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Indie Internazionale Intervista Pop

Lupofiumeleggenda: (Dialoghi italiano) è il primo ep da solista

“(Dialoghi italiano)” è il titolo del primo ep solista di Nicolò Verti, in arte Lupofiumeleggenda. L’ep sviluppa il concept del “dialogo”, inteso come necessità. Un dialogo non necessariamente verbale, ma fatto anche di contatto e sguardi, connessioni, emozioni. Lupofiumeleggenda si presenta come autore di canzoni, canzoni pop, proponendo un lavoro che mantiene le radici nella tradizione della musica “leggera” italiana (in particolare per quanto riguarda la “forma canzone” e l’approccio alla scrittura del testo) cercando allo stesso tempo di applicare soluzioni di metrica, linguaggio e scelte sonore provenienti da generi e artisti più internazionali. Anticipato dai singoli Troppi Anni, AXL e DOPE, alle tracce già pubblicate si aggiungono i brani “Amateur” e la focus track “Nuova luce”. Chiude il disco, “Ho bisogno di te”, una canzone acustica dall’atmosfera più intima.

Abbiamo fatto qualche domanda a Lupofiumeleggenda:

  1. Ciao è da poco uscito “Dialoghi italiano” ci racconti un po di questo tuo primo lavoro da solista e del tuo nuovo progetto musicale?

Ciao a tutti intanto!

DIALOGHI parla della necessità di comunicare. Il titolo, preso in presto dal mondo della pornografia, gioca su un concetto un po’ beffardo e paradossale: nel 2023, le persone trovano eccitante il dialogo, ancora e più che mai.

L’anno scorso mi sono trovato 30enne, con un lavoro e senza una band. Giuro che mi sentivo perso.

Poi ho pensato che dare seguito alle mie passioni dipende solo da me e adesso siamo qui a spingere sul progetto.

2. Come mai la scelta del nome d’arte “Lupofiumeleggenda”?

Lupofiumeleggenda era il nome della mia vecchia Band.

Lo avevamo scelto perché noi siamo gente di campagna, molto legata alla natura, ai suoi ritmi, ai suoi segreti. 

Quando ci siamo sciolti ho deciso di tenere il nome perché oggi dice molto sul “dove voglio andare”

E poi penso non lasci indifferenti, o piace o non piace, però si fa notare😂

3. Questo primo lavoro è incentrato sul concept del dialogo e della connessione tra le persone, cosa ti ha portato a questa scelta?

È una consapevolezza maturata spontaneamente, canzone dopo canzone.

Mi sono accorto che intimità e dialogo sono le cose di cui ho più bisogno….lo leggo ogni volta dentro ciò che scrivo

Ho pensato che forse, anche per gli altri è così…da qui il concept

4. Quali sono le tue influenze musicali più importanti? A quali artisti ti sei ispirato per produrre questo EP?

Wow, un treno di artisti

Per testi e melodie per me esiste solo Vasco, ma dire “ispirato a Vasco” è blasfemia pura, quindi passo

Sul sound ti posso dire Post Malone, Dayglow, DIIV, Surf Curse….ed Emanuele Santona, il mio musicista preferito

5. Venendo da una lunga esperienza con una band quali sono state le principali differenze nel lavorare come solista? 

Intanto ho scoperto che solista è un concetto sbagliato…la musica non è vero che si fa da soli

Io ho condiviso tutto con Santona ad esempio. 

Di certo mia, è la responsabilità globale delle cose che dico. 

C’è la mia faccia insomma!

Sono un emergente però per me questo è importante

Non mi ha obbligato nessuno ad espormi, è una mia scelta, per cui devo dargli un peso.

6. Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare 

Per me spacca!

In America ti dico Del Water Gap (gli ho anche chiesto un feat via mail, mi ha risposto…dice di no, ma è stato super carino)

In Italia un botto di gente, ma voglio dirti tre emergenti della mia città (Parma): Alberi noi, Taha e Supo….

Dico questi solo per affinità musicale col mio progetto, ma anche gli altri spaccano.

C’è fermento in zona

7. Progetti per il prossimo futuro?

Eh un bel po’

Sto registrando nuovi brani con un bel produttore romano, scrivo con Santona, dal 2024 le date e in mezzo a tutto questo sto diventando Papà

Un bel casino la musica e la vita, ma tanto la musica è la vita quindi…

A presto! LFL

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Pop

Le 5 cose preferite di Roberto Quassolo

Fuori dal 4 ottobre “Back To The Real”, il nuovo singolo di Roberto Quassolo. Il brano fa parte dell’album “Acoustic Curtain”, una raccolta di canzoni ben suonate e cantate in inglese. Il cantastorie è tornato dopo il disco “Il Fabbricanuvole” con uno progetto pulito dove si sente come nasce davvero una canzone: voce e chitarra. “Back To The Real” è il primo tassello di questo grande puzzle.

