“fuckboy” è il nuovo singolo di Myricae, uscito venerdì 11 aprile 2025. Una voce che spacca e una penna carismatica al servizio di una sperimentazione musicale che guarda alla contemporaneità: questa è Myricae. Si apre un nuovo capitolo della sua estetica sonora in costante trasformazione e attendiamo i prossimi passi con devozione.
Photography: Erica Bellucci @fuqtheslice @visioni_parallele Styling: Virginia Carillo @golden_virginia MUA: Miriam Tigre @_miriamtigre_ Nails: Maria Luce Venturi @marialuceventuri
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «”fuckboy” non è un’accusa, ma una satira cinica dell’ecosistema digitale e del fuckboy inteso non solo come individuo, ma anche come fenomeno sociale che può trascendere il genere. È una dissezione chirurgica dei pattern relazionali moderni che ne rivela i meccanismi più crudi. Il brano si muove su una dicotomia estrema: un beat martellante e viscerale che si dissolve in un ritornello etereo, dove synth sospesi accompagnano una dichiarazione brutale. Un cortocircuito sonoro ed emotivo che esalta il contrasto tra attrazione e repulsione, ironia e nausea, desiderio e rifiuto.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Myricae è un’identità in transito, una voce che rifiuta di essere confinata da definizioni statiche, trasformandosi costantemente. Vive la musica come un processo catartico, un dialogo continuo con il suono che diventa mezzo di esplorazione di sé. Dopo una formazione classica e, in seguito, al conseguimento della laurea in songwriting, il suo percorso si allontana dalle convenzioni accademiche per abbracciare la sperimentazione, portandola a immergersi nelle strutture dell’elettronica.
Nel 2024 debutta con “FALENE”, un singolo che non si limita a introdurre il suo universo musicale, ma lo frantuma, lo dissolve e lo ricompone in un flusso continuo di elettronica oscura, pop e pulsazioni hyper. L’instabilità diventa il fulcro della sua estetica sonora – un equilibrio instabile che non cerca punti fissi, ma si nutre della trasformazione.
Con “fuckboy”, l’artista apre un nuovo capitolo della sua evoluzione: un brano immerso in ritmi vertiginosi e synth eterei, che amplifica la sua inclinazione all’iperbole e al paradosso, spingendo ancora oltre i confini della sua immaginazione sonora. Per Myricae, ogni brano è solo l’istantanea temporanea di qualcosa che sta già scivolando altrove.
“Tropical Eyes” è il nuovo singolo di Camelia, uscito martedì 8 aprile 2025. Un brano in perfetto equilibrio tra cantautorato e dancefloor: l’intimità della solitudine e l’intensità dei momenti condivisi, il synth-pop e i rimandi a “Crying at the Discoteque”, i rave e Berlino in testa. Un’autentica summa del nuovo corso di Camelia.
Foto: Laura Bianchi Foto
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «”Tropical Eyes” è un brano ballabile che parla di come ci si possa sentire soli in una discoteca circondati da molte persone e di come la gente attorno possa scomparire mentre ci si perde nel proprio sentire. Tra tutta la gente ci si può però ritrovare in uno sguardo, degli occhi in cui riconoscersi.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Arianna Casano, in arte Camelia, cresce nella provincia ligure e nel 2021 lancia il suo primo progetto musicale solista, spinta dalla necessità di comunicare tramite musica la sua interiorità. Camelia è un’artista e cantautrice di 25 anni che, con la collaborazione del produttore Edo Nocco, scrive brani che viaggiano tra melodie pop e sonorità elettroniche. Le ultime trovano ispirazione dai suoi viaggi all’estero, in particolare dal suo periodo trascorso in Germania, luogo chiave per le storie di alcuni suoi testi. Il suo ultimo singolo si intitola “Birra” feat. Davide Diva. Attualmente è al lavoro per l’uscita del suo primo EP, in collaborazione con Costello’s Agency.
Con “Voglio sorridere un po’”, Gionata torna con un brano che è grido e carezza allo stesso tempo.
In bilico tra fragilità e rabbia trattenuta, il cantautore lucchese scava nell’inquietudine generazionale, cercando nella sofferenza una chiave di lettura per capirsi meglio. Il ritornello è una richiesta estrema di sentirsi vivi, mentre l’arrangiamento essenziale e sincero, nato tra le mura di casa, rafforza l’intimità del pezzo.
