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Indie Intervista Pop

Come un album di fotografie. L’intervista a Jacopo Gobber

Il lungo viaggio delle canzoni perdute di Jacopo Gobber le ha portate a confluire nella mega raccolta antologica “20 anni di manicaretti” (18.10.2024, Labellascheggia). Abbiamo colto l’occasione per fare qualche domande al cantautore veronese.

Artwork: Sara Vivian

  • “Vent’anni di manicaretti” ha una storia particolare, perché è un disco in cui hai scelto di raccogliere brani provenienti da diversi momenti della tua carriera, donando loro unità e distribuendoli per la prima volta tramite i circuiti ufficiali. Come mai hai preso questa decisione, a vent’anni di distanza dai primi pezzi?
    Il primo motivo è personale: volevo come per un album di fotografie, mettere in ordine le foto e catalogarle, così per poterle riguardare quando avrò 80 anni e fumerò la pipa sulla poltrona. Il secondo motivo è quello di poter dare la possibilità anche ad altri di ascoltare queste canzoni, “pisciarsi sulle scarpe” ad esempio potrebbe essere il classico brano che fischietta un serial killer prima di commettere un massacro.
  • La decisione di creare un album ha portato con sé la necessità di dargli una copertina ed una rappresentazione estetica; hai affidato la cover a Sara Vivan, che ha creato per te un artwork stracolmo di colori e affollato da figure di animali che sembrano nascondere una qualche simbologia; tu che interpretazione dai a questa immagine?
    Domenico dell’etichetta Labellascheggia, che cerca sempre di associare alla musica che distribuiscono il lavoro di un grafico coerente, mi ha proposto delle immagini già pronte di Sara Vivan, quindi la copertina non è stata fatta propriamente per l’album ma è un disegno di Sara fatto in totale libertà. Siccome io mi immaginavo come copertina un negozio con sopra una targhetta storica tipo “indie dal 2003, 20 anni di manicaretti” come fanno le attività storiche, chessò “pizza fatta con antica farina dei Sumeri direttamente dalla Mesopotamia”. In quell’immagine di Sara mi sono rivisto io come cameriere in un bar artigianale che serve robe strane a clienti particolari (tucani, giraffe, elefanti), e mi sembrava adatta allo scopo.
  • Oltre al suo spirito collettivo, l’album è segnato da un elemento non trascurabile, ovvero quello della sua lunghezza. In un’epoca in cui il singolo ha preso il sopravvento sul concetto di disco, decidere di pubblicare un lavoro che si avvicina all’ora di durata rischia – purtroppo – di diventare controproducente. Secondo te, è ancora possibile comporre un disco capace di intrattenere un pubblico sempre più abituato a progetti mordi e fuggi?
    Uno potrebbe essere appassionato di macchine da scrivere: conoscere tutti gli inchiostri, i vari metalli con i quali le producono, e riconoscere, solo sentendo il battito dei tasti la marca e il modello della macchina. Probabilmente sarebbe controproducente dato che oggi quasi nessuno è interessato alle macchine da scrivere ma se vai ad ascoltare questa persona, lui può portarti nel suo mondo e raccontarti tutti gli aneddoti sulle macchine da scrivere. È una persona ricchissima dunque, anche se commercialmente potrebbe essere povera. Io voglio sempre fare musica per la quale non mi debba vergognare e questo si scontra spesso con le esigenze di mercato. Cosa resterà di questi progetti mordi e fuggi tra 50 anni? A questo punto è meglio che i miei parenti stretti, tipo i pronipoti, non si debbano vergognare del bisnonno quando ascolteranno la mia musica, se lo faranno.

