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Indie Intervista Pop

I M.A.T. più che un trio sono la strada che porta a casa

Ci sono progetti che nascono per caso, e poi si ritrovano a crescere senza nemmeno rendersene conto: idee che salgono su dalla terra umida della periferia per distendere i rami fino al cielo, e se possibile anche più in là; ci sono canzoni che s’incollano al cuore dopo il primo ascolto, lasciando in bocca il retrogusto amarostico della dipendenza quando il brano finisce e tu sei costretto a premere play ancora una volta: è il caso, questo, di “Miele”, il primo EP dei M.A.T., trio eclettico bolognese (ma con radici sparse un po’ ovunque) che ha deciso di battezzare il proprio esordio in piena estate, quando la musica va in vacanza ma i cuori continuano ad essere bisognosi di nuove melodie da cantare.

MAT, piacere di conoscervi! Non abbiamo mai avuto l’occasione di intervistarvi sulle nostre piattaforme, quindi vi chiediamo di presentarvi ai nostri lettori! Chi sono i MAT, cosa suonano e da dove vengono?

I MAT nascono a Bologna circa due anni fa dall’incontro musicale tra Thony, desideroso di produrre alcuni testi che aveva messo da parte negli anni ed Axel, che cominciava pian piano a muovere i suoi passi nella scena musicale bolognese dopo essersi trasferito in città da Napoli. Dopo alcuni esperimenti (non troppo azzeccati in realtà) il trio viene completato da Marco, il quale propose ai due proprio un prototipo di testo che diventerà 6/06, il nostro primo singolo. Ci piace immaginarci come un collettivo di idee più che una band in senso stretto, dove ognuno porta le sue influenze e si cerca di tradurle in musica. 

Come nasce il progetto? Sembrate essere amici molto affiatati, oltre che “compagni di musica”!

La storia in realtà parte in un contesto relativamente lontano dalla musica: il calcio.

Infatti noi tre siamo stati per diverso tempo compagni di squadra in un team di calcio a 7 bolognese, ed è lì che è cresciuta poi la nostra amicizia profonda prima ancora che stima reciproca dal punto di vista musicale. 

Un fatto interessante risale proprio al primo anno in cui ci siamo conosciuti: Axel, trasferitosi da poco in città, conosceva ben poco della vita notturna di Bologna e caso volle che su suggerimento di Marco si dovesse andare ad una serata al Locomotiv (locale monumento della musica a Bologna) ed indovinate con chi? Thony, che entrambi conoscevano pochissimo, e dove? Al this is INDIE. Se non era scritto…

Una breve serie di singoli prima della pubblicazione di “Miele”, un EP che mescola carnalità e poesia con il giusto dosaggio degli elementi. Perché avete scelto proprio “Miele” come titolo del disco?

Miele è un titolo figlio di un brano che si trova all’interno dell’EP che ci sembrava il riassunto perfetto di come vogliamo che la nostra musica vi faccia sentire (che è esattamente come ci sentiamo noi, in primis). Miele rappresenta qualcosa di dolce a primo impatto ma allo stesso tempo viscoso, come a volte i rapporti possono essere, in cui è facile perdersi.

Il miele è dolce, ma costa dolore ottenerlo.

Nel vostro disco, emergono influenze varie che sembrano voler sposare insieme la ricerca aurorale da una parte e sonorità grunge e garage dall’altra: come avete lavorato al disco, e quali sono stati i riferimenti principali della vostra ricerca?

Il sound del disco è il risultato dello sforzo collettivo di tradurre in un unico prodotto quelle che sono influenze molto diverse tra loro (basti pensare che Marco vive di rap, Thony ascolta cassa diritta anche alle 7 del mattino sorseggiando un cappuccino ed Axel se ne sta a piangere giorni interi con Lana del Rey in sottofondo). Un catalizzatore fondamentale l’abbiamo ritrovato in Altrove, al secolo Marco Barbieri, che ha capito ed aiutato musicalmente a capitalizzare delle idee in una visione comune e concreta. Insomma il collante perfetto, e lo ringraziamo per questo. I riferimenti principali provengono da colui che scrive le parti musicali dei brani, Axel, e si ritrovano in band come The Cure, The libertines, la stessa Lana Del Rey e Kevin Parker dei Tame Impala oltre che The Neighbourhood, band comune a tutti e tre. 

Parlateci un po’ delle canzoni: esiste, a vostro parere, un filo rosso che collega tra loro le varie produzioni?

Il filo rosso speriamo sia evidente all’ascolto, poiché tutti i brani sono strettamente legati alle nostre vite ed esperienze dell’ultimo anno e mezzo. Esperienze che spesso ci siamo trovati a vivere insieme, uniti da un rapporto intimo e profondo d’amicizia. Tutti i brani portano con loro immagini chiare di avvenimenti veri, quasi assolutamente non romanzati e speriamo di riuscire a comunicarli tutti con onestà. 

Non poteva che essere, quindi, un diario a cuore aperto di vita vera, comune. 

E invece, un brano al quale vi sentite più legati rispetto agli altri?

Risponderemo con tre brani per tre persone. Axel sicuramente è più legato a BDSM, Thony a Fra le tue gambe e Marco a Miele. 

