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Pop

Cosa c’è nella camera di Proia

Giacomo Proia è nato il 31 ottobre del 1986 a L’Aquila. Come proia ha prodotto e pubblicato musica che si potrebbe definire ‘art pop’. Si può leggere di lui o ascoltarlo parlare di sé su Rockit, Rumore e Radio Popolare. È stato tra i sessanta partecipanti di Musicultura 2022. Ha pubblicato quattro o cinque anni fa il suo primo libro, Ordinari imprevisti. Ha scritto di città in mutamento, di pallone e di vacanze scadenti per le riviste La Balena Bianca, Contrasti e The Trip Magazine. Qualche suo racconto si può leggere su Pastrengo, Blam!, e Lorem Ipsum. Da poco è uscito per Saremo Alberi editore un volume scritto da lui e illustrato dalla sua compagna Ilenia Tiberti, si chiama Le canzoni italiane illustrate. È laureato forse troppe volte. Ora scrive, suona, e gestisce un ostello sul Cammino dei Briganti. Lo scorso 28 aprile è uscito su tutte le piattaforme digitali “Il Controesodo”, nuovo EP del cantautore abruzzese che è stato definito come un “un catalogo di storie”.

Ne abbiamo quindi approfittato per fare un giro a casa dell’artista per scoprire quali sono le storie che essa ci racconta:

Le foto non le ho scattate a casa mia dove sto ora, ma nella casa dove sono cresciuto.

Questa è parte della mia collezione di CD. Ho speso forse troppi soldi in cd, veramente senza sapere cosa mi attendeva ho comprato diverse porcherie. Poi ci sono molti cd masterizzati. Ho padroneggiato l’arte di masterizzare, ci mettevo tanta cura nel copiare tutti i titoli delle canzoni, nello scrivere artista e titolo album sul lato. Ora a riguardarli mi viene voglia di gettarli tutti e tenere solo gli originali. Alcuni non li ho mai ascoltati. Moltissimi cd sono rovinati, dopo aver fatto diverse gite al mare con me chiusi dentro il porta oggetti della macchina. Io non lo sapevo all’epoca che i cd non vanno ascoltati se non si vogliono rovinare. Gli artisti di cui ho più cd originali sono gli Iron Maiden, i Radiohead, i King Crimson, gli U2. 

Mia madre lavorava alla Sip, la vecchia Telecom, e l’azienda organizzava delle colonie estive per tutti i figli dei dipendenti. Io ho partecipato due volte, entrambe nell’estremo nord dell’Italia, talmente lontano che ho preso l’aereo per andare, da solo, a sei o sette anni. Sono stati degli autentici traumi, volevo tornare a casa dopo mezz’ora, ma mi attendevano quindici giorni di solitudine e attività ricreative. Ho conosciuto altra gente figlia di dipendenti Sip, per tutti è stato un trauma. Questa è una candela che ci hanno fatto fare lì, la conservo per non dimenticare tutto questo.

Questo è l’unico trofeo che ho vinto in trentasette anni di vita. Un torneo di bocce per bambini in un hotel malandato sulla riviera romagnola. Anzi un’altra volta ho vinto un orologio, in un torneo di karaoke al bar del mio paese. Avrò avuto tredici anni e gareggiavo con tutti adulti, che in parte hanno rosicato per la mia vittoria. Ma le mie interpretazioni di ‘Emozioni’ e i ‘Giardini di marzo’ meritavano il premio. 

Posso dire nella vita di aver stretto la mano a un Presidente della Repubblica Italiana. In questo caso era Giorgio Napolitano. Avevo accompagnato mio nonno, insignito dal Presidente con una medaglia al valore, per gli anni di guerra che ha passato in un campo di lavoro a Berlino, catturato dai tedeschi. Onorato di averlo accompagnato. Mi vanto di questa foto con chiunque entri in casa.

 

Una volta sono andato a Firenze con mia zia, avevo nove anni. Per ricordo ho comprato un poster della Gioconda. Mi sembrava una cosa che avrebbe accresciuto il mio status sociale. Un bambinetto con la Gioconda in camera, dove si era mai visto? La cosa mi avrebbe trasformato in una sorta di genio agli occhi degli altri. Con il passare del tempo mi sono accorto che il soggetto del quadro non faceva che fissarmi, da qualunque punto lo guardassi. Ho deciso di portarla in cantina.

Poi mia madre ha recuperato la Monna Lisa e l’ha appesa nel suo salone.

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Pop

Cosa c’è nella camera dei Palinurus

Palinurus sono una band di Varzi, paese nell’Oltrepo pavese, composta da Fabio Bergamini, Andrea Matti, Paolo Balzarini e Carlo Emanuele Dirotti. Formatosi nel 2013, il gruppo pubblica nel 2017 il primo album “Fame di niente”, registrato e prodotto da Simone Sproccati, proponendo come singoli i brani “Testa bassa” e “Secondo cervello”. Questa uscita dà vita a una serie di esibizioni dal vivo, dapprima nei locali limitrofi, e successivamente nel nord italia. Dopo anni di tregua, complice anche la pandemia, nel 2023, sempre col supporto di Sproccati presso il Crono Sound Studio, realizza il secondo lavoro in studio anticipato dal singolo “Philippe Petit” e da “E’ tutto grigio”, uscito lo scorso 27 aprile.