  • L’aver raccolto brani provenienti da epoche diverse della tua carriera fa sì che l’album risulti essere una mescolanza di stili e atteggiamenti diversi fra loro. Si notano quindi brani maggiormente leggeri e altri che richiedono una maggiore analisi: ascoltando l’album e tornando a rapportarti con il te stesso del passato, come ti rapporti a questa duplicità?
    Nella raccolta ho cercato di non mettere doppioni, ma di far vedere un po’ tutti i “colori” che mi uscivano fuori quando componevo musica pop, ma in realtà anche i 3 album dai quali vengono fuori quelle canzoni erano così, liberi, con momenti più divertenti e momenti più riflessivi. Anche quei 3 album sembrano delle raccolte, mi piace mescolare gli elementi e vedere cosa viene fuori, se un esperimento l’ho già fatto e so già cosa viene fuori, non mi interessa ripeterlo. Anche se è musica che ho fatto perché sia “easy listening”, pop, comunicativa, è, nello stesso tempo, musica sperimentale.
  • A vent’anni dall’inizio della tua carriera, con questo album hai messo una sorta di punto fermo su questa parte del tuo percorso. Come pensi che saranno i prossimi vent’anni della tua vita artistica?
    Oltre a questo percorso nella musica pop, ho fatto delle cose sempre matte ma più giovani tipo hyperpop con il progetto “Giostre”, e cose sempre matte ma più da vecchi col progetto di elettronica sperimentale e free jazz “CK722”. Nei prossimi anni, come al solito, mi piacerebbe rimescolare le carte in tavola e vedere cosa succede cercando di fare un hyperpop con un po’ di jazz e con dei testi surreali, così da fare un ampio featuring: Jacopo Gobber feat. Giostre feat. CK722. Viva l’autoerotismo!

BIO
Jacopo Gobber è un cantautore che dal 2004 compone in totale libertà e autonomia un art pop psichedelico con arrangiamenti massimalisti. Le sue produzioni sono artigianali e bitorzolute ma grazie alle melodie easy listening e ai ritornelli scritti come degli slogan, diventano in qualche modo comunicative.

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Fonte: Costello’s Agency

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Indie Intervista Pop

La rinascita alla fine della nebbia. L’intervista a Satellite

Con l’EP d’esordio “Mare di Nebbia” Satellite ha espresso un modo raro e profondo di esplorare le proprie emozioni. L’abbiamo intervistato su questa e altre tematiche legate al suo songwriting.

Artwork e foto: Marco Pellegatta

  • Il tuo primo EP, “Mare di nebbia”, è riempito di un pop etereo che trasfigura il percorso di qualcuno che cerca la propria strada nel mondo. A che punto ti senti nel tuo percorso? Quanto conta il passo compiuto con questo progetto?
    Mi sento appena all’inizio del mio percorso. Questo primo passo conta moltissimo per me poiché mi ci è voluto molto coraggio per uscire allo scoperto, presentare alle persone la mia visione e la mia intimità. E sappiamo come esporsi, anche al giudizio, possa essere complicato.
  • I tuoi brani fondono una scrittura pop a suggestioni variegate, dall’elettronica all’alternative, sfociando anche in momenti ambient e tesi verso il classico. Come si uniforma questa schiera di sperimentazioni nei tuoi brani?
    Nella composizione seguo sempre ciecamente quello che ho in testa e ciò che voglio esprimere. Se si è coerenti e sinceri nella scrittura le proprie influenze e i propri gusti si uniformano da soli proprio perché messi all’interno di una linea chiara e definita. Cerco di essere sempre sincero, nel bene e nel male.
  • A livello testuale, le tue canzoni vanno spesso a cercare un lato emotivo e personale all’interno del quale ti riveli nella tua intimità. Quali sensazioni vorresti lasciare a chi ti ascolta, e quale messaggio ti piacerebbe che venisse recepito?
    Vorrei che chiunque ascolti si possa immedesimare nel mio racconto o in qualche immagine. Che possa riconoscersi. Capire che c’è qualcun’altro che sente ciò che lui sente. Credo che questo sia fondamentale. Non ci fa sentire piú soli, ci fonde con la musica.

