Categorie
Indie Intervista Pop

Lupofiumeleggenda: Troppi Anni è la mia voglia di qualcosa di più

TROPPI ANNI è il primo estratto dall’EP “DIALOGHI ITALIANO”,scritto e prodotto insieme ad Emanuele Santona bassista della band “I SEGRETI”. Il brano parla della quotidianità di un ragazzo in questi anni 20, perfettamente divisa fra l’ordinario ed il desiderio di qualcosa di più. La quotidianità, i sentimenti, le sensazioni. Sonorità Indie e lo-fi (Dayglow, Surf Curse).

LupoFiumeLeggenda è il progetto di Nicolò Verti, con la precedente formazione ha pubblicato un disco (FUL!) e un EP live (BROEASY live session) e ha aperto i live di numerosi artisti (Marta sui tubi, Wrongonyou, Moustache prawn, Selton, Samuel, Generic animal, Kruger).

Abbiamo chiesto a Lupofiumeleggenda di rispondere alle nostre domande:

1- Ciao raccontaci chi è Lupofiumeleggenda e parlaci un po del progetto musicale  

Ciao ragazzi, intanto grazie per l’intervista.

Lupofiumeleggenda è Nicolò che compiuti i 30 anni ha avuto paura che la musica potesse uscire un giorno dalla sua vita. L’unica risposta possibile è stata scrivere un disco.

Da ragazzino scrivi le canzoni e non ti preoccupi per forza di costruirci un progetto concreto intorno, poi le band si sciolgono, si passa alla vita dei grandi e ci sono mille motivi per smettere.

Io voglio essere sicuro che ci sia spazio per la musica nel mio futuro.

2 “troppi anni” è il tuo nuovo singolo ci racconti come è nato e di cosa parla?
 

Troppi anni è il primo singolo dell’EP “dialoghi italiano” che uscirà prossimamente.

Parla di quanto la quotidianità sia un casino e di come i rapporti affettivi diventino un’ancora di salvezza, tanto da farci sperimentare una sorta di dipendenza positiva.

È stato fondamentale l’incontro con Emanuele Santona (bassista de I Segreti) coautore e produttore (insieme a Giovanni Vitulano) di questi pezzi, con lui abbiamo trovato il mood giusto. 


3 Quali sono le tue influenze musicali più importanti?

Penso che di quelli che sono i miei artisti preferiti (da Paolo Conte ai Biffy Clyro) ci sia veramente poco in questo EP.

Io ed Emanuele abbiamo fatto un gran lavoro di ricerca, molte session di ascolto per lasciarci ispirare nel sound da artisti come Beene, Dayglow, Post Malone, Current Joys, Surf Curse e Beach Fossils…alla fine mi sono affezionato a tutti questi.

Nella scrittura ho cercato una via alla semplicità….Vasco è il più grande di tutti in questo.

4 Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare 

Sono un ascoltatore vorace e per me c’è un sacco di roba fresca e validissima nella scena attuale.

Sono anche un grande fan della drilliguria. Penso a Tedua, Bresh ecc…tutte grandissime penne. Se posso sognare mi piacerebbe scrivere con loro.

Musicalmente mi piacerebbe un sacco farmi produrre qualcosa da Lowtopic (il progetto elettronico di Francesco Bacci, già chitarra degli Ex otago…altra gran band).
E poi continuo a collaborare con Emanuele, stiamo già lavorando a nuove canzoni.


5 Progetti per il prossimo futuro?

Per ora faccio il medico, per il futuro faccio progetti in cui mi presento e dico “ciao sono Lupofiumeleggenda e scrivo canzoni”. 

Segui LUPOFIUMELEGGENDA su Instagram

Categorie
Indie Intervista Pop Post-Punk

FEBBRE dopo i LAMETTE riparte con SOTTOZEERO

SOTTOZERO” è il primo singolo di FEBBRE, progetto solista di Cristian Pinieri dei LAMETTE distribuito da Universal Music Italia. Il brano parla di una coppia di ragazzi con approcci differenti alla vita. Il ragazzo affronta le sue paure come fossero una sfida da superare, la ragazza è limitata dalle sue ansie e dai suoi mostri che la rendono prigioniera di se stessa. Il sound mescola suoni grunge, con synth ed elettronica, e le top line sono influenzate da una attitude “sangue giovane”, che però riesce a dare spazio anche a contaminazioni urban. 

Abbiamo chiesto a FEBBRE di rispondere alle nostre domande:

1. Ciao FEBBRE benvenuto sul Perindiepoi ci racconti come è nato questo progetto e come mai la scelta di questo nome d’arte

Ciao ragazzi, il progetto è nato in maniera molto naturale, avevo un po’ di demo da parte, un giorno confrontandomi con il mio produttore Alessandro Landini abbiamo capito che era arrivato il momento di pubblicare. E il nome in realtà deriva dal titolo di una di queste demo, il file si chiamava solamente febbre.wav, come nome mi piaceva e quindi ho scelto di utilizzarlo.

2. Sottozero è il singolo apri pista del tuo progetto solista, ci parli un po’ di questo brano? Come mai questa scelta di ripartire da solo?