Per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di farci invitare a casa sua, e ci siamo fatti raccontare la storia di qualche suo oggetto.
Negli ultimi 7 anni ho cambiato 4 città e quasi 10 case. Trasloco dopo trasloco, ho imparato a lasciarmi indietro molti oggetti, rinunciando alla loro presenza nella nuova casa in cui andavo ad abitare. Alcuni, però, mi hanno accompagnato – e probabilmente mi accompagneranno – in ogni nuova dimora in cui prendeva vita il mio piccolo mondo. Oggetti che semplicemente decorano l’ambiente, altri di svago, oltre agli strumenti musicali. Più che un “cosa c’è nella mia stanza” dunque, è un “cosa mi porto dietro quando trasloco”.
Game Boy Advance SP con Pokémon Rosso Fuoco e Verde Foglia
Un’ossessione da cui non riesco a liberarmi, tanto è che mi porto dietro anche un quadretto di una scena memorabile dei primi titoli della saga.
Sebbene conosca a memoria questa perla videoludica, puntualmente risale in me la voglia di iniziare una nuova partita, formando nuovi team e cambiando il nome del personaggio.
Un oggetto che mi aiuta a mantenere la fanciullezza viva in me, una parte che custodisco e curo, poiché mi aiuta a sognare e mi riporta agli anni in cui il problema più grande era aver perso un Charizard al livello 100 durante uno scambio con amici.
Ho rilasciato anche una canzone su YouTube durante la pandemia, Game Boy. Parla dell’amore per la mia infanzia e di come a volte la vita da adulti sia una rottura di palle, concetto che ritorna anche in un’altra mia canzone, a cui sono molto affezionato, Tornosubito.
Telecamera a mano Panasonic
Una telecamera che comprai in passato, quasi 10 anni fa, quando suonavo nei Violacida, la mia precedente band.
La comprai per documentare le registrazioni del disco a Ferrara, da Fusaroli.
Fa schifo, non registra nemmeno in HD, ma è sempre stata un oggetto importante per me, che sono tendenzialmente un tipo timido e introverso. È di grande aiuto perché mi permette di rompere le palle alle persone e creare un pretesto per chiacchierare (il più delle volte aiutato da un modesto livello di sbronza).
È così che ho stretto gran parte dei legami a Roma, città in cui ero totalmente da solo e facevo fatica a costruire rapporti. Alcuni mi mandavano a cagare, ma la maggior parte di loro mi vogliono bene e rivedere quei momenti magici è emozionante.
Action Figures
Voglio ancora credere che di notte, quando vado a dormire, i giocattoli prendano vita e parlino tra di loro, come accade in ToyStory, il primo film d’animazione che entrò nella mia vita e mi folgorò totalmente.
Me ne porto sempre dietro alcuni e attualmente la squadra è composta da:
il sempre presente Woody(del film sopracitato), anche attore del videoclip di Oceano, secondo singolo estratto del mio primo disco
Yoshi, il dinosauro di Super Mario (sto in fissa con i dinosauri, in passato ci scrissi pure una canzone )
Stan, il mio personaggio preferito di South Park, cartone animato per adulti che ha formato il mio senso critico nei confronti della società
Squirtle, questa è una new entry che mi è stata regalata qualche mese fa, avrei preferito Charmander ma non diteglielo che altrimenti ci resta male. Comunque anche Squirtle è figo eh
Le città invisibili di Italo Calvino
Libri, libri, libri.
Vabbè, un po’ scontato, ma non potevo non inserire almeno un libro negli oggetti che mi porto dietro.
Ogni volta faccio fatica a scegliere quale libro portare e quale lasciare nella libreria a casa dei miei e Le città invisibili è uno di quei titoli che ho sempre avuto con me, perché nasconde tante storie che possono essere lette da tanti punti di vista.
Un’opera eterna che, secondo me, risulta nuova a ogni lettura.
Le mie chitarre
Come ultimo oggetto avrei potuto inserire il quaderno dei disegni con varie penne, matite, gomme ecc ma mi sembra più doveroso omaggiare le uniche due chitarre che mi accompagnano più di 15 anni.
