Categorie
Internazionale

Cosa c’è nella camera di Ali + The Stolen Boy

Da pochissimo è uscito “Garçon Raté”, il disco di debutto del progetto Ali + The Stolen Boy. Un viaggio personale attraverso la visione di Alix, cantautorə e artista cresciutə tra l’Italia e la Francia.

Alix si trasferisce a Parigi in giovane età, e studia letteratura, arti visive, recitazione e danza. Vive a Montmartre in un minuscolo appartamento, alternando mille lavori, mentre esplora lo stretto legame tra musica e performance. Parigi non è una semplice casa: diventa un luogo dove si intrecciano ricerche artistiche, personali e politiche. È da questa intersezione che nascono la sua scrittura e la sua musica. La voce di Elza Soares e Cesaria Evora, il suono di Mayra Andrade e Dino D’Santiago, e il mix musicale di Lisbona lə porteranno poi nella capitale portoghese, dove la sua scrittura si impregna degli incontri fatti con artistə, collettivi queer e attivistə. Tra Lisbona e Londra, scrive canzoni in portoghese, italiano e inglese, canta nei bar e collabora con altrə artistiə.

Noi come sempre ne abbiamo approfittato per fare un salto a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

Questa è la mia icona profana, che mi porto nelle varie case in cui vivo. È un ritratto fatto da Peter Hujar, fotografo New Yorkese morto negli anni ’80 di AIDS. Omosessuale, persona con HIV, artista che ha ritratto le comunità trans, queer marginalizzate di New York degli anni ‘70 e ‘80. È stata una delle voci più importanti di artisti e di movimenti che si sono autoprodotti ai margini delle istituzioni, almeno in quelli anni. Insieme a personalità come Divine, Susan Sontag, William Burroughs, David Wojnarowicz e Robert Mapplethorpe, hanno inventato un’estetica che è importantissima per me. Ho preso questa riproduzione in una mostra a Londra quando vivevo lì qualche anno fa. Le fotografie di Peter Hujar hanno un lato bohémien, celebrano la bellezza di chi sta ai margini, sono sfacciate, ironiche, e mai accomodanti. È una poetica che avvicina molto Parigi a New York. 

Ce l’ho sempre vicino alla mia tastiera. Mi ricorda il mio percorso, da autodidatta. Quando compongo nuovi pezzi o suono, è un’estetica che continua a ispirarmi. È un modo per ricordarmi da dove ho imparato a fare musica, a dare un senso a quello che faccio. Le persone che mi hanno insegnato l’arte sono questə artistə 

Questo unicorno fosforescente è legato all’ultima data dell’ultima tournée nel 2019, con un colletivo di performing arts che ho co-fondato a Parigi. Ci siamo regalati questi unicorni fosforescenti prima di scioglere il collettivo. Lo sposto sempre in casa mia, quasi inconsciamente, dalla tastiera, al bagno, in cucina, me lo ritrovo accanto al letto. È una sorta di animale guida che mi accompagna e che è profondamente legato alle persone con le quali ho condiviso anni di ricerca artistica. E poi è troppo carino, no? Brilla un sacco la sera. 

Questa è la cornetta con cavo jack che utilizzo nelle call di lavoro. Odio le earbuds, mi mettono ansia e mi ricordano gli uomini che lavorano nella finanza. Una parte del mio lavoro è la direzione artistica, e con il COVID le call su Zoom si sono moltiplicate, quando parliamo di un videoclip, o parlo con la produzione, o delle residenze di lavoro in studio, o di budget di promozione… io parlo nella mia cornetta leopardata comprata anni fa a Londra. Quando si tratta di business, mi sento più Britney Spears che Steve Jobs.

Monk! La mia relazione segreta. Questo disco di Thelonious Monk è il disco che forse ho ascoltato di più, dall’adolescenza in poi, nei momenti di insonnia, di paura. È un disco che ascolto in assoluta solitudine, e ho bisogno di avere la copia fisica del cd, come un libro. Monk era un personaggio misterioso, un musicista geniale, parlava pochissimo, lasciava suonare la sua musica, la sua improvvisazione. Anche quando sembra che stia facendo le cose totalmente a caso, c’è una scrittura fortissima dietro. Quanto la sua musica e il suo personaggio fossero improvvisate o studiate a tavolino, quanto ci fosse di ironico o di serio, non lo sapremo mai. E questa cosa mi intriga, crea dipendenza. La mia relazione con Monk è molto irrazionale, il mio cervello funziona in maniera quasi jazzistica, ha il ritmo, l’armonia e la dinamica delle sue composizioni. Se il mio modo di pensare e di sentire istintivamente le cose che vivo fosse musica, sarebbe quella di Thelonious Monk. 