Il brano nasce da una demo chitarra voce nei miei memo vocali, un giorno stavo facendo session con mio produttore ed abbiamo adattato la demo che avevo ad uno dei beat che stavamo cercando di chiudere in quei giorni, è stato così naturale come processo che ho scelto di utilizzare questo brano come apripista per il mio progetto. La scelta di ripartire da solo nasce principalmente da un’esigenza artistica, nell’ultimo anno è nata in me la voglia di mettermi in gioco, di avere pieno controllo del mio progetto e della mia musica, affrontare questo percorso mi è sembrata la cosa più naturale da fare.

3. Rispetto alle sonorità del progetto Lamette non abbiamo potuto fare a meno di notare uno spostamento verso delle sonorità più pop punk, quali sono le tue influenza musicali? con quali artisti ti piacerebbe collaborare?

In realtà le mie influenze musicali sono svariate, riesco veramente a variare dall’hip-hop fino al cantautorato, e ovviamente alla base di FEBBRE c’è la voglia di richiamare le sonorità e l’attitudine di ciò che mi ha influenzato nella prima età adolescenziale, ovvero tutta la scena pop punk californiana. Se Dovessi scegliere al momento un artista con cui collaborare probabilmente direi Rose Villain, sono del parere che sia una delle artiste più forti e versatili nel panorama attuale.

4. Oggi fare musica per un emergente è diventato sempre più difficile, considerate le dinamiche legate al mondo dello streaming e del digitale, come vivete voi musicisti tutto questo? Quali pensi possano essere le mosse migliori per riuscire a ritagliarsi uno spazio tra le tantissime proposte?

Penso che la cosa migliore da fare per ritagliarsi un proprio spazio sia essere se stessi e credere in ciò che si sta facendo, il tempo e la costanza penseranno al resto

5. Domanda di rito cosa dobbiamo aspettarci da FEBBRE in futuro ?

Sicuramente quest’estate mi potrete trovare in giro per i live, ed in generale per tutto quest’anno abbiamo intenzione di pubblicare tanta musica.

Segui FEBBRE su Instagram

Categorie
Intervista Pop

Intervista a Lamante: Mitra è il mio manifesto femminista

MITRA” è il debut single del progetto “lamante”, un brano che affronta il tema del piacere femminile e che vuole capovolgere il paradigma che vede la donna come oggetto di desiderio sessuale, emancipando il il desiderio delle donne che di solito viene considerato e accettato con riserva e bigottismo.

Il brano parte dalle esperienze che hanno portato l’artista a non sentirsi più vittima, agli occhi degli altri, della propria femminilità e ad accettare se stessa e il proprio corpo. Mitra è stata prodotta da Francesco Cianciola, e il sound è un mix di influenze musicali hip-pop, rap e trap.

Abbiamo fatto qualche domanda a Lamante:

1. Ciao benvenuta su Perindiepoi, ci racconti un po del tuo progetto musicale e di come è nato?
Il mio progetto musicale così come il mio nome d’arte si chiama “lamante” e prende proprio il nome dalla mantide (infatti “la mante” in francese vuol dire proprio mantide). Perché la mantide? Il concept del mio progetto si ispira all’atteggiamento che ha la femmina della mantide durante l’accoppiamento, ovvero quello di mangiare il suo lui. Ci tengo molto a questa metafora nel concept poiché ritengo possa simboleggiare la forza della donna che non è e non deve essere più vista come vittima bensì guerriera, una donna forte che non si fa mettere più i piedi in testa da nessuno e che reagisce sempre come tutte le persone più deboli devono reagire a chi cerca di schiacciarle.

2. Il tuo primo brano “Mitra”, vuole abbattere alcuni stereotipi legati alla figura femminile, come mai questa scelta? Pensi che oggi sia ancora più difficile per una donna prendersi il proprio spazio?
Come spiegato prima voglio riportare l’immagine della donna forte e guerriera usando il concetto della mantide, come nella prima frase del ritornello di “Mitra”, e in più mi sono soffermata sull’aspetto sessuale per evidenziare che la donna deve essere libera nella propria sessualità senza ipocrisia e non deve permettere all’uomo stereotipo di farla etichettare solo come oggetto sessuale. Non penso che oggi sia più difficile per una donna prendersi il proprio spazio se la donna è guerriera, nonostante credo che ci siano ancora dei pregiudizi sulle donne nascosti da un falso perbenismo quando si parla della donna e della sua emancipazione.

3. Il sound del tuo brano mescola rnb, pop e urban, quali sono state le tue principali influenze musicali? Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale?
Per quanto ascoltando “Mitra” si può pensare che le mie influenze musicali vadano in direzione urban, pop, ecc… devo confessare che il mio bagaglio musicale ha molteplici sfaccettature che spaziano dal soul al jazz, fin da piccola mi facevano ascoltare questa musica, fino ad arrivare e fondersi con la musica attuale pop e urban, che adoro. Mi piace come si sta evolvendo la scena musicale odierna e soprattutto come nell’attuale musica pop commerciale si riescano a trovare artisti che hanno oltre al talento, radici salde nella musica a livello di conoscenza e di studio, cito alcuni come Madame, Elodie, Rose Villain.

