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Indie Pop

Annusa “Fiore” di Artegiani e scoprirai il profumo della nuova canzone d’autore

Conoscete ormai di sicuro Giovanni Artegiani, perché nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto modo più volte di parlarvene e di raccontarvi la sua musica.

Giovanni, in effetti, ci è sempre piaciuto, a noi redattori implacabili, per la sua capacità di rimanere coerente ad un’idea di scrittura che nel tempo ha saputo esplorare confini diversi, ma sempre mantenendosi fedele ai suoi rigorosi parametri estetici e poetici: un dono, quello di Artegiani, che si coniuga con una predisposizione vocale interessante, grazie a un timbro che arricchisce di spessore parole scelte appositamente per depositarsi sul fondo del cuore.

Canzoni, come direbbe lui, che possano raggiungerci ovunque siamo, alla ricerca di una dimensione di intimità che diventa collettiva fin dal primo play: con uno slancio quasi un po’ blanchito, Giovanni dedica al suo amore distruttivo e allo stesso tempo angelico l’invettiva piena d’amore di “Faccia d’angelo”, che fa il paio con altri due brani, “Tu in riva al mare” e “Quando amore non è”, che provano a raccontare l’amore (in un disco che parla d’amore) in modo un po’ diverso dal solito.

Naturalmente, come per ogni cantuatore che si rispetti anche per Artegiani l’amore viene visto nel modo meno “definibile” possibile, finendo con l’assomigliare, tutto il disco intendo, ad un prisma di rifrazione attraverso il quale Giovanni proietta le sue sicurezze ma soprattutto le sue insicurezze: un tuffo in mare aperto che mozza il respiro e lascia l’ascoltatore ad immergersi verso apnee nuove, che ricordano vecchi dolori con parole diverse, finalmente giuste.

“Guardingo” diventa così un manifesto personale che ben si adatta a tutti coloro che hanno capito che abbassare la guardia può essere fatale, ma che nonostante tutto non smettono di amare con dedizione e sacrificio; “Fiore” è la dichiarazione d’amore che non ti aspetti e che giustamente dà il nome all’intero lavoro di Giovanni, spiccando per produzione pop e slancio melodico.

Un lavoro denso, frutto di anni di ricerca e dedizione, che proietta Artegiani verso un live che confidiamo possa restituire tutta la dimensione emotiva di un disco che vale, almeno quanto un “Fiore”.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Chiara Filomeni

Chiara Filomeni è una cantautrice marchigiana da tempo trasferitasi a Londra. La sua musica racconta una profonda riflessione emotiva attraverso brani che esplorano R&B ed elettronica, unendosi fluidamente con il cantautorato italiano. Chiara è cresciuta con le favole della nonna, con Pavarotti che cantava “Vincerò” nella macchina del nonno, con i cantautori italiani che riempivano il silenzio della casa, e suo padre che cantava “Non ho che un canto” mentre lei fingeva di essere Biancaneve, e sua madre che le chiedeva di fischiare da dentro la culla. Vincitrice di Area Sanremo nel 2015 e finalista a Castrocaro nel 2013, la sua esperienza nell’industria musicale inizia molto presto, ma la sua svolta musicale e di vita è stata la decisione di trasferirsi a Londra e di studiare musica professionalmente, maturando una forza interiore che l’ha aiutata nel suo percorso di scrittura in continua evoluzione.