La mia Kitty… è una maschera a LED che abbiamo usato nel video di Garçon Raté, uscito a maggio, è un elemento che mi porto dal set. Mi diverte un sacco girare i video dei miei pezzi. Il video di Garçon Raté l’abbiamo girato a Parigi, e c’erano diverse amiche e amici. In alcuni momenti mi sembrava di essere in una delle nostre solite feste a casa di unə di noi, o a un ballo in maschera… stare insieme e divertirsi è molto importante per me. È in queste serate che ho imparato a sperimentare sul mio corpo, a giocare con la mia identità di genere. Nel video di Garçon Raté c’è un po’ questo gioco nello stare insieme. E se in questo momento mi chiedessero in che genere mi identifico, direi LED Kitty.  

Link Garçon Raté – https://www.youtube.com/watch?v=VvXthT3HxIQ 

Categorie
Indie Internazionale Intervista Pop

“Baci Chardonnay”: intervista a Lavinia

Lavinia Macheda, classe 2002, è una cantautrice di Reggio Calabria, impiantata a Milano dove studia Economia e gestione aziendale presso l’università Cattolica. “Baci Chardonnay” è il brano chiave che apre il suo nuovo percorso da cantautrice, e ne svela il lato più intimo raccontando di quanto sia importante e necessario a volte mettere nero su bianco quello che la vita ci mette di fronte.

Il videoclip prodotto da Antonio Condello, ha come cornice una Milano notturna, non quella della movida, ma quella delle strade vuote di notte, dei tram romantici e malinconici allo stesso tempo, quelli antichi e storici. Lavinia percorre le strade vuote con la linea del tram n1, in una delle sue notti in bianco proprio come canta il testo della sua canzone, la notte che aiuta a pensare, a fare il punto della situazione, e abbandonarsi alla malinconia.

Abbiamo chiesto a Lavinia di rispondere alle nostre domande:

Ciao Lavinia parlaci un po’ del tuo progetto musicale

Ciao! Mi è sempre piaciuto cantare, a seguito di varie esperienze mi sono trovata ad essere piena di emozioni e a non sapere come sfogarle, quindi ho iniziato a dedicami alla scrittura dei singoli, assieme ad Antonio Condello. Nei testi metto me stessa, le mie emozioni, per cercare di lasciare andare i ricordi ma non solo, anche per cercare di tendere una mano a coloro che, come me, si sono trovati in difficoltà. 


Baci chardonnay è il tuo nuovo singolo ci racconti come è nato e di cosa parla?

Baci Chardonnay è nato alla fine dell’estate del 2021. Pioveva e mi trovavo nella mia casa al mare e a seguito dell’ennesima discussione e delusione, avevo deciso di uscire per prendere un po’ d’aria fresca andando in spiaggia. Mi sono seduta in riva al mare e la mia mano ha cominciato a scrivere molti pensieri, domande che mi frullavano in testa. Il singolo parla di come sono riuscita a metabolizzare le mie emozioni con un viaggio a Parigi che fa da cornice ad una storia d’amore giunta al termine. 


Quali sono le tue influenze musicali più importanti?

Fin da piccola, i miei genitori hanno cercato di trasmettermi l’amore per la musica, con mio papà che suonava la chitarra e la mia mamma che lo accompagnava con la voce. Direi che sono stati loro che mi hanno aiutata e conoscere importanti artisti del passato, ma al tempo stesso c’è la necessità di stare al passo con i tempi, infatti la musica pop americana penso che abbia avuto molta più influenza su di me. Mi piace molto anche la nuova scena italiana indie.


Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare 

Viaggiando con la fantasia, mi piacerebbe collaborare con tha Supreme, Mara Sattei, Fedez e molti altri.

Progetti per il prossimo futuro? 

In pentola bolle già qualcosa. Ho un po’ di testi pronti, la mia intenzione infatti, non è quella di fermarmi al secondo singolo. 

SEGUI LAVINIA SU INSTRAGRAM

Categorie
Internazionale

Cosa c’è nella camera di Tobjah

Esce venerdì 3 giugno 2022 “LA VIA DI UN PELLEGRINO“, il secondo album solista di Tobja, moniker di Tobia Poltronieri dei C+C=Maxigross, che segue il precedente “Casa Finalmente” del 2018. Il disco, fuori per l’etichetta indipendente TEGA e già stato anticipato dal singolo “Nuova Stagione”, è un cammino tortuoso tra luce e oscurità, dove attitudine dub, reminiscenze hip hop e atmosfere ambient incontrano la canzone contemporanea. Un nuovo inizio. 
 