Avete in previsione qualcosa per quest’estate? Presenterete il disco in live?

Magari! Per ora non abbiamo in programma nessun live, ma quando lo faremo, sarà rumoroso ed una grande festa itinerante.

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Indie Intervista Pop

Se premi play su “Conchiglie” di Beca puoi sentire la voce del mare

Di Beca avevamo avuto modo di parlarvi giusto qualche settimana fa, all’uscita del suo singolo “Aurora”: lo stile genuino e vero dell’artista toscano ci aveva subito conquistato per spontaneità e pathos, regalandoci una buona alternativa ai singoli melensi e tutta plastica del venerdì.

Ovviamente, quando ha visto la luce, qualche settimana fa, il suo disco d’esordio ci siamo presi l’impegno con noi stessi di non perderci l’occasione di potergli fare qualche domanda: abbiamo parlato di “Conchiglie“, il suo disco d’esordio per La Rue Music Records, di amore e del mare di Viareggio; insomma, gli ingredienti sono quelli giusti per una buona chiacchierata.

Ciao Beca, piacere di ritrovarti. Ti abbiamo scoperto qualche settimana fa con “Aurora”, e subito ci aveva convinto il tuo piglio autorale capace allo stesso tempo di ammantarsi di un’ottima spinta melodica e pop. Chi è Beca, per chi ancora non lo conoscesse?

Beca è un ragazzo con una sfrenata passione per la musica, talmente sfrenata che ha avuto la malsana idea di volerla trasformare in un lavoro, e che quindi adesso sta affrontando tutte le difficoltà di un artista emergente. Beca scrive pezzi fortemente autobiografici, segnati indelebilmente da influenze proveniente dalla musica leggera e dal cantautorato italiano.

Come ti avvicini alla musica? Quali sono i primi passi che hai compiuto in questo mondo?

Il mio primo scontro con la musica è avvenuto a undici anni quando ho imbracciato per la prima volta una chitarra. Con questo strumento ho avuto degli alti e bassi durante la mia adolescenza, talvolta l’ho considerata troppo poco. Nonostante tutto però lei è rimasta lì, nel frattempo mi sono appassionato al canto e, infine stanco di relegarmi alle canzoni di altri autori, ho deciso di buttarmi nella scrittura.

Vieni da Viareggio, città musicalmente e culturalmente ricca di progetti interessanti. Come vivi il tuo rapporto con la provincia? Che relazione hai con la scena della tua città, e cosa ne pensi?

Recentemente dalla Versilia sono usciti un sacco di artisti validi soprattutto nel panorama indie. Sono molto fiero del fatto che band e artisti locali, con i quali sono legato soprattutto da un rapporto di amicizia, stiano riuscendo a prendersi delle belle soddisfazioni grazie alla loro musica.

Aurora” aveva già fatto capire al tuo pubblico che il “nuovo” Beca avrebbe dato all’elemento acquatico un valore importante… oggi “Conchiglie” conferma questa sensazione: quanto “mare” c’è, dentro il tuo album di debutto?

Il mare ha un valore centrale non solo nei miei lavori e nel mio lato artistico, ma incide tantissimo anche nella mia quotidianità. Solo la sensazione di sentire la salsedine nell’aria mi trasmette serenità e mi rendo conto di essere a casa.

Raccontaci i brani, passo dopo passo: esiste un filo rosso che li collega e li unisce, a livello concettuale?

C’è un filo conduttore che unisce i pezzi: sono tutti autobiografici, raccontano tutti diverse parti di me – le mie relazioni, le mie sensazioni e i miei percorsi mentali. Nonostante ciò, ho voluto sottolineare fin dalla scelta del titolo dell’album che ascoltarlo è come raccogliere le conchiglie sulla battigia. Certo sono tutte conchiglie, ma ognuna ti colpisce per un particolare (un contesto, una frase) che la rende diversa e speciale di fronte all’ascoltatore.

Hai lavorato con Nicola Baronti: che tipo di collaborazione è stata la vostra? Come vi siete conosciuti e avvicinati?

Ci siamo conosciuti quando venne invitato a fare il giudice al Viareggio Music Festival. Decidemmo di produrre un brano insieme e di lì nacque una collaborazione che dura tutt’oggi: con Nicola mi trovo molto bene e spero di affidare a lui anche i prossimi lavori. È una persona che fa crescere molto, sia a livello artistico che non.

Salutiamoci, ma prima rivelaci cosa farà Beca, ora che i giochi sono fatti!

Ora c’è solo una cosa da fare: suonare il disco live!

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Intervista rock

Le 5 cose preferite dei dellarabbia

Da venerdì 26 maggio sarà disponibile “lunganotte”, il nuovo disco del collettivo dellarabbia, che torna a due anni di distanza dalla pubblicazione del suo primo album “L’Era della Rabbia” con il quale ha collezionato oltre un milione di ascolti sulle piattaforme digitali e aver attirato l’attenzione di pubblico e media con il suo cantautorato pungente, disincantato e pieno di spunti di riflessione.

Le notti in bianco a scrivere musica

Non a caso il nostro ultimo album si intitola Lunganotte. Abbiamo un approccio compulsivo con la scrittura e la produzione dei nostri brani, ma niente ci ispira come la notte. 