“Back To The Real” ha un sound avvolgente, a tratti malinconico ma di quella malinconia che riesce a darti la carica per andare avanti. Il singolo è una riflessione su sogno e realtà.

Noi volevamo conoscerlo meglio, e gli abbiamo chiesto quali fossero le sue cinque cose preferite.

Val Varaita

Ci sono luoghi a cui senti di appartenere da sempre, strade e sentieri di montagna che riconoscono il suono dei tuoi passi, piccoli corsi d’acqua che sembrano chiamarti per nome, mentre ancora una volta vai perdendoti nei boschi alla ricerca di lupi e caprioli sperando tutto ciò possa ricordarti chi sei. E in un attimo seì già al confine…

Il due Fiumi 

Sono nato e cresciuto nella città dove Ticino e Po si incontrano. Ho sempre amato fin da bambino sedermi sulle rive di questi fiumi dove spesso mio padre mi portava a pescare. Ora come allora, tutte le volte che ne avverto il bisogno, mi rifugio là, dove puntualmente rivolgendomi allo scorrere delle loro acque, cerco risposte alle infinite domande che sono solito porgermi.

Il Fuoco 

Ho ancora vivo il ricordo dei fuochi accesi nei camini delle cascine che ero solito frequentare in giovane età nelle fredde giornate di inverno. Come ipnotizzato rimanevo per ore a guardare la colorata danza delle fiamme che veniva da me alimentata di volta in volta con carta e piccoli pezzi di legna. Altrettanto significativo è stato poi il fuoco dei primi falò nelle notti d’estate, quelli in cui bastava una chitarra e una buona compagnia per accendere la vita. 

Il fuoco è la passione, quella per la vita, per la musica, la fiamma che spero possa ardere, ancora per lungo tempo.

Abigail

Bastò una foto e me ne innamorai. Come poteva non far parte della mia vita una gatta così? Lei che sembra uscita da una cover di un disco dei Kiss e che non perde occasione per ricordarmi quanto il suo temperamento sia effettivamente rock. Chiamatela Abby, se ne avrà voglia vi risponderà.  

 Le Nuvole

Amo le nuvole, amo ciò che per me rappresentano, amo la loro fragile esistenza, amo prendermene cura. Perché mai, mai, mai, ho pensato fosse inutile fabbricare nuvole, ma questa…è un’altra storia.

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Indie Pop

Cosa c’è nella home studio di PIER

Questi sono 5 angoli del vecchio appartamento di famiglia che Pier nel corso degli anni sta trasformando sempre più in uno studio di registrazione.

“È una cosa molto folle e nerd che si è cominciata a realizzare durante la quarantena quando, con tutto il tempo libero a disposizione, ho potuto fare oltre 1000 saldature e costruire una cinquantina di pannelli per il trattamento acustico. In pratica ho creato un sistema per collegare tutte le stanze alla regia (che si trova in cucina) e si può registrare musica da qualunque punto della casa (manca solo il bagno…hehe). Mi è sempre piaciuta l’idea di produrre musica in un ambiente domestico che mettesse a proprio agio le persone, senza la “soggezione” di stare in studio…c’era a disposizione a costo zero questo posto fantastico a 100 metri dal mare e a 30 minuti dalle montagne, e così non ho potuto resistere e ho costruito questo piccolo sogno a cui ogni giorno sto aggiungendo un piccolo tassello! Vi porto dentro.” (Pier)

IL DESK

Questa è la mia scrivania. Ho portato un mio progetto a un falegname di fiducia e lui l’ha realizzata esattamente come volevo! Poi ho installato i rack negli spazi appositi di fianco allo schermo: per accenderli, prima ero costretto a scendere ogni volta sotto la scrivania e fare un processo scomodissimo per attaccare e staccare le spine alla corrente una ad una, poiché nessuno di questi aggeggi è dotato di interruttore. Per rendere rapido questo processo, li ho attaccati a delle ciabatte di corrente smart e dato loro i nomi dei 4 Saiyan di Dragon Ball Z, ora per accenderli mi basta dire “ok google! Accendi Goku, Vegeta, Nappa e Radish” ed è fatta. In fondo un compressore chiamato Goku è una figata atomica. Ci sono anche anche altri dispositivi tra cui un onorevole menzione va al reamp box che ho chiamato Tensing…purtroppo sarebbe impossibile ora fare tutto l’elenco, ma immagina il mio orgoglio nerd che esplode ogni volta.