4. Non abbiamo potuto a fare a meno di notare che la comunicazione divisa del tuo brano è molto aggressiva nel look e nell’atteggiamento, come mai hai deciso di mostrare questo lato di te? È quello che pensi ti rappresenti maggiormente?
Il look così aggressivo serve proprio perché voglio che il mio progetto e il suo messaggio arrivino come una scarica di “Mitra”. Ovviamente “lamante” che si vede, fatta di sensualità e durezza, fa parte di me, della mia corazza che negli anni mi sono creata per proteggere le cicatrici passate e che mi difende da quelle future, ma come ogni corazza nasconde una parte sensibile e delicata che viene fuori solo con chi riesce a farla uscire.

5. Domanda di rito, progetti per il futuro? Cosa dobbiamo aspettarci da Lamante nei prossimi mesi?
A domanda di rito, risposta di rito, non voglio fare spoiler, c’è molto in lavorazione, “Mitra” è il primo proiettile di un caricatore pieno.

SEGUI LAMANTE SU INSTAGRAM

Categorie
Indie Intervista Pop

Scoprirsi con Maelstrom, che accende la luce in mezzo alle ombre

E’ da qualche tempo che gira nella nostra redazione il nome di Maelstrom, artista piemontese che ha pubblicato già diversi singoli (la maggior parte con l’etichetta spezzina Revubs Dischi, realtà discografica che seguiamo ormai da tempo) e che oggi tira fuori dal cilindro un altro brano utile ad accompagnarlo verso la pubblicazione di un disco d’esordio che farà parlare di lui, e di questo ne siamo piuttosto sicuri.

Sì, perché Maelstrom non fa mistero di essere cresciuto con la musica d’autore, e per chi avesse dei dubbi su quali possano essere gli effetti positivi del cantautorato sulle nuove generazioni, beh, ascoltatevi “Ombra” e provate a raffrontarla con quelli che sono i brani acclamati (da Sanremo alle playlist Spotify) della Gen Z e della Gen X: vi renderete conto che, oltre la superficie patinata e anche un po’ anonima di quella gioventù mercificata che il sistema discografico prova a venderci tutti i venerdì si nasconde (o meglio, sgomita per farsi notare) una pletora agguerrita di autori e autrice con gli attributi, e tra questi non possiamo di certo non annoverare Maelstrom.

Perché il cantautore di scuola Revubs sa fare il suo, eccome: penna delicata e allo stesso tempo tagliante, Maelstrom fonde una narrazione fortemente personale con un afflato che diventa collettivo, di tutti; dentro le sue canzoni, e su tutte forse proprio “Ombra”, potreste trovare l’essenza di una generazione che non smette di cercare sé stessa, con la curiosità e la disperazione del pioniere, dell’eterno esule.

Il sound, certo, guarda con interesse al pop ma non si limita ad emulare le dinamiche da hit: il ritornello è effettivamente radiofonico, ma senza la pretesa di esserlo, capace di mantenere l’autenticità della “confessione a cuore aperto” che trasuda da tutto il brano. E non è cosa da tutti i giorni, non avvertire quella classica puzza di plastica che tante canzoni emanano sin dal primo play.

Insomma, fate come noi e recuperatevi Maelstrom, se ancora non lo conoscete. Perché manca davvero poco al momento in cui potreste pentirvi di non averlo scoperto prima: sembra esserci un disco in arrivo…

Categorie
Elettronica Intervista

The 24 Project e Tigri, insieme per il loro “Impero Del Male” – ce lo raccontano!

Reduce dalla pubblicazione del suo EP di debutto “Chapters“, torna il produttore Rodolfo Liverani, in arte The 24 Project, con un nuovo singolo in uscita venerdì 9 dicembre 2022 (in distribuzione Believe Digital) dal titolo “Impero del male“.  Primo assaggio di una serie featuring di prossima uscita, questo nuovo brano vede la stretta collaborazione con Tigri, cantautore di stanza a Milano che ha esordito un anno fa con l’album “Serenata Indiana“, declinando le varie definizioni dell’amore. 

Impero del Male è invece una canzone sul conflitto tra l’essere felici e avere paura di essere felici, tra cercare la salvezza negli altri ed il rifiuto di aprirsi al mondo. Il risveglio dell’eroe che ci aiuterà ad accettare noi stessi ed il prossimo è cadenzato da un ritmo trip hop spezzettato, voci post-blues distorte ed epicità orchestrale.

Li abbiamo incontrati per far loro qualche domanda.

  • Com’è avvenuto il vostro primo incontro? E qual è stato il terreno comune che poi vi ha portato a collaborare per questo nuovo singolo? 

The 24 Project: Ci siamo conosciuti per la prima volta alla “festa di compleanno” di Studio Cemento, realtà con cui collaboriamo entrambi. Credo che avessimo voglia di sperimentare cose nuove e quindi l’idea di collaborare è venuta in maniera abbastanza naturale.

TIGRI: esatto, diciamo che ci siamo conosciuti in un ambiente già fertile. Io avevo ascoltato le produzioni di The 24 Project e mi erano piaciute molto, anche perché amo la musica elettronica e da tempo pensavo a lavorare con qualcuno che fosse forte in quell’area. A quel punto ci siamo detti: “perché non unire le forze?”

The 24 Project
  • Per entrambi è una sorta di ritorno dopo un disco di debutto. State intanto lavorando a qualcosa di nuovo anche da solisti? Cosa potete anticiparci dei vostri rispettivi percorsi musicali? 

The 24 Project: Per quanto mi riguarda sto lavorando ad altre collaborazioni che vedranno la luce prossimamente. Come solista continuo a produrre brani ma al momento sono più che altro delle idee che mi sto appuntando.