Anche il mood, il modo di comunicare tra di noi e le interazioni personali cambiano in una forma strettamente legata al fare musica. Suoniamo insieme, prima di tutto, pensando che questo ci aiuterà ad affrontare mostri e incubi personali.

Siamo un collettivo notturno, senza alcun dubbio.

Stare in quegli assembramenti vietati per legge

Non sappiamo come facciano altri artisti a continuare a scrivere musica come se il covid non fosse accaduto, a volte ci chiediamo se la loro non sia una reazione di difesa psicologica rispetto alle conseguenze reali di ciò che ci è successo, perché fuori dalla nostra finestra non c’è una “fiesta” e, visti i cambiamenti climatici, a malapena si vede il sole. Abbiamo una fame incredibile di socialità e di tornare a chiamare le cose col proprio nome, ad alta voce, senza ipocrisia. La musica di dellarabbia si è trasformata sempre di più, nel tempo, nel nostro anticorpo principale alle cose brutte che ci succedono intorno. In qualche modo con questo ultimo disco proviamo a gridarlo con rabbia e convinzione, non finiremo sotto queste macerie ma siamo pronti a ballarci sopra, chi ha voglia di farlo con noi?   

I film anni ’80 e 90′

Le nostre canzoni spesso fanno riferimento a scene o sensazioni tratte dai film legati alla nostra infanzia e adolescenza, in particolare tutto ciò che è grottesco o surreale. Ci piace molto evocare il cinema ed in effetti anche il nome stesso del collettivo è ispirato da un film basato su una storia di Tiziano Sclavi intitolata “Dellamorte Dellamore”. Amiamo John Carpenter, David Lynch, Steven Spielberg, Stephen King, George Romero, ci aiutano a raccontare la realtà e chi siamo, mantenendo centrale quella sfera legata ai sogni e agli incubi che quella cinematografia esalta.  Collezionare VHS originali di quel periodo sarà la prossima wave dopo lo sfavillante ritorno del vinile, siamo pronti a scommetterci su.

I testi di Frank Turner 

Abbiamo tante influenze e sono tantissimi gli artisti che ascoltiamo insieme, dai Foo Fighters ai Kings of Leon, dagli A perfect Circle ai Queens of the Stone Age, inclusa una marea di musica italiana, però nessun artista ci ha lasciato un segno comune a tutto il collettivo, come ha fatto e fa Frank Turner. Il suo modo di raccontare la realtà nei testi della sua discografia per noi è un vero punto di riferimento, stilistico e di contenuti. Di base abbiamo una formazione artistica radicata nel punk e la sua attitudine e il suo modo di guardare la strada e il presente ci rappresentano molto. Magari prima o poi riusciremo anche a farci qualcosa insieme, mai dire mai. 

Le produzioni di Joe Barresi

Siamo un collettivo di produttori e musicisti perciò non possiamo far finta di non passare metà del nostro tempo insieme ad analizzare i suoni e le tecniche utilizzate dai nostri produttori preferiti. Ne abbiamo tanti, davvero, anche tra gli italiani, ma quello che senza dubbio ci mette tutti d’accordo è uno dei grandi master della storia del rock, Mr Joe Barresi, produttore, di Queens of the Stone Age, Tool, Bad Religion, Kyus, Soundgarden, Melvins, Rancid, Jane’s Addiction e qualche altro centinaio di dischi che abbiamo consumato e riconsumato. In effetti parte del lavoro in studio realizzato per Lunganotte, il nostro nuovo album, passa dalle tecniche sonore e di microfonazione apprese da maestri come lui. 

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Indie Intervista Pop

Un sabato sera introspettivo ed emozionante con Da Blonde

Da Blonde, e già il nome ha in sé qualcosa di luminoso, e allo stesso tempo pregno di un certo tipo di mistero – e se vogliamo, di oscurità. Perché non c’è luce senza buio, e solo nella tempesta più estrema è possibile capire l’importanza dei porti sicuri che ci siamo lasciati alle spalle, salutando le nostre certezze per lanciarci alla rincorsa di un orizzonte sempre più distante, man mano che proviamo ad afferrarlo; questo, in fondo, pare essere il significato di un brano come “Sabato sera”, singolo che annuncia il ritorno di una penna fine, educata e decisa ad impugnare la musica come fosse il bisturi necessario ad un’operazione a cuore aperto salva-vita.

https://open.spotify.com/artist/5tBx3NDRSF6BtOwNl1hlcJ?si=8zMUNT7IQO689my8gzDKaA

Un brano ibrido, che ambienta il proprio ostinato riflettere tra le luci strobo del sabato sera, relegando ad un angolo, pensierosa, la sensibilità di Da Blonde, cantautrice napoletana con un disco all’attivo (“Parlo ai cani“, 2020) e una capacità sorprendente di mantenersi in funambolico equilibrio fra canzone d’autore e cavalcata disco-pop – come ha fatto in “Sabato sera”.

Potevamo esimerci dal dedicare qualche domanda a Daniela? Beh, ovviamente no: quando l’odore di buono ci passa sotto il naso, non possiamo far altro che provare a sfamarci di bellezza; che di questi tempi, tocca fin troppo far la fame.