  • Delle tue canzoni dici che nascono dalla tua realtà personale, ma anche che per scriverle è necessario porre davanti ai tuoi occhi un filtro fatto di emozioni e colori; da dove nasce la necessità di prendere in qualche modo le distanze da ciò che ti circonda?
    Non è una decisione che prendo in partenza. Questo “filtro” mi consente di vedere le cose da un lato differente. Spesso riusciamo a capire molte cose di noi stessi e della nostra vita cambiando il punto di vista o guardandole da un’altra prospettiva e anche io faccio questo grazie a questo “filtro”. Quindi direi che non prendo le distanze da ciò che mi circonda ma cambio il punto di osservazione. Forse entrando ancora piú a fondo dentro i miei ricordi e le sensazioni.
  • Un’altra cosa che rimane impressa durante l’ascolto dell’EP è l’alternarsi di immagini sfuggenti e piccoli dettagli che si susseguono nel corso delle canzoni e che contribuiscono in qualche modo a raccontare una storia che si evolve. Che cosa c’è in fondo, oltre il mare di nebbia?
    I brani dell’EP raccontano senza dubbio una storia, non tanto perché accomunati da una trama comune ma in quanto ogni brano rispecchia ognuno un periodo della mia vita nel corso di tre anni. Infatti ho ordinato i brani in ordine cronologico di scrittura. Direi che alla fine della nebbia vi è una distruzione e una rinascita. Una visione piú limpida verso una strada nuova. È come se avessi finalmente rotto una barriera che avevo costruito intorno a me. Adesso dovrò andare sempre avanti senza piú guardarmi indietro.

BIO
Giacomo Maria Colombo, in arte Satellite, è un cantautore nato a Milano nel 1998. Con il suo progetto solista intende parlare al lato intimo dell’animo umano, toccando le corde dell’emozione quando ci sentiamo vulnerabili. I suoi brani parlano a coloro che si sentono soli, abbandonati e che desiderano scappare. Satellite vuole offrire un rifugio emotivo attraverso la sincerità della sua musica.

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Fonte: Costello’s Agency

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Indie Pop

Le 5 cose preferite di FITZA

“Dove sei stata?” (Edac Music Group, distribuzione Believe) è il nuovo mini EP di FITZA, la promettente cantante che ha conquistato il pubblico e i giudici di X FACTOR 2024.

Noi gli abbiamo chiesto di raccontarsi quali sono le sue 5 cose preferite.

I MIEI AMICI 

I miei amici mi aiutano a mettere la mia vita in ordine. Mi danno serenità e mi sanno calmare. Gli voglio un gran bene.

MIA NONNA

C’è sempre quando ho bisogno ed è la persona che mi ha supportato di più nelle mie scelte. Crede in me e questo ha fatto crescere sempre di più la mia voglia di fare musica. Anche a lei voglio un botto bene.

LE BATTAGLIE DI FREESTYLE

A volte metto su qualche beat e inizio a fare (MOLTO MALE) freestyle con le persone. È un modo per passare il tempo, è molto divertente quando partono i dissing fatti male (ride ndr). 

I GIRI IN MACCHINA DI NOTTE

Mi piace fare i giri in macchina la notte. È anche un modo poetico di ascoltare le canzoni. Spesso mi capita di mettere “IRA” di “Iosonouncane”, disco fighissimo. Mi dà un grande senso di armonia.

LA BIRRA

Beh bona un botto la birra, soprattutto ai concerti!

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Comunicato stampa Indie rock

L’urlo di Adult Matters

“Eating Disorder” è il nuovo singolo di Adult Matters, uscito venerdì 8 novembre 2024 via Costello’s Records / Wires Records. Pregevoli chitarre 90s sostengono lyrics colme di franchezza e genuinità, rendendo questa traccia preziosa e commovente. Il nuovo percorso del cantautore che ama l’indie rock a stelle e strisce promette grande musica.

Foto: Simona Catalani

Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone:
«“Eating Disorder” è il primo singolo estratto da “A Modern Witch”. Un brano in pieno stile indie rock anni 90 con un testo sincero e profondo che arriva dritto all’ascoltatore. Luigi racconta dei suoi disturbi alimentari con cui convive da tantissimi anni in un modo talmente viscerale che sembra di entrare dentro la sua testa. Racconta il suo desiderio di essere spezzato e frantumato dagli uomini che incontra, il desiderio di divorare sentimenti e relazioni e la necessità di distruggere tutto.
L’artista ci tiene a precisare che questo brano è stato scritto durante un periodo particolarmente duro della sua vita: “ho fatto i conti con il non avere avuto un’adolescenza normale, con il mio disturbo alimentare e con il mio disturbo ossessivo compulsivo. Ora finalmente so chi sono, cosa voglio e quindi ora capisco quando è il momento di scappare. Non voglio più sentirmi in quel modo”.»

