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Pop

Le 5 cose preferite dei Kensho

Rotta del diavolo” è l’EP d’esordio di una giovanissima band, i Kensho, quartetto dai gusti raffinati che riempie le proprie canzoni di riferimenti vintage e di gusto. “Kenshō” è un termine giapponese che letteralmente si traduce con “vedere” (ken) e “essenza” (shō), e significa “momento fugace di illuminazione improvvisa”. Abbiamo chiesto loro quali siano le cinque cose che preferiscono. 

GIULIA

Il pianoforte mi ha fatto avvicinare al mondo della musica. Mi ha sempre affascinato guardare l’eleganza dei pianisti, le loro mani, e in me è nata la voglia di vivere anch’io quell’esperienza introspettiva e liberativa che è diventata poi per me indispensabile. Quando guardo un pianoforte nasce la voglia in me di sentire il peso di quei tasti sotto le dita, di immergermi in una dimensione in cui non mi sento protagonista, ma più uno dei tanti attori in una scena. Non mi sembra di fare musica, sento più come se fosse la musica a prendermi, e l’unica cosa che posso fare è lasciarmi trascinare da essa.

MIRKO

Da sempre trovo affascinanti le fumetterie, un luogo di ritrovo di tante persone diverse ma con un’unica passione, il fumetto e la cultura nerd, mi piace il fatto che in un posto così piccolo, ci siano così tante storie da raccontare e mondi da scoprire,chiunque può trovare quello che gli piace e per un po’ di tempo può evadere la realtà, che molte volte è triste e deludente

GIORGIA

La pioggia e le nuvole ,sono sempre state mie amiche, mi ricordano tante cose , belle e non, ed è come se riuscissi a fondermi con le gocce d’acqua a volte. Non riesco a descrivere l’emozione che provo quando sento il rumore della pioggia , ma vi posso assicurare che è la cosa più poetica e rilassante che abbia mai sentito nella mia vita. Mi aiuta a scrivere e a “sognare”, rappresenta un po’ il momento perfetto nel quale spegnere il cervello e distendersi a occhi chiusi a pensare . Toglietemi tutto ma non la mia amata pioggia, toglietemi tutto ma non i miei occhi.

DAVIDE

Per me è sempre stata come una seconda casa, il fatto di trovarti lì seduto davanti a uno strumento così imponente e vario, ti fa capire quanto alla fine conti davvero la dedizione che metti in ogni colpo di bacchetta che fai, questa dedizione che mi ha regalato lo strumento è un modo di approccio alla vita. Mi emoziona suonarla come fosse la prima volta

L’arancione è sempre stato un nostro compagno, e fin dal primo giorno ci ha accompagnato in questa avventura. Oltre che a stimolare la creatività è anche un colore caldo che suscita tranquillità e pace, allo stesso tempo assomiglia molto al rosso passione e questo ci spinge un po’ a trovargli anche un significato legato all’amore, amore che noie esprimiamo attraverso la musica. È un po il nostro filtro, è come affrontiamo le canzoni, la musica la vita.

(la foto sopra è una delle prime volte in cui abbiamo suonato assieme, e il colore arancione è dato dalle tende della sala prove)

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Pop

A casa dei PLZ, siamo stati al Supermoon Studio di Milano

Esce venerdì 8 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali e in distribuzione Believe Music Italy il nuovo singolo dei P L Z dal titolo “Cose belle“. Un nuovo capitolo per il duo senza volto di stanza a Milano: un’anima pulsante techno pop, una creatura luminosa dalle venature cantautorali che, come uno spettro,  vedevamo aggirarsi per la scena musicale già dal 2021, quando uscì l’album di debutto  “M E G A” (Costello’s Records), e che ora (finalmente) è di ritorno.

È successa una cosa bella”, “Abbiamo visto una cosa bella”. Quante volte abbiamo letto o scritto una caption così? Tra tutte le espressioni che rimbalzano per i social, cosa bella è la più emblematica: veste sempre, non impegna e si porta dentro il desiderio di essere accettati e, perché no, accompagnati, sostenuti nel salire al contrario le scale mobili della vita e della società. Un bisogno tutto umano, plasmato dalle convenzioni, distorto dalle regole dell’attrazione. Il pezzo è il resoconto semiserio di questa dinamica, calata in un rapporto di coppia e resa mantra technoide, tutto moine e spasmi che si inabissano in una notte darkwave, sotto la luce pulsante di un sole-lampione. “Ti scriverò soltanto cose belle, perché se no te ne vai via”: è l’idea malsana per cui accettazione, amore e affermazione sociale non passano dal superamento del conflitto, ma dalla sua rimozione.