Daniela, bentrovata su Perindiepoi. Abbiamo l’abitudine di fare questo piccolo “giochino” con tutti i nostri ospiti, per inaugurare le nostre conversazioni: se dovessi scegliere tre aggettivi capaci di raccontare chi è Da Blonde, più uno aggiuntivo che proprio non ti appartiene, quali sceglieresti?

Ciao a tutti. Se dovessi descrivermi con tre aggettivi direi riflessiva, attenta e sincera. Una cosa che proprio non mi sento di essere è opportunista.

Il tuo è un progetto particolare, che nel corso degli anni ha saputo evolvere il proprio linguaggio: c’è qualcosa che non è mai cambiato, in mezzo alla tormenta, in tutti questi anni?

Credo la voglia di trasmettere qualcosa sia una costante dall’inizio a oggi, la voglia di comunicare e di toccare in qualche modo chi ti ascolta. Fare musica è una sfida costante prima con me stessa e anche la voglia di fare sempre qualcosa di nuovo non è mai cambiata.

Qualche anno fa, mentre il mondo si fermava, tu pubblicavi il tuo disco d’esordio: che ricordo ti ha lasciato, quel momento?

I giorni in cui è stato pubblicato “Parlo ai cani” mi hanno lasciato, nonostante l’atmosfera surreale, bellissimi ricordi. Ho voluto il disco con tutte le mie forze, ero motivatissima, ho investito personalmente e curato ogni aspetto, credo di non essere mai stata così fiera di me prima di allora.

Poi, un silenzio durato anni, e oggi il ritorno sulle scene con un brano che sembra porsi allo stesso tempo in continuità e in rottura con il passato: per quanto mantieni il piglio pop e melodico degli esordi, è il tuo approccio alla scrittura che pare essersi fatto più “grave”, quasi solenne a momenti. Crescere, forse, vuol dire anche imparare ad incassare i colpi della vita?

Lo spero proprio, sicuramente crescere vuol dire affrontare sempre nuove sfide, alle quali spesso non sei preparato, ti porta a nuove domande, nuove risposte, cambi di prospettiva. Cerco di essere più fedele possibile a quello che sento e credo sia inevitabile che il mio linguaggio cresca insieme a me.

Ogni canzone cela una ferita da rimarginare, o almeno così pare per la musica di Da Blonde: cosa si cela, in questo caso, dietro a “Sabato sera”?

“Sabato sera“ è stato scritto in un periodo che mi ha messa molto alla prova, mia madre ha avuto problemi di salute e mi è sembrata la cosa più grande che abbia mai dovuto affrontare , in certi momenti è stata così dura che mi sembrava che ogni cosa per cui avevo provato entusiasmo prima non avesse più senso. Uscire e divertirsi sembravano appartenere a un’altra vita, il sabato non era diverso da tutti gli altri giorni e raccontare questa voglia di leggerezza in questo pezzo è stato liberatorio ed è stato anche il modo di tornare alla mia vita.

Raccontaci anche del tuo rapporto con Blindur, e di come avete lavorato insieme sul brano: la mano dell’autore napoletano si avverte, ma di certo ad uscirne potenziata non può che essere l’impressione di avere davanti una cantautrice a tutti gli effetti…

E’ stato estremamente interessante e piacevole lavorare con Massimo De Vita e Luca Stefanelli, ci conosciamo da qualche anno, stimo molto entrambi. Lavorare a un brano insieme è  un incontro di mondi diversi ed io sono sempre affascinata da quello che può nascere, credo che abbiano saputo dare vita al suono perfetto per questa canzone, qualcosa che facesse venire voglia di ballare e emozionasse allo stesso tempo.

E ora, cosa vedi davanti a te? Quest’estate potremo ascoltare la tua musica dal vivo? Cosa c’è in programma?

Ci sono un po’ di brani a cui sto lavorando, con diversi produttori, uno soprattutto a cui sono legatissima, ma non vi svelo altro, preferisco sia una sorpresa. 

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Indie Intervista Pop

Quattro chiacchiere con Luca De Gregorio

SANGUE NEL SANGUE è il nuovo singolo di Luca De Gregorio, scritto insieme a Esposito. Una power ballad dal retrogusto malinconico che racconta del rapporto con il padre e della mancanza della perdita di chi ci ha cresciuti. Noi abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, ecco cosa ci siamo detti!

Ciao Luca e benvenuto! Sangue nel sangue è un brano sofferto e di forte impatto, racconta  il rapporto con tuo padre. Quale ricordo vuoi regalarci del vostro legame? 

Ciao, grazie mille a Voi per questa chiacchierata.  

Non è stato facile raccontarsi. Questa canzone è il primo capitolo, la prima dedica  insieme ad un altro brano che poi chiuderà il cerchio. Entrambe le canzoni  abbracceranno l’intero progetto al quale sto lavorando. “Sangue Nel Sangue”  sarà anche il titolo del mio Ep.  