Abbiamo fatto un giro a casa ci Chiara per conoscerla meglio in occasione dell’uscita del suo singolo “Dignità Rubata”. Ecco cosa ci ha mostrato:

  1. Il primo oggetto è in realtà una composizione di foto scattate negli anni qui a Londra, e insieme a un disegno fatto da me e alla tastiera che fa da sfondo, è esattamente ciò che vedo ogni mattina appena mi sveglio. Mi piace pensare che questo magico trio rappresenti un po’ le arti che amo: la musica, la pittura e la fotografia.
  1. Il secondo oggetto è il mio daily and weekly planner: senza questi quaderni dove annoto come strutturare le mie giornate, per me che ho una memoria simile a quella del personaggio di Dory in Nemo, sarebbe molto difficile ricordare tutte le cose da fare. In più, mi da tanta soddisfazione riempire il segno di spunta quando concludo le attività che mi sono segnata – guilty pleasure? Forse si!
  1. Il terzo oggetto è la mia fedelissima amica cassa con cui ascolto la musica che scrivo e produco. Grazie a lei posso notare anche i più piccoli dettagli musicali, quelli essenziali per considerare una canzone finita – o comunque pronta per essere rilasciata, dato che a mio parere le canzoni non si concludono mai veramente.
  1. Il quarto oggetto è il mio tappetino, che mi accoglie ogni mattina per meditare e fare stretching e che accompagna le mie sessioni di yoga e pilates. Un oggetto speciale per me, perché mi è stato regalato dal mio ragazzo. Fatto di sughero, ha questi meravigliosi disegni che rendono il tutto ancora più magico!
  1. L’ultimo oggetto che ho scelto è il mio libro giornaliero – the daily stoic – vicino al nuovo libro che inizierò questa settimana. Rappresentano il confort della routine e l’emozione del nuovo, l’equilibrio che desidero avere nella mia vita.
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Pop

Cosa c’è nella camera di NiCOLA MAROTTA

Nicola Marotta è un cantautore e produttore musicale. Dal 2014 al 2021, da autore in esclusiva per Warner Chappell Music Italiana, ha scritto brani per Francesco Renga, Marco Masini, Noemi, Einar (Sanremo 2019) e Leonardo Lamacchia (Amici 20), tra gli altri.

Il suo nuovo progetto artistico, invece, parte da “Anni90”, singolo uscito ad agosto 2022, selezionato da Spotify nelle playlist editoriali “Scuola Indie” e “Indie Italia”. A seguire pubblica “Ciliegie”, a ottobre dello stesso anno, e “Incosciente”, a marzo 2023. Tutti i pezzi sono scritti e prodotti interamente dall’artista e distribuiti da Artist First. Ha prodotto l’EP “Bouganville”, per Marsali, co-scrivendo tutte le tracce, compresa “Booking”, il singolo selezionato nella playlist editoriale “Scuola Indie” di Spotify. Definisce la sua musica un’indie-pop sinestetico, in cui idealmente le canzoni cercano sempre di creare dei piccoli film, nei quali i testi diventano una sceneggiatura e il sound la fotografia. Fan di Tarantino, e di quel cinema nei quali sono i dettagli a fare la storia, tra le sue ispirazioni ci sono serie e film. Non esclusi quelli mentali.

È da poco uscito su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo del suo progetto, dal titolo “Estate Indiana”. Abbiamo colto l’occasione per auto-invitarci a casa di Nicola per conoscerlo meglio. 

Ecco cosa ci ha mostrato:

