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Pop

Cristiano Pucci ci racconta il suo ultimo lavoro “liveWRHS”

Proseguendo sul percorso tracciato dal suo ultimo lavoro, il “liveWRHS”, Cristiano Pucci ha di recente pubblicato “The Distance in Between”, nuovo video, sempre in contesto live. Gli abbiamo rivolto qualche domanda. 

Come definiresti il sound e lo stile del liveWRHS in confronto ai tuoi lavori precedenti?

Seppur minimale, Il sound del liveWRHS, è molto ben definito e chiaro; mette in risalto la mia personalità. Il liveWRHS è la sintesi di quello che troviamo in Sex & Love, album da me autoprodotto. In Madness in Heaven, invece, abbiamo creato un vestito che potevo indossare, ma alcune cose ancora non si adattavano troppo bene alle mie caratteristiche. 

Che cosa puoi dirci del video live di “The Distance in Between”?

The Distance in Between è stato il pezzo che girava meglio sin dall’inizio. Durante le riprese del concerto funzionava molto bene anche in acustico. Per il montaggio ho voluto aggiungere, oltre ai titoli, qualche dissolvenza e qualche scorcio di riempimento per renderlo ancora più caratteristico. 

Come si è evoluta la tua visione artistica durante il periodo del liveWRHS?

Per riuscire a catturare l’attenzione sul social ho dovuto veramente crearmi una situazione che cresceva piano piano. Durante la promozione del liveWRHS il mio approccio alla promozione è cambiato molto ma la mia visione artistica è rimasta più o meno la stessa. Ho elaborato i contenuti a volte al volo, come tra l’altro, le date degli acustici fatte in questo periodo. Giocare con i dettagli per far funzionare al meglio le immagini e i suoni non di massima qualità sono state un lavoro molto creativo. I risultati non sono stati enormi ma nel tempo riusciranno a crearmi le giuste connessioni live.

Come definiresti il rapporto tra i testi delle tue canzoni e la loro musicalità?

Come se quel cantato si trasformasse in una voce che mi parla dentro. Aspetto di essere in un flow creativo e scrivo le canzoni solo e quando sento che voglio esprimere qualcosa. I testi sono blocchi di parole che risuonano nelle melodie e i versi vengono di getto come ritagli di memoria. 

In che modo la tua esperienza di vivere a Londra ha influenzato la tua musica e il tuo approccio alla scrittura?

Quando arrivai a Londra non avevo neanche l’iPhone; mi muovevo con un walkman ascoltando Maybe Tomorrow degli Stereophonics. Scrivevo roba in italiano ascoltando Vasco, Grignani e Carboni ma poi mi sono dovuto adattare. Il periodo delle band inglesi mi ha cambiato drasticamente; parecchie critiche e sempre la ricerca della perfezione. Adesso scrivo in inglese, sintetizzo molto quei messaggi che arrivano dal subconscio, li codifico in musica creando parole come slogan e poi solo concetti chiari. Credo che la perfezione sia la strada per l’eccellenza. In Italia a volte vedo molta superficialità.

Quali sono stati i tuoi principali punti di riferimento e influenze musicali per questo progetto?

Continuo ad ascoltare vecchi dinosauri come Beatles, Pink Floyd e Rolling Stones. Dal vivo mi sento molto Jimi Hendrix, per il sound minimale e psichedelico ma ultimamente sono progressivamente passato dai DEPECHE MODE a qualcosa di più intimo e soul come Hozier. Dopo Bowie T.Rex e Queen, ora sto aspettando di vedere il mio istinto dove mi porta.

Cosa puoi anticiparci riguardo all’album “In Glam” attualmente in elaborazione?

In Glam è finito per metà, abbiamo fatto il mastering dei pezzi più importanti. Per i video bisogna aspettare qualche mese; ad ora ho solo delle idee però sto aspettando il momento per recuperare le giuste energie che contano. Per le foto abbiamo in mano qualcosa di veramente artistico. Spero di riuscire a finalizzare IN GLAM il entro fine 2023; ho sempre paura di fare le cose in maniera superficiale forse perché sono un instancabile perfezionista. Voglio prendermi il giusto tempo per curare i pezzi senza la frenesia di far uscire qualcosa per gli altri ma solo con la voglia di esprimere tutto quello che rimane nel mio cuore e nella mia mente. 

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Pop

Le 5 cose preferite di Emanuele Pintus

“Atentzione Amore Connessione” è il secondo album di Emanuele Pintus, disponibile in tutti i digital store dal 21 luglio. Un disco di cinque canzoni punk rock anticipate dal singolo “Annibale Song”.