Siamo stati a casa sua, ed ecco com’è andata!

Mio padre mi ha donato per questo nuovo inizio una corteccia da lui incisa, per avere con me un po’ di Prealpi Lessine. La tengo sul comodino della stanza da letto;

Per purificare gli ambienti non uso spesso la salvia bianca per la sua intensità, ma solo sapere di averla attorno mi provoca una sensazione di tranquillità;


In rappresentanza della selezione di libri che mi sono spedito da Verona scelgo questa raccolta di saggi di Daumal che ho cercato per anni (I poteri della parola, René Daumal, 1968). Le parole di René hanno su di me il potere di un bicchiere di acqua gelida in una torrida giornata di luglio;


Non ho portato con me molta strumentazione, che è rimasta quasi interamente nello Studio Tega. Qui ho giusto l’essenziale per sperimentare, ultimare lavori già cominciati tempo fa e comporne di nuovi. Il campionatore è uno degli ultimi strumenti a cui mi sono approcciato;


La mia Martin D-18 l’anno prossimo compie cinquant’anni. Il suono di quel legno, il modo in cui risuona quando tocco le sue corde mi è familiare come la voce di un parente. Mi accompagna da ormai dodici anni e per anni l’ho suonata per ore ogni giorno.

Categorie
Internazionale

Le cinque cose preferite dei Profusione

Fuori dal 10 giugno “A Luci Spente”, il tanto atteso disco dei Profusione. L’album era stato anticipato dall’uscita del singolo “Un buon motivo” che nel giro di pochissimo tempo ha conquistato l’attenzione di fan e addetti ai lavori. “A Luci Spente” è un album che, in dieci canzoni, racchiude tutto il mondo dei Profusione. Rock ed Energia sono le parole d’ordine di questo lavoro che con la sua carica riesce a travolgere e coinvolgere il pubblico. I fan si ritroveranno tra le mani un disco in cui non manca davvero nulla. Abbiamo dei brani tirati che puntano a un impatto immediato, come “Ho imparato a ridere” e altri che salgono in modo graduale. Si presentano come brani intimi avvolgendo l’ascoltatore con atmosfere rarefatte e psichedeliche per poi esplodere in improvvise calvacate elettriche.

In “A Luci Spente” sono presenti due piccole perle, che non vi sveleremo. Si tratta di due brani che si muovono su una base di chitarra acustica e che contribuiscono a delineare con maggiore precisione tutto lo spettro sonoro che i Profusione intendono abbracciare. Le sonorità sono quelle che rappresentano il marchio di fabbrica della band. Suoni distorti e atmosfere cupe, con arrangiamenti essenziali che spingono i brani verso chi ascolta, nella ricerca continua di una comunicazione il più immediata possibile.

“A Luci Spente” è un album da ascoltare tutto d’un fiato. I Profusione attraverso queste dieci canzoni riescono a trasmettere tutta l’energia che ritroviamo ai loro live. Un album rock che saprà conquistare un ampio pubblico. Il nuovo disco dei Profusione è disponibile anche in versione pen-drive con dei contenuti inediti. Le pen-drive saranno disponibile ai concerti della band e acquistabili tramite messaggio privati sui canali social dei Profusione.

Noi, come sempre, ne abbiamo approfittato e gli abbiamo chiesto quali sono le loro cinque cose preferite.

1-IL SILENZIO:

perché è da li che parte tutto il nostro lavoro. Una fase di stasi che viene riempita da note e parole, dal rumore di una penna che scorre su un foglio bianco. Il silenzio che lascia spazio al rumore in una crescita continua fino al riempimento totale di ogni spazio. Fino alla discesa, al processo creativo che si compie e fa ritornare tutto al silenzio iniziale.

2-IL DIVANO A CASA DI REY 

Un divano, una chitarra, un basso e un registratore: il posto dove tra una birra, un caffe e un po’ di chiacchiere tutte le idee prendono forma. Il posto che ci fa capire che strada prenderà il nostro nuovo percorso.

3- il 4 DELLE BACCHETTE DI CLAUDIO:

il momento in cui la band comincia ad impossessarsi del brano, lo veste e investe col ritmo che sarà il cuore pulsante della nuova composizione. I volumi si alzano e l’intensità cresce mano a mano che le idee diventano più chiare e nitide. Il 4 è il segnale di partenza, a cui tutti ubbidiscono.