IL PIANO

Questo è di sicuro l’angolo più emotivo. Quello che vedete è il piano su cui ho imparato a suonare ed è con me fin da quando ero solo un cinquenne. Cioè avevo 5 anni, si può dire cinquenne? Boh. Comunque, sopra al piano potete invece ammirare il Modular Dio, un Synth che ho assemblato pezzo pezzo nell’arco degli anni e con cui si possono ottenere suoni Super Sayian, sempre per citare il manga con cui sono cresciuto. E per non perdere neanche un istante di ispirazione ho insegnato a Google che se dico “sono ispirato!” lui deve accendere tutte le luci attorno al piano con determinati colori e a bassa intensità, in modo che io possa suonare in quest’ambiente soffuso. È bello avere uno schiavo e non sentirsi neanche in colpa visto che questo è digitale e non potrebbe neanche accorgersi di esserlo…hehe

LABBAITA

Questa è la baita ma va scritto tutto attaccato perché il mio soprannome storico è Labbè (la bestia) e quindi se la bè è labbè, la baita è labbaita. È un pezzo di muro che non c’era in questa stanza e che ho costruito assieme a mio padre. Il progetto in corso è appenderci delle lettere di legno e scrivere proprio “LABBAITA”, come se fosse un insegna, e in più voglio metterci un bel po’ di piante. Il legno mi mette tranquillità da sempre e quindi ne ho voluto un po’ nella stanza dove sto dormendo, poi ci ho appeso la tv creando un bell’angolo da gaming. Questo perché nella mia “visione” sfidarsi a FIFA a fine lavoro prima di dormire è un processo importante al pari di registrare le voci. Non si può prescindere. Solo giocando a FIFA conosci davvero la persona per cui stai producendo. O al massimo Tekken.

LA SALA

Questa è una parte che ha richiesto tanto lavoro di trattamento acustico (e c’è ancora un bel po’ da fare) e veramente tante saldature per fare un collegamento adeguato alla cucina/regia. Appendere i pannelli al soffitto è stato super stancante, però…è valsa la pena! Non so quanti brani sono stati prodotti qui dentro, quante vite ho toccato e mi hanno toccato attraverso la musica, quanti amori sono passati di qua. È bello vivere in prima persona la crescita dai primi lavori ad oggi, con una serie di piccole soddisfazioni che sono sempre più frequenti tra inserimenti in playlist editoriali di Spotify, Amazon e Apple, vittorie di concorsi, collaborazioni importanti.

LA CUCINA

Questa infine è la cucina. Il mio si chiama BAR44 Home Studio perché il primo “studiolo” domestico l’avevo creato nella mia stanza in Via Baretti 44 quando vivevo a Torino, e dato che il primo seme era stato piantato lì ho voluto portarlo con me e farlo crescere a Pescara dove vivo ora. Visto che c’era questo “bar” in mezzo al nome, ho aggiunto in cucina questa penisola con degli sgabelli alti ed è stato un vero tocco di classe per la regia. Mentre si produce, c’è chi cucina, chi mangia, chi prende il caffè, e per questo si crea la magia di “sentirsi a casa”. Spero tanto che questa mia piccola oasi venga sempre più conosciuta perché ogni brano qui è un’esperienza unica sia per me e che per chi viene!

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Pop

Le 5 cose preferite di Nodonord

NODONORD presenta il suo singolo di debutto “Il Mostro“, disponibile in tutti i digital store dal 29 settembre. Si tratta di un brano dai ritmi incalzanti: un indie pop condito di un po’ di elettronica.

Il Mostro” attraverso un sound leggero e accattivante vuole parlare di temi profondi, vuole parlare delle contraddizioni dell’animo umano. Uno scontro tra valori, vita reale e desiderio di essere buono. NODONORD come un esploratore si tuffa nel suo inconscio alla ricerca di risposte portando a galla questa canzone.

Noi volevamo conoscerlo meglio, e siamo partiti dalle sue 5 cose preferite.

1 Mia moglie

Greta, la mia persona preferita: è un’inesauribile fonte di ispirazione ed un’incredibile compagna di vita. E’ la prima persona che ascolta la mia musica, la prima persona a cui chiedo consiglio, la prima persona a cui affiderei la mia vita, un pilastro fondamentale della mia esistenza. Anche se non abbiamo sempre gli stessi gusti, condividiamo la passione per la musica e ascoltiamo un sacco di cose insieme.