Registrato dalla sapiente mano di Federico Cocco, che ha saputo valorizzare al meglio l’aspetto live della musica di Emanuele, andando a definire quello che è il sound attuale dell’artista. Un crossover a tutto tondo che parte dal punk rock, ma che si lascia andare verso le influenze più disparate: dal fastcore al pop passando per l’alternative metal, ritmi latini e grunge.

MEANA

Meana è il paese in cui sono cresciuto, in Barbagia di Belvì nella provincia di Nuoro. Ho un rapporto viscerale con casa mia; non ci vivo più ma quando rientro sento delle vibrazioni particolari nell’aria che respiro, nelle pietre e nella natura che circonda il paese. Sono molto legato e più sto lontano da casa più ne sento fare parte.

CALCIO 

Da bambino il calcio è stata la mia unica passione. Ho militato nelle squadre giovanili del mio paese ed avevo la fascia di capitano. Essendo mancino, il mio idolo era Beppe Signori attaccante della Lazio. Lo emulavo in tutto, imparai pure a battere “i calci di rigore da fermo alla Signori”! Ero l’unico tra i miei amici a tifare per la Lazio!

ARCHEOLOGIA E POSTI ABBANDONATI

Grazie al fatto di essere cresciuto in Sardegna, sono appassionato di storia ed archeologia. Mi appassionano anche i posti abbandonati, i paesi scomparsi, le fabbriche disperse nel nulla. Trovo affascinante conoscerne la storia e la loro sorte. 

MARE 

Sono cresciuto in un paesino di montagna ma ho un rapporto speciale con il mare. Mi piace fare snorkeling e curiosare nei fondali rocciosi. È una tra le poche cose che riesce a spegnermi i pensieri!

POKE

Adoro andare a cena in giro con gli amici ed ultimamente mi sto appassionando di Poke. C’è n’è uno fantastico lungo il litorale del Poetto di Cagliari, si chiama Makito. Ve lo consiglio!

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Pop

Cosa c’è nella camera di Smeralda

Esce venerdì 14 luglio 2023 in distribuzione Universal Music Italia il nuovo singolo del progetto Smeralda, alter ego della ventiduenne Ginevra Enrica Smeralda Rescigno, dal titolo “Girasole“. Il brano segue il singolo di debutto pubblicato a marzo, “Diva” e parla, essenzialmente, di narcisismo e di egoismo. Il girasole è un fiore che è sempre stato associato alla positività e all’allegria, proprio per la sua associazione al sole. Tuttavia, non si è mai considerato che, guardando sempre al sole, non tiene mai conto dell’ombra alle sue spalle. Questo è diventato il paragone perfetto per tutte quelle situazioni in cui ci si confronta con persone che, senza considerare la sofferenza altrui, perseguono capricciosamente quello che il proprio ego vuole. È un brano catartico, che serve a realizzare quanto queste persone portino tossicità nella vita degli altri, danneggiando infine loro stesse.

E noi per conoscerla meglio abbiamo deciso di fare un salto a casa sua.

In casa mia ci sono tantissimi oggetti a me molto cari, ma ho cercato di trovarne 5 particolarmente importanti.

Come primo oggetto, abbiamo il libro “Harry Potter e la pietra filosofale”. Sono un’assidua lettrice, mi aiuta a rilassarmi e a staccare la testa dal caos quotidiano. La saga di Harry Potter mi è particolarmente cara, è stata parte della mia infanzia e della mia adolescenza. Non scherzo quando dico di aver letto ogni libro almeno 4 volte e di sapere i film a memoria. Sono e sarò sempre una fiera Corvonero.

Il “secondo oggetto”, in realtà due oggetti associati, la corona d’alloro e il tocco, riguardano il mio percorso di studi. Mi sono laureata l’anno scorso in “Comunicazione media e pubblicità” in IULM e sto attualmente proseguendo gli studi con la magistrale. Riuscire a concludere un percorso come questo, complicato ulteriormente dalla DAD, mi rende fiera di me e mi ricorda che impegnandomi al massimo, posso raggiungere ogni obiettivo.

Per terzo oggetto ci sono i miei gomitoli, di lana e cotone. Passo buona parte del mio tempo libero a fare l’uncinetto. È un’attività che mi aiuta a tranquillizzarmi, in quanto è  ripetitiva e non richiede un eccessivo sforzo mentale. Buona parte delle serate le passò davanti ad una serie tv con uncinetto e gomitolo in mano. Credo ormai che un terzo del mio armadio sia fatto di abiti che ho sferruzzato io.

Il quarto oggetto è un led con su scritto “DIVA” in viola. Il mio primo singolo si chiama proprio Diva e il colore associato ad esso è, indovina indovina, proprio il viola. Ero in giro col mio ragazzo quando lo abbiamo visto, ci ha fatto talmente ridere che non potevo non portarlo a casa. Rappresenta comunque l’uscita del primo brano, che è stato per me un primo grande passo nella mia carriera musicale.

