.    LA PUGLIA.  Sono nata in Puglia, in una città del nord barese che si affaccia sull´adriatico. Ho lasciato la mia città nel 2007. Quando mi chiedono della Puglia, mi riesce difficile spiegare la sua unicità. Il cibo, i profumi, i paesaggi. Incredibile come un luogo possa entrarti dentro e forgiarti per sempre. Ma io avevo troppi sogni per non andare ad inseguirli altrove; troppo curiosa per rimanere nello stesso posto. Alla fine però, dopo diversi anni all´estero, la guardi con occhi diversi. La Puglia è casa. Forse un giorno tornerò e avrò un mio studio. Magari vicino al mare. 

Categorie
Internazionale

Un bagno di stelle (e riflessioni cosmiche) per il nuovo singolo di Millepiani

Alessandro è un cantautore di quelli veri, duri e puri, che sanno come comportarsi di fronte alla dispersione di senso del pop italiano: costruendo, con le parole, nuovi ponti capaci di collegare pensieri e pubblico in un nuovo simposio degno della tradizione della canzone d’autore, mantenendo una propria originalità che non sconfina mai nella ripetizione autoreferenziale. 

Sì, perché se c’è una cosa che possiamo dire di Millepiani, noi che ne seguiamo le mosse ormai da tempo, è che l’artista carrarese non si è mai seduto, non si è mai ripetuto nella ricerca ossessiva di nuove chiavi per aprire porte che sembrano chiuse ermeticamente dall’interno. C’è uno slancio filosofico, in Millepiani, che avvicina Sgalambro e Roversi, filosofia orientale e mistica occidentale, scienza e rappresentazione; una costante e ossessiva ricerca, come dicevamo prima, di svelamento e allo stesso tempo di preservazione del mistero che ammanta il mondo delle cose e delle idee. Insomma, quella di Millepiani è un’opera musicale che sconfina e straborda con l’entusiasmo del bambino – o del poeta. 

Aveva già saputo mostrarci la via maestra del suo operare, il nostro Millepiani, con il suo disco d’esordio, “Eclissi e Albedo”, seguito poi da “Krakatoa”: con “Un bagno di stelle”, l’artista toscano lascia detonare tutta la forza evocativa di una scrittura che non si contiene, anzi, cola giù dal contenitore e sembra non adattarsi ad alcuna forma specifica; la produzione, curata dal team di La Clinica Dischi, mantiene il proprio slancio pop/mainstream creando un ossimoro affascinante. La canzone riesce così a diventare un viaggio che conduce al centro della notte, o meglio, nel cuore pulsante dell’eterna domanda che ogni uomo finisce con il farsi, di fronte al rapimento della vita e della grandezza dell’universo: perché, qui e ora?

C’è una linea che sembra collegare tutte le pubblicazioni di Millepiani, e che qui si trasforma in un filo rosso che lega al cuore la necessità di tenere d’occhio uno dei progetti certamente più complessi e allo stesso tempo fascinosi della scena contemporanea. 

Categorie
Internazionale

Cosa c’è nella camera di Ascari

É in uscita venerdì 28 aprile 2023 su tutte le piattaforme digitali per Gelo Dischi “Disco nostalgia“, il nuovo singolo di Ascari. Si tratta del secondo singolo dell’artista estratto dall’album d’esordio in uscita a maggio, “Italien*. Il brano, il cui testo è co-firmato dall’artista e da Kaballà, è stato concepito e realizzato interamente nel 2020 durante il primo lockdown, cosa che si può evincere dal senso di inesorabile ripetizione del giro armonico e dal testo delle strofe, che parlano di un giovane adolescente che si confronta con un mondo interiore costellato di paura e solitudine, e la sensazione di un mondo esteriore che sta bruciando o andando in pezzi.

Il testo di “Disco Nostalgia“, specialmente nei ritornelli (unico momento di apertura dalla claustrofobica “discoteca” sia a livello testuale che musicale), trae liberamente ispirazione da Il Giovane Holden (The Catcher in the Rye di J. D. Salinger, 1951), i due autori del testo hanno immaginato di scrivere una sorta di lettera-testamento spirituale a un giovane Holden di oggi, intrappolato nella proprio isolamento e nel senso di impotenza che spesso sperimentano le giovanissime generazioni di questo attuale decennio. La discoteca pertanto non è soltanto un luogo metafisico di alienazione (richiamo al titolo dell’album, Italien*), ma anche una chiara indicazione musicale dell’omaggio alle hit dance degli anni ’70-’80 e a Giorgio Moroder.