La cover del singolo inaugura la collaborazione con il progetto BeautySucksOrKills di Emanuele Ferretti e rappresenta il primo di una serie di ritratti di ‘mostri carini’ che costituiscono il concept del nuovo album.

Per conoscerli meglio, abbiamo deciso di farci invitare a casa loro, al Supermoon Studio dove nascono i loro brani, e ci hanno mostrato cinque oggetti che parlassero anche della loro storia.

1. SUPERMOON LIGHT BEACON

La nostra casa è il Supermoon Studio, dove produciamo e ci riproduciamo. Questa è l’insegna faro che ci illumina nella notte: quando non abbiamo idea di dove andare a parare con un beat o un sample, una linea vocale o una frase, guardiamo quella luce azzurrognola e ci ricordiamo chi siamo e da dove veniamo. 

2.  LE MASCHERE “LATEX BIOSAS”

“Vivi nascosto” dice il saggio epicureo. Noi lo abbiamo preso alla lettera, coprendoci la faccia, appiattendo ogni tratto identificativo, in barba alle leggi antiterrorismo del pianeta. E lo abbiamo fatto un po’ per l’amico Epicuro, un po’ perché averle in faccia è una sensazione pazzesca. La nostra seconda pelle è puro lattice elastico e fragile. Qualcuna ci è esplosa in faccia mentre suonavano, qualcun’altra porta i segni indelebili del sudore versato (e mai asciugato). Sono le nostre compagne di vita, la nostra croce e delizia.

3.  TANZABÄR DIE TANZMASCHINE

Questa scatolina è fra gli elettrodomestici che preferiamo. Ci si cucina i beat in tutte le salse, electro, techno, garage, house. È tanto caruccia quanto stronza: scordatevi che vi tenga salvate in memoria le ricette. Ogni volta è come la prima volta con lei. Ma le vogliamo bene lo stesso, con lei si mangia da dio. 

4. EREBUS, IL DIO DEI BASSI INFERNALI

Come in ogni casa che si rispetti, anche al Supermoon Studio c’è un accesso diretto all’inferno. Nel nostro caso si passa da questo coso. Si tratta solo di intonare i suoi tre oscillatori, cosa possibile solo poche volte all’anno, in concomitanza di certe convergenze astrali o quando il pezzo che stiamo scrivendo è decente. Erebus è un dio dispettoso ed esigente. 

5. P L Z SYNTH BRUSH

Oggetto di piacere, strumento di precisione, la nostra spazzola da synth è un tool “necessario”. Ci si fanno dei cascami di suono stupendi, facendola scivolare dolcemente su tasti, knob e cursori. Un gesto rilassante che libera endorfine e ossitocina come neanche accarezzare un gatto. 

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Pop

5 dischi che probabilmente non avete ancora ascoltato (e dovreste davvero!)

Primo giorno di sole dopo settimane di pioggia, ed è tempo di bilanci. Di andare a recuperare qualche disco che forse vi siete persi negli ultimi mesi, distratti dalle playlist e dai tormentoni di Sanremo che sì, riempiono i nostri algoritmi ma ci fanno anche perdere qualche chicca. E per l’occasione ve ne abbiamo segnalati una cinquina!

Cerebral Surge OST” di Alberto Mancini

Primo capitolo, la colonna sonora di un videogioco. Alberto Mancini è un pianista e compositore di stanza a Zurigo che di recente ha condiviso questo suo lavoro, un tunnel oscuro nella mente umana che, con temi ossessivi e disturbanti, ci accompagna dentro questo viaggio fatto di luci al neon e oscurità. Mancini ha collaborato, tra gli altri, anche con Massimo Pericolo e la sua musica è un concentrato esplosivo di esperienze e influenze diverse, senza etichette e generi e, missà proprio di sì, vi abbiamo trovato la colonna sonora per il vostro pomeriggio di smart working. Catartico e bellissimo, anche a prescindere dal videogioco omonimo.