L’ultimo oggetto che vi presento è un murales che ho dipinto in camera di mia mamma. Non sono una grande disegnatrice, però mi sono divertita molto a farlo. Il senso di libertà che mi trasmette è impagabile: mi ricorda che anche nei momenti più bui, la vita, in fondo, è sempre bella.

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Pop

Le 5 cose preferite dei Medal

“Cose che non dici mai” è il terzo singolo di Medal, disponibile su tutti i digital store dal 14 luglio. Un brano intimo e sensuale, come una dichiarazione mai detta o espressa sottovoce. La sensualità delle parole vengono richiamate da un sound urban abilmente mescolato a melodie indie pop. “Cose che non dici mai” è un brano che riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico. Un’ulteriore conferma delle capacità di Medal di creare un sound difficilmente definibile con un genere solo.

Per conoscerlo meglio, abbiamo chiesto quali fossero le sue 5 cose preferite.

La musica

Sicuramente una delle cose che amo di più, alla quale dedico gran parte delle mie giornate è la musica, fin da quando ero un bambino piccolo e timido. Dall’ascolto dei principali cantautori italiani di mia madre durante le pulizie di casa, alle boyband degli anni ’90, fino al punk, il grunge e il cross over.

L’acquisto delle cassette e poi dei cd ai mercati locali, negli anni 2000, poi le scuole di musica, le band, i tour, registrazioni, tutte le persone con la mia stessa passione conosciute in giro per l’Italia. Mi piace molto parlare di musica (a volte sono anche logorroico) e saperne sempre di più di questo lavoro, dalla parte tecnica a quella di organizzazione.

Ascoltarla, leggere i testi, leggere le storie degli artisti, farsi trasportare, isolarsi nei racconti in musica di ognuno di loro credo sia qualcosa di magico e unico. Penso essa sia davvero salvifica, perché cura, fa compagnia, consola, fa sognare, unisce, aiuta ognuno di noi in modo diverso. Dà l’energia e l’adrenalina di cui a volte abbiamo bisogno, altre invece ci tranquillizza e rasserena. 

E’ forse anche per questo che ho cominciato a scrivere e cantare, non solo per le ragioni sopra, ma anche perché la musica ti dà quella libertà di esprimerti e sentirti a tuo agio, nel tuo mondo, anche raccontando i tuoi momenti peggiori.

Non solo può salvare altre persone, ma credo fermamente che possa essere un mezzo d’aiuto per gli altri esseri viventi, animali e rifugi in difficoltà e che non vengono supportati da nessuna istituzione, se non da amanti degli animali e volontari.

Come diceva Nietzsche alla fine “La vita senza musica sarebbe un errore”.

Gli animali

Gli animali rappresentano una delle meraviglie di questo pianeta e penso che le loro vite siano fortemente legate alle nostre. Molti sono convinti di dover insegnare loro sempre qualcosa e invece credo sia proprio il contrario.

Ogni giorno ci insegnano qualcosa, ci ricordano le cose importanti della vita e di quanto peso inutile diamo a tante situazioni e cose, che non lo meritano. A quanto, a differenza loro, le persone tendano ad essere sempre più opportuniste e superficiali, pensando a quanto sia più importante comprare l’ultimo smartphone o gli occhiali di marca, invece di sfamare o salvare una vita con pochi euro.

Nella foto alcuni dei miei coinquilini salvati dalla strada (chi buttato via perché non più “utile” e chi abbandonato in scatoloni in superstrada da piccolo perché “in eccesso”). 

Le due sorelle bianche in alto (Akira a sx e Yuki a dx), Leone l’ultimo arrivato (in basso), poi a sinistra la tartaruga Spartaco e una dei 3 gatti in alto a destra (GG). All’appello mancano Zoellino (fratello di GG) e Bobba (l’anziana gatta nera della casa, con i suoi 12 anni di indifferenza verso il genere umano), perché al piano di sopra a rinfrescarsi.

Mi hanno fatto capire che gli animali vanno rispettati, amati e trattati al nostro pari.

Ci danno tutto senza pretendere niente, non conoscono l’invidia e il rancore, hanno un animo e un cuore puro, si accontentano di un tozzo di pane, un posto per ripararsi dal freddo e il nostro affetto.

È bello vedere come vivere con un animale abbia cambiato la vita di diverse persone e il loro modo di vederla, comprenderla e viverla, il legame incredibile che si crea con lo stesso che diventa parte della famiglia. Anche per questi motivi, oltre che per le innumerevoli torture e violenze gratuite fatte loro, sono sempre più convinto che il futuro debba obbligatoriamente essere diretto verso un’alimentazione, cultura e industrializzazione almeno vegetariana.