  1. Il primo oggetto che voglio raccontare è un quadro, realizzato dalla mia compagna ed è ispirato a uno dei miei singoli, “Wembley”. Dipingere è il suo anti-stress, ma anche il mio. Non sapendo disegnare, i quadri mi danno un effetto calmante, tant’è che l’ho appoggiato al muro su un tavolo che è, come si vede in foto, polifunzionale. Fino a una certa ora, perfetto per la colazione, poi diventa territorio di brainstorming di nuove idee e nuovi progetti. A descrivere perfettamente il mood, un altro quadretto in cartone con l’omino che viene tenuto tra testa e cuore. È chiaro: “in casa Marotta” c’è un equilibrio squilibrato tra ordine e caos.
  1. Il secondo oggetto è un giradischi. Si trova su un mobile nell’angolo relax di casa. È la zona dove gli oggetti, giradischi e chitarra, mi riportano alla musica anche quando non sono in studio. Mi piaceva avere qualcosa che mi ricordasse una parte della musica meno digitale, meno moderna. Non sono un collezionista di vinili, ne ho pochi ma buoni. La chitarra, invece, è sempre lì, a volte a farmi la faccia minacciosa in dei periodi in cui non scrivo da tanto, a volte a fare davvero da anti-stress anche solo per cazzeggio.
  1. E a proposito del rapporto meno digitale con la musica, qui invece siamo in studio. Uno dei motivi per cui ho scelto la casa che abito è perché mi avrebbe garantito uno spazio da dedicare solo allo studio. Per cui, un’ex sala riunioni di un’agenzia assicurativa, ora ha un registratore a nastro AKAI originale. Non è funzionante, ma mi è stato regalato da un grande musicista. Alle spalle, una lavagna sulla quale ogni tanto appunto delle idee, ma anche delle frasi motivazionali, che, per chi vive di musica, servono sempre. Infine, segnalo, a contrapposizione di due oggetti dal significato più “profondo”, uno più stupido, ma a suo modo efficace. Un mini-semaforo che mi sono regalato come supporto decisionale. Quando mi trovo davanti a delle decisioni che mi mettono in dubbio tra il fare una cosa e non farla, specialmente se non c’è una scelta sbagliata, mi faccio aiutare dal semaforo. Rosso, no; giallo, non è il momento; verde, assolutamente sì. Leggenda narra che ci abbia scritto anche delle canzoni in questo modo. Non è vero. Ma magari un giorno…
  1. Quest’oggetto invece è la mia combo nostalgica preferita. Sono oggetti che ho comprato in occasione del lancio del mio primo singolo del nuovo progetto NiCOLA MAROTTA, “Anni90”. Li ho messi in studio, dal lato opposto del banco dove lavoro. Essendo cresciuto con le cassette e con gli stereo, mi sembrava giusto averne uno. Ogni tanto riascolto dei vecchi Festivalbar da lì. Mi fa fare un salto temporale davvero importante. È un po’ la mia sala giochi nostalgica/rifiugio dal presente. L’insegna del Central Perk è l’abbinamento perfetto, visto che Friends è una delle serie che ha segnato la mia adolescenza.
  1. Qui, invece, siamo all’ingresso. Non mi sono mai potuto permettere un ampli Marshall, per cui ho preferito averne una versione con un’utilità diversa. Commerciale o meno, mi ricorda che prima o poi dovrò comprarne uno. La copia della statuetta dell’Oscar è un premio ai miei film mentali. L’unico posto dove, spesso, davvero tutto è possibile. Ed è anche un piccolo spoiler del mio progetto artistico. Shhhh.
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Pop

Le 5 cose preferite di Foudre

Fuori dal 23 giugno “Specchi”, il nuovo singolo di Foudre prodotto da Paco6x e curato artisticamente da AMGI. Un brano frizzante e coinvolgente il quale attraverso melodie pop elettroniche saprà conquistare l’ascoltatore. “Specchi” è un brano introspettivo dove l’autore mette a nudo le proprie emozioni. Melodia ballabile e un testo emozionante. Foudre torna con un brano irresistibile dove gli specchi diventano una metafora di un cuore spezzato. Emozioni e desiderio di lasciarsi andare si abbracciano creando un’esperienza suggestiva e coinvolgente.

“Gli specchi, affascinanti per la loro capacità di rivelare la verità e allo stesso tempo nascondere i nostri segreti più profondi. Delicati e fragili, proprio come l’amore. Quando uno specchio si rompe, si frantuma in un mosaico di frammenti, come un cuore spezzato. È importante maneggiarli con cura: i frammenti affilati possono ferire e lasciare cicatrici”,così Foudre descrive il proprio brano.

Come sempre, per conoscerlo meglio gli abbiamo chiesto quali fossero i suoi 5 brani preferiti.