2 La natura 

Luogo privilegiato dove trovare me stesso, periodicamente ho la necessità di uscire dall’ambiente urbano per ritrovare gli spazi e le sfide offerti solo dalle montagne, dal mare e dalle piante. Mi appassiono ad osservare gli animali e voglio scoprirne ogni più piccolo segreto (ore e ore immerso nelle pagine di wikipedia a studiare le rotte degli uccelli migratori). Sogno un mondo che sia in grado di tutelare il magnifico regalo che ci è stato fatto con questo pianeta. 

3 I miei gatti

Calcifer è un coccolone pazzesco, Birki è una fuori di testa. La nostra routine quotidiana prevede cinque minuti di coccole ogni mattina e ogni volta che attraverso la soglia di casa per rientrare. La loro passione è salire sul pianoforte mentre sto suonando per reclamare il loro diritto inalienabile alla mia attenzione. Ovviamente io cedo sempre!

4 Le seghe mentali

Come ogni artista rispettabile passo ore intere immerso nel mio mondo interiore, non posso farne a meno. Che sia per progettare un qualche futuro immaginifico oppure per capire quali corde della mia emotività ha toccato l’ultima serie che ho guardato, spendo una quantità incredibile di tempo (e di importanti energie mentali) a scavare dentro di me. Il prezzo è un costante spaesamento nel mondo reale, il premio sono le mie canzoni

.

 

5 La musica

Da che ho memoria, ogni momento della mia vita è associato in qualche modo alla musica. Ogni mia esperienza, brutta o bella che sia, è rielaborata con la musica. Passo le giornate a canticchiare canzoni, ad ogni parola che mi viene rivolta rispondo con un motivetto. Mi sono dato come compito personale di ascoltare almeno una volta tutta la musica in cui mi imbatto, ovviamente è difficilissimo perché ce n’è veramente tantissima, ma alla fine a tutti è concesso di sognare in grande.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Delvento

Esce venerdì 13 ottobre 2023 su tutte le piattaforme digitali (in distribuzione Ada Music Italy) il nuovo singolo del progetto Delvento. Il brano, dal titolo “Tetto del mondo“, è  stato scritto, composto e prodotto dallo stesso Delvento, in occasione dei Bootcamp di X-Factor 17, andata in onda su Sky e NowTv nei giorni 5 e 12 ottobre. Il brano è parte di un doppio singolo dove sarà presente anche “Fiore di Maggio“, la cover di Fabio Concato cantata nella fase delle audition. 

In occasione dell’uscita del brano è previsto un tour autunnale di oltre 15 date, tra cui quattro appuntamenti a fianco di Nicolò Carnesi nel centro Italia a Ottobre, la Milano Music Week a Novembre e un grande evento nella nativa Messina a Dicembre, prima di concludere a Roma a Gennaio 2024.

Noi volevamo conoscerlo meglio, e ci siamo fatti portare a casa sua per farci mostrare cinque oggetti del cuore. Ecco com’è andata!

Questa Yashica M è una Macchina fotografica comprata da mio nonno nel 1960, è una macchina senza componenti elettroniche che oltre ad essere un prezioso ricordo fa ancora il suo dovere.

La mia ragazza fa un sacco di quadri, a volte mi fermo a guardarli per un sacco di minuti mi ci perdo totalmente dentro inebetito, non so come dirvi perdo la cognizione del tempo e resto li, magari è anche una scusa per venire meno alle responsabilità e sentirsi liberi senza sensi di colpa ahahah. Questo per me è uno dei più significativi, ha ispirato pure un brano che ho scritto che s’intitola l’Isola Verde|Blu. Se volete ascoltarlo lascio il link   L’Isola Verde|Blu

Raga qui momento delirio, ebbene si! Ho una bottiglia di vino di Al Bano firmata da Al Bano. Ai confini del Nonsense Italiano posso dirvi che non ho idea di come sia finita in casa mia però sti cazzi, Già sacra reliquia del più alto stipetto in cucina. Ps: Ma che sorriso c’ha? 🤩

Raga dovete sapere che le scale di casa dei miei sono una libreria su più piani, libri su libri dai tempi dei miei bisnonni. Da quando sono bambino riesco a pescare sempre un libro nuovo che prima passava inosservato; è come se i libri spuntassero dal nulla ogni giorno uno nuovo ogni giorno uno diverso, semplicemente ce ne sono così tanti che molti passano inosservati agli occhi e si manifestano solo al momento giusto. Tutta questa premessa per dirvi che quest’estate mentre andavo giù per le scale un nuovo libro è apparso davanti a me, pensate un po la mia reazione trovandomi davanti un libro chiamato “Il libro Del Vento” considerato il mio Nome. Mi sono sentito in un attimo scritto e chiuso in un libro, in un libro del 1984. Da quel giorno questo libro fantastico gira sempre con me in tutti i miei viaggi quasi come un porta fortuna e lo leggo e lo rileggo quando ho bisogno di sentire il Vento addosso, elemento imprescindibile della mia esistenza.