4-IL PRIMO ASCOLTO:

La curiosità e l’emozione di ascoltare per la prima volta ciò che stai costruendo. Sai già che ci saranno cose che non ti piaceranno e che quella che stai ascoltando non sarà la versione definitiva del brano. Però da quel momento in poi saprai se la strada è quella giusta.

5-IL PRIMO LIVE DOPO L’USCITA DELL’ALBUM:

Ovvero: la resa dei conti. E’ il momento in cui tutto il lavoro fatto viene lanciato verso l’esterno. Sali sul palco con un mix di euforia e timore, in attesa di scoprire se i tuoi nuovi brani riusciranno ad arrivare diretti a chi li ascolta. Scruti gli sguardi di quelli che hai davanti, cerchi di capire se sono coinvolti o se, al contrario, sono distratti. Tutto questo dura solitamente pochi minuti, poi la tensione si scioglie e puoi goderti la sensazione liberatoria di suonare le cose su cui hai lavorato così duramente.

Categorie
Internazionale

Cosa c’è nella camera dei Baseball Gregg

Giovedì 16 giugno 2022 è in uscita per Z Tapes e La Barberia Records “Parrots and the park, il primo EP tratto da “Pastimes”, il nuovo album dei Baseball Gregg composto per la prima volta con la band al completo. Dall’arrivo di Sam in Italia a fine 2021 la formazione italo-californiana ha realizzato venti brani che verranno distribuiti nel corso di tre mesi in altrettante release discografiche per poi confluire in un Full Length la cui pubblicazione è prevista a settembre. 

Mood acustico, soft, brani tardo primaverili estivi con violoncello. Il violoncello, così come il contrabbasso, sono una novità timbrica nel suono dei Baseball Gregg. La data di uscita non è casuale: il 16 giugno è il Bloomsday, ovvero il giorno in cui è ambientato nel 1904 l’Ulisse di James Joyce. L’autore irlandese rappresenta il fil rouge dei tre EP e dell’album, a partire dal titolo di quest’ultimo: Pastimes è una citazione del passo “Pastimes are past times” presente nel Finnegans Wake, e la figlia di Joyce è raffigurata nei quattro artwork che accompagnano i lavori. Sam Regan ha reintepretato le foto che Berenice Abbott scattò a Lucia Joyce (all’epoca una stella della danza, poco prima della triste fine in manicomio dove verrà rinchiusa fino alla fine dei suoi giorni) nella Parigi dei ruggenti anni Venti. Parrots and the park è un verso contenuto in Cilantro Grass, brano che è già stato suonato ad aprile per Live in Tuci 

Noi siamo stati a casa loro, ed ecco cosa ci hanno mostrato!

1.  Impossibile non cominciare da qui con la lista degli oggetti della camera: questo libro è stato molto importante per la scrittura dell’album, e in qualche modo ne permea le atmosfere e l’immaginario. Stazionava fisso nel comodino da dicembre nell’edizione della biblioteca, poi una volta scaduto il prestito mi è stata regalata per il compleanno questa bellissima edizione degli anni sessanta.

2. Sono un appassionato di cassette da tanti anni, e questo è uno dei tanti posti dove le colleziono nella camera. A destra si vedono quattro delle cinque cassette che abbiamo pubblicato sinora, in attesa della pubblicazione in cassetta a settembre del nostro prossimo album.

3. Anni fa per la laurea del mio coinquilino Giacomo gli fu regalata un’Aeropress su iniziativa del mio amico Simone, che vive a Londra ed è un grande appassionato di caffè. Si tratta di un aggeggio per fare il caffè filtrato che negli anni abbiamo imparato ad apprezzare molto. Giacomo, una volta trasferito via da casa nostra, ci ha lasciato l’aeropress e da allora è diventato un rito della mattine sorseggiare il caffè filtro nella tazza di Starbucks portata da Hong Kong da Sam qualche anno fa, che è perfetta come diametro per l’aeropress.

4. Questo è il microfono con cui abbiamo registrato praticamente tutta la nostra musica dal 2014 in avanti – e in realtà l’ho usato anche negli anni precedenti con la mia band Absolut red. È un microfono che ho comprato quando avevo 18 anni, quindi era ed è tuttora piuttosto cheap, ma oramai ci sono affezionato e mi piace pensare che sia in qualche modo parte del gruppo anche lui.