Il mare e la Calabria

Per quanti problemi ormai noti possa avere la mia terra, e per quanto si possa vivere e viaggiare in qualsiasi posto meraviglioso di questo pianeta, credo che nessun luogo sia come casa. Sono molto legato ai posti in cui sono cresciuto, non solo da piccolo durante l’infanzia, ma anche da adolescente, dopo aver preso la patente per girare in lungo e in largo ogni posto della mia regione. 

Il luogo in cui sono racchiusi tutti i ricordi, dalle scuole ai primi concerti, la buona cucina (suggerisco quella vegetariana nonostante si parli sempre di ‘nduja e insaccati pensando alla Calabria). I prodotti come olive, peperoncini, pomodori secchi, melanzane sottolio, formaggi e tanti altri, non sono da meno.

La Calabria è un luogo dove si avverte subito il calore umano e anche quello fisico (quest’ultimo soprattutto durante i mesi estivi!). Ha un fascino e una bellezza unici a mio parere. Io sono cresciuto in una località di mare quindi, come ogni persona che cresce davanti al mare, credo sia quasi impossibile vedersi vivere in città super urbanizzate e senza una spiaggia, senza poter vedere l’orizzonte sul mare. E’ una bellezza naturale immensa.

Il mare e le pinete, durante tutto l’anno, danno sensazioni particolari. L’idea di essere così piccoli rispetto all’immensità che ci sta là fuori. La serenità del suono delle onde e il fresco degli alberi intrisi di salsedine, non hanno prezzo (anche d’inverno).

Questa regione rappresenta inoltre il posto in cui ci sono i miei affetti e quelli sono insostituibili. Gli anziani e la loro saggezza, i loro consigli, i ricordi della guerra e della povertà totale di un tempo, sono una fonte di ricchezza.

Vedere come cambiano col tempo i luoghi e le strutture, ricordandole come si presentavano un tempo, mi lega ancora di più alle mie radici e mi sento un privilegiato a vivere ancora qui, soprattutto vedendo quanti amici col tempo hanno dovuto abbandonare questa terra.

Inoltre è un posto in cui si lavora per vivere, anche se il lavoro è poco, e non il contrario. Dove si può vivere con poco ed essere felici dei prodotti del proprio sudore e della propria terra.

Mondo nerd (Serie tv, Anime, Board games)

Mi piace la creatività e la fantasia che permettono di far nascere stati d’animo, storie, personaggi, caratteri. Per questo credo di essere un appassionato di Serie tv (ne divoro tonnellate), Anime e da qualche anno anche di giochi da tavolo.

Ho rischiato il ricovero per Il Trono di Spade, Dexter e Dark, ma potrei nominarne centinaia. La mia lista ha già una 20ina di serie arretrate da vedere, salvate in lista solo settimana scorsa!

Come Anime amo Attack on Titan, Tokyo Ghoul, Death Note, Inuyasha e tanti altri.

Invece per quanto riguarda i giochi da tavolo, spesso in passato mi sono ritrovato a passare serate piovose con amici, con qualcuno di questi che ci hanno fatto passare un po’ di ore in maniera goliardica. Poi col tempo credo di avere esagerato addentrandomi sempre di più in questo mondo. I miei preferiti sono i party games: veloci, semplici, dove è la compagnia a fare la differenza, magari tra qualche calice di vino o degli amari.

Ormai è diventata praticamente una collezione che devo capire dove mettere in casa. Proprio ieri ne ho comprati altri due (credo sia shopping compulsivo a questo punto!). 

Inoltre mi piacciono molto gli eventi di ritrovo degli appassionati, come i Comics, Comicon, etc., dove praticamente c’è tutto questo mondo in un unico posto, inclusi i cosplayers, anche se non mi reputo un vero e proprio nerd.

Il calcio

Sono cresciuto a pane e calcio, partite e giochi di calcio di ogni tipo che guardavo alla tv con mio padre. Passavo ore ed ore ad un gioco al PC chiamato Football Manager, che crea dipendenza. Credo di averci passato davvero migliaia di ore, appuntando tutto su quadernini e foglietti. 

Una volta a settimana, se riesco, provo a giocare a calcetto con amici, anche se sono una pippa, e sono sempre pronto ad una serata Fifa con pizza e birre (quando libero).

Da piccolo quasi ogni giorno si cercava di organizzare partite sull’asfalto della cooperativa in cui sono cresciuto o nei campi di terra battuta polverosi e ondulati vicino casa. Bastava dare un calcio ad un pallone e non si pensava ad altro, spariva tutto il resto, tornando a casa realizzati e felici.