Una è una chitarra classica marcissima da 20€ su cui ho appiccicato con la colla vinilica frammenti di vecchi cd frantumati: con questa ho scritto la quasi totalità delle mie canzoni.
L’altra è l’unica chitarra elettrica che ho mai avuto, acquistata nel 2009(che è anche il titolo di una mia canzone): una fender Telecaster messicana. Non sono un tipo materialista, ma se dovesse succedere qualcosa a questa chitarra perderei una parte importante di me. Non la lascio mai incustodita quando vado in giro a suonare.
Bonus: il pianoforte
Dai, concedetemi un sesto oggetto.
Per me è un simbolo importante perché mi aiuta a ricordarmi che il tempo è una fregatura e non esistono “momenti giusti e momenti sbagliati” per fare le cose.
Già a 19 anni volevo imparare a suonare il pianoforte ma il tempo passava e mi ripetevo che ormai era troppo tardi.
All’età di 23 anni un anziano signore (un cliente, ai tempi lavoravo come imbianchino nella ditta di mio padre) si mise a ridere quando gli raccontai questo mio pensiero, prendendomi in giro poiché trovava sciocco pensare che fosse troppo tardi.
Il suo modo ironico di dirmi una tale realtà cambiò radicalmente la mia vita: quella sera stessa cercai sul web un’insegnante di pianoforte e la mattina dopo iniziai la prima lezione, percorso durato più di 3 anni (poi mi trasferii a Milano).
Iniziai anche l’università e dissi a mio padre che non volevo fare l’imbianchino, ma che i miei sogni erano altri.
L’unico oggetto che rimane in casa dei miei genitori (perché, ovviamente, non posso portarmi dietro), e che mi ricorda che posso fare quello che mi pare.
“Canzonetta” è il nuovo singolo di FAZIO, uscito martedì 1 aprile 2025. Come si scrive un pezzo pop impeccabile? Lungi da noi elencare delle ipotetiche top ten rules for success in stile Lou Pearlman, ma siamo pronti a scommettere che se esistono delle caratteristiche universali il brano in questione ne contiene in quantità elevata. Non è un caso che sia nato di getto, figlio di un bisogno viscerale di esprimersi; spesso le grandi canzoni fioriscono istintivamente dalla più pura spontaneità. È contro gli intellettualismi, ma tratta temi attuali, potremmo dire quasi impegnati; si forgia quindi sui contrasti e si sa che dove c’è conflitto c’è arte. La melodia è meravigliosamente catchy, rimane in testa al primo ascolto. Ma soprattutto è un brano pregno di ironia, peculiarità degli autori che amano cambiare prospettiva e affrontare le situazioni in modo innovativo. Sono solo canzonette, diceva qualcuno, ma mica tanto in fondo.
Foto: Alessandra Tagliavia
Queste le parole con le quali l’artista presenta la traccia: «“Canzonetta” è una canzonetta, appunto, che vuole dimostrare come la musica pop e scanzonata possa anche avere qualcosa di impegnato da dire, senza la pretesa di dover essere necessariamente degli intellettuali. È nata mentre ero nervosissimo perché non riuscivo a trovare una copisteria che facesse le fotocopie nel centro di Torino e stavo camminando a vuoto da circa tre quarti d’ora. A un certo punto mi sono fermato e ho realizzato che, preso dal mio nervoso, era la quarta volta che passavo davanti a un manipolo di una decina di esponenti di Fratelli d’Italia, tutti con i loro pullover grigio topo o blu notte, da cui spuntavano dei timidi colletti di camicie dai toni spenti. A coronare tutto ciò, quattro camionette della polizia a godersi il sole di novembre. C’erano quindi più agenti dei manifestanti, intenti a parlare delle proprie cose, nell’eventualità che dovessero intervenire a sventare chissà quale minaccia. Davanti a quella visione, l’insofferenza accumulatasi nell’arco della giornata è esplosa di getto, e dal nulla mi è venuto il ritornello in testa. Dopo un paio d’ore ero a casa a concludere la stesura del pezzo, che è sicuramente il brano che ho scritto in meno tempo in tutta la mia vita. È una canzone a cui ho imparato a voler bene, perché appena scritta la odiavo letteralmente. Mi imbarazzava e volevo venderla a qualcuno. Ne riconoscevo il potenziale ma mi infastidiva riconoscerci me. Poi il mio Yoda