Come nel caso del singolo precedente, la sonorità del brano è composta prevalentemente da sintetizzatori analogici, elemento molto presente nella poetica di Ascari, che si combinano nel ritornello con la tromba (interpretata dal giovanissimo e talentuoso Gianluca Cucco, strumentista che già da anni collabora con Ascari) e in tutto il brano con la batteria di Sebastiano De Gennaro (Calibro 35, 19’40’’); entrambi gli interpreti sono presenti in altri brani dell’album.

Siamo stati in camera sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

Premessa: la mia vita è recentemente saltata in aria, per cui mi sarebbe risultato difficile reperire 5 oggetti di casa, non avendo una vera e propria casa al momento. Allora ho deciso di presentarvi i 5 oggetti che per me al momento è essenziale avere accanto al letto (esclusi gli psicofarmaci), fotografati direttamente sulla coperta. Così, nudi e crudi.

BORRACCIA PER L’ACQUA

 Bevo litri di acqua al giorno. Non so quanti, ma molti.

LIQUERIZIA

Il rimedio a ogni male, del corpo come dello spirito.

ALTOPARLANTE PORTATILE BLUETOOTH

Dopo anni in cui ho fatto davvero fatica a concedermi momenti di ascolto di musica per il puro piacere e non per lavoro o ricerca, mi sono finalmente riappropriato del gusto dell’ascolto per l’ascolto, il che significa poter essere a letto, sotto la doccia, mentre si cucina, e non necessariamente attaccati alla scrivania e ai super monitor audio che uso per lavorare. 

Allora omnia licet: questo minuscolo affare spara alla grande e sembra abbastanza indistruttibile.

SIGARETTA ELETTRONICA RICARICABILE (GUSTO TABACCO)

Droga per non fumatori occasionali che decidono di diventare dipendenti dalla nicotina ma non vogliono le controindicazioni della combustione tipo il raschio alla gola (terribile per cantare).

MASCHERA DI BATMAN

E perché no?

Categorie
Internazionale

La psicanalisi on the road a cura di Henry Beckett | Recensione

Henry Beckett è uno di quei nomi che per un po’ aveva rimbalzato nell’underground milanese, nutrendosi di tutti quegli ascoltatori dai gusti filo-americani che cercavano quei concertini che sembrano usciti da un romanzo di Charles Bukowski o Jack Kerouac. Ed è assurdo come chi era stato anche al Miami di qualche anno fa, poi sia sparito dalla scena milanese, per poi riaffiorare con un disco bellissimo, perdendo però negli anni tutto quel pubblico che avrebbe potuto apprezzarlo. Henry Beckett, da quel lontano 2017 in cui si era imposto tra i songwriter di Milano, sembra aver voluto iniziare di nuovo, da zero, con nove tracce contenuto in questo “Riding Monsters“.

Ed immaginatevi proprio così, su un treno con tutta la vostra roba, uno di quei treni vecchi che ci aveva fatto vedere Jim Jarmush in Dead Man, che attraversano gli Stati Uniti e tutte le situazioni più assurde che possiate immaginare. Questo disco è un viaggio introspettivo e autobiografico, il cui intento è quello di scarnificare un morto fino a trovargli l’anima: una sofferenza passata, una rinascita, Bruce Springsteen, Ryan Adams e tutta quell’estetica legata alla Beat Generation che i ragazzi come Henry Beckett, maglietta bianca e stivaletti, non riescono proprio a togliersi di dosso.

Un disco che è giusto che sia uscito adesso, in queste giornate confuse dove un giorno usciamo con il cappotto e la sciarpa, e quello dopo prenotiamo le vacanze al mare, in questi momenti dove lavoriamo tutto il giorno, ma viviamo il ponte del 25 aprile come l’unica fuga dalla realtà che abbiamo a disposizione. In molti chiedono ad Henry Beckett, che nella vita reale là fuori si chiama Raffaele, come mai usi l’inglese per la sua musica, ma il punto è proprio questo: essere estranei, essere diversi, essere liberi lavorando davanti al proprio computer, sentirsi nel Wyoming anche se siamo sul Lago di Garda, l’inglese ci porta in posti lontani, ci fa scappare così lontano che neanche riconosciamo dove siamo arrivati. L’italiano ci avrebbe fatto sentire a casa, ma qui some people get lost.