TIGRI: Anche io sono al lavoro su musica nuova che probabilmente vedrà la luce nel 2023. l’esperienza su Impero del male devo dire mi ha dato molto, perché è stata una bella prova cimentarsi con un altro artista con le sue idee e con un modo di scrivere ed arrangiare diverso dal mio. Ne sto facendo tesoro per il futuro.

  • Quali sono le difficoltà dell’avere un progetto musicale in un momento storico dove si vive di numeri, playlist e follower? Siete attenti a questi aspetti oppure vivete in modo completamente distaccato ciò che fate? 

The 24 Project: Credo che la difficoltà principale sia proprio quella che se non ti omologhi allo standard rischi che il tuo brano non venga considerato all’interno delle playlist. Quando produco musica non faccio questi ragionamenti perchè altrimenti mi sentirei un po’ in gabbia. Chiaramente una volta che il brano viene pubblicato presto la giusta attenzione anche a questi aspetti.

TIGRI: Non è una risposta semplice. Da una parte tutti gli artisti come noi quando esce un pezzo speriamo che “funzioni” in termini di posizionamenti, numeri, riconoscimenti “esterni”, e se accade che queste cose si realizzino è evidente che siamo contenti. Come The 24 Project però penso che le forzature non abbiano spazio in questo contesto: se il tuo obiettivo è davvero fare solo numeri devi essere credibile con quel modo di pensare, ed idem se il tuo obiettivo è invece fare musica che ti piace, che ti ispira.

  • Siete riusciti a conciliare anche le vostre influenze ed esperienze musicali diverse? Quali sono le cose che vi piacciono l’uno dell’altro? 

The 24 Project: Partendo dal fatto che non ci siamo imposti nulla di specifico nel momento in cui abbiamo iniziato a collaborare, credo che alla fine il brano che abbiamo prodotto sia proprio la fusione dei nostri gusti musicali. Sicuramente tra le cose che mi hanno spinto a lavorare con Tigri c’è proprio questa sua forte identità artistica e questa sua voglia di sperimentare cose nuove che ha fatto sì che quello che abbiamo prodotto fosse qualcosa di caratteristico e originale.

Tigri

TIGRI: Sicuramente siamo entrambi due belle “spugne” che sanno assorbire mondi musicali diversi con apertura mentale, il che – lo dico in una piccola parentesi di vanagloria – non è sempre semplicissimo. Come dice The 24 Project, siamo partiti letteralmente da un foglio bianco senza nessuna idea specifica. Ed è stato tutto naturale, nel senso che siamo partiti con un loop di chitarra, poi un suono, poi un altro e così via. The 24 Project ha poi le capacità di beatmaker che piacciono a me: arrangiamenti variegati e suoni sempre a fuoco, ma un suo stile e sound. Mettere assieme le due teste è stato super.

Categorie
Intervista Pop

Alessandro Grazian in concerto per il decimo anniversario del suo album “Armi” || Intervista

Alessandro Grazian in tour per festeggiare i dieci anni del disco ARMI.Questo autunno il cantautore e musicista Alessandro Grazian festeggia dal vivo, con un live elettrico, l’anniversario dell’uscita dell’album ARMI pubblicato il 5 ottobre el 2012. Per l’occasione Grazian ripropone lo stesso concerto di dieci anni fa rispolverando l’atmosfera new wave e shoegaze che caratterizza l’album. La band sarà composta oltre che da Grazian alla chitarra elettrica da Emanuele Alosi alla batteria, Giovanni Calella al basso e Davide Andreoni alle tastiere. Un’occasione imperdibile di riascoltare dal vivo questo album e rivedere su un palco il cantautore di origini padovane e milanese d’adozione (l’ultimo tour di Grazian con band al completo risale a 7 anni fa).


 Non potevamo che ascoltarlo, per l’occasione.

  1. Dieci anni dalla pubblicazione del tuo album Armi”. Come riassumeresti questo periodo dove è cambiato tutto?  Ci sembra un decennio che ha visto lavvento della distribuzione digitale, e una pandemia globale… Quali aspetti ti hanno segnato di più?


Temo che la pandemia abbia in alcuni casi accelerato dei processi che erano già in corso e così si sono sbriciolate in fretta delle certezze e delle realtà che vacillavano già da un po’ e non mi riferisco solo al mondo della discografia… Io all’epoca di ‘Armi’ sentivo una certa inquietudine sotto pelle e ho cercato di raccontarla con le canzoni. Purtroppo a volte a pensar male non si sbaglia e anche la stessa ‘Armi’ suo malgrado ha un testo che ora è beffardamente attuale.

Io comunque sono sempre stato di nicchia anche quando andava di moda altra musica per cui non ho subito chissà quale tracollo con le rivoluzioni e gli stop drastici degli ultimi anni. Intendiamoci, non poter fare più concerti per quasi due anni è stato un disastro ma diciamo che ero già strutturato per andare ad un’altra velocità. Mi piace comunque pensare che tutto è ancora da scrivere perché il presente è imprevedibile e in questa imprevedibilità voglio testardamente vederci anche dei possibili sviluppi positivi. Certo suona stonato a dirsi visti i tempi che viviamo ma penso che non sia il momento di gettare la spugna e abbassare la guardia.