La mia collezione di Musicassette. Ne ho veramente infinite, la mia preferita è “Rimmel” di De Gregori.

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Indie

Cosa c’è nella camera di Adriano

Si intitola “Panico Mentale” ed è il nuovo EP di Adriano, uscito lo scorso 29 settembre. Prodotto da Andrea Normanno (Cratere Centrale, Ketama 126), il nuovo lavoro di Adriano tocca i colori tenui dell’autunno pur restando legato alla spensieratezza estiva. Sfumature funky si mischiano all’attenzione per la poetica cantautorale.

Noi siamo entrati nella sua camera per farci mostrare cinque dei suoi oggetti più iconici e che meglio lo rappresentano.

Il primo oggetto che vi mostro è il mio sketchbook. In realtà ne ho tantissimi ormai, sparsi in tutta la stanza, e sono quanto di più intimo credo di possedere. Oltre a disegnarci su, sono una raccolta dei mie pensieri, idee, canzoni, sogni, dubbi e appunti. Spesso li rileggo e rielaboro testi che avevo scritto.

Il secondo oggetto è “Storie di ordinaria follia” di Bukowski. Non sono solo i racconti che contiene che per me hanno significato, ma anche cosa rappresenta questo libro per me. Non ero un grande lettore prima che me lo regalassero, è stato il primo che ho letto dall’inizio alla fine, e da lì la mia passione per la lettura è cresciuta sempre di più. Inoltre mi ricorda di finire le cose e di non lasciarle a metà.


Il terzo oggetto è questo bellissimo regalo. È una stampa d’autore che rappresenta lo spettro sonoro di “Vieniconme”, il primo brano che ho pubblicato. Mi è stata regalata da amici a me cari (che poi sono diventati anche i miei produttori) con cui è nata un’importante collaborazione che ha dato il via al mio progetto musicale. È come se fosse il punto zero di questo percorso.


Il quarto oggetto è quello più divertente, forse. Mi è stato regalato per i miei 23 o 24 anni da un mio grande amico. Sono un fan, non troppo sfegatato, di “Star Wars” e questa action figure di Darth Vader, nonostante il suo aspetto cattivo, mi rassicura: mi dà l’impressione di essere un protettore: sorveglia la stanza e porta delle good vibes.


Ed eccoci alla fine, il mio quinto oggetto è questo pothos che porto sempre con me in qualsiasi casa in cui mi trasferisco. Mi fa stare bene avere un po’ di natura accanto mentre lavoro o compongo nuova musica. Inoltre arreda la stanza e ha una bella posa.

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Pop

Le 5 cose preferite degli Allarme

Fuori da venerdì 6 ottobre 2023 per Sputnik Music Group il nuovo singolo degli Allarme, duo marchigiano che con questo pezzo aggiunge un ultimo tassello al progetto prima dell’uscita del suo primo disco. “Conero – Viaggi Meccanici” è un brano Dream Pop, che si appoggia su un’estetica anni ‘80 per delineare i contorni di un trip musicale/testuale. Il viaggio raggiunge poi i confini dell’elettronica lasciando spazio a suoni di synth onirici e luminosi, ma allo stesso tempo nostalgici, senza tralasciare la matrice rock che accompagna da sempre gli Allarme, qui presente in maniera più defilata.

E per conoscerli meglio, abbiamo chiesto loro quali fossero le loro cinque cose preferite.

CONERO 

Il Monte Conero, rilievo marchigiano che si trova vicino ad Ancona, affaccia sull’Adriatico e si estende con il suo terreno roccioso fino alla spiaggia. Dà vita ad un paradiso naturale dove ci piace trascorrere del tempo e rappresenta per noi simbolicamente il viaggio: è infatti posto lì in mezzo alla regione, con il suo alone di magia, compagno visibile dall’autostrada durante gli spostamenti verso il nord.

SALA PROVE 

La sala prove è il luogo dove passiamo gran parte del tempo e dove nascono i nostri brani. È qui che il nostro stato d’animo passa in un batter d’occhio dall’estasi alla frustrazione, in quella che riesce ad essere al contempo gabbia e spazio infinito di idee. 