Categorie
Internazionale

Cosa c’è nella camera di Simone Corvino

Dal 3 giugno 2022 sarà disponibile in rotazione radiofonica e in digitale “A Beautiful Mistake” (NyNa City 91 records), il nuovo singolo di Simone Corvino. Il brano “A Beautiful Mistake” racconta una di quelle brevi storie che finiscono ancora prima di iniziare ma che lasciano una traccia indelebile in ognuno di noi. A differenza del primo singolo con sonorità rock band, il secondo mostra Simone, chitarra e voce, in tutta la sua dolcezza di songwriter. Spiega l’artista a proposito del brano: “Ed è sempre così, gli ambienti ti scelgono nello stesso modo in cui ti scelgono alcune storie che restano eterne”.
 
Nel video di “A Beautiful Mistake” per la regia di Claudio D’Avascio, vengono mostrati ambienti che in qualche modo la vita aveva precedentemente scelto per Simone.

Noi come sempre abbiamo deciso di fare un salto a casa sua, ecco cosa ci ha mostrato.

1. Il concerto a Madison Square Garden dei Foo Fighters era energia pura e motivazione chiara. L’esperienza ha confermato che il resto della mia vita sarebbe stato alla ricerca di suoni, melodie e band. Avevo appena preso il diploma a giugno e frequentavo il primo anno di università a Manhattan che iniziava ad agosto. belle memorie.

2. Il primo gruppo che mi ha inspirato alla musica erano i KISS. Mio zio John mi regalò un cd che ho ancora, ma era questo il regalo che vedete in foto, che mi diede 3 anni dopo che amo di più. Li comprò ad un mercato dell’usato. Sono così buffe e brutte e suonano Rock and Roll All Night con la vera voce di Gene Simmons. Mi fa sempre ridere. Mio zio è un personaggio e ha una conoscenza di musica pazzesca.

3. Prima di aver preso la chitarra in mano disegnavo sempre. I miei miti erano Batman e specialmente Spider-man. Mia nonna portava i costumi di halloween che capitava la settimana prima del mio compleanno ed io giravo per il paese mascherato. Vi assicuro che nel 2007 nessuno celebrava Halloween e la gente ci guardava con un po’ di sospetto quando bussavo per chiedere “dolcetto/ scherzetto?”

4. Il pallone era la mia prima grande passione e il Napoli ancora di più! Mamma mi ha conservato tutte le magliette ma questa è la mia preferita perché mi ricorda le amicizie sui campi, sulle spiagge, dopo scuola e in trasferta.

Categorie
Indie Internazionale

Le 5 cose preferite di Cabruja

Cabruja ci ripropone una sua versione tutta personale e speciale del singolo di Björk, stiamo parlando di “Unravel”, di cui abbiamo anche il nuovo video. Noi abbiamo chiesto di raccontarsi attraverso le sue 5 cose preferite!

Giochi di Ruolo

I  GdR (rigorosamente “Tabletop”, con i manuali, le schede, matite e dadi) sono il mio “hobby” preferito in assoluto. I GdR mi hanno fatto imparare storia, geografia, mitologia; mi hanno fatto viaggiare, mi hanno fatto vivere mille vite, vite che forse è meglio vivere sulla carta.
Poi, mi han permesso di sviluppare i rapporti di amicizia più belli che io abbia mai fatto. Gioco ancora oggi con gli amici con cui ho cominciato a giocare ai 14 anni, quasi 30 anni fa, a Caracas.

Coda di cane che scodinzola

Mi dispiace che l’evoluzione dell’uomo ci abbia portato a perdere la coda. Ne vorrei una per scodinzolare quando sono contento.

Avere ragione

Dà troppa soddisfazione. Non è nemmeno necessario dire “te l’avevo detto”. Quello invece è odioso.

I set list di musica da ballare ai matrimoni venezuelani degli anni 80/90 (che poi sono rimasti più o meno invariati)

Si parte col Paso Doble spagnolo, si alterna con il Merengue, la Salsa e della roba truzza; si fa poi “La hora Loca” (dalle sigle di programmi infantili alla tarantella italiana con in mezzo un po’ di “rock en español”) e si finisce con i “tambores” della costa venezuelana, quando il whiskey ha lavato via la dignità e il ritegno. Mi mancano molto queste feste!

Viaggiare

Sarà banale, ma mi piace essere altrove, vedere posti che non conosco e ascoltare lingue che non capisco. Ecco, mi piace non capire un c**zo, mi mette nella posizione di dover fidarmi degli altri. Quando sono in un posto in cui non capisco minimamente la lingua e sento parlare la gente intorno a me, ho sempre la sensazione che dicano solo cose belle o almeno interessanti.