Non sono mai stato bravo in campo, ma sono sempre stato affascinato dalle strategie utilizzate dai mister, le filosofie di gioco e il calciomercato. Gli stadi pieni e i pre-partita con l’entusiasmo dei tifosi pronti ad incitare la propria squadra. Grandi e piccoli che si tramandano una tradizione e un amore per la squadra.

Come la musica, credo che anche il calcio sia un mezzo di unione e molto emozionante, anche se purtroppo spesso negli stadi tutto ciò viene vissuto spesso in maniera negativa, facendolo sembrare sempre meno un luogo adatto a bambini e famiglie. 

Questo però è più un problema di gestione dei tifosi e di cultura degli stessi, di per sé è uno sport che spesso aiuta tanti bambini a sognare e ad essere tolti dalla strada, dove in alcuni casi gli stessi finirebbero altrimenti in situazioni e ambienti molto più pericolosi e poco raccomandabili.

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Indie

Si può salvare il mondo con un disco? Forse sì, vi parliamo dei Radio Tahuania

Incomincia con una parola inventata (anzi due), “Kuru Lalla” il nuovo album dei Radio Tahuania, formazione campana con attinenze sonore e ideali che fanno riferimento soprattutto al Sudamerica.  Otto canzoni sui ritmi di cumbia, contaminati però da rock elettrico che da una parte può far pensare un po’ a Santana, dall’altra si tuffa faccia avanti in mondi psichedelici, senza perdere però mai il contatto con le radici, profondamente abbarbicate alla giungla amazzonica. 

C’è un sogno di fratellanza che contamina e unisce le canzoni dei Radio Tahuania, che parlano spesso di giovani (“La nina”, “Chicos”) e che fanno una musica giovane e antica insieme, fitta di significati ma anche di sonorità profonde, miste, sovrapposte. 

Ogni canzone è una piccola giungla, in questo album che però non richiede il machete per entrare: anzi basta appoggiare l’orecchio a terra per sentire arrivare ritmi e flussi sonori interessanti e importanti, sempre capaci di cambiare le carte in tavola senza richiedere troppi sforzi all’ascoltatore.  A volte si inseguono idee aeree, come in “Volarà”, a volte si avanza pancia a terra come ne “La vida”. A volte invece semplicemente si sale su un “Motocar” e si vede dove porta la strada, ammesso che ce ne sia una da seguire. In ogni caso queste canzoni sono movimento, non necessariamente frenetico, ma a stare ferme non pensano proprio. 

“Kuru Lalla”, espressione inventata, significa “voglio un foglio bianco per disegnare un sogno”. Del resto se hai di fronte un foglio bianco puoi inventare un mondo, una parola, un significato, oppure otto canzoni come quelle di un album coerente anche se sempre pronto ad accogliere variazioni di percorso.  Si può salvare il mondo con un disco? Direi di no. Però si può sollevare qualche sopracciglio per quello che si canta e per quello che si scrive. Il tentativo dei Radio Tahuania va in questo senso, e si direbbe che l’obiettivo è centrato. 

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Pop

Le 5 cose preferite di Davide Di Natale

“Non so più” è il terzo singolo di Davide Di Natale, disponibile in tutti i digital store dal 6 luglio. Si tratta di un brano introspettivo e intimo con il quale il cantautore indaga l’animo umano.

“Non so più” è la storia di un ragazzo alla ricerca di un amore ormai finito, ma in questa folle corsa riesce a ritrovare se stesso. Davide Di Natale si è messo in gioco con un pezzo dal testo particolarmente intimo, ma dalla melodia frizzante e particolare. Si inizia in modo delicato per poi esplodere di energia coinvolgendo l’ascoltatore.

Noi per conoscerlo meglio, gli abbiamo chiesto quali fossero le sue cinque cose preferite.

Suonare:

Tempo fa quando mio padre mi regaló questa pianola me ne innamorai subito. I suoi numerosi tasti e le sue numerose melodie mi trasportano ogni volta in un mondo sicuro. 

Lavorare:

Lavoro da ottobre e mi sono ritrovato davanti a tantissimi ostacoli. Lavorare, essere indipendente mi rende ogni giorno fiero della persona che sto diventando. 

Andare in palestra

Ho iniziato a condividere sulle mie Instagram stories il percorso che sto affrontando in palestra. Allenarmi mi libera il pensiero, e mi fa sentire ogni giorno meglio.