Per l’occasione, ci siamo autoinvitati a casa di Fabio Bergamini e ci abbiamo curiosato un po’ per conoscere meglio questo progetto musicale:

Ciao, sono Fabio dei Palinurus e vi faccio fare un giro dentro e fuori da casa mia.

Il primo oggetto è un quadro acquistato ad un concerto di Colapesce nell’ormai lontano 11 novembre 2015. Lo spettacolo era arricchito dalla mano di Baronciani che durante l’esibizione disegnava in tempo reale, proiettando sullo sfondo queste bellissime opere.  Ha un valore affettivo particolare perché oltre a ricordarmi una bellissima serata, ogni volta che lo guardo mi riporta a quel posto magico dove abbiamo suonato e assistito a moltissimi concerti: SpazioMusica a Pavia, che aimè è stato chiuso, un posto che rimarrà per sempre nel nostro cuore.

Il secondo oggetto è in realtà una raccolta di disegni che ho realizzato durante il lockdown. In quel momento suonare e provare a disegnare era uno dei pochi modi per riuscire ad evadere da quella situazione. Sono disegni improvvisati che raffigurano la band e alcune nostre canzoni.

Il terzo oggetto è uno stereo completo (giradischi, lettore audio cassette e radio) dell’Akai degli anni ’80. Mi è stato regalato da un amico di mio nonno e da quel momento fa parte dell’arredo. Essendo cresciuto con il lettore cd e l’mp3 in tasca, purtroppo non ho una grande collezione di dischi ma la sua presenza in casa è sempre stimolante e credo che prima o poi rimedierò facendomi una collezione di dischi del cuore. 

Il quarto oggetto è la cassetta all’interno. L’ho ereditata con lo stereo.

Il quinto oggetto è un Fiat Ducato che prima delle serate e nei periodi di tour tenevo fuori da casa, ci veniva gentilmente prestato per i live da un nostro amico (fino a che non lo ha purtroppo venduto). Sembrerà banale, ma eravamo molto legati al “nostro” furgone e mi sembrava doveroso salutarlo, forse per l’ultima volta. Ciao Tenebra, ti vogliamo bene ovunque tu sia.

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Indie Intervista Pop

Quattro chiacchiere con Luca De Gregorio

SANGUE NEL SANGUE è il nuovo singolo di Luca De Gregorio, scritto insieme a Esposito. Una power ballad dal retrogusto malinconico che racconta del rapporto con il padre e della mancanza della perdita di chi ci ha cresciuti. Noi abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, ecco cosa ci siamo detti!

Ciao Luca e benvenuto! Sangue nel sangue è un brano sofferto e di forte impatto, racconta  il rapporto con tuo padre. Quale ricordo vuoi regalarci del vostro legame? 

Ciao, grazie mille a Voi per questa chiacchierata.  

Non è stato facile raccontarsi. Questa canzone è il primo capitolo, la prima dedica  insieme ad un altro brano che poi chiuderà il cerchio. Entrambe le canzoni  abbracceranno l’intero progetto al quale sto lavorando. “Sangue Nel Sangue”  sarà anche il titolo del mio Ep.  

Non è solo il racconto di un rapporto padre-figlio, è anche una “donazione di  midollo osseo” in un periodo di malattia. È il sangue di un figlio che torna al  padre, per rinascere. È una battaglia, un inferno che continua a bruciare dentro di  me giorno dopo giorno. È stato ed è un momento della mia vita mai risolto. Sento sempre gridare qui dentro. C’è sempre questa canzone che bussa alla  porta e non posso far altro che aprire e farle fare un giro ovunque io sia. Quando chiudo gli occhi, lo vedo e lo sento suonare seduto al pianoforte di casa. Questo credo sia il ricordo più bello perché in quel momento ho scelto di  sposare la Musica. È lui che me l’ha fatta scoprire. È a lui che devo tutto e come  dicevo prima, l’intero progetto Ep porta il suo nome con questa canzone. 

l brano vede la firma anche di Esposito, come è nata la collaborazione e cosa apprezzi  della sua musica? 

È stata una combinazione fortunata di conoscenze e amici in comune nel settore  musicale. Mi era già capitato di ascoltare i suoi lavori ed ero colpito soprattutto  dalla sua scrittura. Quel giorno per me all’inizio non è stato facile perché per la  prima volta mi sono messo a nudo e ho provato a condividere la mia storia con  un altro Artista. Dopo pochi minuti mi sono reso conto dell’immenso cuore,  l’immensa sensibilità di Diego e che qualcosa di bello stava nascendo. Apprezzo di lui soprattutto la Verità, nella parola e nel suo stile musicale. Credo sia una cosa difficile da trovare. Per me è molto importante. 

C’è un altro artista con cui ti piacerebbe collaborare o per cui vorresti scrivere, se sì chi? In questo momento no. Continuo a lavorare al mio Ep, agli altri brani cercando  sempre di crescere, studiare e maturare affinché la mia Verità e Identità Artistica  siano sempre definite al meglio. Sia dal punto di vista musicale-sonoro che  testuale. Con Diego mi piacerebbe molto tornare a collaborare.

Hai alle spalle una partecipazione a The voice, quanto ha contribuito alla tua maturazione  artistica?  