1. I tatuaggi

I tatuaggi sono una parte indispensabile della mia vita, ad oggi ne ho 7 ma sono convinto che il numero aumenterà gradualmente nel corso dei prossimi anni.  Non so spiegare da cosa nasca questa passione, ma la sensazione di poter raccontare una storia attraverso immagini stampate per sempre sul mio corpo mi affascina.

2. Fumare sotto le stelle

La sensazione di fumare sotto le stelle mi piace moltissimo. Mi da la possibilità di svagare e spaziare con la mente è molto spesso i miei brani nascono proprio in situazioni di questo tipo.

3. Viaggiare in aereo

La sensazione di viaggiare e l’emozione che mi trasmette lo stare in aereo mi fa capire quanto bello e facile sia potersi spostare da una parte all’altra del mondo con così tanta facilità, un giorno mi piacerebbe vedere gli States, chissà.

4. Serata con gli amici 

Fare serata è una delle mie cose preferite in assoluto, non tanto per la serata in sè, ma per il divertimento e le pazzie fatte con gli amici, che sicuramente per un tipo come me sono indimenticabili. In alcuni casi addirittura una fonte di ispirazione, ahaha.

5. La musica 

So che sicuramente può sembrare banale, ma la musica ha per me davvero un impatto determinate. Senza lei ad oggi non sarei ciò che sono e, molto probabilmente, avrei una visione delle cose totalmente diversa, le devo molto. Anche se sono all’inizio del mio percorso credo di aver appreso tanto.

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Indie Intervista Pop

Se premi play su “Conchiglie” di Beca puoi sentire la voce del mare

Di Beca avevamo avuto modo di parlarvi giusto qualche settimana fa, all’uscita del suo singolo “Aurora”: lo stile genuino e vero dell’artista toscano ci aveva subito conquistato per spontaneità e pathos, regalandoci una buona alternativa ai singoli melensi e tutta plastica del venerdì.

Ovviamente, quando ha visto la luce, qualche settimana fa, il suo disco d’esordio ci siamo presi l’impegno con noi stessi di non perderci l’occasione di potergli fare qualche domanda: abbiamo parlato di “Conchiglie“, il suo disco d’esordio per La Rue Music Records, di amore e del mare di Viareggio; insomma, gli ingredienti sono quelli giusti per una buona chiacchierata.

Ciao Beca, piacere di ritrovarti. Ti abbiamo scoperto qualche settimana fa con “Aurora”, e subito ci aveva convinto il tuo piglio autorale capace allo stesso tempo di ammantarsi di un’ottima spinta melodica e pop. Chi è Beca, per chi ancora non lo conoscesse?

Beca è un ragazzo con una sfrenata passione per la musica, talmente sfrenata che ha avuto la malsana idea di volerla trasformare in un lavoro, e che quindi adesso sta affrontando tutte le difficoltà di un artista emergente. Beca scrive pezzi fortemente autobiografici, segnati indelebilmente da influenze proveniente dalla musica leggera e dal cantautorato italiano.

Come ti avvicini alla musica? Quali sono i primi passi che hai compiuto in questo mondo?

Il mio primo scontro con la musica è avvenuto a undici anni quando ho imbracciato per la prima volta una chitarra. Con questo strumento ho avuto degli alti e bassi durante la mia adolescenza, talvolta l’ho considerata troppo poco. Nonostante tutto però lei è rimasta lì, nel frattempo mi sono appassionato al canto e, infine stanco di relegarmi alle canzoni di altri autori, ho deciso di buttarmi nella scrittura.

Vieni da Viareggio, città musicalmente e culturalmente ricca di progetti interessanti. Come vivi il tuo rapporto con la provincia? Che relazione hai con la scena della tua città, e cosa ne pensi?