Puoi ascoltare il brano qui:

BIO
Adult Matters è il progetto solista di Luigi Bussotti.
Chitarre 90’s, testi onesti e brutali. La sua musica è il diario segreto di una persona queer non binaria.
Luigi cresce con l’indie rock degli anni ’90, Elliott Smith e le cantautrici americane, influenze che segnano profondamente il suo percorso artistico e gli offrono la possibilità di comunicare le proprie emozioni senza filtri. Inizia a scrivere fin da piccolissimo per scappare dalla realtà di provincia, e successivamente si dedica allo studio della chitarra da autodidatta (“ho imparato a suonare la chitarra guardando i live delle mie band preferite su KEXP”).
Nel 2016 registra il suo primo album “Endings” in un home studio. Questo disco, che porta in giro per l’Italia in power trio, gli permette di ritagliarsi un piccolo spazio nella scena bedroom-pop italiana. Nel 2021 esce “Flare Up”, il suo secondo disco, un lavoro di natura lo-fi che suona ininterrottamente in tour per 2 anni con oltre 50 date italiane.
II 21 febbraio 2025 è in uscita il suo terzo disco, pubblicato da Wires Records e Costello’s Records, registrato e suonato al VDSS studio insieme ad un team di musicisti: Anton Sconosciuto, Cecilia Pellegrini, Konstantin Gukov Borisovich, Adele Altro, Beatrice Miniaci e Marcello Rotondella.

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Fonte: Costello’s Records

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Comunicato stampa Indie Pop

L’ultima fermata della corsa dei LEGRU

“MILANOFIORI” è il nuovo singolo dei LEGRU, uscito martedì 29 ottobre 2024. Una traccia che è come l’ultima tappa di un viaggio introspettivo e allegorico, mentre ti lasci la metropoli alle spalle.

Foto: Gaia Moretti

Queste le parole con le quali il trio presenta la canzone:
«”MILANOFIORI” è un flusso di coscienza, un susseguirsi di immagini, metafore e nostalgia. La fermata della metro milanese MILANOFIORI diventa una destinazione simbolica in cui scendere, per abbandonare la corsa della vita e lasciarsi trasportare dalla notte e dai ricordi.»

Puoi ascoltare il brano qui:

BIO

LEGRU è un progetto nato nel 2022 a Como e formato da Nick, Teo e Alba.Il loro sound è un mix di sonorità elettroniche, tappeti ritmici ed effetti voce: anima pop, cuore punk, atmosfere urban.
Dopo una prima fase di scrittura e attività live, nel 2023 la band inizia la produzione e registrazione a Livorno del primo LP insieme al produttore Andrea Pachetti (Zen Circus, Emma Nolde, Brunori Sas, Dente).
Nel 2024 la band inizia a collaborare con Costello’s Agency, dopo aver rilasciato, durante l’estate dello stesso anno, i primi due singoli “Hanno Riaperto Le Discoteche” e “Come Le Modelle”.

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Fonte: Costello’s Agency

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Indie

Cosa c’è a “Casa Dalì”, lo studio di registrazione di Loris Dalì

Esce su tutte le piattaforme digitali venerdì 4 ottobre 2024 “CASA Dalì”, il nuovo EP del cantautore abruzzese Loris Dalì e già anticipato dal singolo “Se citofoni scendo”. Impregnato di leggerezza e della semplice poesia della quotidianità, “CASA Dalì” è un disco completamente analogico, fatto in casa e registrato a mano dallo stesso artista che definisce se stesso come “un cantautore stagionale”. 

Proprio per questo motivo, abbiamo chiesto a Loris di accompagnarci alla scoperta del suo studio di registrazione casalingo da cui il suo nuovo disco prende il titolo: “Casa Dalì”. Ecco cosa ci ha mostrato:

CASADALI

Casa Dalì è un luogo in cui si creano progetti fatti in casa da idee fatte a mano ed è entrata nel disco come un musicista. Abbiamo usato solo strumenti ed oggetti fisici, quindi nessuna aggiunta digitale, cercando per ogni registrazione la stanza e la posizione con il giusto suono. È capitato di registrare con le finestre aperte, infatti in SUPERMERCATO si sente il fischio del Freccia Rossa che passa non lontano e accompagna l’intro di djembè di Giorgio, mentre le cicale fanno da sottofondo alla mia voce di ACCENTO, si possono percepire bene nel lungo stop della seconda strofa. Nella intro di SE CITOFONI SCENDO Branko, il nostro cane, guaisce a tono con gli accordi di pianoforte. Capita di interrompere una take perché suona il citofono, ma a volte certi suoni sembrano suonati dalla casa ed arricchiscono l’ambiente sonoro delle canzoni.