È stato un periodo breve ma ricco di emozioni: un treno che è passato, in cui ho  cercato di raccontare me stesso attraverso quelle esibizioni, nonostante non  abbia potuto far ascoltare i miei inediti. 

Sono passati tanti anni ormai e artisticamente il mio approccio musicale, il sound  soprattutto del mio progetto Cantautorale, sono radicalmente cambiati. Sono state scelte stilistiche personali maturate nel tempo e non grazie a quella  esperienza televisiva. 

Posso dire però che sicuramente il programma ha contribuito a farmi scoprire il  contesto di un palcoscenico diverso, quello televisivo, per niente semplice. Mi ha  messo per la prima volta alla prova dentro i suoi ritmi serratissimi, dove ho  cercato di tenere sempre i nervi saldi. 

Cosa dobbiamo aspettarci da te dopo questo bel singolo?  

Grazie in primis del Vostro ascolto e di questa opportunità. 

È uscito da poco il video ufficiale del singolo su Youtube e sicuramente posso  dirvi che dopo aver ultimato il progetto Ep, l’idea futura è certamente la  formazione della band per consolidare il sound e portare le mie canzoni in giro.

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Pop

Cosa c’è nella camera de Larossi

É uscito martedì 25 aprile 2023 per Gelo Dischi (e in distribuzione Believe) il singolo di debutto del progetto Larossi, un brano che posa uno sguardo delicato sui rapporti sociali e di coppia, ponendosi dal punto di vista della parte più fragile. Il fil rouge che unisce questi argomenti è la timidezza che contraddistingue l’approccio alle differenti situazioni, un atteggiamento che spesso viene scambiato per debolezza. Da qui nasce il titolo “Mani sudate” che racchiude in una reazione fisica incontrollabile uno stato emotivo. Con questa canzone Larossi vuole sottolineare il primato delle emozioni ed il diritto di ogni persona ad esternarle e farne una bandiera di orgoglio. 
 

É uno scenario metaforico dove l’emotività porta la persona a considerarsi inadeguata e a sentire tutto in maniera più profonda e accentuata. Queste stesse sensazioni si ritrovano anche nel rapporto di coppia con la speranza che chi ci sta vicino riesca ad andare oltre e vedere in ognuno di noi il lato più bello. Con la frase “ma che ne sanno loro pensano sia tutto facile” che ritroviamo nel ritornello, Larossi fa riferimento al giudizio e alla mancanza di empatia nei confronti di chi nel suo percorso deve a suo malgrado affrontare delle difficoltà. Nonostante l’importanza di queste tematiche Larossi riesce attraverso una scrittura con sfumature ironiche a rendere il brano fresco e piacevole all’ascolto.

Noi, per conoscerla meglio, siamo stati a casa sua!

Lampada a sale. 

Questo magnifico oggetto è vicino al mio comodino, adoro guardarlo la sera prima di andare a letto mi trasmette calma e serenità.

Lavagnetta, fonte d’ispirazione. 

Da piccola avevo il terrore della lavagna, poi con il tempo invece ne ho sentito la necessità, infatti per scrivere i miei testi quando ho delle idee appunto tutto sulla lavagnetta, una parola chiave o un semplice disegno e da lì poi parte tutto.

“Non siamo mai troppo grandi per avere un peluche in camera”

Questo peluche l’ho vinto ad una fiera! Quando ero piccola ho giocato a Basket e quando andavo alle fiere vincevo sempre qualche peluche e questo è rimasto il mio preferito.

Il cielo in un quadro. 

Questo è un quadro che mi ha regalato un mio amico pittore. La sua casa è decorata con opere appese ad ogni parete. 

Un giorno mi disse: “ ti vorrei regalare un quadro, prendi tu quello che preferisci”  ed io mi sono innamorata subito di questo.

“Minerali che mania”

Adoro i minerali e quando visito posti nuovi e vedo delle bancarelle ho la forte tentazione di acquistarne uno. Qua potete vedere delle diverse tipologie di Agata, non mi interessano molto le sue proprietà, i fogliettini illustrativi li ho persi tutti o chissà in quale cassetto sono finiti. La mia è una attrazione ne rimango affascinata un po’ come la gazza ladra con i gioielli.

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Indie Intervista Pop

INTERVISTA AI FANTASMI: Il debut single è un invito a vincere la paura

FANTASMI è il primo singolo della band omonima “FANTASMI” disponibile in streaming da venerdi 21 aprile e distribuito da INgrooves Music Group. Il brano è nato nella cantina di uno dei tre componenti della band, quando ancora il trio non si era formato. Un ritornello in testa e un giro di chitarra di accordi in fa.

La canzone racconta la storia di una persona bloccata dalle proprie paure, come se fosse inseguita dalla sua stessa ombra. Ma quando si accorge che quelle paure sono nella sua testa, comincia a volare e a raggiungere i propri obiettivi. Sonorità Indie/Dream Pop che mescolano l’onirico e la malinconia. La band si ispira ad artisti del ramo indie della musica italiana, come Gazzelle, Calcutta e BNKR44, ma con uno sguardo anche al panorama internazionale Current 

Abbiamo chiesto alla band di rispondere alle nostre domande:

1- Ciao parlateci un po’ del vostro progetto musicale?