Recentemente dalla Versilia sono usciti un sacco di artisti validi soprattutto nel panorama indie. Sono molto fiero del fatto che band e artisti locali, con i quali sono legato soprattutto da un rapporto di amicizia, stiano riuscendo a prendersi delle belle soddisfazioni grazie alla loro musica.

Aurora” aveva già fatto capire al tuo pubblico che il “nuovo” Beca avrebbe dato all’elemento acquatico un valore importante… oggi “Conchiglie” conferma questa sensazione: quanto “mare” c’è, dentro il tuo album di debutto?

Il mare ha un valore centrale non solo nei miei lavori e nel mio lato artistico, ma incide tantissimo anche nella mia quotidianità. Solo la sensazione di sentire la salsedine nell’aria mi trasmette serenità e mi rendo conto di essere a casa.

Raccontaci i brani, passo dopo passo: esiste un filo rosso che li collega e li unisce, a livello concettuale?

C’è un filo conduttore che unisce i pezzi: sono tutti autobiografici, raccontano tutti diverse parti di me – le mie relazioni, le mie sensazioni e i miei percorsi mentali. Nonostante ciò, ho voluto sottolineare fin dalla scelta del titolo dell’album che ascoltarlo è come raccogliere le conchiglie sulla battigia. Certo sono tutte conchiglie, ma ognuna ti colpisce per un particolare (un contesto, una frase) che la rende diversa e speciale di fronte all’ascoltatore.

Hai lavorato con Nicola Baronti: che tipo di collaborazione è stata la vostra? Come vi siete conosciuti e avvicinati?

Ci siamo conosciuti quando venne invitato a fare il giudice al Viareggio Music Festival. Decidemmo di produrre un brano insieme e di lì nacque una collaborazione che dura tutt’oggi: con Nicola mi trovo molto bene e spero di affidare a lui anche i prossimi lavori. È una persona che fa crescere molto, sia a livello artistico che non.

Salutiamoci, ma prima rivelaci cosa farà Beca, ora che i giochi sono fatti!

Ora c’è solo una cosa da fare: suonare il disco live!

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Pop

Le 5 cose preferite dei Growing Flow

Fuori dal 20 maggio Tutto Ok“, il primo album dei Growing Flow. Un viaggio attraverso le emozioni legate alla crescita e al bisogno di trovare il proprio posto nel mondo senza perdere se stessi. “Tutto Ok” sono nove canzoni che sanno come ti senti. In una chiave alternative rock moderna i Growing Flow mettono in musica i dubbi e i desideri che teniamo custoditi dentro di noi. L’album si apre con “Intro” un brano che in poco più di un minuto riesce a far sentire il caos di una vita combattuta tra chi siamo veramente e aspettative.

Tutto Ok” ha un mood malinconico e contemporaneamente di rinascita. Melodie alternative rock intervallate da suoni più elettronici come in “Iperopia”. Un album che cattura ed emoziona con ogni canzone.

Era inevitabile chieder loro, quali fossero le loro 5 cose preferite.

RISCHIO

Comfort zone? No, grazie.  Lanciarsi a piedi pari in nuove situazioni ci fa sentire vivi. Pieni.  Dalle piccole sfide quotidiane ai grandi gesti.  Non importa se andrà bene o male, sicuramente sarà una storia da raccontare.

MUSICA

Suonata, ascoltata, mangiata o bevuta. Come valvola di sfogo, come abbraccio, come posto sicuro.  Ogni momento ha la sua musica: un vestito perfetto ricamato sul vuoto.

FANTASTICARE

Dai viaggi introspettivi a scenari assurdi pensati con gli amici in compagnia.  Ci stacca dalla realtà, ci da nuovi punti di vista, nuovi scenari, nuovi modi di interpretare la realtà.  Forse sono solo sogni ma ciò non li rende meno veri.

NATURA

Alberi, foglie, aria fresca. Vivere il momento e non la vita frenetica che ci è proposta ogni giorno. L’aria fresca che incontra la pelle, l’odore dell’erba appena tagliata, il cinguettio degli uccellini, il sapore di una mora, la sua consistenza sulla labbra, nella bocca. Niente di più.