PIANOFORTE

Nel salone c’è un pianoforte verticale scordato o, meglio, accordato male. È in una tonalità diversa ed alcuni tasti sono ulteriormente calanti, ma ha un suono molto bello e lo volevamo utilizzare. Questo intoppo di accordatura mi ha obbligato a ricercare una essenzialità di arrangiamento che in fin dei conti è in linea con lo stile del disco come in SUPERMERCATO, una canzone di solo pianoforte, chitarra e djembè. Oltre al Freccia Rossa.

CAMPANA

STAY FRESH è una canzone di 30 secondi, ma ha un certo significato. Volevamo un arrangiamento minimale, semplice, che fosse in linea con il messaggio della canzone. Dopo varie prove abbiamo scelto l’ukulele, ma serviva ancora un suono che facesse da jingle. Abbiamo provato ad usare la campana tibetana che ho sul comodino e visto che suona in Do# abbiamo suonato in La. Insomma, abbiamo adattato la canzone all’oggetto. Oltre agli strumenti classici abbiamo utilizzato alcuni oggetti casalinghi come percussioni.

BAND

Anche i cori sono fatti in casa. Come nei miei dischi precedenti, anche in “CASA dalì” le coriste sono mia moglie Manuela e mia figlia Morgana. Manuela realizza anche le scritte e le parti grafiche dei miei progetti. La scritta sul muro di “CASA dalì” che fa da copertina al disco, scatto del fotografo Paolo Adduce, è sua. Morgana, oltre che sopportare le mie lunghe spiegazioni di progetti, canzoni, libri ed altre follie, mi aiuta nella comunicazione. Il loro coinvolgimento nel mio processo creativo è essenziale.

GRIFOBOMBOCLAT

Trovo similitudini tra creare una canzone e cucinare un piatto. Quando registro un disco so già come voglio “cucinare” ogni canzone. Dedico molto tempo alla pre-produzione e poi a dirla tutta mi piace andare piano, anche per godermi il processo creativo. Per ogni mio disco ho avuto accanto come produttore una persona che ha seguito con me il disco dalle demo alla stampa, Marcello Nigra per i primi due dischi e poi Carlo Castagna. Nella lunga gestazione di “CASA dalì” mi ha accompagnato questa volta Jacopo @grifobomboclat, essenziale produttore, musicista, vocal coach, arrangiatore, fonico e cuoco (a Casa Dalì si interrompe una session per cucinare la pasta). Creare un disco è un’esperienza speciale ed averla condivisa con Jacopo, mio figlio, rende questo disco ancora più importante per me.

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Comunicato stampa Indie Pop

CIMINI annuncia le nuove date del “TRAGICO TOUR”

Dopo la “Tragica Magica Notte” di Bologna, il concerto evento di luglio con orchestra, CIMINI prosegue l’inizio del suo nuovo percorso artistico con il  “TRAGICO TOUR”. A questo annuncio si aggiunge quello di un nuovo singolo in uscita l’11 ottobre, “L’URLO”, colonna sonora di questa particolare e inedita esperienza.

CIMINI ritorna così sulle scene con un tour lungo e capillare che avrà luogo, a partire dalla stagione autunnale ’24, nei posti più “punk” e in cui “stare stretti”, lungo tutto lo stivale, a prezzi popolari, in formazione elettrica, ribelle e sudata.

Il “TRAGICO TOUR” e “L’URLO” si legano, così, a doppio filo, non solo perché entrambi specchio dei nostri tempi, ma anche perché manifesto di una generazione incattivita. Ed è proprio da questa consapevolezza che CIMINI ha deciso di intraprendere l’“impresa eccezionale” di un tour così articolato, con lo scopo di invitare l’ascoltatore a non restare in superficie ma a lasciarsi trasportare dallo spettacolo per godere a pieno delle sue sonorità ruvide.

illustrazioni di Enea Luisi – grafiche di TEMO

Si parte con la prima doppia data a Bologna allo storico Cortile Cafè il 16 e il 17 ottobre 2024, a cui seguiranno poi senza sosta, una dopo l’altra, le tappe di un tour in cui ad ogni concerto corrisponde un’esperienza, sempre diversa: in tutti i live CIMINI avrà la libertà di anticipare canzoni nuove insieme ad altre da cantare a memoria. Ballate strappalacrime e canzoni arrabbiate unite in un abbraccio stretto.