Nasciamo dall’unione tra il duo Broken Keytar: Filo e Cate, un progetto (piano, chitarra e due voci) che puntava sulla musica di strada, e Gan, produttore parmigiano che precedentemente ha collaborato con artisti come ‘I Segreti’. Il progetto si forma in maniera molto spontanea: ci siamo conosciuti ad un corso di produzione musicale, Gan, incuriosito da un singolo (“I timidi non dormono mai”) che i Broken avevano pubblicato indipendentemente su Spotify, ha proposto di incontrarci per ascoltare le altre canzoni che avevamo scritto. Lo stile di scrittura, l’emotività e l’atmosfera sognante e malinconica dei testi hanno rapito Gan, da quel momento abbiamo iniziato a lavorare a 6 mani sulle canzoni.

2- Fantasmi è il vostro primo singolo, ci raccontate come è nato e di cosa parla? 

Fantasmi nasce nella cantina  di Filo quando il trio non era ancora formato.Dopo poco tempo lo abbiamo subito proposto a Gan e abbiamo deciso di lavorarci insieme, è stato uno dei primi pezzi su cui abbiamo lavorato e abbiamo sentito una magia in quello che stavamo facendo. La canzone racconta la storia di una persona assillata dalla paura. È talmente tanta che è immobilizzato. Ad un certo punto però si accorge che le paure erano solo nella sua testa e comincia a volare.Il destino ha voluto che proprio sul muro sotto casa di Gan ci sia un fantasmino disegnato che ha dato poi il nome e logo al progetto.

3- Quali sono le vostre influenze musicali più importanti?

Spaziamo molto ed i gusti sono ovviamente molto comuni, ascoltiamo principalmente artisti come Gazzelle, Vasco, Jovanotti e bnkr44. Gan è molto influenzato da artisti provenienti dal mondo anglofono, vedi Blur, Gorillaz, Strokes e Current Joys.

4-Cosa ne pensate dell’attuale scena musicale? Con quali artisti vi piacerebbe collaborare

Siamo molto contenti che ci sia più spazio per i giovani anche se da indipendenti e solamente con mezzi propri è difficile.Però ci piace molto lavorare in maniera indipendente perché le canzoni le costruiamo a nostro piacimento ed in totale libertà.Come detto prima ci piacciono molto Gazzelle, Calcutta, Cosmo, ecc… Ovviamente collaborare con uno di questi sarebbe un sogno, al di là di questo pensiamo che nelle collaborazioni sia fondamentale avere la stessa visione sulle cose, quindi ci piacerebbe collaborare con chiunque faccia musica nel modo in cui la facciamo noi.

5-Progetti per il prossimo futuro?

A breve uscirà un altro singolo che farà parte di un EP che uscirà in autunno.Abbiamo molte canzoni su cui stiamo lavorando, da un EP si potrebbe anche passare ad un album, chissà.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Piro

Alberto Piromallo Capece Piscicelli è Piro. Nasce a Roma il 14 maggio 1991, inizia a suonare la chitarra alle elementari e successivamente anche a prendere lezioni di canto. Approfondendo in particolare la conoscenza dei cantautori italiani, ma non solo, si innamora soprattutto di Lucio Battisti e dei Radiohead. Si laurea al DAMS con l’indirizzo “Organizzazione eventi” e in quel periodo scopre ed ascolta anche gli artisti del panorama indipendente. Lasciata a metà la magistrale in musicologia, per tre anni lavora come cuoco a Roma in ristoranti di cucina gourmet, per poi iniziare ad interessarsi anche al mondo delle risorse umane. Fino al 2017 scrive e canta in italiano all’interno di un gruppo rock, gli ELLEPPì, con cui fa uscire un album nel 2016: “Le Due e 1/4”. Durante la pandemia esce il suo primo album da solista: “Eroi del 2020”. Dopo tre anni, torna con nuovi brani, limitando l’utilizzo dei sintetizzatori e delle drum machine al quale ci aveva abituati e riportandoci ad atmosfere più confortevoli. 

Il 5 maggio 2023 è uscito “Lampo”, il primo singolo del suo nuovo progetto. Per l’occasione abbiamo chiesto a Piro di farci fare un giro a casa sua. Ecco cosa ci ha mostrato:

Non so dire quanto temporaneo sia il posto dove dormo in questo momento. Quello che so è che tutte le mie cose sono sparse tra varie cantine e magazzini. Quello che però è interessante di questa cosa è che la selezione di oggetti che ho ora a disposizione per descrivermi è molto stretta e indispensabile, perciò forse rappresentano in un certo senso gli oggetti più importanti (anche se magari più utili che estetici/nostalgici) e ognuno di loro ha la sua storia e il suo perchè.

Non fotograferò le cose da artista tipo la chitarra perché, per quanto belle possano essere, forse non direbbero più di quello che già ci si aspetta da una persona che appartiene a questa categoria.