personale mi ha detto una frase illuminante: “finché non accetterai il fatto che tu sei anche questo, non potrai mai essere felice”. E quindi eccola qui: Canzonetta. Il mio tentativo di cantare la mia preoccupazione per il futuro e per il mondo in cui viviamo, dove ognuno guarda a se stesso senza aver un’idea di collettività, dove l’odio dilaga senza freni e il bene sembra non avere altrettanta energia per contrastarlo in maniera efficace, dove i problemi anziché essere risolti vengono coperti con distrazioni effimere, e dove anziché alla cura di sé si pensa solo a trovare una cura. Dovessi riassumerla in una frase sarebbe sicuramente la celebre citazione di Boris: “questa è l’Italia del futuro: un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO FAZIO è un cantautore senza un posto fisso nel mondo, in qualunque senso lo si voglia intendere. Abita al nord, è cresciuto al centro, ma viene dal sud. La sua dimensione ideale è sicuramente il sovrappensiero, universo fatto di suoni sognanti, riverberi leggeri e melodie dolci e delicate. Insomma, ogni scusa è buona per evadere dalla realtà, mettendo tutto in dubbio e, soprattutto, senza prendere niente e nessuno troppo sul serio.
É disponibile da venerdì 21 febbraio 2025 su tutte le piattaforme digitali “Vieni con me” (e in distribuzione digitale Believe Music Italy), il nuovo singolo di Wladimiro D’Arco, scritto per i ragazzi della associazione ANFFASS. Ragazzi con disabilità. Nello specifico, in questo caso, Wladimiro immagina un ragazzo che non è in grado di parlare con il padre per motivi di salute e che vorrebbe dirgli tutte quelle cose. Il ragazzo dice: “…la vita e il futuro sono incerti per tutti, dove ti porterà non lo posso sapere, ma se vuoi, posso accompagnarti“.
In questi giorni di sovraesposizione musicale, Wladimiro D’Arco ci regala timidamente un brano di cantautorato rock commuovente e incredibilmente sentito dall’autore: un messaggio importante da assorbire sotto la pelle, lasciandosi trasportare dalle note catartiche di “Vieni con me“.
Per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di farci invitare a casa sua, e ci siamo fatti raccontare la storia di qualche suo oggetto.
Scarpe da Tennis. Lo sport mi ha sempre accompagnato nella vita, ne ho fatti tanti, dall’atletica alle medie, passando per il calcio prima e calcetto poi. Addirittura anche Rugby, ma quello poco, perché cominciando a 28 anni, la rottura delle ossa era facile, non essendo abituato. Lo sport che ho fatto ed amo di più però, è la pallavolo, tanto da aver preso anche il brevetto da allenatore. E le scarpe da Tennis, sono state una cosatante nella mia vita. Anche come simbolo di viaggio, interiore e non. Come simbolo di passi da dover fare e cercare. Spero di camminare ancora tanto e di raggiungere posti meravigliosi.
Questa è la parete delle foto di mia nipote. Una foto per ogni anno della sua vita. Ho comiciato ad appenderle dieci anni fa. Spero di vederla crescere forte e con una mente libera e piena di curiosità. Che metta in dubbio ogni dogma al quale la vogliono soggiogare. Politico, religioso o sociale che sia. E che possa sempre scegliere il giusto. Per se e per gli altri. Che si innamori della musica, come dello sport e delle belle parole. Della poesia e del mare. In mezzo a quelle foto, ce n’è una con una ragazza che abbraccia mio fratello, allora adolescente.
Lei è Letizia. Una amica che non c’è più, ma che starà sempre e per sempre lì. Tra le persone che contano nella mia vita. Questa è una di quelle palline in vetro con la neve dentro. Quelle che se le agiti sembra che arrivi una bufera, poi una nevicata dolce ed alla fine il sereno con un bel tappeto di neve. Ero affascinato da ragazzo da queste palline e mi chiedevo come le facessero. E la mia ragazza di allora, la mia prima fidanzata a dire il vero. Quello che è il primo amore. Eravamo diciottenni, forti, belli e senza paure. Me la regalò, sentendo questa cosa, del fatto che mi piacessero e mi affascinassero. Ed è qui. Dopo trent’anni circa, è qui. Ogni tanto la agito e mi ci incanto ancora.