PALCOSCENICO 

Il palcoscenico è ciò che arriva di conseguenza alla sala prove, il luogo dove mettiamo in pratica il lavoro svolto precedentemente. Rappresenta quindi per noi tanto la liberazione e lo sfogo, quanto il cercare di dare il proprio meglio combattendo con le ansie annesse. 

MACCHINA 

Tema ricorrente all’interno delle nostre canzoni, in questo spazio viviamo situazioni che ci fanno sentire noi stessi: pratichiamo autoanalisi e confessioni, ascoltiamo musica, compiamo viaggi mentali, è un ambiente dove riusciamo a distrarci ed estraniarci dalla realtà.

APERITIVO 

La nostra valvola di sfogo preferita, rappresenta spesso la scusa per incontrarsi, scambiare opinioni, programmare il futuro e non solo: in questo caso è stata un’ottima scusa per completare l’intervista.


 

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Pop

In occasione dell’uscita del singolo “sedie” – La ricetta di problemidifase per non essere Sotton*

É uscito questo venerdì 29 settembre 2023 il nuovo singolo del progetto problemidifase dal titolo “sedie“, un brano dream pop, anche se strizza l’occhio all’indie pop, al synth pop e al funky. Con molta autoironia racconta del momento in cui ci si rende conto di aver messo dei salami sugli occhi per tutto il tempo passato assieme ad una persona, rivelatasi poi essere il contrario di quello che sembrava.

L’uscita di “sedie” verrà accompagnata la sera stessa (venerdì 29 settembre 2023) da un release party al locale Altrove a Verona, durante il quale i membri di problemidifase presenteranno, oltre al singolo nuovo, altri pezzi inediti ai quali stanno lavorando. Ci sarà nuovo merch solo per l’occasione e in apertura suoneranno zaib e niciPGTL, freschi freschi dell’uscita del loro album “laudano”.

Sedie è un brano dai tratti marcati lo-fi, una porta spalancata sulla cameretta di Samuele Zenti, che ci racconta la sua ultima storia finita nel più classico e tragico dei modi, quello che chiunque ha vissuto bagnando il cucino e ridendo con gli amici: non riconoscere più la persona amata, non ritrovarsi più, non capire come tutto quest’amore sia stato indirizzato a quella persona, così strana, che non avremmo mai avvicinato. L’amore, a tinte pastello, comodo come una sedia di plastica, raccontato da un progetto che abbiamo seguito ed apprezzato sin dall’inizio.

In occasione di quest’uscita, abbiamo pensato di intervistarlo ma quello che ne è uscito è la ricetta scientifica per sopravvivere, non da sotton*, a una rottura sentimentale, di cui Samuele è esperto. Prendete appunti.

Difficoltà: Troppa
Cottura: 6 mesi circa
Costo: Non misurabile in denaro
Preparazione: Inutile prepararsi

INGREDIENTI:

  • 1 Persona che non sa quello che vuole
  • 1 Persona che crede di saperlo
  • Abbondanti aspettative
  • Incertezza
  • 2 fette di prosciutto
  • Poca, pochissima comunicazione
  • Sale e pepe QB

PREPARAZIONE

  • Porre con cautela le fette di prosciutto su entrambi gli occhi
  • Mescolare insieme le due persone, le aspettative e la poca comunicazione
  • Marinare nell’incertezza
  • Cuocere a fuoco lento fino a quando uno dei due si accorge che qualcosa non va
  • Togliere le fette di prosciutto dagli occhi
  • Ripercorrere mentalmente i campanelli d’allarme
  • Rendersi conto di averli ignorati tutti
  • Rendersi conto di essere stato un sottone
  • Lasciar riposare per 3 mesi in compagnia di 4 accordi con settime maggiori
  • Aggiustare di sale e pepe
  • Il vostro singolo da cameretta è pronto.

Si dice che due onde periodi che sono in fase se raggiungono contemporaneamente i massimi dello stesso segno e gli zeri. Se tale situazione non si realizza si dice che le onde sono fuori fase. Come possiamo quindi comprendere e risolvere i problemidifase? È importante attivarsi per chiedere un aiuto di tipo psicologico quando il disagio non è più inquadrabile come derivato da una “normale” fatica di crescere ma assume forme più importanti.