Riviera Airlines” di Amado

E a proposito di dischi che forse vi siete persi a causa di Sanremo, non possiamo che segnalarvi anche il disco di Amado, che vive proprio a Sanremo, quella vera che vive anche fuori dal via vai dell’Ariston. Nella vita è uno chef, ma lo vediamo benissimo a raccontarsi con brani scanzonati, arrabbiati ma senza esplosioni, come chi si è rassegnato. Qui dentro ci sono le sigarette, citazioni e omaggi a scrittori, attori, pittori, un grande grazie a tutte le influenze che hanno fermato Amado. L’Italia, la pasta al forno, una voce graffiante e un piano che ci accompagna per mano per tutte le tracce, il Brasile nel cuore e tanta nostalgia. Per i caffeinomani, per chi vuole sentirsi a casa, per chi ama Brizzi.

Io sono 2” del Sig. Solo

Quello del Sig. Solo è un nome che abbiamo visto tornare spesso nella storia dell’indie italiano, con le sue collaborazioni su e giù dal palco con Dente, Baustelle e più di recente Luca Urbani e Andy dei Bluvertigo, che ha collaborato anche a questo disco. “Io sono 2” è una rivendicazioni, un ritorno, un mondo dove elettronica e cantautorato si fondono, un quel sapore un po’ retrò che sa di Cani e di quando ci sembrava incredibile ballare sulle canzoni tristi, con i testi che parlavano di amori urbani e di ciò che vedevamo sempre. Oggi ci siamo più abituati, tanto che quello del Sig. Solo ci sembra qualcosa di famigliare che abbiamo già ascoltato, che già conosciamo, uno di quei dischi che ci sembra averci accompagnato in adolescenza, e a volte tornare indietro fa solo bene.

Parlo da solo nei centri commerciali” di Luca Urbani

E a proposito di Luca Urbani, non ci è di certo sfuggito questo disco dal titolo “Parlo da solo nei centri commerciali“: un disco intenso, autobiografico, un sogno in un club immaginario, di cui eravamo abituè negli anni Ottanta. Sembra proprio di esserci, là dentro, a guardare tutti quei personaggi strambi, accompagnati dalla voce profonda di Luca, che di storie sembra di averne veramente tante da raccontare. Un album sulla solitudine e l’amore, che a volte sono la stessa cosa.

Sembra ieri” di Pezzopane

E ultimo per oggi, vi segnaliamo un altro cantautore che forse non avete ancora avuto modo di conoscere. In giro da anni, tra la sua amata ed odiata Milano e l’Abruzzo, Pezzopane racconta la sua vita in musica, più per sè stesso che per gli altri, con timidi brani che racconta poco e forse lascia che siano gli altri a capire. “Sembra ieri” è una carrellata di tormentoni indie da urlare in macchina, che piaceranno ai vostri amici che non ascoltano musica ma seguono il calcio, ai vostri genitori e a chi si è lasciato da poco. Pezzopane è quell’amico che a fine cena tira fuori la chitarra, e un po’ ubriaco ci butta addosso le sue canzoni, che ci piacciono tantissimo, anche se quell’amico un po’ ubriaco non lo conosciamo neanche così tanto. Da scoprire!

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Pop

Cosa c’è nella camera di Amado

É uscito venerdì 1 marzo 2024 il primo disco del progetto Amado, alter ego musicale di Diego Pani. Un nuovo capitolo definitivo dal titolo “Riviera Airlines“, un disco dal sound internazionale eppure, a partire proprio dal titolo, che non può che dover tanto anche all’Italia. Amado, che divide le sue origini tra le nostre terre e il Brasile, gioca con la sua tristezza sfacciatamente pop e ci regala uno dei momenti musicali più intensi della scena indipendente, dolce amaro e trascinante. Il disco di esordio di Amado, trova quindi riferimenti musicali eterogenei attinti dall’ampio background del cantautore, mantenendo un filo conduttore e una freschezza assicurate dalla mano del giovane produttore Narduccey (Alfa, Big Mama).

Noi per l’occasione siamo stati a casa sua, ed ecco com’è andata.

La Tazzina azzurra che è anche nella copertina di Riviera Airlines, fotografata da Dario Bosio, è uno dei miei oggetti del cuore, un ricordo di mio padre a cui sono molto legato.



Il mio bracciale, anche questo in copertina, se è sul tavolo e non al mio polso significa solo una cosa: semaforo verde, sto suonando!

L’Atabaque rituale che è nell’ingresso. mi ricorda le radici di ciò che sono e infonde axè a tutta la casa. Importato direttamente da Bahia tanti tanti anni fa. Proibitissimo suonarlo.