  1. Ho lavorato per anni come cuoco e ogni tanto ancora ho voglia di preparare qualcosa di buono. Ovunque io sia di casa, per poter avere molte più opzioni sulle preparazioni dei piatti che cucino, avere con me un frullatore a immersione è una cosa che considero abbastanza fondamentale.
  1. Una volta al mese circa, quando inizio ad assomigliare a un orsetto, ricorro a questa macchinetta per capelli per farmi la barba. Quando la comprai lo usavo per i capelli, poi ho scoperto che invece è anche molto più veloce ed efficace del rasoio elettrico.
  1. Questo cuscino è uno di quegli oggetti che, ogni volta che andavo al Carrefour notturno, guardavo e pensavo “lo vorrei”, ma senza comprarlo. Poi non ho più resistito e l’ho preso. A volte gli oggetti a cui si fa la corte per vario tempo finisce che non si useranno mai, altre diventano imprescindibili come questo cuscino. Inoltre, ha anche risolto il mal di schiena che era comparso prima di iniziare ad usarlo.
  1. Non è il mio libro preferito, è semplicemente il libro che sto leggendo.  In realtà lo sto leggendo da parecchio tempo, ma in compenso il Mammuth di Sherlock Holmes lo trovo abbastanza leggero e intrattenente da riuscire a farmi fare ogni tanto questa attività che non mi sento troppo motivato di fare in questi ultimi tempi.
  1. Quale migliore pianta per allenare il proprio pollice verde se non quella aromatica? Utile, bella, profumata. Ovviamente bisogna avere un balcone e ancora meglio se ci arriva la luce di mattina. Nello specifico qui abbiamo delle piante di basilico, rosmarino e menta, tutte non esattamente disposte in modo curatissimo e ordinato.
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Indie Intervista Pop

Nube in movimento, rovesci rinfrescanti (e “chissenefrega” se non hai l’ombrello)

Noi Nube abbiamo imparato a conoscerlo e apprezzarlo fin dai suoi esordi con Revubs Dischi, giovane etichetta spezzina che nel tempo ha lanciato diversi talenti musicali interessanti, facendo spesso da trampolino verso nuove mete; come nel caso del cantautore piemontese, che dopo un disco d’esordio che ha convinto per identità di scrittura e sound torna oggi sulla cresta della scena indipendente nazionale con un singolo fresco, e diverso, per La Clinica Dischi: “chissenefrega” è uno slancio liberatorio che parte dallo stomaco e raggiunge il cervello, invitando l’ascoltatore a liberarsi da giudizi e pesi esterni.

Un cambio di passo, quantomeno di direzione, che segna l’approdo ad un sound più sbarazzino ed elettronico rispetto alle curve dream-pop dell’inizio, aprendo la strada a novità stilistiche che non ti aspetti, ma che finiranno col convincerti a primo play.

O almeno, a noi è successo così per “chissenefrega”, e non potevamo esimerci dal provare a parlarne con il diretto interessato.

Nube, torni con un singolo che segna, a nostro parere, una nuova fase del tuo percorso. E’ così?

Sì, sicuramente. Sono in una fase di nuovo inizio dove sto imparando a scoprirmi maggiormente e anche di sperimentazione.

“Chissenefrega” abbraccia un’elettronica spinta, con un testo che pare essere fortemente liberatorio. Come nasce il brano?

Il brano nasce con l’idea di scrivere qualcosa di diverso e personale rispetto al solito brano d’amore. Ho cercato di scrivere con ironia e liberazione senza seguire i soliti schemi.

Dietro la canzone, sembrano celarsi riferimenti diversi rispetto a quelli che hanno “guidato” il tuo disco d’esordio. E’ così? Cosa stai ascoltando ultimamente?

In realtà i miei ascolti cambiano di continuo, cerco sempre nuove ispirazioni. Ultimamente ho ascoltato un po’ più di Indie Rock come i 1975, Dayglow e Mehro.

Quali sono le cose delle quali non hai ancora imparato a “non fregartene”? Quelle che, insomma, anche se non dovrebbero farti male continuano a perseguitarti?

Onestamente sto imparando a fregarmene di tutto perché tanto non ha senso stare a pensare troppo.

Siamo molto curiosi di poterti ascoltare live: c’è qualche appuntamento in programma?

Non ancora ma ci stiamo lavorando!

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Pop

Le 5 cose preferite di Sebastiano

Fuori dal 14 aprile “La stronzata più bella”, il nuovo singolo di Sebastiano. Il cantautore è tornato con un brano frizzante, ironico e molto catchy! Dopo “Tu Sagittario” si torna a parlare di amore, ma con un tono uno stile un po’ differente. Il precedente brano aveva un sound synth pop vicino agli anni ’80, ma con “La stronzata più bella” Sebastiano lascia da parte quel periodo è si tuffa a fine anni ’90 inizio 2000 conun pop energico che ricorda i classici di Cesare Cremonini.

“La stronzata più bella” è il racconto di un amore che una volta venuto allo scoperto ha dovuto fare i conti con invidie e gelosie. Sebastiano con ironia e delicatezza ci racconta una storia d’amore alle prese con l’invidia e la gelosia delle persone.

“Il brano racconta di una storia con una tipa conosciuta in chat, quasi un’amore platonico. Ci eravamo visti una sola volta, ma finchè lo abbiamo tenuto segreto, solo per noi, tutto era perfetto. Una volta iniziato a raccontare a qualcuno è stata sfiga totale. Tutto cominciò ad andare male, come se la gente ci avesse portato sfiga o volesse questo. La morale è non raccontate mai nulla se non ai pochissimi intimi!”

Noi per conoscerlo meglio gli abbiamo chiesto quali fossero le sue 5 cose preferite.