Scrivere:

Non essendo molto bravo a spiegare le proprie emozioni, mi sono spesso ritrovato a scrivere ciò che pensò su un pezzo di carta. Oltre ad essere rilassante per me, scrivere su un oggetto cartaceo, che non si può cancellare, mi fa tenere vivo il ricordo dell’emozione  che avevo 

I miei genitori:

Ho capito l’importanza della famiglia solo quando eravamo sul punto di perderci. Amo come si riesce a condividere ogni successo dell’altro e amo batterli ogni volta a carte;)

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Pop

Le 5 cose preferite di Marco Amoros

“Tutto passa” è il primo EP di Marco Amoroso, cantautore romano che vive da diversi anni ad Amsterdam. Quattro canzoni che mescolano melodie jazz, bossanova e uno stile cantautorale.  La musica di Marco Amoroso, prima della pubblicazione del suo primo EP, si limitava ad esistere in corte note audio su Whatsapp dove accennava qualche accordo ad amici e conoscenti. E’ proprio con una nota audio che ha deciso di aprire il suo EP.

In “Intro” sentiamo infatti Marco raccontare ad Ettore (tastierista) alcune scene della serata precedente nel celebre bar romano San Calisto, scene che daranno vita, appunto, al primo pezzo da cui prende il nome. Una scelta curiosa che porta il pubblico subito in empatia con l’autore. Le quattro canzoni rappresentano storie di vite quotidiana, errori, amori, sbornie, sogni. Marco diventa così un cantautore moderno che riesce a rendere magica una serata qualunque.

Per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di chiedergli quali fossero le sue cinque cose preferite.

La birra


… soprattutto quando è fredda! E’ sempre li, vittima, testimone  e complice di tutte le stupidaggini che diciamo, le paure, i progetti. Mi piace sedermi con i miei cari e chiacchierare. È un momento di convivialità e di piacevole compagnia. Qualche volta esce fuori anche qualcosa di serio!

La boxe 


è diventata una parte fondamentale della mia vita da più di 10 anni.
Mi dà una grande fiducia in me stesso e mi ricorda che non siamo fatti di vetro. Psicologicamente e fisicamente. I movimenti, la gestione della paura, la resistenza, l’avversario… La boxe è una delle metafore più vicine alla vita secondo me…

I cani
Sono pazzo per i cani, forse sono uno di loro. mi piace rotolarmi, giocare senza condizioni, guardarli giocare, imparare dalla loro semplicità’. Dovremmo tutti imparare l’amore incondizionato dai cani.

Sesso

Non so se qualcuno ha già avuto il coraggio di dirlo fin ora, il sesso! Come non metterlo tra le cinque cose preferite? E sopratutto che altro dire?

Viaggiare

Viaggiare (non nei resort) ti rende un essere umano migliore. Quando faccio qualcosa per la prima volta, provo lo stesso entusiasmo dei bambini. Viaggiare mi fa tornare bambino, mi permette di esplorare, provare e incontrare cose per la prima volta. Uscire dalla comfort zone è incredibilmente gratificante. Torni sempre a casa in una versione 2.0 di te stesso!

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Pop

Cosa c’è nella sala prove dei Twik

É uscito martedì 27 giugno 2023 il singolo di debutto dei Twik dal titolo “Gerhard Kremer“, biglietto da visita della nuova band emergente della scena alternative abruzzese che combina elementi rock, pop, alternative, sperimentali e tratti di hip-hop old school con sfumature elettroniche. Il brano, che si basa su un potente riff di basso distorto, ritmi tribali creati con incastri di djembé e batteria, e melodie che si sporcano di blues, trasmette un messaggio profondo permettendo all’Africa di parlare in prima persona e mostrando sia le sue ricchezze che le sue debolezze, secondo una visione distorta occidentale.

I Twik si sono ispirati a Gerhard Kremer, noto anche come Gerardo Mercatore, e alla sua proiezione cartografica che ha facilitato la navigazione e contribuito alla colonizzazione dell’Africa. Con “Gerhard Kremer“, la band esplora le conseguenze negative di questa proiezione, che ha rinchiuso popoli in stati-nazione e ha influenzato la percezione occidentale dell’Africa come una terra più piccola di quanto sia realmente. Gerhard Kremer” rappresenta uno sfogo liberatorio, una danza per tutti coloro che si sentono incatenati e gridano la propria libertà. I Twik offrono un’esperienza coinvolgente che invita gli ascoltatori a riflettere sulle dinamiche storiche che hanno plasmato il nostro mondo attuale.

Arazzo con elefante 

Telo bellissimo che copre i tanti cartoni di uova dalla parte della batteria.
Rende più creativo e caldo l’ambiente, e ci ricorda che in Gerhard Kremer il groove deve essere suonato potente e deciso, proprio come il passo di un elefante.