Jack Frusciante é uscito dal gruppo, il mio libro del cuore, benché la stessa edizione non sopravviva più di un mese sullo scaffale: lo regalo sempre, diffondi il verbo!

Il mio giradischi: si può davvero chiamare casa senza?


 

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Pop

Cosa c’è nella camera di Scaleno

Esce proprio oggi giovedì 7 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali il singolo di debutto del progetto Scaleno, un brano sfacciatamente autobiografico dal titolo “Crescere” che segue alcune pubblicazioni informali e un percorso live già avviato, con la complicità dei musicisti Luca Cotroneo alla chitarra e Davide Vaglia alla batteria.

Crescere” parla di quando Scaleno aveva vent’anni: è una canzone che cerca di capire cosa ci serve per uscire dagli schemi di pensiero più tossici della nostra società, che ci legano alla tristezza e alla frustrazione. Per citarlo direttamente, in quel periodo Scaleno era un piccolo maiale, con idee bizzarre, confuse e distorte sulla donna — e, in generale, sulla vita.

Noi ci siamo fatti invitare a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato!

  • Lavagna per ricordarsi

Ho una memoria ottima per le cose che sono già successe, mentre ho una memoria pessima per quelle che devono accadere e soprattutto che devo fare. Il lessico italiano è piuttosto povero: è chiaro che queste due cose sono funzioni mentali completamente diverse, eppure si chiamano entrambe “memoria.” Vabbè. Questa lavagnetta mi aiuta a ricordarmi di uscire di casa senza dimenticarmi quello che devo fare nelle prossime ore, o nei prossimi giorni. È carina e mi soddisfa molto il fatto che ci sia una parte liscia dove scrivere e una parte di sughero, anche se quella di sughero non la uso quasi mai, sigh.

  • Pupazzo balena

Il pupazzo balena ha cambiato la mia vita. Mai 25 euro furono meglio spesi. “Cosa lo compri a fare?,” mi venne detto da una voce solo apparentemente ragionevole alla cassa dell’Ikea di Carugate. Ora sta in cima al mio divano: potrebbe sembrare che l’unica sua parvenza di utilità pratica sia tenere in bocca — chiudibile con una raffinata cerniera lampo — il telecomando, evitando che si perda tra i cuscini. Ma c’è molto di più, come gli abissi più profondi si aprono sotto il mare sereno: mi ha fatto riscoprire quanto sono belli i cetacei, dando il via a infinite e produttive peregrinazioni notturne sulle pagine di Wikipedia che parlano di megattere, balenottere e tursìopi. Il pupazzo balena rallegra le mie giornate, addolcisce le mie notti, riduce la distanza tra le tenebre padane e il mare. 

  • Poster commie “no war but class war”

Niente guerra. Però è giusto combattere lo sfruttamento, le prepotenze e l’oppressione di chi ha tutto verso chi non ha niente. Come abbiamo ottenuto la giornata lavorativa di otto ore? E le ferie pagate? E i giorni di malattia? Ecco. L’abbiamo appeso in inglese, così i nostri vecchi che non sanno la lingua e non sono proprio schierati sulle posizioni di Lotta continua non capiscono cosa c’è scritto.

  • Egidio (scheletro giocattolo)

C’è chi ha gli scheletri nell’armadio, io il mio l’ho messo nella libreria. Si chiama Egidio. Come, di chi è? “Il padrone della casa contigua al quartiere delle educande, era dunque un giovane scellerato: e si chiamava il signor Egidio. Suo padre, uomo dovizioso bastantemente, non aveva avuta altra mira nell’educarlo, che di renderlo somigliante a se stesso: ora egli era un solenne accattabrighe. Egidio non aveva quindi sentito dall’infanzia a parlar d’altro che di soddisfazioni e di fare stare, non aveva veduto quasi altro che schioppi e pugnali.”

  • Il tavolino sul balcone

Mi piace molto il vino bianco fermo, ancora più del prosecchino. Cosa c’è di meglio di bersi un bicchiere sul balcone, nelle sere d’estate o di primavera, mangiando il melone o sgranocchiando le patatine? Nulla, esatto. Qualche anno fa ho comprato questo tavolino con sedie a una di quelle eterne SVENDITE TOTALI in quei negozi di articoli per la casa nei centri commerciali, che dovrebbero essere SOLO FINO A ESAURIMENTO SCORTE ma che misteriosamente ci sono letteralmente sempre. Cin cin.