Il cappello di Jeans. Liso. Consumato. Strappato. Però il mio cappello di Jeans. Una specie di talismano. Se cercate il video della mia canzone E ADESSO, mi vedrete indossarlo. Non so quanto tempo è che ce l’ho e nonostante sia da rattoppare. Da cambiare il velcro, perchè ormai consumato e non fa più la sua funzione. Nonostante tutto, lo tengo con me. Lo comprai a parigi in uno di quei mercati giganteschi che sono quasi fuori città. Credo fosse il duemilasei o giù di lì. Legato a tanti ricordi e a tante serate. Ora, non lo porto più, perchè ho paura di finire di distruggerlo e poi doverlo buttare. Allora lo lascio lì, sulla chitarra, come a coprire e conservare le note che verranno e quando suono lo sposto e poi ce lo rimetto.
Fuori dal 28 marzo “Ceiling”, il nuovo singolo di Gio Ui. Primo brano in inglese per la musicista della Lombardia dove esplora il desiderio di cambiare e la ricerca di un nuovo equilibrio.
“Ceiling” si muove su un sound alternative rock. Le strofe sono particolarmente introspettive e malinconiche, mentre il ritornello esplode di energia. Una melodia che esalta la voce profonda e avvolgente di Gio Ui. Il risultato è un brano accattivante ma che lascia spazio alla riflessione.
Sound evocativo e testo introspettivo. Attraverso un’atmosfera malinconica. La protagonista della canzone, rappresentata in copertina con il colore giallo, simboleggia la volontà di cambiamento che è in ognuno di noi dopo situazioni difficili. Le persone sono invitate ad entrare piano piano e scoprire se stesse.
Noi volevamo conoscerla meglio, e gli abbiamo chiesto quali fossero le sue cinque cose preferite.
Suonare
Amo passare il mio tempo in sala prove a suonare, tutto il mondo scompare, i problemi, i pensieri, tutto il tempo sembra fermarsi, amo tutto questo della musica.
2) Alternative rock
amo la musica alternative rock anni 90 / 2000 dai testi bittersweet. Come in quell’epoca, tutto era libero sfogo alle emozioni ed ai pensieri più neri, che venivano trasformati in forza ed energia liberatoria tramite la musica di chi la faceva e di chi l’ascoltava.
3) Viaggiare
Amo viaggiare, scoprire nuove lingue e culture, le lingue sono una mia grande passione, parlo inglese, tedesco, spagnolo ed italiano e mi sono sempre challanged nell’impresa di imparare nuove lingue. Viaggiare è arricchente e lascia un bagaglio di esperienze e momenti preziosi, che difficilmente altre situazioni ti danno.
4) La chitarra
Amo la mia chitarra, che mi da forza in ogni momento, è un mezzo potente d’espressione e mi accompagna con le sue note. Mi culla, mi tende la mano, mi salva sempre.
5) Caffè
l caffè, non potrei vivere senza. Fin da piccolina, mi inebriava l’odore, forse per quello che son cresciuta nervosa, hehe, è sempre stata una passione, come del resto il cappuccino, una filosofia di vita. Si beve ad ogni ora, contro chi dice il contrario! 🤣
“Deserto” è il nuovo singolo di Nularse, uscito venerdì 14 marzo 2025 via Costello’s Records. Un pezzo suggestivo che connette con notevole maestria un sound moderno ed elegante alla tradizione cantautorale alternativa italica. Da queste parti brindiamo al suo ritorno e attendiamo i prossimi sviluppi.