Categorie
Internazionale

Henry Beckett e il regista Nicola Schito ci raccontano il videoclip di “Some People Get Lost”

Henry Beckett è un cantautore italiano nato a Milano, ma di anima americana. È proprio il mondo dell’alternative rock, tinto da chitarre riverberate e atmosfere d’oltreoceano, ad averlo attirato verso la musica e ispirato a comporre i suoi pezzi. Nel 2017 autoproduce il suo EP di esordio “Heights”, che presenta nello stesso anno al MI AMI Festival di Milano. In questo primo lavoro emerge una sensibilità profonda, intima e romantica, contornata allo stesso tempo da sfumature più tenebrose proprie di una personalità irrequieta quanto riflessiva.”Some people get lot” è il suo singolo più recente.

Nicola Schito è un regista attivo su Milano ed è membro di AIR3 (Associazione Italiana Registi).  Nato a Padova, si appassiona ed inizia a lavorare nell’industria cinematografica (sia in Italia che negli USA) sin da quando era molto giovane. Nel 2015 si è diplomato presso la “Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti” in Fotografia Cinematografica e Linguaggi Multimediali.  Dopo aver completato gli studi, ha lavorato a numerose produzioni con Red Bull, NBA, Coca-Cola e SKY. Dal 2016 collabora con “The Big Angle”, casa di produzione del gruppo Dentsu Italy, lavorando su spot pubblicitari e contenuti per brand.  Allo stesso tempo ha diretto cortometraggi come “Mi.AMI”, “L’Americano”, “Lock Notes” che hanno ricevuto riconoscimenti in diversi festival internazionali.

  1. Quale storia racconta il video di “Some people get lost”? 

Tutti noi quando ci interroghiamo seriamente su chi siamo, sul nostro passato o sul futuro, esponiamo parti nascoste di noi stessi che potrebbero farci sentire vulnerabili e persi. A volte le risposte che ci siamo dati in precedenza potrebbero non essere più valide e abbiamo difficoltà a trovarne di nuove. È un rischio che si corre quando ci si mette in discussione per individuare quale sia il nostro posto in questo mondo o la nostra meta. Nel videoclip tale traguardo è rappresentato metaforicamente dal sole. Ogni personaggio, nel tentativo di raggiungerlo, passa attraverso un personale momento di crisi: una ragazza cerca di esprimersi scrivendo su un diario ma non riesce a trovare le parole, un pittore è alla caccia del proprio volto, un’acrobata sta perdendo la propria armonia ed anche Henry è in viaggio per trovare la propria strada. Alla fine, ciascuno riesce a trovare una parte di sé anche se probabilmente tutti torneranno a perdersi, dato che una simile ricerca prevede un continuo ed alternato smarrirsi e ritrovarsi.

  1. Come è avvenuto il vostro incontro e quando avete che capito che avreste assolutamente dovuto collaborare insieme ad un video? Ci sarà un seguito?

Ci conosciamo da quando avevamo meno di 20 anni, trovandoci spesso a frequentare lo stesso posto di mare durante l’estate. In qualche modo, in realtà, siamo lontani parenti. Entrambi abbiamo condiviso le nostre passioni su cui ci siamo sempre trovati, sia musicalmente che cinematograficamente, e questo ci ha avvicinato. 

HenryUn giorno mi sono presentato a casa di Nicola per fargli ascoltare Some People Get Lost. Gli è piaciuto immediatamente. Subito dopo si è ascoltato l’intero album e, in accordo sull’idea di produrre un videoclip non convenzionale, abbiamo avviato il progetto mettendoci in gioco con entusiasmo e passione. Dopo questo lavoro, pieno di soddisfazioni, è rimasto sicuramente il desiderio di collaborare di nuovo e sono sicuro risuccederà”. 

Nicola “Henry mi ha letteralmente portato dentro il suo mondo, ed è stato capace di farmi provare nuove emozioni. Ed è proprio grazie a questo che è nata la nostra sinergia ed affinità. Siamo solo all’inizio!”

  1. Avete mai parlato di musica e di cinema? I vostri gusti si incontrano?

Assolutamente sì! Confrontarci su questi temi per capire precisamente la visione dell’altro era necessario per lavorare al meglio su “Some People Get Lost”. Per fortuna è stato tutto molto semplice perché queste arti ci appassionano enormemente e i nostri gusti tendenzialmente si incontrano. Inoltre, siamo reciprocamente incuriositi dall’altro per via della stima che nutriamo tra di noi. Questo ha permesso anche di coniugare le nostre differenze per creare un qualcosa di speciale nel connubio delle nostre personalità.