2. Ti è mai capitato di riascoltare Armi”?  Ti senti ancora così?

Sì assolutamente, forse tra i miei dischi è quello che ho riascoltato più spesso e la ragione probabilmente sta anche nel fatto che mi ci riconosco ancora. In fondo è un disco che ho scritto a 34 anni, quando avevo ormai raggiunto una certa ‘maturità’ e stabilità emotiva. Un album che invece non ascolto mai è il primo che infatti ho scritto quando di anni ne avevo 20 o poco più: in quel caso sento un po’ di distacco.

Detto questo credo che ‘ARMI’ sia un album molto a fuoco, probabilmente meritava di raccogliere di più. Mi è capitato di sentirmi dire che per qualcuno è stato anche di ispirazione e questa è una cosa molto bella.

3. Ci racconti come hai conosciuto i tuoi compagni di band: Emanuele Alosi, Giovanni Calella e Davide Andreoni? Giovanni l’ho conosciuto all’epoca di ARMI, lo coinvolse Leziero per la registrazione dell’album. Con Giovanni ho fatto anche tutta la seconda parte del tour di ‘Armi’ e anche il tour del mio ultimo album ‘L’Età Più Forte’. Emanuele è stato il batterista del tour del mio ultimo album. Da allora abbiamo condiviso mille progetti, non ultimo il mio Side-project Torso Virile Colossale. 

Davide l’ho conosciuto alla fine di un mio concerto in Toscana qualche anno fa. Quando poi è venuto a vivere a Milano abbiamo cominciato a frequentarci e oltre ad un’amicizia è nata una bella collaborazione artistica che ora è nel pieno del suo fulgore.

4. E cosa si prova a tornare sul palco con una band?

Questo lo potrò dire solo dopo i due concerti che faremo a Milano e a Padova! Al Momento non salgo con un band sul palco per fare le mie canzoni da 7 anni. Penso che mi divertirò.

5. E perchè hai sentito lesigenza di un concerto per ricordare questo disco? È come un compleanno nel quale sei felice di compiere gli anni: un’anniversario può essere la giusta occasione per rompere il ghiaccio con il palco dopo tanto tempo e festeggiare suonando con un po’ di amici. Nulla di autocelebrativo, solo la voglia di riportare in vita una creatura musicale che amo e l’occasione di distrarsi un po’ dai tempi difficili che tutti noi stiamo attraversando ultimamente. La musica, si sa, è un balsamo.

Categorie
Indie Intervista Pop

Un caffé sulla laguna con Scaramuzza

Non è mica facile, e chi legge i resoconti delle mie immersioni nelle profondità della scena lo sa, non è mica facile non farsi prendere dalla “fame d’aria” quando ci si lascia naufragare – un po’ per adrenalinica curiosità, un po’ per una strana forma di personalissimo masochismo – nelle spirali vorticose del vaso di Pandora chiamato volgarmente “release friday“, girone infernale dantesco dal quale il viaggiatore sprovveduto finisce per farsi risucchiare fino all’epicentro di un tifone (della durata di qualche giorno, non che siano fatti per “durare”, i rovesci discografici di oggi…) fatto di ritornelli – se non uguali – simili e simili – se non uguali – disperazioni pop a buon mercato.

Succede quindi che, boccheggiando boccheggiando, ci si imbatta in salvagenti che spesso hanno forme che non ti aspetti, come la dolcissima ballata di Scaramuzza “Sono fatto così”: il cantautore veneziano era già passato nei nostri radar, e incontrarlo di nuovo per me è stato salvifico, una manciata di settimane fa; Marco ha ridato una sistemata al suo abito migliore, e lo ha indossato con la naturalezza di chi sa che la “nudità” è il miglior vestito che possiamo desiderare.

“Sono fatto così”, le partite dell’Inter e la costante ricerca di risposte adatte alle nostre ambizioni: di questo e di altro abbiamo parlato con Marco, nell’intervista che segue.

Marco, è un piacere poterti ritrovare qui, dopo tanti mesi di assenza: ti abbiamo apprezzato, come ricorderai, con il tuo primo EP “Gli invisibili” e oggi siamo ben felici di poter parlare ancora di te. Per rompere il ghiaccio, come stai? Come stai vivendo questo roboante ritorno sulle scene? Qualcosa sembra essere cambiato, in questo tempo di “silenzio”…

Ciao ragazzi, è un piacere ritrovarvi. Sto abbastanza bene, grazie! Vivo   il periodo della pubblicazione con un po’ di stress perché ci sono sempre mille cose da fare, forse dovrei godermelo maggiormente. Ora che mi ci avete fatto pensare proverò a farlo.

Non vedo l’ora di farvi sentire anche gli altri brani perché penso questo primo disco sia stato costruito relazionando tutte le tracce.

“Gli Invisibili” ci aveva colpito, già allora, per la forte presenza del tuo timbro, che nel tuo nuovo singolo “Sono fatto così” sembra prendersi le luci della ribalta in modo ancora più forte, e melodico, lasciando meno spazio all’approccio “narrato”. Quali sono le “direzioni” che hanno guidato, in questi mesi, la tua rigenerazione artistica? C’è qualche artista/progetto in particolare al quale guardi con interesse?