Non è solo il racconto di un rapporto padre-figlio, è anche una “donazione di  midollo osseo” in un periodo di malattia. È il sangue di un figlio che torna al  padre, per rinascere. È una battaglia, un inferno che continua a bruciare dentro di  me giorno dopo giorno. È stato ed è un momento della mia vita mai risolto. Sento sempre gridare qui dentro. C’è sempre questa canzone che bussa alla  porta e non posso far altro che aprire e farle fare un giro ovunque io sia. Quando chiudo gli occhi, lo vedo e lo sento suonare seduto al pianoforte di casa. Questo credo sia il ricordo più bello perché in quel momento ho scelto di  sposare la Musica. È lui che me l’ha fatta scoprire. È a lui che devo tutto e come  dicevo prima, l’intero progetto Ep porta il suo nome con questa canzone. 

l brano vede la firma anche di Esposito, come è nata la collaborazione e cosa apprezzi  della sua musica? 

È stata una combinazione fortunata di conoscenze e amici in comune nel settore  musicale. Mi era già capitato di ascoltare i suoi lavori ed ero colpito soprattutto  dalla sua scrittura. Quel giorno per me all’inizio non è stato facile perché per la  prima volta mi sono messo a nudo e ho provato a condividere la mia storia con  un altro Artista. Dopo pochi minuti mi sono reso conto dell’immenso cuore,  l’immensa sensibilità di Diego e che qualcosa di bello stava nascendo. Apprezzo di lui soprattutto la Verità, nella parola e nel suo stile musicale. Credo sia una cosa difficile da trovare. Per me è molto importante. 

C’è un altro artista con cui ti piacerebbe collaborare o per cui vorresti scrivere, se sì chi? In questo momento no. Continuo a lavorare al mio Ep, agli altri brani cercando  sempre di crescere, studiare e maturare affinché la mia Verità e Identità Artistica  siano sempre definite al meglio. Sia dal punto di vista musicale-sonoro che  testuale. Con Diego mi piacerebbe molto tornare a collaborare.

Hai alle spalle una partecipazione a The voice, quanto ha contribuito alla tua maturazione  artistica?  

È stato un periodo breve ma ricco di emozioni: un treno che è passato, in cui ho  cercato di raccontare me stesso attraverso quelle esibizioni, nonostante non  abbia potuto far ascoltare i miei inediti. 

Sono passati tanti anni ormai e artisticamente il mio approccio musicale, il sound  soprattutto del mio progetto Cantautorale, sono radicalmente cambiati. Sono state scelte stilistiche personali maturate nel tempo e non grazie a quella  esperienza televisiva. 

Posso dire però che sicuramente il programma ha contribuito a farmi scoprire il  contesto di un palcoscenico diverso, quello televisivo, per niente semplice. Mi ha  messo per la prima volta alla prova dentro i suoi ritmi serratissimi, dove ho  cercato di tenere sempre i nervi saldi. 

Cosa dobbiamo aspettarci da te dopo questo bel singolo?  

Grazie in primis del Vostro ascolto e di questa opportunità. 

È uscito da poco il video ufficiale del singolo su Youtube e sicuramente posso  dirvi che dopo aver ultimato il progetto Ep, l’idea futura è certamente la  formazione della band per consolidare il sound e portare le mie canzoni in giro.

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Indie Intervista Pop

INTERVISTA AI FANTASMI: Il debut single è un invito a vincere la paura

FANTASMI è il primo singolo della band omonima “FANTASMI” disponibile in streaming da venerdi 21 aprile e distribuito da INgrooves Music Group. Il brano è nato nella cantina di uno dei tre componenti della band, quando ancora il trio non si era formato. Un ritornello in testa e un giro di chitarra di accordi in fa.

La canzone racconta la storia di una persona bloccata dalle proprie paure, come se fosse inseguita dalla sua stessa ombra. Ma quando si accorge che quelle paure sono nella sua testa, comincia a volare e a raggiungere i propri obiettivi. Sonorità Indie/Dream Pop che mescolano l’onirico e la malinconia. La band si ispira ad artisti del ramo indie della musica italiana, come Gazzelle, Calcutta e BNKR44, ma con uno sguardo anche al panorama internazionale Current 

Abbiamo chiesto alla band di rispondere alle nostre domande:

1- Ciao parlateci un po’ del vostro progetto musicale?

Nasciamo dall’unione tra il duo Broken Keytar: Filo e Cate, un progetto (piano, chitarra e due voci) che puntava sulla musica di strada, e Gan, produttore parmigiano che precedentemente ha collaborato con artisti come ‘I Segreti’. Il progetto si forma in maniera molto spontanea: ci siamo conosciuti ad un corso di produzione musicale, Gan, incuriosito da un singolo (“I timidi non dormono mai”) che i Broken avevano pubblicato indipendentemente su Spotify, ha proposto di incontrarci per ascoltare le altre canzoni che avevamo scritto. Lo stile di scrittura, l’emotività e l’atmosfera sognante e malinconica dei testi hanno rapito Gan, da quel momento abbiamo iniziato a lavorare a 6 mani sulle canzoni.

2- Fantasmi è il vostro primo singolo, ci raccontate come è nato e di cosa parla? 