PERSONE

Parlare, condividere momenti, stare insieme. Con amici, con estranei poco importa. Il tempo sì dilata e tutto ciò che viviamo, anche il peggio, per qualche ora passa in secondo piano. Restano i sorrisi, le storie e qualche attimo condiviso.

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Indie Pop

LiUK ti cerca sempre e alla fine ti trova

Non conoscevamo LiUK prima di questo ritorno dell’artista toscano, che dopo una buona serie di singoli decide di confermare le aspettative con un brano che diventa manifesto personale e inno liberatorio da tutte le energie negative che ci tirano verso il fondo: “Ti cerco sempre” è una promessa che si fa hit nella resa di una canzone utile a ricordarci che certe cose non finiscono mai, anche quando tutto sembrerebbe dire il contrario. 

LiUK non è certo uno sbarbatello, anzi: di strada ne ha già fatta eccome il giovane cantautore, che dopo aver solcato per anni palchi e festival per una gavetta provante quanto temprante, ha deciso qualche tempo fa di intraprendere un percorso solista che nel tempo lo ha visto pubblicare una buona manciata di brani che ancora non sembrano destinati a confluire in un album; “Ti cerco sempre”, in tal senso, sembra essere la definitiva apertura al pop di LiUK, che possiede nel sue corde il lirismo giusto per fare strada nel mercato mainstream nazionale, pur dovendosela vedere con una concorrenza più nutrita e spietata (perché disperata) che mai. 

“Ti cerco sempre” porta con sé la brezza dell’estate senza però dimenticare il gelo di un inverno emotivo che pare aver lasciato tracce nella penna toscana: la musica diventa così uno strumento utile a superare le tormente e le bufere del cuore, e a ricordarsi che “morire per amore” è un supplizio lento ma necessario per trarre nuove consapevolezze su sé stessi e sul proprio mondo interiore. 

Sonorità disco che incontrano un mondo autorale e interiore che merita di essere scoperto: la resa finale di “Ti cerco sempre” aiuta a nutrire le aspettative verso un progetto da tenere d’occhio, perché dotato di un ottimo margine di crescita. 

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Indie Pop

Le 5 cose preferite di Maiogabri

L’abbiamo ascoltata più e più volte la nuova canzone di Maiogabri, uscita il 9 giugno, dal titolo “Senza Colori” (MIND) e non poteva passarci indifferente la sensibilità del suo autore. Abbiamo quindi pensato che un modo per conoscere l’artista sarebbe stato raccontarsi attraverso le sue cinque cose preferite, ecco quali sono!

LA SVEGLIA CON LA MUSICA

Prima cosa preferita in assoluto è la sveglia della mattina con la musica preimpostata, su questo non ci piove. E’ come se ti lanciasse il buonumore addosso e ti dicesse “tieni, fanne quello che vuoi”.

P.S. Angeli di Lucio Dalla miglior sveglia della mia vita, ve la consiglio.

LA MACCHINA DOPO IL RIFORNIMENTO

La macchina dopo il rifornimento per un buon taccagno come me è gioia pura, perché so che per un bel po’ non dovrò spendere altri soldi in benzina.

GLI ANELLETTI AL FORNO DI MIA MAMMA

E come li spieghi gli anelletti al forno di mamma? Non li spieghi. Gli anelletti al forno di mia mamma sono gli anelletti al forno di mia mamma, mi dispiace che voi non li possiate assaggiare.

LE PILE DI LIBRI

Mi piacciono da morire le pile di libri, ma anche i libri singoli ingialliti o sgualciti, consumati un po’. Mi sanno di chili di cultura pronta ad essere esplorata, mi ispirano.