Tatuaggi

Al primo posto metto i tatuaggi che sono arte più di ogni altra cosa e poi mi ci affezione, quasi come delle persone. Un tatuaggio è compagno perfetto di vita. Adoro guardare la pelle tatuata sia la mia che quella altrui. É quasi una fissazione non riesco a farne a meno!

I concerti

Amo i concerti, soprattutto se sul palco ci sono io. 
Amo quell’adrenalina e quella sensazione che solo un pre concerto può darti. Sul palco mi sento a mio agio più che a casa mia! Sentire il pubblico cantare assieme a te credo sia una delle sensazioni più belle esistenti!



I gatti

Amo gli animali in genere,ma i gatti li adoro perché ti danno quella sensazione di calma e silenzio. Sono creature notturne(come me) quindi le sento vicine. Contrariamente ai concerti nella vita di tutti i giorni non amo molto il caos,e stare vicino ad un gatto,accarezzarlo mi da quella sensazione di pace e tranquillità.


La notte

Io ammetto non sono un tipo affatto diurno. Amo le belle giornate di sole, ma la notte credo sia il momento più adatto a me. Scrivo solo di notte e amo quella calma, non riuscirei a scrivere in altri momenti della giornata. Faccio facilmente le 3 anche se sto semplicemente a suonare o guardare un film.


Il mare

Credo non ci sia cosa più bella che possa offrirci la natura: il mare, soprattutto quando non è affollato (sono asociale lo ammetto) E’ un luogo in cui torno sempre,che sia inverno o estate. E’ anche fonte di ispirazione per le mie canzoni e il luogo romantico dove porterei sempre una lei!

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Pop

Perchè non capiremo il nuovo album di Andrea Poggio (che è anche troppo bello)

Quello che ha pubblicato Andrea Poggio questo venerdì non è solo un disco ma un piccolo mondo a sè, e per noi che ormai siamo schiavi di algoritmi e inserimenti in playlist forse non è un disco comodo: non è collocabile, perchè troppo intellettuale per Indie Italia, troppo sofisticato e tranquillo per Rock Italia, troppo maturo per Fresh Finds e tanto altro. E questo solo se consideriamo le playlist più celebri su Spotify, ma potremmo andare avanti all’infinito a. sondare ogni posizionamento editoriale possibile sugli store digitali, e non ci sarebbe una casa adatta a quello che è “Il futuro” di Andrea Poggio.

E siamo qui, come in quella situazione che è “Parole a mezz’aria“; probabilmente il pezzo più rappresentativo del disco: la pioggia estiva in città, la settimana del Miami (si dice proprio che siamo al 24 maggio, nel testo del pezzo), e noi innamorati persi ad aspettare quella ragazza che comunque non. è più nostra, mentre i nostri amici sono in coda al Magnolia. Non è proprio così ovviamente, ma è così che ci piace pensarlo. Andrea Poggio, complice la sirena Adele Altro che non tarda ad ipnotizzarci, ci porta nel suo mondo dove solitari personaggi urbani viaggiano su tastiere e ritmi in battere. Paolo Conte, Franco Battiato, ma anche i Devo, gli Sparks e quella placida follia di chi è una rockstar senza mai spettinarsi, di chi non si espone mai troppo, rimanendo abbottonato nella canzone d’autore. “Il futuro” è una bellissima scatola che contiene un immaginario à la Twilight Zone, case americane colorate tutte uguali, un’apocalisse imminente, un po’ cinismo e tanta bellezza che forse non capiremo mai. Perchè in realtà il problema di fare una recensione di questo disco, è che ci sentiamo costretti a trovare riferimenti, a pressare e incastrare una visione (quella del futuro) nei canoni, quelli delle playlist che dicevamo, che in realtà qui appaiono già più che superati.

E tra le stradine di Milano, voliamo fino in Sudamerica, nelle metropoli dove invasa il mercato, dove c’è un silenzio come per incanto. Questo disco è per i viaggiatori, per chi non conosce i nomi di chi suona al Miami, di chi non riesce a stare al passo con le nuove uscite, per chi è introverso e non riesce facilmente a dire ti amo. E noi non diremo che Andrea Poggio lo amiamo, ma diremo sicuramente che lo seguiamo nel futuro dipinto con gli acquerelli, che non lo capiamo troppo, ma solo perchè siamo ancora nel passato (tendenzialmente in coda al Miami).

RM

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Pop

Le 5 cose preferite di Flavio Zen

Fuori dal 21 aprile “Mushin”, il nuovo album di Flavio Zen. Il disco era uscito solo in versione fisica nel 2022 in occasione della laurea del rapper, ma ora è finalmente disponibile anche su tutte le piattaforme digitali. Un disco di dieci brani che racconta l’intero percorso personale di Flavio Zen portato avanti negli ultimi anni. Un disco che chiude un cerchio prima di potersi dedicare a qualcosa di nuovo. In “Mushin” troviamo alcuni brani già pubblicati come “Sotto la mia pelle” e “Kotodama”, ma anche diversi inediti.

In questo album possiamo iniziare a notare le nuove direzioni stilistiche intraprese dall’artista sia a livello sonoro sia di testi, che risultano molto più maturi e intimi rispetto al passato. Il titolo dell’album, “Mushin”, segna il culmine di un percorso tracciato in questi ultimi anni fatti di citazioni prese dal buddhismo zen e dalla cultura giapponese.