Fantasmi nasce nella cantina  di Filo quando il trio non era ancora formato.Dopo poco tempo lo abbiamo subito proposto a Gan e abbiamo deciso di lavorarci insieme, è stato uno dei primi pezzi su cui abbiamo lavorato e abbiamo sentito una magia in quello che stavamo facendo. La canzone racconta la storia di una persona assillata dalla paura. È talmente tanta che è immobilizzato. Ad un certo punto però si accorge che le paure erano solo nella sua testa e comincia a volare.Il destino ha voluto che proprio sul muro sotto casa di Gan ci sia un fantasmino disegnato che ha dato poi il nome e logo al progetto.

3- Quali sono le vostre influenze musicali più importanti?

Spaziamo molto ed i gusti sono ovviamente molto comuni, ascoltiamo principalmente artisti come Gazzelle, Vasco, Jovanotti e bnkr44. Gan è molto influenzato da artisti provenienti dal mondo anglofono, vedi Blur, Gorillaz, Strokes e Current Joys.

4-Cosa ne pensate dell’attuale scena musicale? Con quali artisti vi piacerebbe collaborare

Siamo molto contenti che ci sia più spazio per i giovani anche se da indipendenti e solamente con mezzi propri è difficile.Però ci piace molto lavorare in maniera indipendente perché le canzoni le costruiamo a nostro piacimento ed in totale libertà.Come detto prima ci piacciono molto Gazzelle, Calcutta, Cosmo, ecc… Ovviamente collaborare con uno di questi sarebbe un sogno, al di là di questo pensiamo che nelle collaborazioni sia fondamentale avere la stessa visione sulle cose, quindi ci piacerebbe collaborare con chiunque faccia musica nel modo in cui la facciamo noi.

5-Progetti per il prossimo futuro?

A breve uscirà un altro singolo che farà parte di un EP che uscirà in autunno.Abbiamo molte canzoni su cui stiamo lavorando, da un EP si potrebbe anche passare ad un album, chissà.

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Indie Intervista Pop

Nube in movimento, rovesci rinfrescanti (e “chissenefrega” se non hai l’ombrello)

Noi Nube abbiamo imparato a conoscerlo e apprezzarlo fin dai suoi esordi con Revubs Dischi, giovane etichetta spezzina che nel tempo ha lanciato diversi talenti musicali interessanti, facendo spesso da trampolino verso nuove mete; come nel caso del cantautore piemontese, che dopo un disco d’esordio che ha convinto per identità di scrittura e sound torna oggi sulla cresta della scena indipendente nazionale con un singolo fresco, e diverso, per La Clinica Dischi: “chissenefrega” è uno slancio liberatorio che parte dallo stomaco e raggiunge il cervello, invitando l’ascoltatore a liberarsi da giudizi e pesi esterni.

Un cambio di passo, quantomeno di direzione, che segna l’approdo ad un sound più sbarazzino ed elettronico rispetto alle curve dream-pop dell’inizio, aprendo la strada a novità stilistiche che non ti aspetti, ma che finiranno col convincerti a primo play.

O almeno, a noi è successo così per “chissenefrega”, e non potevamo esimerci dal provare a parlarne con il diretto interessato.

Nube, torni con un singolo che segna, a nostro parere, una nuova fase del tuo percorso. E’ così?

Sì, sicuramente. Sono in una fase di nuovo inizio dove sto imparando a scoprirmi maggiormente e anche di sperimentazione.

“Chissenefrega” abbraccia un’elettronica spinta, con un testo che pare essere fortemente liberatorio. Come nasce il brano?

Il brano nasce con l’idea di scrivere qualcosa di diverso e personale rispetto al solito brano d’amore. Ho cercato di scrivere con ironia e liberazione senza seguire i soliti schemi.

Dietro la canzone, sembrano celarsi riferimenti diversi rispetto a quelli che hanno “guidato” il tuo disco d’esordio. E’ così? Cosa stai ascoltando ultimamente?

In realtà i miei ascolti cambiano di continuo, cerco sempre nuove ispirazioni. Ultimamente ho ascoltato un po’ più di Indie Rock come i 1975, Dayglow e Mehro.

Quali sono le cose delle quali non hai ancora imparato a “non fregartene”? Quelle che, insomma, anche se non dovrebbero farti male continuano a perseguitarti?

Onestamente sto imparando a fregarmene di tutto perché tanto non ha senso stare a pensare troppo.

Siamo molto curiosi di poterti ascoltare live: c’è qualche appuntamento in programma?

Non ancora ma ci stiamo lavorando!

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Indie Intervista Pop

Lupofiumeleggenda: Troppi Anni è la mia voglia di qualcosa di più

TROPPI ANNI è il primo estratto dall’EP “DIALOGHI ITALIANO”,scritto e prodotto insieme ad Emanuele Santona bassista della band “I SEGRETI”. Il brano parla della quotidianità di un ragazzo in questi anni 20, perfettamente divisa fra l’ordinario ed il desiderio di qualcosa di più. La quotidianità, i sentimenti, le sensazioni. Sonorità Indie e lo-fi (Dayglow, Surf Curse).

LupoFiumeLeggenda è il progetto di Nicolò Verti, con la precedente formazione ha pubblicato un disco (FUL!) e un EP live (BROEASY live session) e ha aperto i live di numerosi artisti (Marta sui tubi, Wrongonyou, Moustache prawn, Selton, Samuel, Generic animal, Kruger).