In sintesi: un disco da ascoltare con tutti gli amici che non si sono mai legati all’indie italiano, che odiano Calcutta e che non vi hanno mai accompagnato ad un concerto. Un disco per guardarsi dentro e rinascere, un disco per sentirsi abbastanza bene da poter ricominciare, un po’ come ha fatto Henry Beckett a cui auguriamo il meglio.

Categorie
Internazionale

Cosa c’è nella camera di Henry Beckett

É uscito venerdì 17 marzo 2023 su tutte le piattaforme digitali “Riding Monsters“, il nuovo album di Henry Beckett, di ritorno dopo la pubblicazione del primo EP “Heights” nel 2017. 

Nove tracce che solcano le onde del suo universo introspettivo e profondo. I testi dei brani hanno una forte ispirazione autobiografica e delineano un chiaro ritratto della personalità del cantautore “milanese ma di anima americana”. Henry è alla ricerca del suo posto nel mondo ed è in lotta costante con le difficoltà che fanno da freno al raggiungimento dei suoi obiettivi. Nonostante questo, in brani come “Riding Monsters”, “Some People Get Lost” o “Blackbird” ciò che viene messo più in luce non è la frustrazione dovuta ai numerosi ostacoli, ma la voglia di conoscersi anche attraverso tali difficoltà in modo da familiarizzare con esse per trasformarle in qualcosa di positivo per sé. Vince dunque la forza e la voglia di rialzarsi sempre, combattendo il più possibile contro la rassegnazione e il senso di impotenza che spesso ci portano a rimanere seduti ad aspettare che sia il caso a spostare i nostri binari sul tracciato giusto. È proprio questo il pensiero che viene rappresentato nella foto di copertina, in cui primeggia, appunto, il bisogno di reagire prendendo il controllo degli eventi.

Musicalmente, nell’intero viaggio di “Riding Monsters”, Henry Beckett rimane fedele alla tradizione americana dell’alternative-rock e, in generale, al mondo anglofono cantautorale, portando l’ascoltatore ad immergersi in spazi sconfinati colorati da chitarre riverberate e dalla sua voce calda e sognante. 

Per conoscerlo meglio, siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci hanno e

Sono un fiero nerd quando si tratta di videogiochi. Credo che alcuni abbiano un potere imparagonabile di lasciarti qualcosa scalfito nell’anima, persino più di un film. Questi sono i miei preferiti: sono quelli per cui mi sono più emozionato e che mi hanno lasciato per interi periodi a rimuginare sugli epiloghi delle loro storie mozzafiato. Per non parlare delle colonne sonore da brividi che sono andate a finire subito nelle mie playlist. 

Ahimè fumo, ma non potevo non mostrarvi questo signor portacenere: il “portacenere capezzolino”. Creato e regalatomi dalla mia ragazza, ma in realtà poco utilizzato perché temo troppo di rovinare questo suo art attack.

Questo è un regalo da parte di chi mi conosce bene e sa quanto io sia soggetto a gravi ripercussioni psicosomatiche, soprattutto quelle che riguardano l’intestino. Portare avanti il mio progetto cantautorale va a braccetto con una serie di stress e ansie che si ripercuotono costantemente sulla mia povera pancia. Ormai ho imparato a conviverci, ma in ogni caso io somatizzo! 

Ecco la collezione di vinili di mio padre. Ora che non c’è più la costudisco io. Per me è come se questa sezione della libreria fosse un monumento a lui dedicato che mi ricorda sempre da dove venga la mia passione per la musica. Lui passava tutti i fine settimana a mettere su dischi e io ero lì che assorbivo. Qui c’è di tutto. È una finestra su cui posso affacciarmi per posare lo sguardo sia sulla storia di centinaia di artisti, sia sui miei bei ricordi d’infanzia.