L’INNAMORAMENTO

Sono un grande fan dell’innamoramento più che dell’amore, ma questa penso sia la prassi di un buon ragazzo malinconico che trova la felicità solamente nelle cose passeggere. L’amore è comunque tanta roba eh, solo non regge il confronto.

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Intervista rock

Le 5 cose preferite dei dellarabbia

Da venerdì 26 maggio sarà disponibile “lunganotte”, il nuovo disco del collettivo dellarabbia, che torna a due anni di distanza dalla pubblicazione del suo primo album “L’Era della Rabbia” con il quale ha collezionato oltre un milione di ascolti sulle piattaforme digitali e aver attirato l’attenzione di pubblico e media con il suo cantautorato pungente, disincantato e pieno di spunti di riflessione.

Le notti in bianco a scrivere musica

Non a caso il nostro ultimo album si intitola Lunganotte. Abbiamo un approccio compulsivo con la scrittura e la produzione dei nostri brani, ma niente ci ispira come la notte. 

Anche il mood, il modo di comunicare tra di noi e le interazioni personali cambiano in una forma strettamente legata al fare musica. Suoniamo insieme, prima di tutto, pensando che questo ci aiuterà ad affrontare mostri e incubi personali.

Siamo un collettivo notturno, senza alcun dubbio.

Stare in quegli assembramenti vietati per legge

Non sappiamo come facciano altri artisti a continuare a scrivere musica come se il covid non fosse accaduto, a volte ci chiediamo se la loro non sia una reazione di difesa psicologica rispetto alle conseguenze reali di ciò che ci è successo, perché fuori dalla nostra finestra non c’è una “fiesta” e, visti i cambiamenti climatici, a malapena si vede il sole. Abbiamo una fame incredibile di socialità e di tornare a chiamare le cose col proprio nome, ad alta voce, senza ipocrisia. La musica di dellarabbia si è trasformata sempre di più, nel tempo, nel nostro anticorpo principale alle cose brutte che ci succedono intorno. In qualche modo con questo ultimo disco proviamo a gridarlo con rabbia e convinzione, non finiremo sotto queste macerie ma siamo pronti a ballarci sopra, chi ha voglia di farlo con noi?   

I film anni ’80 e 90′

Le nostre canzoni spesso fanno riferimento a scene o sensazioni tratte dai film legati alla nostra infanzia e adolescenza, in particolare tutto ciò che è grottesco o surreale. Ci piace molto evocare il cinema ed in effetti anche il nome stesso del collettivo è ispirato da un film basato su una storia di Tiziano Sclavi intitolata “Dellamorte Dellamore”. Amiamo John Carpenter, David Lynch, Steven Spielberg, Stephen King, George Romero, ci aiutano a raccontare la realtà e chi siamo, mantenendo centrale quella sfera legata ai sogni e agli incubi che quella cinematografia esalta.  Collezionare VHS originali di quel periodo sarà la prossima wave dopo lo sfavillante ritorno del vinile, siamo pronti a scommetterci su.

I testi di Frank Turner 

Abbiamo tante influenze e sono tantissimi gli artisti che ascoltiamo insieme, dai Foo Fighters ai Kings of Leon, dagli A perfect Circle ai Queens of the Stone Age, inclusa una marea di musica italiana, però nessun artista ci ha lasciato un segno comune a tutto il collettivo, come ha fatto e fa Frank Turner. Il suo modo di raccontare la realtà nei testi della sua discografia per noi è un vero punto di riferimento, stilistico e di contenuti. Di base abbiamo una formazione artistica radicata nel punk e la sua attitudine e il suo modo di guardare la strada e il presente ci rappresentano molto. Magari prima o poi riusciremo anche a farci qualcosa insieme, mai dire mai. 