  1. Domanda provocatoria. Qual è il senso di fare un videoclip così ambizioso nel 2022, in un momento storico dove i video sono così poco visti? 

Magari sono poco visti perché sono poco ambiziosi!  

Henry

Dipende dall’interpretazione che si vuole dare alla parola ambizione.

Nicola

Categorie
Indie Internazionale Intervista Pop

PASSATEMPO: Vimine racconta la sua passione per la musica nel nuovo brano

PASSATEMPO” è il nuovo singolo di VIMIME, inserito da Spotify nella playlist editoriale “Anima Rnb“. Il brano parla della passione per la musica e della voglia di recuperare il tempo perso e le occasioni sprecate. Una medium ballad prodotta da dal sound rnb che mette in risalto la vocalità black dell’artista.

Abbiamo fatto qualche domanda a VIMINE:

Per iniziare, ci racconti chi è Vimine ?

Vimine è un ragazzo abbastanza timido, che grazie alla musica e alle esperienze fatte grazie alla musica sta venendo fuori abbattendo la timidezza; Originario Pugliese nato a Cerignola (FG) da mamma casalinga e papà Marmorista, ho una sorella un po più grande di me anche lei appassionata del canto; Diplomato in Arredo e Architettura, pizzaiolo per otto anni nella mia stessa pizzeria gestita con la mia famiglia; Ho iniziato sin da piccolo ad essere quasi sempre protagonista nelle recite dove mi assegnavano sempre la parte da solista, ho fatto anche esperienze all’interno di cori musicali per poi arrivare a scrivere i miei brani e a pubblicare la mia musica

Quando, come e perchè hai iniziato a fare musica?

Ho iniziato a fare musica nel Novembre 2020 iscrivendomi a scuola di canto, non sapendo cosa mi aspettava; Mi sono convinto ad iniziare un percorso formativo nel canto perchè durante la pandemia da Covid così per caso mi sono iscritto ad un contest che girava su facebook dove bisognava mandare un video di una esibizione canora e da li poi passare sotto una valutazione da parte di una giuria; da li è scoppiata la scintilla che mi ha fatto capire che questa è la mia strada; Da quel contest sono passato nella fase finale dove per la prima volta ho dovuto cantare dal vivo a Roma avanti ad un pubblico, li ho capito che per la musica sono disposto a tutto, da quello stesso contest sono passato ad un altra finale disputata a settembre 2020 e subito ho iniziato a studiare canto e musica

Quali sono i messaggi, le sensazioni, le emozioni, che vuoi trasmettere con i tuoi pezzi?

I messaggi che voglio trasmettere con le mie canzoni sono gli stessi che nella mia vita ho sempre portato avanti, comportandomi sempre bene con tutti, generoso, disponibile con chi mi dimostra di volermi bene, umile, sempre con i piedi per terra con le maniche rimboccate nel lavoro, facendo sacrifici e raggiungendo i miei obiettivi con impegno, testa e cuore; Sono un tipo che difficilmente mostra le proprie emozioni, anche se dentro di me ogni giorno ne avverto tante, belle o brutte che siano, è un lavoro che sto facendo su me stesso nel riuscire attraverso la musica a manifestarle senza vergognarmi

“Passatempo” è il brano con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale. Ti va di parlarci di quello che significa per te questo pezzo?

“Passatempo” per me è come uno sfogo personale, pensando al fatto che sono stato troppo superficiale nel pensare che la musica non potesse essere la strada a cui dovevo dare priorità più di ogni altra cosa

Guardando indietro, quale brano del tuo percorso, fino ad adesso, reputi essere il più importante e significativo?

Sicuramente Passatempo 

Cosa stai preparando, invece, per il futuro?

Per il prossimo autunno ho 2 brani pronti sempre scritti da me che sto lavorando per ultimarli e farli uscire; Spero di partecipare attivamente a contest che mi facciano conoscere anche in un contesto live;

Giocando con la fantasia, con quale artista sogni di collaborare, un giorno

In primis con Laura Pausini, sono un suo fan, da quand’ero piccolo e che grazie alla mia famiglia l’ho conosciuta, ascoltandola prima nelle cassette poi comprando anche i suoi cd e partecipando ai suoi concerti; Ma comunque pensando invece a cantanti di oggi che comunque rappresentano il mio mondo cioè l’R&B ne dico qualcuno come Rkomi, Ghemon, Mara Sattei;

Qual è il punto di arrivo che ti sei prefissato?