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Pop

Le 5 cose preferite di Kiesa

Kiesa è un giovanissimo artista nato in Sicilia e cresciuto a pane e sonorità urban. “Una vita qualunque” è uno spaccato del suo vissuto, oltre che il suo nuovo singolo. Gli abbiamo chiesto quali siano le sue cinque cose preferite.

Viaggiare

Che sia in macchina, in treno, in bus o in aereo viaggiare è da sempre una cosa che amo fare. La totale impreparazione a quello che potrà succedere durante il viaggio è la parte migliore del viaggio in sé, le esperienze e i ricordi fanno anche da buon motivo.  L’ultimo motivo risiede nel raccontare i viaggi, ognuno di noi li vive in maniera personale quindi c’è dell’arte anche in questo

Il booth di registrazione

Il booth o la sala di registrazione è il luogo in cui sento Kiesa prendere il sopravvento per portare fuori il più possibile ciò che gli sta stringendo dentro. Trovo degli attimi di pace, dove sento quasi non toccare terra… mentre trovo anche dei momenti di guerra, dove sento il mondo remarmi contro e l’assoluta voglia di uscirne vivo.

I Libri

Da sempre i libri hanno giocato un ruolo fondamentale per il mio istinto artistico. È come se fossero linfa vitale. Da loro riesco a trarre benefici, storie da raccontare, pensieri e a volte anche colori e profumi. Spero di non smettere mai di leggere. 

Ho inserito l’immagine dell’ultimo libro letto “Il piccolo principe” regalo di natale da parte della mia migliore amica. Un libro che consiglio a tutti, sopratutto ai più grandi in modo da poter vedere la grandezza nel piccolo. 

Il Computer

Fin da piccolo sono stato un fan della tecnologia e non a caso oggi lavoro con essa, nell’ambito della sicurezza informatica. Il computer è un mondo in cui riesco ad immergermi senza troppa difficoltà, pieno di informazioni e risorse utili per il futuro. Il computer è anche dove scrivo la maggior parte delle mie canzoni, mi trovo a mio agio con una base in loop e un software di scrittura davanti.

Ascoltare musica

Sembrerà banale e scontato però per me ascoltare musica, scoprirne di nuova o ritornare alla zona di comfort è la cosa che adoro di più! Viaggio in posti tutti miei e mi faccio trasportare dalle sensazioni

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Indie Pop

L’indie italiano riparta da Simone Matteuzzi

Già paragonato a Beck in tempi non sospetti (fonte: Il Sole 24 ore), singolo dopo singolo il talentuoso cantante e compositore polistrumentista Simone Matteuzzi, dalla remota provincia di Milano, si sta facendo spazio nel panorama discografico italiano facendo sfoggio di tutta la sua ecletticità e portando una freschezza e una poetica che non stanno lasciando indifferenti stampa, addetti ai lavori e pubblico.
Con il suo ultimo brano “Affinché il mare”, si delinea ancora meglio la pluralità artistica del suo profilo: una poesia onirica sotto forma di ballad disarmante per tenerezza e per splendore, che chiude il cerchio iniziato con la schizofrenica “Ipersensibile” (brano che lo ha portato tra i finalisti di Musicultura 2023), offrendo una visione decisamente più completa dell’universo sonoro di Simone, che siamo sicuri però essere ancora più ampio.
Ad aprile in arrivo il suo disco d’esordio sotto la guida di Costello’s Records e con distribuzione Virgin Music Italia e noi non vediamo l’ora.
L’indie italiano riparta da Simone Matteuzzi!

Ascolta i singoli usciti fino a ora qui:

Biografia

Simone Matteuzzi, cantautore e musicista della nebbiosa provincia di Milano, classe 2001, scrive e realizza le sue canzoni sonnecchiando qua e là tra accordi, profumi, sillabe e impressioni; forse con grande acutezza e sensibilità, o forse con un’ironia agitata, brulicante. Sin da bambino è innamorato della black music, suggestione che completerà negli anni del liceo con la scoperta e lo studio del jazz, della classica, del cantautorato e di vari generi sperimentali.
Suona in numerosi locali di Milano e hinterland con progetti jazz e cantautorali. Nel 2022 vince il Premio“Ricerca e Contaminazione” della Pino Daniele Trust Onlus, con la quale partecipa successivamente come artista e tastierista all’evento “Qualcosa Arriverà”, audiovisual performance nella Galleria Umberto I di Napoli. Nel 2022 inizia a collaborare, come artista e produttore, con Zebra Sound, società di produzione ed edizione musicale di Milano, con la quale produce il suo progetto d’esordio. Con il suo singolo “Ipersensibile” è tra gli otto vincitori dell’edizione 2023 di Musicultura, Festival Della Canzone d’autore e della canzone popolare in lingua italiana e tra i finalisti di Jazz the Future, concorso indetto da JazzMI e Volvo Studio Milano. Nel 2023 inizia la sua collaborazione come artista con Costello’s Records.