Ecco le parole di CIMINI:

L’URLO è una preghiera tragica che mi accompagnerà nel mio tour più sguaiato di sempre, è la colonna sonora migliore. Sarà il mantra che accompagnerà il Tragico Tour in tutte le città italiane da ottobre fino a Natale. Una condivisione faccia a faccia dei sentimenti che pervadono questi “tragici anni”. Con la certezza che dopo il Tragico arriverà il Magico.”

Di seguito tutte le date:

16/10 Bologna, Cortile Cafè

17/10 Bologna, Cortile Cafè

18/10 Arco (TN), Cantiere 26

25/10 Urbino, Fuori Tema

26/10 Firenze, Glue

01/11 Genova, Giardini Luzzati

02/11 Mantova, Arci Tom

08/11 Cesena, Spazio Marte

09/11 Livorno, The Cage

16/11 Milano, Bellezza Palestra Visconti ore 19

16/11 Milano, Bellezza Palestra Visconti ore 21,30

17/11 Parma, Zu

21/11 Pescara, Scumm

22/11 Bari, Officina degli Esordi

29/11 Pisa, BSA

30/11 La Spezia, Shake Club

06/12 Terni, Baravai

13/12 Verona, The Factory

19/12 Roma, Alcazar

20/12 Rende (CS), Mood

LINK AI BIGLIETTI: https://linktr.ee/tragicomagicotour

Biografia

Cantautore calabrese trapiantato a Bologna, conosce il successo nel 2017 con “La legge di Murphy”, brano cult della scena indie-pop italiana. Nel 2018 pubblica l’album “Ancora Meglio”, a cui segue un tour di oltre 100 date nelle principali città italiane. Nel 2021 esce “Pubblicità”, accompagnato dal fortunato “Karaoke Tour”, uno spettacolo a metà tra il teatro canzone e un concerto vero e proprio sotto la regia di Lodo Guenzi, che riesce a portare con grande successo CIMINI in tutti club italiani più importanti nonostante la difficile situazione di pandemia, poi riproposto in full band nell’estate 2022.
Ritorna sul palco con una data live il 13 luglio 2024 accompagnato dall’Orchestra Leggera in occasione del festival bolognese BOtanique. Il 25 settembre annuncia il nuovo “TRAGICO TOUR”, una lunga serie di date indoor lungo tutta Italia, che anticipa l’arrivo di un nuovo singolo, “L’URLO” in programma per il 4 ottobre.

MGMT Milo Manera +39 345 631 1101 – Nicola Roda +39 333 955 0639


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Indie

Cosa c’è nella camera di Kill Ref

Esce lunedì 2 settembre 2024 su tutte le piattaforme digitali il primo singolo del progetto che vede insieme Kill Ref & HI Fi Ensemble. Il brano, dal titolo “Filemone e Bauci“, ispirandosi al mito, sarà anche accompagnato da un cortometraggio per la regia di Antonio Zannone, che fisserà in immagini il contrasto tra elementi elettronici, percussivi, distorti e glitch con momenti orchestrali, epici ed ancestrali collocati sullo sfondo. Questo brano sintetizza un’armonia degli opposti custode silente del più profondo “per aspera ad astra” con cui è possibile anche in suoni ritrarre il mito di “Filemone e Bauci” oltre i limiti del tempo.

Filemone e Bauci” anticipa un nuovo disco in uscita ad ottobre.

Noi volevamo sapere qualcosa in più di questo progetto così complesso e lontano dalla sovraproduzione musicale a cui siamo abituati, e per farlo ci siamo fatti invitare a casa da Alessandro Signore, in arte Kill Ref, nel suo studio e nella sala prove di Roberto Di Vanna a Marina di Minturno (LT).

Mixing e mastering engineer on stage: se non si muovono durante le prove, allora il suono potrebbe non essere di loro gradimento. E ciò continua ad essere un serio rischio per il genere umano.