Si, sentivo che in parte avevo l’esigenza di uscire dalla dimensione teatrale e narrativa e quindi la mia ricerca è stata melodica e sonora in questo disco. Penso che l’aspetto teatrale comunque farà sempre parte della mia musica ma questa volta è stato ridimensionato.

In questo momento il progetto di Apice è quello che più mi comunica nel panorama italiano, lo vedo molto vero e coraggioso. Non vuole piacere a tutti, vuole piacere a sé stesso prima di tutto. Penso poi abbia una grandissima scrittura e un bellissimo timbro.

Stai lavorando sulle tue nuove cose con il supporto di un produttore di tutto rispetto, Novecento (alias di Tobia Dalla Puppa, frontman dei Denoise e già produttore di altri nomi interessanti della scena nazionale): com’è stata fin qui l’esperienza con Tobia, e cosa ti ha colpito del suo approccio in studio?

Con Tobia ci siamo trovati bene da subito, ha capito perfettamente quello che volevo comunicare e la modalità con la quale volevo farlo. Penso che Novecento sia un produttore di enorme talento e questo si sente nella ricerca dei suoni che sono stati utilizzati nei sei brani.

Alcune canzoni sono state spogliate completamente e vestite in maniera totalmente diversa, mi sono affidato completamente a lui e questo, secondo me, ha permesso la valorizzazione del progetto.

“Sono fatto così” sembra respirare un’aria di novità che ben fa sperare per il sound del futuro; non è nemmeno un caso, o almeno a noi non sembra tale, che tu abbia deciso di inaugurare il “nuovo corso” con un brano che sa di “cuore aperto”: cosa dobbiamo aspettarci, dal tuo nuovo lavoro in studio?

Penso che ci sarà molto stupore nell’ascoltare i prossimi brani, alcuni sono molto diversi tra di loro a livello di sound, la narrativa però penso sia stata in grado di legare bene tutte le tracce.

Ci saranno brani molto terreni e altri molto più onirici.

Oggi, la scena nazionale sembra sempre più lontana dal mondo che in qualche modo sembri voler frequentare con la tua musica, un mondo fatto di canzoni dalle giuste parole oltreché dalle melodie interessanti che guarda alla canzone d’autore e ad un certo tipo di “teatro-canzone” (se pensiamo a “Gli Invisibili”); ti senti una “mosca bianca”, nel mercato di oggi, o credi che esista una milizie di cantautori capace di “riabilitare” l’interesse nei confronti del cantautorato? 

Non mi sento una mosca bianca, conosco bravissimi cantautori dei quali penso si sentirà parlare nel prossimo futuro. Sento che nelle persone ci sia il bisogno di tornare anche al testo, al poter interpretare un brano e rivedersi in esso. Non esiste un segreto, l’importante è porsi con verità senza ricercare l’approvazione di tutti. 

Penso la musica sia ciclica e che le persone abbiano il desiderio di tornare al valore.

Salutiamoci, come siamo soliti fare, con una promessa che già sai che non manterrai!

Non guarderò più partite dell’Inter.

Categorie
Intervista Pop

Nudda e Schiuma, una nuova atipica collaborazione qui raccontata

In uscita venerdì 9 settembre per talentoliquido il nuovo singolo SCUSANONLOFACCIOPIÙ di nudda feat. Schiuma, un brano dalle sonorità elettropop che racconta la voglia di seguire il proprio istinto e di sbagliare.SCUSANONLOFACCIOPIÙ parla di una relazione complicata, caratterizzata da momenti di alti e di bassi e dalla voglia di restare accanto all’altra persona, che si alterna alla necessità di evadere, di essere liberi e di commettere i propri errori senza il timore di essere giudicati:

 “Sono attratta dalle cose sbagliate, ma non mi frega più di quello che dici.  
Tu chiami errori le mie peggio risate e ti dirò scusa non lo faccio più” 
 

SCUSANONLOFACCIOPIÙ è la storia di un partner che si sente intrappolato dal dovere di essere perfetto per l’altro e che inizia a ritrovare dentro di sé il coraggio per cambiare.nudda Schiuma raccontano così l’importanza di essere se stessi, non permettendo al proprio partner di farci sentire sbagliati o di cambiare quello che siamo.
SCUSANONLOFACCIOPIÙ è così un invito a seguire ciò che ci fa sentire vivi, a “schiantarci contro le rose che scegliamo”.

  1. Come nasce questa collaborazione? Che cosa pensate che cambi tra i vostri due modi di lavorare ad un nuovo brano? Come vi siete incastrate? 

Schiuma: Sono stata contattata da Believe per fare un feat con nudda, avevano l’idea che fossimo in qualche modo in linea come artiste. Non la conoscevo e sono andata ad ascoltarla su Spotify, non appena ho ascoltato i suoi pezzi ho capito che sarebbe stata una bellissima occasione e che sarebbe potuto uscire un pezzo veramente figo. Il pezzo a cui abbiamo lavorato era già stato pensato da nudda con la sua producer, Reb, quindi io ho cercato di percepire cosa volesse dire per me il testo che lei aveva scritto, farlo mio e darne un’interpretazione. Non credo ci siano consistenti differenze nel nostro modo di lavorare ai brani, siamo entrambe molto introspettive, quindi la ricerca dei significati e delle parole per noi è una questione intima, personale e così è anche ciò che trasmettiamo.