Snack Box

Senza quel cestino ricco di roba da sgranocchiare non sopravvivremo alle giornate passate in studio. La pausa cestino è d’obbligo per ricaricare le energie o anche per prevenire la fame del viaggio di ritorno a casa.

“Non-Mappa” di Gerhard Kremer

Ecco quella che in origine doveva essere la nostra mappa di Gerhard kremer, preparata per il video del nostro singolo con un po’ di pane e un po’ di caffè.
Ci improfuma la sala prove e ci ricorda la bellissima giornata delle riprese del nostro primo singolo. 

Cartonato di Vik 

Il cartonato di Vik ha “suonato” (in playback, ma giuro è stato bravissimo!) al concerto di laurea di Twelle dopo che il vero Vik è risultato positivo al covid a poche ore dal live.
Ci siamo fatti tante foto insieme ed è rimasto il simbolo del Conservatorio.

Scotch 

Il tempo speso insieme fuori dalla sala prove è importante tanto quanto il provare, o forse ancor di più. Eravamo post prove a Lanciano, e durante una passeggiata lungo il corso per smaltire la Pokè, vediamo per terra dello scotch giallo-nero. Fu proprio in quel momento che ci venne in mente l’idea per il video del nostro primo singolo Gerhard Kremer.

Bonus:

Angioletto appeso ad un cartone appeso

Vik: Quando nel 2010 attaccai le scatole delle uova nella stanza, una di esse decise di fare la ribelle ed appendersi in questa maniera.
Sono 13 anni che lotta contro la gravità e pare aver trovato ormai da tempo il suo equilibrio. Rappresenta un po’ l’imperfezione nella perfezione, l’eccezione che conferma la regola. Così imperfetta da attirare l’attenzione di mia madre che, durante gli addobbi natalizi del 2010, volle appenderci un angioletto, che mai più fu tolto da lì.
Da ben 13 anni quella statuina ascolta tutta la musica creata e provata qui dentro, e per fortuna non si è mai lamentata.
Lo prendo come un buon segno 🙂

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Pop

Cosa c’è nella camera di Guidoboni

É uscito venerdì 16 giugno 2023 su tutte le piattaforme digitali il capitolo definitivo del progetto solista di Filippo Guidoboni, in arte, più semplicemente, Guidoboni, tra i nomi più interessanti della scena pop underground, complice della produzione di Alex Elena (Nominato ai Grammy, Alice Smith, Lily Allen, Citizen Cope tra i tanti) e Mattia Mari (L’Avvocato dei Santi, Giuda, Belladonna).

Un EP, già anticipato dal più recente singolo “NIENTE PARADISO“, che svela anche la focus track “CASA DEI MIEI“, raccontando la bellezza e la malinconia di un passato ormai lontano, racchiuso come se fosse una foto di famiglia, una di quelle che tieni nel portafoglio. E in particolare, “CASA DEI MIEI“, è un invito ad abbandonarsi alle emozioni e a lasciarsi trasportare dalla bellezza del ricordo.

E noi per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di fare un salto a casa sua.

La maggior parte degli oggetti che ho scelto si trovano in cucina perché qui è dove passo la maggior parte del mio tempo Partiamo da qui. Questo è il muro delle canzoni e si trova proprio in cucina. Qui è dove creo e appendo i foglietti con le idee e pezzi di testi delle canzoni che scrivo. Come vedete è abbastanza rovinato perché a forza di appendere e staccare ho rovinato un po’ il muro.

Se c’è un oggetto in casa mia che tratto perfino meglio di un essere umano è la mia friggitrice ad aria. Se devo riconoscere un lato positivo della pandemia è che ho avuto tempo per imparare a cucinare e ho scoperto che…amo cucinare per gli amici e mi piacciono un botto gli elettrodomestici. Cose come il cuoci riso, l’impastatrice, ecc.. Pure mia madre me lo invidio moltissimo.

Sono sempre stato un grande spendaccione infatti non nego di avere le mani bucate. Passata la mania di comprare chitarre ed effetti a pedale sono passato ai Lego cosa a cui sono molto legato dall’infanzia ma non ho mai approfondito negli anni. La cosa positiva è che compro sempre roba piccola e non costosa. Ah si… se non si capisce sono un fan della Marvel.

Già, vedete proprio bene. In casa mia vicino alla dispensa si trova una bicicletta. Non so perché ma questa bici mi ricorda mia nonna materna che tanto mi manca, soprattutto a Natale. Questa bicicletta ce l’ho da più di 10 anni e ha una storia particolare. Prima di tutto mi è stata regalata dal padre di un chitarrista con cui suonavo a quel tempo e che faceva di lavoro il BICICLARO. Questa bici mi è servita moltissimo nel periodo dell’università ma non tutti sanno che mi è stata rubata moltissime volte e io tutte le volte l’ho ritrovata (o è lei che ha ritrovato me?). Questo perché se c’è una cosa che ho imparato suonando in giro è di segnare la propria attrezzatura. Voi non lo vedete giustamente ma ha un piccolo segno impercettibile che ho fatto appunto appena mi è stata regalata.