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Fonte: Costello’s Records

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Indie Pop

“Bordi”, il nuovo singolo del duo Wabeesabee

“Bordi”, il nuovo singolo degli Wabeesabee, uscito il 23 febbraio 2023, si insinua nei cuori degli ascoltatori con una forte carica emotiva.

Il secondo singolo dei Wabeesabee, estratto dall’album “Isole”, si intitola “Bordi” e si distingue per la sua capacità di afferrare l’ascoltatore nei momenti di oscurità e solitudine. La band si è posta l’obiettivo di creare una canzone che fungesse quasi da mano tesa, un’ancora di salvezza durante i momenti più difficili della vita. Gli Wabeesabee ci mostrano di aver voluto esplorare il concetto della percezione delle relazioni umane. Il brano si articola intorno all’idea che l’isolamento può creare un muro illusorio tra noi e gli altri, ma che alla fine ciò che conta è la volontà individuale di superare le proprie sfide. Questa volontà, secondo la band, rappresenta una responsabilità personale che nessun’altro può assumersi al nostro posto.

Con influenze profonde della black music, “Bordi” offre un viaggio emozionale attraverso tematiche di rinascita, speranza e resilienza. La canzone invita gli ascoltatori a esplorare il proprio io interiore e ad abbracciare la bellezza e la complessità dell’esperienza umana.

Puoi ascoltare il brano qui:

Biografia

Andrea (batteria e cori) e Saverio (chitarre, tastiere e voce) sono il doppio cuore degli Wabeesabee. Il nome nasce da “Wabi-sabi”, visione del mondo fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose. Nel 2021 pubblicano il primo disco, “Muktada” (Pulp Dischi/Artist First).

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Fonte: Costello’s Agency

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Elettronica Intervista Pop

Il nuovo EP di ELIO guidato dai quattro elementi naturali. L’intervista al cantautore laziale che ama l’elettronica

Il 30 gennaio 2024 è uscito “Un nuovo richiamo”, l’EP d’esordio di Elio con distribuzione Artist First. Abbiamo colto l’occasione per fare qualche domanda al cantautore.

Ciao Elio, rompiamo il ghiaccio chiedendoti di raccontare ai nostri lettori cosa ti ha spinto a intraprendere la carriera solista, dopo quasi 10 anni di esperienze musicali variegate, tra le quali ricordiamo quella di gruppo con Il Grande Capo e l’interessante progetto Animaliguida, dove assieme a Roberta Lanave creavate degli happening a cavallo tra una performance teatrale e un concerto sperimentale.

Ciao!

Il mio rapporto con la scrittura è un rapporto assiduo da quando ho 15 anni. Ho sempre visto la “struttura Canzone” come un contenitore all’interno del quale inserire quello che vivevo nell’istante in cui lo vivevo. Lavoro in teatro da sempre e conosco persone meravigliose che negli anni hanno collaborato con me, e che hanno contribuito a trasformare il mio “centro di gravità permanente”. Ma due anni fa ho capito che era necessario assumersi la responsabilità di un gesto solitario, di un’azione artistica che avesse totale appoggio sulle mie stesse radici e in cui specchiarmi e ritrovarmi. 

Per il tuo percorso solista hai avuto al tuo fianco Roberto Cammarata, musicista e produttore già “dietro” importanti realtà palermitane come La Rappresentante di Lista e Omosumo. Come si è sviluppato il lavoro con lui?

Il lavoro con Roberto è stato intenso e coinvolgente. Ha colto nelle demo che gli avevo proposto dei lati che non avevo valutato, li ha amplificati e ha dato respiro alla struttura musicale, senza aver paura di dare un taglio diverso rispetto all’originale. Ho seguito i suoi suggerimenti, le sue visioni, e ho imparato moltissimo da lui. E’ stato davvero molto importante per me. 