  1. C’è qualcosa del vostro background musicale che non condividete? 

nudda: Non credo, per me abbiamo un background musicale abbastanza simile.

Schiuma: E’ vero, però lei ha fatto un’esperienza in più di me: quella di X Factor.

  1. Vi siete confrontate sul significato di “scusanonlofacciopiù”? Magari una di voi due ho notato delle sfumature che l’altra non aveva considerato?

nudda: Per me il brano parla di una relazione complicata, caratterizzata da momenti di alti e di bassi e della voglia di essere liberi di commettere i propri errori.

Schiuma: Io inizialmente ho inteso tutto il testo come rivolto più a se stessi, al proprio giudizio su di sé. Il sentirsi un fallimento, una specie di discarica di errori da cui non si può uscire se non iniziando a perdonarsi e ad amare anche quelli. Quando ho parlato con nudda ho scoperto che il dialogo non era solo con se stessa, ma anche con una terza persona, un partner che ci fa sentire sbagliati. L’ho amata ancora di più!!

  1. Si tratta di un brano autobiografico? 

Schiuma: Sì, come faccio in ogni pezzo che scrivo ho cercato di parlare della mia vita, di ciò che sento e ho sentito in passato. È stato molto semplice rivedersi nelle parole di nudda, credo di avere tanti aspetti in comune con lei e con il suo modo di esprimersi.

nudda: Anche per me il testo nasce da un’esperienza personale, di solito nei brani cerco sempre di raccontare  ciò che ho vissuto in prima persona.

  1. Questo feat. Avrà un seguito? 

Schiuma: Per adesso credo che entrambe abbiamo bisogno di concentrarci sul nostro percorso singolo, ma io non escluderei assolutamente altre collaborazioni in futuro!

nudda: Si sono d’accordo anche se sarebbe molto bello avere la possibilità di collaborare di nuovo in futuro

Categorie
Indie Intervista Pop

La vita è una serie di “Partenze”: dentro l’EP dei Manila

I Manila mi piacciono da quando, qualche tempo fa, arrivò in mail la proposta di “Cuore in gola”, l’ultimo loro singolo prima della pubblicazione – risalente a sole poche settimane fa: non sentitevi in colpa se ancora non li conoscete, ma non rimandate oltre il momento della scoperta! – di “Partenze”, l’EP d’esordio prodotto da Leo Caleo (ricordate “Asteroidi”? Quanto ci era piaciuta, quella canzone…).

Già allora si avvertiva che la musica del quintetto toscano respirasse di una sua dimensione diversa rispetto a ciò che sul mercato pare dominare scene ridotte ormai a stanze virtuali, a contenitori di prodotti troppo spesso simili a lattine da esporre sugli scaffali di un supermercato (low cost) piuttosto che a vere e proprie “opere”: ecco perché, oggi, trovarci a parlare di “Partenze” diventa un buon antidoto alle tossine da “qualunquismo” applicato.

Abbiamo fatto qualche domanda alla band, che ben si è prestata al nostro fuoco incrociato. Buona lettura, e correte a scoprire “Partenze”.

Ciao Manila, abbiamo già avuto modo di conoscere la vostra musica qualche tempo fa, quando abbiamo selezionato il vostro nome tra le uscite calde del nostro bollettino mensile. Oggi, tornate con un EP carico di novità: quanto aspettavate questo momento, e come vi sentite, ora che il vostro disco di debutto è finalmente “fuori”?

Ciao Perindiepoi! Beh, sicuramente è una grandissima soddisfazione! Riuscir finalmente a vedere pubblicato ovunque del materiale a cui lavoravi da tempo appaga e, soprattutto, pensare che chiunque possa ascoltarlo è una bella sensazione! 

Partiamo dall’inizio, seguendo il flusso suggerito dal titolo dell’EP: da dove “parte”, il viaggio di Manila?

Il nostro viaggio parte esattamente da qui, da questo EP che segna la “fine primo tempo” del nostro cammino intrapreso con i nostri primi tre singoli. Ora ci siamo, si parte, siamo pronti a tutto.  

Tre singoli pubblicati nel giro di diversi mesi, a testimonianza di un progetto cresciuto con “lievitazione lenta”, senza fretta di nulla: è stato un processo complesso e frastagliato, oppure le tempistiche della pubblicazione erano state decise già dall’inizio?

Secondo noi, dilazionare le uscite con qualche mese di distacco può creare un po’ di hype senza far “dimenticare” alla gente che esistiamo. Poi, in effetti, quando lavoriamo a un brano, cerchiamo di dargli il massimo della cura e della dedizione e, quando ne scegliamo uno su cui lavorare, va tutto in discesa, la programmazione in genere viene sempre rispettata. 

I vostri brani raccontano, con la semplicità del pop, una condizione di eterna ricerca di un centro di gravità permanente, di un luogo che “inferno non sia”. Credete che ci sia qualcosa di “generazionale”, in tale condizione di “partenti” che “Partenze” sembra raccontare?

No, noi in realtà non vogliamo farne una questione generazionale ma più semplicemente descrivere situazioni che possono far parte della vita delle persone in generale. Ci spieghiamo meglio, nei brani contenuti nell’EP ci sono persone che non riescono a legare sentimentalmente ed emotivamente tra di loro e inevitabilmente, le loro strade si dividono. Le nostre “Partenze” personali riguardano principalmente questa pubblicazione e tutto ciò che le sta intorno, la nostra avventura musicale sia in studio che live. I nostri bagagli sono pronti, si parte, dobbiamo far sentire la nostra musica!