Foto: Letizia Zatti e Sebastian Petri
Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone: «Ci siamo prosciugati a vicenda. Di quel nostro amore, che un tempo aveva la forza del mare che si espande, ora non sono rimaste che dune di sabbia, che sono destinate a cambiare forma con il vento, senza mai fermarsi, incapaci di riconoscersi nella loro forma. E mentre tutto intorno a me sembra svanire, mi fermo e ascolto il mio corpo, ormai stanco, ma ancora pieno di vita. Mi tolgo di dosso la polvere di ciò che eravamo, il tempo che ci resta è poco prima che tutto si trasformi in deserto. Il silenzio si fa sempre più profondo, mi rendo conto che è rimasto solo il vuoto, che inghiotte ogni cosa, persino noi.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Nularse è quel momento in cui il cielo si rannuvola e si prepara alla tempesta, l’elettricità gonfia l’atmosfera e la riempie di energia. È musica nella quale l’eleganza malinconica delle ballate acustiche incontra il calore delle produzioni d’oltreoceano, dove delicate impressioni cantautorali si uniscono a melodie pop.
Con il disco d’esordio, Physical Law, uscito per Fresh Yo! Label, si fa notare dalla critica e calca i palchi di importanti festival come Ypsigrock e Load In di Linecheck Milano, riscontrando il favore del pubblico. Il suo secondo album, Sospesi, vanta la collaborazione di Saturnino Celani, storico bassista di Jovanotti. Grazie a questo disco intraprende un tour in tutta Italia, esibendosi in formazione one-man-band. Dopo anni di tour e di esperienze in studio, confluiti in un intenso periodo di scrittura e produzione, Nularse completa il suo nuovo lavoro, anticipato dal primo singolo “Lacune” alla fine del 2024. Questa volta coinvolge amici musicisti che abbracciano il progetto e approfondisce il linguaggio cantautorale e la sperimentazione sonora, allargando la propria palette musicale a sonorità acustiche e internazionali. Ha condiviso il palco con artisti come Ninos Du Brasil, Fulminacci, Birthh, Ainé, Wicked Dub Division, Giorgio Poi.
“Cuore di Vetro” è il nuovo singolo di Silvia Reale, uscito venerdì 14 marzo 2025. La seconda traccia della cantante milanese, profondamente autobiografica e al contempo universale, abbandona le sonorità spensierate del primo singolo in favore di un’elettronica downtempo che si apre in un ritornello più danzereccio – a simulare i battiti accelerati del cuore. Anche questo lato dark di Silvia ci piace parecchio.
Foto: Gianluca Gerardi
Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone: «”Cuore di vetro” sei tu, sono io. Siamo noi tutte le volte che affidiamo un pezzetto noi in mani di altri: la nostra felicità, il nostro valore, il nostro equilibrio, la nostra rinascita; rendendoci così vulnerabili, frangibili e leggibili riuscendo ad essere “visti attraverso”. In un intreccio di ricordi d’infanzia, di pensieri che abitano il presente, di sensazioni sbiadite e di malinconia persistente, ho provato a raccontare la fragilità della nostra anima quando la affidiamo al di fuori di noi. Le sonorità si aprono, sono morbide avvolte dal riverbero e dai violini per lasciare spazio all’eco del battito del cuore che accelera durante il ritornello.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Se Silvia Reale fosse un colore sarebbe il giallo, se fosse un elemento sarebbe l’aria, se fosse un pianeta sarebbe la Luna. La sua voce inconfondibile, talvolta energica e grintosa, talvolta ariosa e delicata, è lo strumento che ha scelto per aprire le porte verso la sua interiorità. Le parole che sceglie nelle sue canzoni risuonano, giocano e si legano per esprimere concetti profondi e veri: come indossare un paio di occhiali e vedere il mondo dal suo punto di vista. Le melodie sono ricercate e il sound è carico di tutti i generi che l’hanno attraversata: il soul, il funk, l’r&b e il blues.
Gianfranco Torrisi con il suo nuovo singolo e video, Let Go, ci porta in un viaggio sonoro e visivo che esplora temi di liberazione e rinascita. Questo brano rappresenta una tappa significativa nella sua carriera, una riflessione profonda su come lasciare andare il passato per abbracciare il futuro con maggiore consapevolezza. Let Gonon è solo una canzone, ma una dichiarazione di intenti, un invito a superare le difficoltà e a lasciarsi andare alle emozioni più vere. Torrisi ci ha raccontato le sue cinque cose preferite.