Uno dei primi set up da cui sono nate le bozze dei brani, che abbiamo poi perso e che, pertanto, saranno per sempre migliori di quelle su cui avremmo lavorato in futuro. Pazienza.

Joystick double vintage compatibile con console della Sega. Nonostante la polvere, se utilizzato come controller midi, distrae per ore chiunque, anche i severi engineers di cui sopra.

Ventaglio di Concita: nell’home studio questo ventaglio con il noto palindromo “ingirumimusnoctietconsumimurigni” ci impegna costantemente a verificare che le lettere siano sempre al loro posto. Non si sa mai.

Non è un comune dipinto. Piuttosto è l’alfa e l’omega del disco. Per chi si darà pena di acquistarlo, sarà tutto più chiaro.

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Indie Intervista Pop

I drughi contro l’omologazione. L’intervista agli Arancioni Meccanici

Il comeback estivo degli Arancioni Meccanici ci ha portato un nuovo singolo, “Summertime”, e un nuovo album, “Movimento” (Gelo Dischi). Affascinati dalla loro musica, tanto corrosiva quanto allucinata, siamo riusciti ad intercettare la band per fargli qualche domanda.

Artwork: fab-lab.biz

  • Ciao Arancioni Meccanici, il vostro disco “MOVIMENTO” ci ha stupito per ecletticità e varietà, e vorremmo sapere qualcosa in più di voi. Anche se ve lo avranno già chiesto, partiremmo a domandarvi perché anni fa avete deciso un nome di questo tipo. Siete appassionati di cinema?
    Siamo appassionati di cinema, serie tv, fumetti, insomma di arte in generale ma soprattutto siamo appassionati di paradossi e il nome Arancioni Meccanici deriva proprio dalla paradossale fusione dei drughi di Arancia Meccanica con i cosiddetti Arancioni: seguaci di Osho e della più generale filosofia hare Krishna, molto in voga negli anni 80, che appunto andavano in giro con le loro tuniche arancioni e con il loro fare gentile a vendere libri sulla pace universale e a chiedere offerte per le loro tante comunità.
  • Prima di parlare del vostro ultimo lavoro, un’altra curiosità di carattere generale: visto che come band esistete da tanti anni, cosa pensate fosse meglio in ambito musicale qualche anno fa e cosa ora?
    Qualche anno fa e intendo circa 15 anni fa, quando abbiamo iniziato a pubblicare i nostri primi lavori ufficiali, c’era un modello di business completamente diverso, che purtroppo aveva già intrapreso il suo fatale declino, era lo stesso modello che aveva creato i Beatles o i Righeira. In quel periodo l’industria discografica perdeva miliardi, perchè i dischi non si vendevano più, dato che la gente li scaricava illegalmente dalle varie piattaforme pirata ecc. Oggi l’industria discografica ha ritrovato il modo di fare forse anche più soldi con molti meno fastidi, tuttavia, si tende molto più che in passato a creare personaggi facilmente riproducibili e quindi sostituibili, da proporre al grande pubblico. Ora di meglio vedo più possibilità di produrre e distribuire la propria musica, c’è però anche molta approssimazione e troppa omologazione. 
  • Parliamo ora di MOVIMENTO, cosa si deve aspettare l’ascoltatore dal vostro disco? Raccontateci come mai avete scelto questo titolo, cosa rappresenta e quali significati porta con sé.
    Abbiamo scelto questo titolo per vari motivi, il principale è forse il fatto che nell’idea di movimento c’è qualcosa di vitale, di solito la vita si muove o muove qualcos’altro. Dal nostro disco ci si può aspettare proprio questo: vita vera, movimento, istinto, niente di precostituito o di deciso a tavolino per impressionare qualcuno.
  • Nei vostri brani è tendenzialmente esplicita una critica sociale, c’è una tematica tra tutte a tal proposito che oggi come oggi vi sta particolarmente a cuore?
    Le tematiche che ci stanno a cuore sono molte, potremmo riassumere dicendo che ci sta molto a cuore il rispetto per gli esseri viventi, umani compresi e per l’ambiente che ci ospita.
  • Se aveste potuto inserire un featuring in questo disco, quale sarebbe stato e perché?
    Ce ne sarebbero molti, il primo che mi viene in mente è Alan Palomo, “World of Hassle” èuno dei dischi che abbiamo ascoltato di più nel 2023 e con lui condividiamo sicuramente l’ammirazione per il suono italiano di fine 70 e primi anni 80.