Noi come sempre volevamo conoscerlo meglio, e gli abbiamo chiesto quali fossero le sue cinque cose preferite.

1 – Scrivere 

Credo di aver iniziato ad amare la scrittura fin da quando ho imparato a scrivere poco prima dei 2 anni, ho avuto la fortuna di avere un fratello e una sorella maggiori che mi hanno aiutato a imparare a scrivere già da prima della scuola materna. Da lì in poi ho cominciato a provare quasi una sorta di attrazione viscerale verso la grammatica e le regole generali della sintassi, poi della scrittura creativa, ricordo con affetto gli sguardi inteneriti e sorpresi delle maestre quando leggevano i miei primi temi

Non avendo molti amici, me ne stavo in casa a scrivere o a disegnare e il dizionario era il mio più grande amico, può sembrare una cosa triste ma è una tappa fondamentale della mia formazione e della mia identità attuale e ne vado molto orgoglioso. lo tenevo stretto a me anche quando dormivo invece del solito orsacchiotto perché avevo il terrore di svegliarmi la notte col pensiero di una parola complicata che avevo sentito in tv da Bonolis, prendevo il dizionario e la cercavo. 

Ho sempre amato utilizzare la scrittura come metodo per conoscersi e far conoscere sé stessi, romanzando la realtà per inventare storie con un significato profondo che potesse aiutarmi a trarre insegnamenti dagli eventi di tutti i giorni. 

La musica è arrivata per caso, scrivevo poesie e racconti da che ho memoria ma durante gli anni del liceo artistico è cambiato tutto. Facevo già musica con Music 2000 che, come ho già detto in molte interviste, era un gioco per PS1 che ti permetteva di produrre musica completamente da zero. Quando poi al liceo ho scoperto la cultura Hip-Hop ho unito la passione per la musica e per la scrittura pubblicando il primo album “Pazzo senza cuore” nel 2008, a 17 anni. 

Da allora non ho, per fortuna, mai smesso né di scrivere canzoni né di utilizzare la scrittura come metodo per raccontarmi cercando di scavare il più possibile nel mio e nell’animo degli altri, conscio del fatto che le parole necessitano di essere scelte con cura perché sono proprio le parole il veicolo con cui verremo ricordati. 

2 – Fare musica 

Come già accennato, ho iniziato a fare musica da bambino, era il 1999 quando mio fratello tornò a casa con il regalo più grande che mi avesse mai fatto: il gioco originale di Music 2000. Da quando ho iniziato a pubblicare la mia musica online la mia vita ha preso una piega completamente diversa, anche nelle scelte umane. Ricordo che cercavo di tirar fuori la creatività da chiunque in modo da poter imparare qualcosa dalla loro visione, sono sempre stato fermamente consapevole del fatto che la differenza tra chi fa arte e chi no, è solo l’audacia e il non aver paura di mostrarsi, tutti hanno qualcosa da dire. 

Tutti coloro di cui mi sono circondato avevano qualcosa da darmi e ho collezionato una lunga lista di bei ricordi con amici a parlare di musica, a indagare gli aspetti più complicati della produzione musicale cercando sempre di utilizzare il software in maniera nuova e non convenzionale. L’obiettivo era sempre quello di non annoiarsi per cui, ogni volta che imparavo bene a fare qualcosa, passavo ad altro o provavo a farlo in maniera diversa. 

Negli ultimi anni mi sono allontanato dalla logica dell’essere un autodidatta capendo che il talento, quando c’è, va coltivato con lo studio e ho deciso di studiare canto e di iscrivermi ad un corso di laurea magistrale in musicologia. 

Fare musica è qualcosa che tante volte, in momenti di sconforto, ho pensato di abbandonare credendo di star sprecando la mia vita dietro un sogno irrealizzabile. A quel punto mi ha aiutato la filosofia zen, ho smesso di fare musica per ciò che potenzialmente ne consegue, ma ho iniziato a farla con le stesse orecchie di quando ero bambino, perché mi divertiva, mi faceva stare bene e mi mantiene tuttora sano di mente. 

3 – DIY 

Le passioni artistiche, per come la vedo io, hanno qualcosa che le lega, ad esempio, mi sono reso conto di poter montare da solo i miei video quando ho capito che dietro c’è la stessa logica della produzione e dell’arrangiamento musicale. 

Allo stesso modo ho capito che potevo essere in grado di modellare l’argilla o scolpire la pietra potenziando le mie abilità nel disegno, così come l’essermi avvicinato alla lavorazione del legno per costruire mini-giardini zen ornamentali, collane con perline di legno che tutt’ora indosso o imparare a utilizzare software di grafica e di montaggio video. Ogni qualvolta imparo qualcosa di nuovo, la sfrutto per farla uscire dal suo contesto natale in modo da costruire qualcosa di diverso da prima. Sconfiggere la noia è il mio obiettivo principale. 