Una cosa che in casa mia non dovrebbero mai mancare sono i giochi di società. Però dato lo spazio mi devo accontentare delle carte da Uno, un forza 4 minuscolo e un battaglia navale. Ma le carte che vedete sono un regalo della mia nonna paterna con cui amavo giocare e passare del tempo insieme. Scala 40 per la precisione. Amavo vedere giocare lei e mio nonno insieme. Erano dei mostri a giocare e velocissimi. E infatti mi dicevano sempre che ero lento e sapevano anche che carte avrei giocato per scendere. Anche nell’ultimo periodo prima di andarsene vedevo mia nonna che mentre giocava le tornava una luce negli occhi. Amerò questo ricordo per sempre. Non lo dimenticherò mai.

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Pop

Cosa c’è nella casa dei Monna Lisa Blackout

Monna Lisa Blackout sono una rock/crossover band fondata a Lucca da Leonardo, Luca, Matteo e Michele, col progetto di fondere sonorità rock e stoner con un cantato di chiara influenza rap/hip hop. Nell’ultimo anno presentano i loro brani inediti in vari contesti live riscuotendo un discreto successo. Ad agosto 2022 al SAM Recording Studio registrano il loro primo EP di 4 brani, dal titolo “Monna Lisa Blackout: Volume I”. La produzione dell’album è curata da Kikko De Luca, noto per il suo lavoro coi Blind Fool Love, mentre la registrazione e il mix sono stati affidati ad Andrea Ciacchini, già collaboratore di artisti come Teatro degli Orrori, Emma Nolde e Zen Circus. 

In occasione dell’uscita del loro EP, siamo andati casa per casa per conoscere meglio i membri della band. 

Ecco cosa ci hanno mostrato:

Luca (batteria)

La mia batteria elettronica. Mi ha tenuto compagnia in un momento duro e assurdo, uno stop improvviso alle banalità della vita quotidiana per tutti noi: la pandemia. Ci siamo trovati a ricordare, a ragionare su cosa è importante. A fare due conti con noi stessi. Può essere un lockdown o qualsiasi cosa brutta della vita, a ricordarci di non dare per scontate le cose più banali.

Leo (voce )

Sono cresciuto da feroce anti-religioso, ateo fino alle ossa. Mi sembrava una cosa stupida. Poi, crescendo, ho iniziato a interessarmi a tutte le fedi, a scoprire la loro poesia e stupirmi del loro messaggio.

Non credo in nessun dio, l’idea per me è ancora assurda, ma nel monastero da dove vengono queste bandiere ho scoperto delle strade, e voglio vedere dove portano. Averle qui è un promemoria, anche solo ad allargare un po’ lo sguardo.

Matte (basso)

Le mie scarpe da Canyoning, prezioso regalo di laurea da parte di alcuni amici. È un’attività che ho cominciato a fare da poco, completamente alternativa alla musica: alterno i forti rumori della musica noise/stoner con pomeriggi di completo silenzio nell’acqua. Questo dualismo mi piace, credo che rappresenti una parte del mio carattere.

Michele (chitarra)

Ho iniziato a interessarmi seriamente alla musica a 12 anni. Intere giornate a guardare MTV e scoprire i CD di mia sorella disseminati per casa. Non potevo ascoltarli per troppo tempo perché in casa c’era un solo lettore. Per farmene regalare uno mio personale ho portato la mia famiglia all’esasperazione. Da quel giorno ho ascoltato tutta la musica della casa, e ho iniziato una collezione che cresceva di un disco a settimana. Ascoltare qualcosa mai sentito prima ed entrare in un nuovo mondo è un’esperienza che ancora mi fa sentire in pace.

Tutta la band 

Questo è un megafono sopra un’auto. A volte lo usiamo sul palco.

In questo paese c’è puzza di rassegnazione. In ogni strada, in ogni palazzo, in ogni angolo di ogni città. Come l’aria stantia di un posto dove non si aprono le finestre da troppo tempo.

È tutto immobile e la polvere si accumula.

Ci sono tanti motivi per arrabbiarsi, e tutti li vedono. Quando li vedi, hai due scelte. Puoi dirlo sottovoce, ai tuoi amici, poi abbassare la testa e tirare avanti, solo un po’ peggio di prima. Oppure puoi dirlo forte, molto forte, più forte possibile, e scoprire che non sei solo.

Con tutti i mezzi a disposizione. Più forte che puoi.