  • Ascoltando l’album, si può apprezzare una produzione molto curata. Come avete lavorato alla stesura e composizione dei brani? Cosa nasce prima di solito?
    La maggior parte dei nostri brani nasce da un giro di chitarra o di piano di Andrea su cui io costruisco una prima melodia vocale, poi le cose vengono lavorate sempre più nel dettaglio sia per gli arrangiamenti, che per i testi, in ogni caso non c’è una regola precisa.
  • C’è un brano che reputate più rappresentativo dell’intero disco? Perché?
    Direi “Combustibile” è un tipico pezzo in stile Arancioni e mi sembra una buona sintesi delle diverse atmosfere di “Movimento”.
  • Chi ascoltano in questo periodo gli Arancioni Meccanici? Dateci almeno tre nomi.
    Alan Palomo, Surfing e Sergio Caputo.
  • Ultimo concerto a cui siete stati (insieme e non)?
    Insieme i Nuovo Testamento a Londra qualche mese fa, di cui però siamo riusciti a sentire solo gli ultimi brani, essendoci, diciamo, un po’ persi lungo la strada.
  • Ringraziandovi per aver risposto alle nostre curiosità, vi lasciamo con un’ultima domanda: qual è il disco che vi ha fatto innamorare definitivamente della musica?
    Per quanto mi riguarda, forse, “Aftermath” degli Stones.

BIO

Dal tramonto all’alba, in bilico tra decadentismo e rinnovamento, gli Arancioni Meccanici, da anni colonna portante della musica alternativa made in Milano, raccontano il loro spazio e il loro tempo offrendo una visione policroma, tra reminiscenze new wave, neopsichedelia e momenti dreampop.

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Indie Pop

Cosa c’è nella camera di BOETTI

L’arte visiva, la musica, la letteratura e Porta Portese cosa hanno in comune? La risposta esatta è BOETTI, artista toscano di stanza a Roma, che ha da poco pubblicato il suo nuovo singolo “Ragazza del ’99”, un brano che fa da ponte fra il presente e il passato del progetto del cantautore.

Per conoscerlo ancora più a fondo ci siamo fatti invitare nella sua camera, un luogo in cui tutto ciò che BOETTI scrive e canta prende forma.

Quadri 

Sono cresciuto in case, quella dei miei genitori e quella dei nonni, in cui ogni parete aveva almeno un quadro appeso. Da lì è nata la mia ossessione di incorniciare  e appendere qualsiasi cosa (da normali stampe e litografie, fino alla tovaglia di un’osteria su cui ho mangiato) come a voler immortalare per sempre un attimo di felicità.

Bacchetta da direttore d’orchestra

Un regalo di compleanno da parte di alcuni carissimi amici, inizialmente nato come gesto goliardico ma subito diventato un simbolo importantissimo: ho io in mano le redini della mia vita.


Libri

Sono laureato in lettere, ma ho iniziato seriamente a studiare solo dopo aver lasciato l’università. Tolto l’obbligo della prestazione resta la curiosità di chi ha voglia di scoprire, approfondire, documentarsi. Scrivere per me è ricerca e dopo tutti questi anni ancora oggi trovo nella lettura molte risposte.


Anticaglie

Al mercato di Porta Portese si trova di tutto, anche vecchie fotografie e lettere private di persone che hanno vissuto questa vita prima di me. Alcuni potrebbero essere ancora vivi. Quando ci vado torno sempre a casa con alcuni di quei ricordi, che non mi appartengono, ma che in un certo senso attraversano il tempo in eterno.

Merchandise

Negli ultimi anni mi è capitato di supportare e/o collaborare con altri musicisti. Credo che l’unico modo di sopravvivere oggi, visti i tempi che corrono, sia quello di fare rete, di pensarsi e agire come una generazione. Passare dal banchetto del merch dopo i concerti vuol dire sostenere (a livello di filiera) direttamente l’artista e fare un semplice gesto che possa farlo sentire ripagato dei sacrifici fatti.