Abbiamo chiesto a Lupofiumeleggenda di rispondere alle nostre domande:

1- Ciao raccontaci chi è Lupofiumeleggenda e parlaci un po del progetto musicale  

Ciao ragazzi, intanto grazie per l’intervista.

Lupofiumeleggenda è Nicolò che compiuti i 30 anni ha avuto paura che la musica potesse uscire un giorno dalla sua vita. L’unica risposta possibile è stata scrivere un disco.

Da ragazzino scrivi le canzoni e non ti preoccupi per forza di costruirci un progetto concreto intorno, poi le band si sciolgono, si passa alla vita dei grandi e ci sono mille motivi per smettere.

Io voglio essere sicuro che ci sia spazio per la musica nel mio futuro.

2 “troppi anni” è il tuo nuovo singolo ci racconti come è nato e di cosa parla?
 

Troppi anni è il primo singolo dell’EP “dialoghi italiano” che uscirà prossimamente.

Parla di quanto la quotidianità sia un casino e di come i rapporti affettivi diventino un’ancora di salvezza, tanto da farci sperimentare una sorta di dipendenza positiva.

È stato fondamentale l’incontro con Emanuele Santona (bassista de I Segreti) coautore e produttore (insieme a Giovanni Vitulano) di questi pezzi, con lui abbiamo trovato il mood giusto. 


3 Quali sono le tue influenze musicali più importanti?

Penso che di quelli che sono i miei artisti preferiti (da Paolo Conte ai Biffy Clyro) ci sia veramente poco in questo EP.

Io ed Emanuele abbiamo fatto un gran lavoro di ricerca, molte session di ascolto per lasciarci ispirare nel sound da artisti come Beene, Dayglow, Post Malone, Current Joys, Surf Curse e Beach Fossils…alla fine mi sono affezionato a tutti questi.

Nella scrittura ho cercato una via alla semplicità….Vasco è il più grande di tutti in questo.

4 Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare 

Sono un ascoltatore vorace e per me c’è un sacco di roba fresca e validissima nella scena attuale.

Sono anche un grande fan della drilliguria. Penso a Tedua, Bresh ecc…tutte grandissime penne. Se posso sognare mi piacerebbe scrivere con loro.

Musicalmente mi piacerebbe un sacco farmi produrre qualcosa da Lowtopic (il progetto elettronico di Francesco Bacci, già chitarra degli Ex otago…altra gran band).
E poi continuo a collaborare con Emanuele, stiamo già lavorando a nuove canzoni.


5 Progetti per il prossimo futuro?

Per ora faccio il medico, per il futuro faccio progetti in cui mi presento e dico “ciao sono Lupofiumeleggenda e scrivo canzoni”. 

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Indie Intervista Pop Post-Punk

FEBBRE dopo i LAMETTE riparte con SOTTOZEERO

SOTTOZERO” è il primo singolo di FEBBRE, progetto solista di Cristian Pinieri dei LAMETTE distribuito da Universal Music Italia. Il brano parla di una coppia di ragazzi con approcci differenti alla vita. Il ragazzo affronta le sue paure come fossero una sfida da superare, la ragazza è limitata dalle sue ansie e dai suoi mostri che la rendono prigioniera di se stessa. Il sound mescola suoni grunge, con synth ed elettronica, e le top line sono influenzate da una attitude “sangue giovane”, che però riesce a dare spazio anche a contaminazioni urban. 

Abbiamo chiesto a FEBBRE di rispondere alle nostre domande:

1. Ciao FEBBRE benvenuto sul Perindiepoi ci racconti come è nato questo progetto e come mai la scelta di questo nome d’arte

Ciao ragazzi, il progetto è nato in maniera molto naturale, avevo un po’ di demo da parte, un giorno confrontandomi con il mio produttore Alessandro Landini abbiamo capito che era arrivato il momento di pubblicare. E il nome in realtà deriva dal titolo di una di queste demo, il file si chiamava solamente febbre.wav, come nome mi piaceva e quindi ho scelto di utilizzarlo.

2. Sottozero è il singolo apri pista del tuo progetto solista, ci parli un po’ di questo brano? Come mai questa scelta di ripartire da solo?

Il brano nasce da una demo chitarra voce nei miei memo vocali, un giorno stavo facendo session con mio produttore ed abbiamo adattato la demo che avevo ad uno dei beat che stavamo cercando di chiudere in quei giorni, è stato così naturale come processo che ho scelto di utilizzare questo brano come apripista per il mio progetto. La scelta di ripartire da solo nasce principalmente da un’esigenza artistica, nell’ultimo anno è nata in me la voglia di mettermi in gioco, di avere pieno controllo del mio progetto e della mia musica, affrontare questo percorso mi è sembrata la cosa più naturale da fare.

3. Rispetto alle sonorità del progetto Lamette non abbiamo potuto fare a meno di notare uno spostamento verso delle sonorità più pop punk, quali sono le tue influenza musicali? con quali artisti ti piacerebbe collaborare?