Il tuo EP d’esordio ha un concept molto particolare, una sorta di viaggio introspettivo attraverso diverse fasi della vita. Com’è nata l’idea di associare le canzoni del disco ai quattro elementi naturali?

Quando ho scelto i brani dell’EP ho volutamente scelto quattro canzoni molto diverse tra loro. Ho immaginato di potermi presentare attraverso le varie sfaccettature del mio mondo creativo. Ho cercato di specificarne sempre di più la differenza, ed ecco che gli elementi naturali sono venuti in aiuto. Ogni canzone ha un particolare e dettagliato rapporto con l’elemento a cui è stata associata.

Sappiamo che Giovanni Lindo Ferretti e Franco Battiato sono un po’ i numi tutelari del progetto. Ci sono stati anche ascolti internazionali che hanno influenzato il sound e lo stile di “Un Nuovo Richiamo”? In certi momenti ci sembra che ti sia avventurato vicino a lidi elettronici nordeuropei.

Sono contento che sia arrivata questa sensazione. Adoro i Royksopp, Kalkbrenner e in generale la musica elettronica nordeuropea (mi viene in mente anche Rasmussen). Non nego di essere anche molto condizionato dai Depeche Mode e dall’indietronica francese, che negli ultimi anni imperversa nei miei ascolti.

Ci salutiamo con una curiosità. Leggendo i crediti del tuo lavoro abbiamo notato che dietro le foto e l’art direction del disco si cela Ilaria Tortoriello, la stessa persona che suonava il basso nella tua vecchia band, Il Grande Capo. Se non si tratta di un clamoroso caso di omonimia, puoi raccontarci come si è sviluppata la nuova collaborazione con lei?

Io e Ilaria ci conosciamo da quando avevamo 16 anni. Entrambi facciamo parte di un piccolo gruppo di creativi che come noi sono cresciuti nel Sud Pontino, che hanno vissuto anni bellissimi di musica live, spaziando tra tantissimi generi musicali, e che negli anni non hanno mai smesso di credere nella ricerca artistica, facendola diventare il loro modo di sopravvivere. Abbiamo suonato insieme per quattro anni ma Ilaria nel frattempo è diventata una fotografa straordinaria. Abbiamo creato un concept che accompagna ogni canzone dell’EP. Mi sono affidato completamente, anche perché la collaborazione che dura da anni in questi casi fa la differenza. Ilaria ha dato al progetto ancora più forza grazie al suo lavoro.

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Indie Pop

In arrivo il disco d’esordio di Pugni.

Abbiamo ascoltato in anteprima il debut album di Pugni, musicista pisano trapiantato a Torino, in uscita nei prossimi mesi. Salta subito all’occhio che ciò che caratterizza l’artista e muove il suo percorso creativo è l’incontro tra le sue due identità: psicologo e cantautore. Partendo dalla quotidianità della sua professione, Pugni si pone l’obiettivo di scavare nell’animo fino ad arrivare ad indagare l’inconscio tramite le proprie creazioni musicali cercando di trovare un significato ai tormenti di ogni giorno. Come la sua personalità, anche il disco di Pugni rivela una doppia anima: la voce del cantautore alterna momenti delicati e urlati, così come la musica passa da chitarre dal sapore grunge ad attimi più folk. Pugni proprio come la lotta interiore che ognuno di noi deve affrontare continuamente.

La distribuzione delle sue opere è affidata a Believe Music Italia, mentre GDG Press seguirà l’ufficio stampa del progetto. A breve fuori il primo singolo estratto.

ph: Giulia Bartolini

BIO
Lorenzo Pagni, in arte Pugni, nasce nel 1993 sulle sponde di un fiume e cresce navigando sulle sue acque. Per la maggior parte della sua vita, ogni giorno, ha passato ore seduto su una canoa, sorretto dall’acqua e circondato dagli alberi, in silenzio, ripetendo lo stesso gesto milioni di volte. Pugni scopre la musica da bambino grazie ai dischi del padre, ma la comprende nel ritmo cadenzato dalle remate. Quella chiamata sarà tanto forte da trasformare il remo in una chitarra e la fatica in conoscenza dell’animo umano. Lorenzo di giorno fa lo psicologo in una clinica psichiatrica, di notte scrive canzoni.

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Fonte: Costello’s Records