Le mie compagne di viaggio. Sono state praticamente le mie prime e uniche vere chitarre. Entrambe sono state importanti regali. L’acustica da parte di mio zio e la Gibson da parte di mio padre. Per questo hanno un valore inestimabile, non penso le potrei mai abbandonare. Ora spero di portarle con me il più lontano possibile. Ammetto che mi piacerebbe unirle ad altre compagne, ma per adesso paziento.

Categorie
Internazionale

Nictagena: gli anni Novanta, lo spazio e i lunatici

Un passo regolare, quello che introduce “Plutone”, prima canzone e primo singolo tratto da “Lunatica”, il nuovo album di Walter Tocco, in arte Nictagena. Progetto nato vent’anni fa ma sicuramente rimasto al passo con i suoni dei decenni successivi, Nictagena vede la collaborazione di svariati musicisti, per esempio qui Francesco Tedesco, che ha collaborato sostanzialmente a tutte le fasi del disco, ma che conserva come unico punto fermo Tocco.

Rock alternativo, in particolare internazionale ma non solo, in particolare anni ’90 ma non solo, filtrato attraverso testi per lo più in italiano. Ma non solo, ça va sans dire.

L’idea di fondo è un concept album che finga di raccontare di pianeti lontani, mentre nella realtà fa riferimento a vite ed emozioni vicinissime, troppo umane. Le angosce di oggi passano attraverso chitarre molto insistite e anche vagamente lamentose, qui e là.

Il cantato di Nictagena si modella secondo il brano, con versatilità interessante e passione conclamata. Le sonorità non puntano alla pulizia estrema, le influenze vagano tra il post grunge e l’indie rock, con universi che si congiungono in quel grande calderone che sta tra Mark Lanegan e i Csi.

Il lavoro di Nictagena è anche la riscoperta di una vena produttiva per un po’ smarrita: “Ritrovare la musica è stato come riemergere e ritornare indietro nel tempo e stabilire le priorità nella mia vita. C’era qualcosa scritta che andava ripresa, una mezza idea di un concept album sui pianeti che mi era venuta 8 anni fa ma mai realizzata. La pandemia arriva al momento giusto per me: riprendo in mano la chitarra e la penna e così comincio la stesura dei brani del disco. I brani sono stati scritti con un forte desiderio di far sentire che la calma di cui si era appropriata della mia anima era solo un passaggio importante per ritornare a vivere come musicista”.

Un album di ottima fattura, consistente e convinto, che merita l’ascolto e l’attenzione che richiama. E che può trovare la propria collocazione anche nei pur affollatissimi schemi d’ascolto di oggi. 

Redazione

Categorie
Internazionale

Cosa c’è nella sala prove dei Daushasha

É uscito venerdì 10 marzo 2023 su tutte le piattaforme digitali “Pertegan“, il nuovo singolo dei Daushasha, band e collettivo veneto che spazia dalle influenze balcaniche a quelle della pizzica salentina. Questo nuovo pezzo, che si nutre di venature elettropop, è un nuovo capitolo in attesa di un disco in uscita in primavera.

Per conoscerli meglio, abbiamo deciso di andarli a trovare. Ecco cosa ci hanno mostrato!

  1. Il tamburello salentino:

Nella nostra saletta non può mancare il tamburello salentino, il motore che fa alzare il pubblico dai tavoli e dà inizio alle danze. Ritmi ipnotici ed atmosfere mediterranee.

  1. La macchina piena zeppa di strumenti:

Per preparare il live set di una folk band di 7/8 musicisti ed essere pronti ad ogni imprevisto è necessario caricare in macchina qualsiasi cosa si trovi sotto mano in sala prove e dintorni: strumenti, impianto, aste, tappeti, in ear, ripetitori di segnale wifi, cavi, strumentini bizzarri e cianfrusaglie di ogni tipo.

  1. L’home studio:

Per registrare le idee a tarda notte e preparare gli arrangiamenti dei nostri brani. In una band così numerosa è importante comporre le parti di ogni strumento con calma, provando decine di combinazioni di suoni e arrangiamenti per trovare il giusto equilibrio.

  1. Il calendario condiviso:

Nell’organizzazione delle date e dei tour estivi non può mancare il calendario condiviso in cui appuntiamo i nostri impegni. Senza di lui confermare le disponibilità diventerebbe un inferno di messaggi nel gruppo whatsapp.