Tutte queste passioni, il disegno, la scultura, la fotografia e la grafica diventano magiche quando si legano alla scrittura nonché alla voglia di raccontare storie. Ad esempio, la passione per le storie e per il disegno mi hanno dato modo fin da piccolino di disegnare tonnellate di fumetti e di inventare giochi di carte o giochi da tavolo vari da utilizzare con i miei amici. Crescendo sono venuti in soccorso Photoshop e Illustrator e ho avuto la possibilità di creare illustrazioni e giochi da tavolo ancora più ricchi e complessi con sempre la stessa idea di divertirmi e raccontare qualcosa da un punto di vista particolare. L’ultimo gioco da tavolo che ho progettato si chiama “A.C.A.B.”, acronimo di affittasi camera a Bologna, ed è appunto ambientato a Bologna, vi lascio immaginare quale sia lo scopo del gioco. 

La medesima concezione dell’arte, non solo intesa come creazione di opere ma soprattutto nel senso etimologico di creatività (ossia la manipolazione degli elementi circostanti volti alla risoluzione di un problema), mi spingono sempre a utilizzare materiale di riciclo per costruire oggetti d’arredo o riparare tutto ciò che si rompe in casa o perfezionarlo. La creatività è un dono che va coltivato e cerco di fare quante più cose possibili per arrivare a più gente con l’obiettivo di infondere il messaggio che ognuno di noi ha qualcosa da offrire e che bisogna solo avere il coraggio di esporsi. 

4 – Imparare cose nuove 

Sulla scia della scrittura e delle passioni artistiche ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella mia vita la cultura. É impossibile, secondo me, fare qualsiasi tipo di arte se si è avulsi da un qualsivoglia contesto legato alle varie forme di sapere. Imparare quanto più possibile è fondamentale per produrre qualcosa di credibile. Ricordo che a 15 anni imparai a memoria tutta la mappa di Londra e la storia della città perché stavo scrivendo un romanzo ambientato lì, oppure, ho iniziato a interessarmi di astronomia sia perché sono cresciuto in campagna sotto i cieli notturni limpidi del sud Italia sia perché spesso scrivevo storie, o inventavo giochi da tavolo a tema sci-fi (a proposito di astronomia, seguite Amedeo Balbi su YouTube, così a caso). 

Leggere, studiare e soprattutto interessarmi di svariati argomenti di campi diversi mi aiuta ad aprire la mia mente e a capire come funziona il mondo. 

Per indagare sempre meglio me stesso attraverso la scrittura ho studiato la psicologia e successivamente, per la mia tesi di laurea in comunicazione, la psicologia della musica. Per mantenere sana la mia mente mi sono avvicinato al buddhismo e ho letto e studiato tutto ciò che c’era da sapere per allontanarmi da un lungo periodo di depressione durato quasi dieci anni. Dalla psicologia e il buddhismo il passo verso le arti marziali è stato breve, memore di essere figlio di un uomo che praticava il karate da giovane, ho conseguito il diploma di cintura gialla di jujitsu con l’intento di utilizzare le tecniche apprese come arricchimento spirituale chiudendo il cerchio con l’avvicinamento allo zen e al buddhismo in generale. 

Interessarmi ad argomenti di cui spesso a nessuno importa nulla mi piace davvero un sacco e mi diverte, mi dà sempre argomenti di conversazione e la mia voglia di romanzare sempre tutto tramite l’utilizzo di metafore mi dà modo di fondere concetti di sfere culturali diverse per capire meglio il mondo, confrontare spesso elementi che apparentemente non c’entrano nulla come ad esempio l’astronomia e il funzionamento del corpo umano mi aiuta a “sentire” più che a capire le cose. 

5 – Roba da nerd 

Come ho già detto, ho iniziato a fare musica in un modo del tutto non convenzionale ossia tramite una PlayStation di fine anni ‘90. Grazie a mio fratello maggiore, un nerd vero ma di quegli anni ‘80 che smontava davvero le cose per vedere come funzionavano e che creava oggetti elettronici dal nulla, mi sono appassionato anche alla tecnologia. Da lì giungere al mondo dei videogame, degli anime e di tutto quel meraviglioso universo che è il mondo nerd, il passo è stato brevissimo. Le passioni per i mondi nerd e tech si sono sempre fusi nella mia testa; frequento spesso fiere a tema nerd (cosa che si può notare nel video di “Sotto La Mia Pelle”, girato quasi tutto al Modena Nerd) e cerco di rimanere sempre aggiornato sulle ultime tendenze nel campo dell’elettronica, dell’informatica e guardo una quantità indefinita di tutorial di robe che non so se farò mai ma che spesso mi tornano utili quando è il momento giusto. 

Non mi ritengo un collezionista ma amo acquistare e mettere in mostra action figure e manga per ornare i miei spazi domestici personali, resto sempre aggiornato ad esempio sul mondo Marvel o sulle prossime uscite sia cinematografiche che videoludiche. Quando esce qualcosa di nuovo e qualcuno me ne parla, la soddisfazione nel dire “eh ma se ne parla già da anni, è già roba vecchia!”, è enorme. 

Tutto ciò, come ripetuto fino all’esasperazione, per me è sempre un modo per migliorare nella scrittura e nella produzione dei contenuti artistici che amo fare; infatti, recentemente, sono andato letteralmente in fissa con TUTTI i tool di intelligenza artificiale presenti attualmente e anche lì, da quando è scoppiato il grosso boom all’inizio del 2023, ho avuto molta soddisfazione nel dire che la copertina del mio singolo Kotodama era stata fatta in quel modo già quando di AI ancora non se ne parlava per niente.