“Segnali” ci colpisce, perché è un brano da mood estivo che arriva però a chiudere l’estate. C’è qualche aneddoto legato ai due brani che chiudono la cinquina dei vostri inediti?

La curiosità più grande riguarda proprio il brano che vi ha colpito di più: “Segnali” nasce inizialmente come brano acustico ed è stato poi riarrangiato col tempo. L’avreste mai detto? “First reaction, shock!”

L’ultima domanda la vorremo dedicare a chi ha lavorato alla produzione dei vostri brani: Leo Caleo è infatti un nome che, da queste parti, è già passato. Ci raccontate come è stato lavorare con lui?

Leo, che sotto veste di produttore si fa chiamare “Merlo Dischi”, è una persona esplosiva e alle volte imprevedibile, ma ha dei colpi di genio che riescono a ordinare e indirizzare verso la forma definitiva di un brano, nel quale riesce sempre a inserire un po’ i gusti musicali di tutti i membri della band. Ha delle ottime intuizioni e lavorare con lui è persino divertente!

Categorie
Indie Intervista Pop

Imparare ad andare “Oltre” con le canzoni di Bert

Ah, che gioia imbattersi ogni tanto in un qualcosa che – pur ricordando momenti d’infanzia, canzoni perdute nel giro degli anni e tante altre cose belle che richiamano ad una ben precisa tradizione autorale – non stucchi al primo ascolto, anzi, chiami a gran voce un secondo e poi un terzo e poi un quarto (e via dicendo) ascolto per riuscire ad entrare con efficacia nella complessità di una scrittura che, per una volta, non sembra essere pensata per il noiosissimo giro di danze della playlist di turno.

Sì, perché Bert è uno di quegli autori che, nel tempo, ha saputo dimostrare di avere un gusto e uno stile riconsocibile, certamente suffragato dalla potenza gentile di un timbro cortese ma deciso, dotato di una propria forza emotiva e poetica; lo avevamo già “intuito” in occasione di un bollettino di qualche mese fa, quando lo avevamo coinvolto nella nostra tavola rotonda mensile.

Oggi, all’alba dell’uscita del suo EP “Oltre” per Revubs Dischi, non potevamo certo perdere l’occasione di fare qualche chiacchiera con il ragazzone, che si è ben volentieri esposto al nostro tipico fuoco incrociato.

Bentrovato Bert, siamo ben contenti di poterti ritrovare dopo la pubblicazione del tuo nuovo disco per Revubs Dischi, “Oltre”. Partiamo da qui: “Oltre” in che senso, “oltre” cosa? C’è qualche confine, per Bert, da superare a tutti i costi?

Ciao! Un piacere risentirvi…

“Oltre” in realtà può assumere tanti significati, soprattutto per chi ascolta. Credo sia sempre bello lasciare un proprio spazio anche agli ascoltatori.

Per quello che mi riguarda non si tratta proprio di un confine ma di un mezzo (per me la musica) da usare per superare le proprie possibilità, le proprie paure e difficoltà.

Sembra che nelle tue canzoni ci siano destinatari ben precisi, ai quali pare tu non riesca a parlare così efficacemente come riesci a fare con le canzoni. Ecco, se dovessimo chiederti “perché scrivi?”, cosa risponderesti?

Beh, in realtà sono una persona che dice le cose in modo piuttosto “diretto” ma credo che la musica abbia un suo canale speciale per fare arrivare le cose e anche un diverso modo di poterle raccontare.

Scrivere canzoni è un bisogno primario ed è una sensazione unica di libertà.

Ma te la ricordi la prima canzone che hai scritto? Di cosa parlava?

Certo, si chiama “Sere di Luglio” ed è presente nel mio primo EP “Senza niente”.

Il contenuto è un grande classico forse: un amore non proprio corrisposto.

I cinque brani che compongono “Oltre” raccontano una sensibilità speciale, che pare non aver paura di mettersi a nudo con tutte le fragilità che contraddistinguono l’animo dell’autore. Sei contento del risultato raggiunto? Ci racconti come hai lavorato alla produzione del disco?

Si, sono molto contento. Credo che il disco si ascolti senza stancare, ed era una delle mie preoccupazioni maggiori, visti i contenuti che a volte non son proprio leggerissimi.

Per quanto riguarda la produzione, è stata completamente rivista con Altrove (Revubs Dischi), esistevano già dei pre-arrangiamenti di 4 brani su 5. Per cui ci siamo messi a lavoro, a distanza e in studio e nel giro di un anno siamo riusciti a raggiungere la forma definitiva.

Facciamo un gioco: utilizza i colori per raccontare la cinquina di brani che compongono “Oltre”!

Un film, Verde

Inadatto, Blu

Sembri magica, Rosa

Scusami, Rosso

Come me, Giallo

Ma non saprei nemmeno io il perché!

Ci riveli qualcosa che nessuno sa su Bert? Lo giuriamo, non lo racconteremo a nessuno…

Dopo questa uscita ormai non ho davvero più segreti!!! Però invito i lettori a seguirmi, sicuramente svelerò altri dettagli su di me e su “Oltre” nelle prossime settimane.