Per il momento non voglio darmi un punto d’arrivo, perchè pensando a un punto di arrivo è come destinare una fine al mio percorso, spero duri più a lungo possibile senza aspettarmi troppo, ma nello stesso tempo credendoci fino all’ultimo; 

Dove ti vedi tra 5 anni?

Tra 5 anni senza essere troppo esagerato mi vedo su un palco pronto per un mio concerto anche alla festa patronale del mio paese, (rido) o chi lo sa, qualcosa di più

Categorie
Indie Internazionale Intervista Pop

Un altro posto: Emme racconta il nuovo singolo

“In un altro posto” è il nuovo singolo di “EMME“, che arriva dopo la pubblicazione di “I nostri corpi”. Il brano parla di scelte, di coraggio e di quanto sia faticoso uscire dalla staticità e dall’immobilismo. “EMME“, girà intorno al concetto di “felicità”, e della continua ricerca sul significato di -questo stato d’animo e su cosa siamo disposti a fare per per raggiungerlo.

EMME ha risposto alle nostre domande:

Per iniziare, ci racconti chi è EMME?

Nella vita di tutti i giorni sono Matteo Mancini, una persona che ha un figlio, un lavoro, che fa la spesa e paga le bollette. EMME è la parte irrazionale, anche infantile se vogliamo. Una dimensione in cui mi distacco dalle cose materiali e mi concentro sulle emozioni, una fuga -se vogliamo- dalla vita di tutti i giorni che a parte gli affetti, per il resto è un costante imbattersi nella meschinità dell’essere umano. Ovviamente sto esagerando ma neanche troppo.

Quando, come e perchè hai iniziato a fare musica?

Ho avuto la fortuna di avere due fratelli più grandi che mi hanno introdotto alla musica quando avevo 5 o 6 anni. Avere Kurt Cobain come idolo quando frequentavo la scuola primaria è stato un grande privilegio, un imprinting di tutto rispetto 😉

Ho studiato chitarra, canto per molti anni ma la mia vocazione è sempre stata quella di scrivere. Ho iniziato a 14 anni con delle cose ovviamente oscene ma non ho più smesso e non credo che smetterò mai.

Quali sono i messaggi, le sensazioni, le emozioni, che vuoi trasmettere con i tuoi pezzi?

Io scrivo molto per me stesso, è un modo che uso per rielaborare i miei vissuti. Molto spesso trovo delle cose nei miei testi che non sare mai riuscito ad esprimere con un discorso.

Ecco, quello che vorrei trasmettere è l’importanza di trovare un proprio linguaggio, anche solo per parlare a se stessi. Mi piacerebbe che questa mia attività fosse uno stimolo per qualcuno

IN UN ALTRO POSTO è il brano con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale. Ti va di parlarci di quello che significa per te questo pezzo?

Banalmente questo progetto nasce anche per superare un momento difficile. Attraverso la scrittura io rielaboro i miei vissuti e mi faccio forza. In pratica è una sorta di auto terapia, in questo senso “In un altro posto” parla proprio di lasciare qualcosa di importante, di affrontare il dolore, di una scelta difficile, dolorosa e faticosa però necessaria per uno scopo più gande che è la felicità.

5. Guardando indietro, quale tappa del tuo percorso, fino ad adesso, reputi essere la più importante e significativa?

Una tappa precisa non c’è. Ogni volta che chiudo una canzone avverto una  sensazione di benessere che è anche difficile da spiegare. E’ quasi una droga e ogni volta che accade mi ripeto che non dovrà essere l’ultima. Fatto sta che belle o brutte, scrivo canzoni da 20 anni.

Cosa stai preparando, invece, per il futuro?

Altre canzoni ma soprattutto mi sto preparando per iniziare l’attività live

Giocando con la fantasia, con quale artista sogni di collaborare, un giorno? Mi piacerebbe molto collaborare con Dardust, sarebbe un grande salto di qualità nelle mie produzioni

Qual è il punto di arrivo che ti sei prefissato?

Per ora, dopo qualche anno di attività, potermi sentire di nuovo un artista, detto con la massima umiltà, è un grande punto di arrivo. Non importa quello che accadrà, ho 34 anni e un approccio diverso, non voglio conquistare il mondo, voglio continuare a risparmiare sullo psicologo grazie alla musica.

Dove ti vedi tra 5 anni?

Dove sono adesso, speriamo con la compagnia di EMME