L’Inghilterra
Sarà perché sono per metà australiano, ma io mi sono letteralmente innamorato dell’Inghilterra. Ci sono stato per la prima volta recentemente, ho visitato solamente Londra ma già questa è stata una fortuna. Mi piacciono i colori, il verde, la cultura, la grande scena musicale che offre tra l’altro in continuo fermento. Patria di molti miei idoli tra artisti e gruppi musicali, sento di avere una sorta di legame con quella terra. Ci tornerò sicuramente e suonarci sarebbe uno dei miei sogni.
Castelli
Mi piace la storia del medioevo ed adoro visitare i castelli. Riportano indietro nel tempo, fanno viaggiare con la mente e le vedo come strutture possenti e maestose. In ogni città o paese in cui vado, se per caso c’è un castello nei paraggi e ne ho il tempo vado a visitarlo!
Strumentazione
Essendo chitarrista sono un po’ “nerd” per quanto riguarda la strumentazione; non sono un collezionista e ciò che compro tendo ad utilizzarlo sempre sia in studio che dal vivo ma, ho accumulato una discreta quantità di strumentazione interessante negli anni, fra chitarre ed amplificatori. Sono sempre alla ricerca di novità ma anche di cose più vintage, entrare in un negozio di musica ben fornito per me è come entrare nel paese dei balocchi!
Fotografare Paesaggi
Mi piace immortalare bei paesaggi, fotografare il cielo che non è mai uguale regalandoci sempre un colore o una sensazione diversa, fotografare il mare e tante altre cose che la natura ci offre, più per un ricordo personale così quando riapro quelle foto cerco di rivivere le sensazioni provate in quell’occasione.
Campi e Spazi Aperti
Quando posso vado in grandi spazi aperti, ricchi di verde possibilmente, per stare a contatto con la natura ed ammirarne la bellezza. Tutto ciò mi trasmette un senso di pace ed è rigenerante.
Fuori dal 24 gennaio “Istinti D’Istanti”, il primo album dei My Amy Vice. La band di Torino torna con otto tracce che si muovono tra il rock e il pop con influenze di elettronica e cantautorato.
“Istinti D’Istanti” è un album che lo si ascolta tutto d’un fiato. Un disco rock in cui ogni brano però riceve un’influenza diversa. Ad esempio i primi due brani “Nuovo Giorno” e “Maledetta Mente” si avvicinano più al pop anni ’90, ma subito dopo arriva “Momento” dove il rock abbraccia l’elettronica portando l’ascoltatore in un viaggio suggestivo.
Si torna su tonalità pop rock con “Strana Illusione” e il suo ritornello che rimane in testa. Il rock torna prepotente in “Cometa” e “Carboazoto”. Non mancano riferimenti cantautorali nel brano “Tenebre”. Il disco si chiude con una versione rimasterizzata del brano “Ad occhi chiusi“, uscito nel 2023.
Per conoscerli meglio, abbiamo chiesto loro quali fossero le loro cinque cose preferite.
La Musica: Paolo, voce e frontman della band sceglie la musica, di qualunque genere sia perché accompagna da sempre le nostre giornate nei momenti tristi e nei momenti di pura gioia.
Andare ai concerti: Tony, batterista, scende ancora di più nel dettaglio e sceglie l’andare ai concerti e soprattutto a quelli che propongono band di inediti. Sono sempre meno i luoghi deputati a tale scopo e ben venga sostenerli
L’alba: Roby, chitarrista e cofondatore del gruppo, opta per l’alba perché quando intorno tutto è avvolto nel torpore del sonno, la natura si risveglia lentamente e ti inonda di colori meravigliosi, sempre uguali e sempre differenti. E capisci quanto sei piccolo e insignificante di fronte a questo spettacolo. E ti senti vivo.
Nicola, chitarrista, sceglie la sua Stratocaster rossa, in realtà una Voodoo Caster fatta su sue specifiche. Oltre che un regalo speciale, è la chitarra dei suoi idoli Mark Knopfler e Drigo Salvi.
Pier, bassista e fondatore del gruppo, sceglie la Scozia. Terra meravigliosa che gli è entrata nel cuore, tanto che spesso sfoggia il kilt sul palco e patria di band di riferimento come Franz Ferdinand, Snow Patrol, Biffy Clyro, Simple Minds e Jesus & Mary Chain.