Le produzioni di Joe Barresi

Siamo un collettivo di produttori e musicisti perciò non possiamo far finta di non passare metà del nostro tempo insieme ad analizzare i suoni e le tecniche utilizzate dai nostri produttori preferiti. Ne abbiamo tanti, davvero, anche tra gli italiani, ma quello che senza dubbio ci mette tutti d’accordo è uno dei grandi master della storia del rock, Mr Joe Barresi, produttore, di Queens of the Stone Age, Tool, Bad Religion, Kyus, Soundgarden, Melvins, Rancid, Jane’s Addiction e qualche altro centinaio di dischi che abbiamo consumato e riconsumato. In effetti parte del lavoro in studio realizzato per Lunganotte, il nostro nuovo album, passa dalle tecniche sonore e di microfonazione apprese da maestri come lui. 

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Pop

Le 5 cose preferite di Gilberto e i Complici

Dall’ 8 giugno sarà online su YouTube “Sta capitando adesso”, il nuovo video di Gilberto e i Complici, trio acustico capitanato dal musicologo Gilberto Ongaro e con il soprano e attrice Laura Presazzi e Patrik Roncolato alla chitarra. Il singolo è contenuto nell’EP “Gerundio”, già disponibile su tutte le piattaforme digitali, un lavoro attraverso il quale Gilberto e i Complici avviano una nuova direzione artistica, tra estetica, spiritualità e filosofia.

Il colore azzurro
(Gilberto) Sono ossessionato dall’azzurro da sempre. Non so bene il motivo, ma ci colorerei tutta casa. Intendo una tonalità precisa, proprio il ciano, quello della stampante, per capirci.

Infatti, mi prendo il gelato al puffo, azzurra è la copertina di un mio vecchio album (“Rebus”), così come la copertina di “Pop Tools” dei Bluvertigo; colleziono i quaderni di una certa marca monocromatica per gli esami, e per i miei preferiti (tipo “Storia della Canzone d’Autore) riservo l’azzurro; mi piacciono le giornate senza nuvole, l’omonima canzone di Paolo Conte resa celebre da Celentano, la mia felpa, camicia e pantaloni preferiti.

Dicono che l’azzurro sia il colore della spiritualità e della creatività. In effetti mi ci ritrovo, e la diffondo con i Complici! I’m (light) blue, da ba dee da ba da…


Il gerundio
(Gilberto) Il modo verbale gerundio lo amo dalle elementari. Sono appassionato di simultaneità, quel che accade contemporaneamente in più posti. Non son mai stato sportivo, ma da piccolo mi piaceva guardare il baseball, per il semplice fatto di dover seguire da una parte quello che corre sulle basi, e dall’altra quello che rincorre la palla. Per lo stesso motivo, mi piacciono i quadri futuristi, che mostrano la stessa situazione da più punti di vista simultanei. Per questo, ho dedicato a quel modo verbale l’EP, appunto “Gerundio”. Mi piace pensare a ciò che “sta capitando adesso” ovunque.

Le Danze Polovesiane di Borodin
(Laura) Senza sapere che fosse una delle musiche classiche preferite di Laura, avevo già in mente di riprendere quella melodia, e scriverci un testo in italiano! A volte le coincidenze fanno impressione! E tenendo come riferimento la versione rap di Warren G & Sissel, col tiro funky, è nata “Ogni età”, con cui ci divertiamo ad aprire e chiudere il concerto.

Breaking Bad
Patrik dice che è un capolavoro di serie tv! “Non a caso è una delle più rinomate: è un crescendo di qualità, i personaggi sono profondi e intriganti, per non parlare della colonna sonora. I brani sono sempre on point!” Io devo ammettere che non l’ho ancora vista, tranne l’ultimo episodio. Recupererò!

I groove di chitarra di Lucio Battisti
(Patrik) “Le chitarre di Battisti sono una scelta artistica! Suonano bene e sono sempre on point”. In effetti si sente; facendo arrangiare le mie canzoni a Patrik, mi è capitato due volte di dirgli: “Ora sembra di Battisti”! Ottima fonte di ispirazione, che infatti piaceva pure a David Bowie!