Chiedete aiuto subito se vostro figlio:
– ascolta musica Alternative Folk, Emo o Dream Pop
– prende lezioni di chitarra ambient su YouTube
– continua a ripetere “non è solo una fase”


Problemidifase è un contenitore di immagini, sensazioni ed emozioni tipiche del periodo post-adolescenziale. Un calderone in cui si mischiano le paure legate alla crescita personale e ai rapporti con gli altri. Piccole fotografie di specifiche dinamiche, legate ognuna ad una specifica fase della vita. Musica spontanea, non sempre esplicita nella forma ma con un obiettivo preciso: raccontare un certo tipo di disagio personale, sperando che qualcuno ci si possa riconoscere e che, auspicabilmente, riesca a sentirsi un po’ meno solo.

https://www.instagram.com/problemidifase/


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Indie Pop

La nuova canzone d’autore ha residenza in “Via Giardini” e vive con Chiara Effe

C’è una forma, una modalità di fare le cose che continua a conquistare chi sa ancora ascoltare con il cuore, prima ancora che con le nostre orecchie sempre più intasate da fin troppo bitume, in questa contemporaneità che fa assomigliare la scena nazionale sempre più ad una discarica di plastica e catrame discografico.

Sì, perché nonostante la narrazione collettiva di questo mercato malato di superficialità cerchi di raccontare ogni giorno l’inadeguatezza della canzone d’autore di fronte all’endemica e drogata incapacità d’ascolto del pubblico nazionale (come se, poi, la responsabilità fosse solo del pubblico, e non anche di chi spesso fa proprio questi proclami esaltati travestiti da malinconici epitaffi), la verità è che esiste una risacca resistente che non smette di cercare musica che sappia “dire” e non solo “chiacchierare”, capace di rendere più che sensata la ricerca poetica del cantautore – direi quasi salvifica, necessaria. 

E’ il caso, questo, del secondo disco di Chiara Effe, cantautrice cagliaritana con la testa tra le nuvole (nel miglior significato dell’immagine: da lassù si vede tutto in modo assai più distinto…) e il cuore ben piantato nella sua terra fatta di sacrificio e amore, dura come il sasso e indomabile come il mare; e forse sono queste le parole più adatte per raccontare un album che raccoglie 12 piccole perle che stanno sul palmo di una mano, ma finiscono col prendersi presto tutto il braccio e anche oltre, come un prurito che finisce con l’arrivare al centro del petto senza dimenticarsi di stomaco e cervello. 

Un ritorno che mette a tacere il brontolio di uno stomaco a digiuno dal 2014, anno del debutto di Chiara con “Via Aquilone”, a mappare l’inizio di un viaggio che ora si sposta poco più in là, in “Via Giardini”: la città emotiva è la stessa ma le canzoni sembrano cresciute dentro un ventre più maturo, capace di aspettare il momento giusto per dare alla luce un “figlio” tenace e purissimo come il diamante. 

C’è l’eco della musica d’autore che vale, nelle dodici canzoni di Chiara, che dopotutto è stata premiata negli ultimi anni con diversi premi intitolati ai grandi cantautori della storia musicale nazionale, quasi ad ufficializzare una staffetta che l’artista ha raccolto nel tempo condensandola nella risposta di “Via Giardini”, album sospeso tra leggerezza (che non è superficialità, come direbbe un grande scrittore) e ricerca di una profondità che in alcuni brani diventa abissale, con tinte talvolta più ironiche (“Non son buono” o “Il colore della mia città”) e altre volte più compassate e nostalgiche (“La ballata del mare” o “Via Serpentara”); c’è un manifesto poetico meraviglioso come “La danza delle parole”, e in generale l’amore trasuda da ogni traccia: un amore per le cose, per le persone, per la vita come meravigliosa occasione non da perdere, in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più fosche. 

C’è una sensazione che non si stacca dalla pelle, dopo aver fatto un giro in “Via Giardini”: esiste un posto bellissimo, in Italia, dove la musica che merita resiste ed esiste ancora. Ed è qui, in questa alcova nascosta, che sembra avere residenza Chiara Effe.

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Indie Intervista Pop

I M.A.T. più che un trio sono la strada che porta a casa

Ci sono progetti che nascono per caso, e poi si ritrovano a crescere senza nemmeno rendersene conto: idee che salgono su dalla terra umida della periferia per distendere i rami fino al cielo, e se possibile anche più in là; ci sono canzoni che s’incollano al cuore dopo il primo ascolto, lasciando in bocca il retrogusto amarostico della dipendenza quando il brano finisce e tu sei costretto a premere play ancora una volta: è il caso, questo, di “Miele”, il primo EP dei M.A.T., trio eclettico bolognese (ma con radici sparse un po’ ovunque) che ha deciso di battezzare il proprio esordio in piena estate, quando la musica va in vacanza ma i cuori continuano ad essere bisognosi di nuove melodie da cantare.