In realtà le mie influenze musicali sono svariate, riesco veramente a variare dall’hip-hop fino al cantautorato, e ovviamente alla base di FEBBRE c’è la voglia di richiamare le sonorità e l’attitudine di ciò che mi ha influenzato nella prima età adolescenziale, ovvero tutta la scena pop punk californiana. Se Dovessi scegliere al momento un artista con cui collaborare probabilmente direi Rose Villain, sono del parere che sia una delle artiste più forti e versatili nel panorama attuale.

4. Oggi fare musica per un emergente è diventato sempre più difficile, considerate le dinamiche legate al mondo dello streaming e del digitale, come vivete voi musicisti tutto questo? Quali pensi possano essere le mosse migliori per riuscire a ritagliarsi uno spazio tra le tantissime proposte?

Penso che la cosa migliore da fare per ritagliarsi un proprio spazio sia essere se stessi e credere in ciò che si sta facendo, il tempo e la costanza penseranno al resto

5. Domanda di rito cosa dobbiamo aspettarci da FEBBRE in futuro ?

Sicuramente quest’estate mi potrete trovare in giro per i live, ed in generale per tutto quest’anno abbiamo intenzione di pubblicare tanta musica.

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Intervista Pop

Intervista a Lamante: Mitra è il mio manifesto femminista

MITRA” è il debut single del progetto “lamante”, un brano che affronta il tema del piacere femminile e che vuole capovolgere il paradigma che vede la donna come oggetto di desiderio sessuale, emancipando il il desiderio delle donne che di solito viene considerato e accettato con riserva e bigottismo.

Il brano parte dalle esperienze che hanno portato l’artista a non sentirsi più vittima, agli occhi degli altri, della propria femminilità e ad accettare se stessa e il proprio corpo. Mitra è stata prodotta da Francesco Cianciola, e il sound è un mix di influenze musicali hip-pop, rap e trap.

Abbiamo fatto qualche domanda a Lamante:

1. Ciao benvenuta su Perindiepoi, ci racconti un po del tuo progetto musicale e di come è nato?
Il mio progetto musicale così come il mio nome d’arte si chiama “lamante” e prende proprio il nome dalla mantide (infatti “la mante” in francese vuol dire proprio mantide). Perché la mantide? Il concept del mio progetto si ispira all’atteggiamento che ha la femmina della mantide durante l’accoppiamento, ovvero quello di mangiare il suo lui. Ci tengo molto a questa metafora nel concept poiché ritengo possa simboleggiare la forza della donna che non è e non deve essere più vista come vittima bensì guerriera, una donna forte che non si fa mettere più i piedi in testa da nessuno e che reagisce sempre come tutte le persone più deboli devono reagire a chi cerca di schiacciarle.

2. Il tuo primo brano “Mitra”, vuole abbattere alcuni stereotipi legati alla figura femminile, come mai questa scelta? Pensi che oggi sia ancora più difficile per una donna prendersi il proprio spazio?
Come spiegato prima voglio riportare l’immagine della donna forte e guerriera usando il concetto della mantide, come nella prima frase del ritornello di “Mitra”, e in più mi sono soffermata sull’aspetto sessuale per evidenziare che la donna deve essere libera nella propria sessualità senza ipocrisia e non deve permettere all’uomo stereotipo di farla etichettare solo come oggetto sessuale. Non penso che oggi sia più difficile per una donna prendersi il proprio spazio se la donna è guerriera, nonostante credo che ci siano ancora dei pregiudizi sulle donne nascosti da un falso perbenismo quando si parla della donna e della sua emancipazione.

3. Il sound del tuo brano mescola rnb, pop e urban, quali sono state le tue principali influenze musicali? Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale?
Per quanto ascoltando “Mitra” si può pensare che le mie influenze musicali vadano in direzione urban, pop, ecc… devo confessare che il mio bagaglio musicale ha molteplici sfaccettature che spaziano dal soul al jazz, fin da piccola mi facevano ascoltare questa musica, fino ad arrivare e fondersi con la musica attuale pop e urban, che adoro. Mi piace come si sta evolvendo la scena musicale odierna e soprattutto come nell’attuale musica pop commerciale si riescano a trovare artisti che hanno oltre al talento, radici salde nella musica a livello di conoscenza e di studio, cito alcuni come Madame, Elodie, Rose Villain.

4. Non abbiamo potuto a fare a meno di notare che la comunicazione divisa del tuo brano è molto aggressiva nel look e nell’atteggiamento, come mai hai deciso di mostrare questo lato di te? È quello che pensi ti rappresenti maggiormente?
Il look così aggressivo serve proprio perché voglio che il mio progetto e il suo messaggio arrivino come una scarica di “Mitra”. Ovviamente “lamante” che si vede, fatta di sensualità e durezza, fa parte di me, della mia corazza che negli anni mi sono creata per proteggere le cicatrici passate e che mi difende da quelle future, ma come ogni corazza nasconde una parte sensibile e delicata che viene fuori solo con chi riesce a farla uscire.

5. Domanda di rito, progetti per il futuro? Cosa dobbiamo aspettarci da Lamante nei prossimi mesi?
A domanda di rito, risposta di rito, non voglio fare spoiler, c’è molto in lavorazione, “Mitra” è il primo proiettile di un caricatore pieno.

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