  1. Il turpiloquio in dialetto veneto:

Un famoso studio ha recentemente rivelato che per mantenere la serenità e riequilibrare l’umore, sfogare le proprie emozioni negative tramite il turpiloquio è davvero un toccasana. Migliora la qualità della vita e addirittura migliora l’efficienza nel lavoro che si sta svolgendo. Ma noi che siamo cresciuti nella campagna veneta lo sapevamo già.

Categorie
Internazionale

Cosa c’è nella camera di Torchio

É uscito venerdì 20 gennaio 2023 “Lo farei“, il nuovo singolo di Torchio, fuori su tutte le piattaforme digitali per Ohimeme (www.ohimeme.com). Il brano snoda la storia di un adolescente che viveva i propri tormenti immaginando le ballads che avrebbe voluto cantare, ed è influenzato dalle “Murder Ballads” di Nick Cave, del 1996. Una canzone insolitamente intima e diretta per Torchio, che si avvale della collaborazione di Andrea Manuelli al piano distorto e Sebastiano De Gennaro (Calibro 35, Baustelle, Silvestri, Capossela…)  alle percussioni, rumori ed atmosfere. 

Per conoscerlo meglio, siamo stati a casa sua.

Le stanze e il divano musicale

Il cane sciolto stilizzato che è anche l’ immagine raffigurata sulla copertina del mio album e 33 giri “Non vi appartengo“. Si trova dove con gli amici o in solitudine ci si gode la musica

Gli oggetti perfetti

Una ciliegia o un’ amarena? Oggettistica che fra trash ed eleganza rappresenta una dimensione perfetta. Sono un esteta, mi piacciono certe forme e simil/sculture.

Il portiere dell’hockey su ghiaccio

Si dice che il goalie conti per il 50% in una squadra di hockey. Amo questo sport e quando posso ci gioco anche e poi sono simpatici i miei pupazzetti.

Il tuffatore

Il tuffatore che è anche il titolo di una canzone bellissima di Flavio Giurato.

Volevo essere un tuffatore.
Con l’altezza sotto il naso ed il gonfio del costume
Volevo essere un tuffatore
Che si aggiusta e si prepara di bellezza non comune… E ora voglio essere un tuffatore
Per rinascere, ogni volta, dall’acqua all’aria

Scultura in ferro

Il pesce di Giovanni Tamburelli e’ quello appeso e variopinto sulla sinistra, una piccola e bellissima scultura in ferro battuto. Gli oggetti rappresentanti i pesci li vedo un pò come dei portafortuna e sopratutto sono animali bellissimi.

Categorie
Internazionale

“Baciami” è il nuovo singolo di Irene Mrad

É in uscita venerdì 3 marzo 2023 il nuovo singolo di Irene Mrad, voce della scena underground del milanese, classe 2003. Il brano, dal titolo “Baciami”, è un capitolo intimo e ossimorico, triste e allo stesso tempo sfacciatamente pop, che parla di una relazione ricca d’amore, ma che attende di sbocciare. “È una struggente richiesta di amore avvolta in una melodia dolce ma al contempo aggressiva“, racconta Irene, “… con uno stile indie-pop, la canzone vuole raggiungere chi è innamorato, e chi crede in quello che sta facendo e realizzando, ed è disposto a tutto pur di salvare le relazioni a cui tiene
 

SCOPRI IL BRANO: 
https://open.spotify.com/album/1lUnkggDLBIQpfuFokFHJR?si=dsQBMqkjRCSzk_eubXCU5g





– Arrangiamento, mix, master e produzione: Matteo Maltecca

BIO:
Irene Mrad, classe 2003, è una giovane cantautrice italo-libanese.

Ha iniziato a scrivere a soli 16 anni, inizialmente per sé stessa, come valvola di sfogo. Nel febbraio 2020 è uscito il suo primo singolo “Ragione” prodotto da IL METZ. A dicembre dello stesso anno ha collaborato con lo studio torinese RKH dove ha prodotto il suo primo EP “Resilio“. Ad aprile 2022 è uscito il suo nuovo singolo “Riparo”. Il suo stile si ispira all’indie-pop italiano, ricco di introspezione ed emozioni suggestive. 

https://www.instagram.com/irenemrad/