MAT, piacere di conoscervi! Non abbiamo mai avuto l’occasione di intervistarvi sulle nostre piattaforme, quindi vi chiediamo di presentarvi ai nostri lettori! Chi sono i MAT, cosa suonano e da dove vengono?

I MAT nascono a Bologna circa due anni fa dall’incontro musicale tra Thony, desideroso di produrre alcuni testi che aveva messo da parte negli anni ed Axel, che cominciava pian piano a muovere i suoi passi nella scena musicale bolognese dopo essersi trasferito in città da Napoli. Dopo alcuni esperimenti (non troppo azzeccati in realtà) il trio viene completato da Marco, il quale propose ai due proprio un prototipo di testo che diventerà 6/06, il nostro primo singolo. Ci piace immaginarci come un collettivo di idee più che una band in senso stretto, dove ognuno porta le sue influenze e si cerca di tradurle in musica. 

Come nasce il progetto? Sembrate essere amici molto affiatati, oltre che “compagni di musica”!

La storia in realtà parte in un contesto relativamente lontano dalla musica: il calcio.

Infatti noi tre siamo stati per diverso tempo compagni di squadra in un team di calcio a 7 bolognese, ed è lì che è cresciuta poi la nostra amicizia profonda prima ancora che stima reciproca dal punto di vista musicale. 

Un fatto interessante risale proprio al primo anno in cui ci siamo conosciuti: Axel, trasferitosi da poco in città, conosceva ben poco della vita notturna di Bologna e caso volle che su suggerimento di Marco si dovesse andare ad una serata al Locomotiv (locale monumento della musica a Bologna) ed indovinate con chi? Thony, che entrambi conoscevano pochissimo, e dove? Al this is INDIE. Se non era scritto…

Una breve serie di singoli prima della pubblicazione di “Miele”, un EP che mescola carnalità e poesia con il giusto dosaggio degli elementi. Perché avete scelto proprio “Miele” come titolo del disco?

Miele è un titolo figlio di un brano che si trova all’interno dell’EP che ci sembrava il riassunto perfetto di come vogliamo che la nostra musica vi faccia sentire (che è esattamente come ci sentiamo noi, in primis). Miele rappresenta qualcosa di dolce a primo impatto ma allo stesso tempo viscoso, come a volte i rapporti possono essere, in cui è facile perdersi.

Il miele è dolce, ma costa dolore ottenerlo.

Nel vostro disco, emergono influenze varie che sembrano voler sposare insieme la ricerca aurorale da una parte e sonorità grunge e garage dall’altra: come avete lavorato al disco, e quali sono stati i riferimenti principali della vostra ricerca?

Il sound del disco è il risultato dello sforzo collettivo di tradurre in un unico prodotto quelle che sono influenze molto diverse tra loro (basti pensare che Marco vive di rap, Thony ascolta cassa diritta anche alle 7 del mattino sorseggiando un cappuccino ed Axel se ne sta a piangere giorni interi con Lana del Rey in sottofondo). Un catalizzatore fondamentale l’abbiamo ritrovato in Altrove, al secolo Marco Barbieri, che ha capito ed aiutato musicalmente a capitalizzare delle idee in una visione comune e concreta. Insomma il collante perfetto, e lo ringraziamo per questo. I riferimenti principali provengono da colui che scrive le parti musicali dei brani, Axel, e si ritrovano in band come The Cure, The libertines, la stessa Lana Del Rey e Kevin Parker dei Tame Impala oltre che The Neighbourhood, band comune a tutti e tre. 

Parlateci un po’ delle canzoni: esiste, a vostro parere, un filo rosso che collega tra loro le varie produzioni?

Il filo rosso speriamo sia evidente all’ascolto, poiché tutti i brani sono strettamente legati alle nostre vite ed esperienze dell’ultimo anno e mezzo. Esperienze che spesso ci siamo trovati a vivere insieme, uniti da un rapporto intimo e profondo d’amicizia. Tutti i brani portano con loro immagini chiare di avvenimenti veri, quasi assolutamente non romanzati e speriamo di riuscire a comunicarli tutti con onestà. 

Non poteva che essere, quindi, un diario a cuore aperto di vita vera, comune. 

E invece, un brano al quale vi sentite più legati rispetto agli altri?

Risponderemo con tre brani per tre persone. Axel sicuramente è più legato a BDSM, Thony a Fra le tue gambe e Marco a Miele. 

Avete in previsione qualcosa per quest’estate? Presenterete il disco in live?

Magari! Per ora non abbiamo in programma nessun live, ma quando lo faremo, sarà rumoroso ed una grande festa itinerante.