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Pop

Cosa c’è nella camera di Ambra di Marte

É uscito mercoledì 14 dicembre 2022 “Non mi dire no“, il nuovo singolo di Ambra Di Marte.  Un brano che racconta l’amore in un modo delicato e alternativo, il senso di gratitudine che si prova a scoprire di avere qualcuno accanto su cui si può contare, la dolcezza del senso di calma che può infondere uno sguardo, racconta l’importanza anche di un silenzio se in ascolto dell’altro. Artista poliedrica e dalle influenze stratificate, Ambra di Marte si impone nella scena del cantautorato underground con un nuovo brano dedicato a tutti gli ultimi romantici. 

Noi come sempre siamo stati a casa sua, e ci siamo fatti raccontare qualcosa degli oggetti che la riempiono. Ecco com’è andata!

Il primo oggetto è un piccolo quadro di David Bowie che mi sono dipinta nel periodo universitario quando vivevo nel primo dei tanti appartamenti condivisi con altri studenti, in cui gli spazi personali erano pochi e dipingere e ascoltare musica erano ciò che io avevo da dare di me agli altri. Ha giravo un bel pó di appartamenti studenteschi rimanendo integro e quasi pulito quindi ne sono molto orgogliosa.

Il secondo oggetto è un libro illustrato di Alice Nel Paese Delle Meraviglie. Ne ho lette una dozzina di versioni ma è una storia che mi accompagna dall’infanzia e che continua ad appassionarmi e farmi viaggiare con la fantasia, che è la cosa a cui cerco di rimanere il più ancorata possibile perché è il motore di tutto ciò che creo sia musicalmente che nella vita.

Il terzo oggetto è un portagioie indiano che abbiamo portato a casa il e il mio compagno da uno dei nostri viaggi qualche anno fa. Sembra un contenitore di cose preziose ma in realtà ci teniamo dentro sassi, uno diverso per ogni posto del mondo in cui viaggiamo e che ci ha lasciato qualcosa di prezioso. Ci ricorda che essere curiosi e aperti alla scoperta ci fa crescere sempre.

Il quarto oggetto è una maschera di cartone ispirata ad una maschera africana: È la copia di una delle maschere teatrali del musical di Broadway The Lion King. Mi è stata fatta da una mia compagna per un’esibizione quando frequentavo l’accademia di spettacolo ed è un oggetto a cui sono estremamente legata non solo perché il teatro è una parte di me e del mio lavoro che non riuscirò mai a mettere da parte ma anche perché mi è stata donata in uno dei periodi più tosti ma che più mi hanno formato artisticamente della mia vita.

Il quinto oggetto è un Ukulele. Non sono ancora molto brava a suonarlo ma, siccome mi è stato regalato in un brutto momento per tirarmi su, mi ci sono dedicata e ormai è diventato senza pensarci un’abitudine quotidiana: la prima cosa che faccio istintivamente quando ho un problema o sono triste o ho qualche pensiero è proprio suonare l’ukulele. Quindi mi sento di condividere questo segreto con voi: Suonare l’Ukulele, cascasse il mondo, mette di buon umore.

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Pop

La dark wave padana di Nebbia, nel suo EP di debutto “Altrove”

Quale periodo migliore di questo, quello dove si avvicinano i pranzi e cene coi parenti, i regali forzati, e le ferie mai godute abbastanza, per rispolverare un po’ di quei dischi che ascoltavamo da adolescenti o che, almeno, io ascoltavo come un pazzo furioso sul punto di farla finita. Quella maglietta dei Joy Division, che ho consumato tantissimo e che ormai non ha un colore definito, ma è tutt’uno con le ondine delle copertina, e che ormai è un pigiama, mi farà compagnia nell’ascolto di questo “Altrove“, l’EP di debutto di Nebbia. Cantautore dichiaratamente di provincia, quella lombarda fatta di scighera, smog e giornate corte, di tristezza tipica di chi ha ascoltato troppo post punk, ma anche di quell’ironia di chi è disposto a pagare 10 euro un gin tonic.

In questo tunnel di synth e ritmi serrati dalla malinconia, Matteo Bonavitacola, questo il nome secolare di Nebbia, ci accompagna per mano nel suo mondo agrodolce di oscurità e luci al neon, con la colonna sonora perfetta per il più fumoso dei locali padani. Qui dentro, mascherato da disco pop, c’è un passato tormentato (chissà se, come molti, anche Nebbia non se la sia passata bene negli ultimi due o tre anni, tra guerre e pandemie), in cui è impossibile non lasciarsi assorbire.

Altrove” è un disco che racconta tutto quello che in qualche modo è altro da sé: le persone, gli amori, i posti da cui si passa. Un insieme di pezzi di vita condensati in un contenitore fatto di synth, atmosfere anni ‘80 e neon tra i capannoni. Un disco dedicato a tutti gli ultimi romantici. Con una nota di merita a “Texas Ravioli”, singolo indiscusso che si fa ballare. E ballare su un brano triste è quanto di più bello possiamo augurarvi per il 2023.

Non perdetevelo.

CM

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Pop

I Nolo omaggiano Milano, la città dalle mille luci

Milano d’inverno è una di quelle città che ti consuma, che ti fa scendere zampettando come uno scemo dall’autobus, crepando di freddo. Che ti fa fare le file nei locali, che ti fa schiacciare contro mille sconosciuti ogni giorno in metropolitana, che ti fa spendere quaranta euro per una cena mediocre, e rimane comunque una città da amare. Quella delle cene con gli amici, quella delle ore piccole e degli spiccioli in tasca, quella che ti fa guadagnare tanto e spendere altrettanto. I Nolo, duo del celebre quartiere al nord di Loreto, hanno di recente pubblicato il loro nuovo EP dal titolo Luminia, un omaggio a questa città di luci e contraddizioni incredibili.

Qui dentro troviamo una città ai confini del mondo Occidentale, quella Milano scintillante, la città delle luci che ci circonda fin da piccoli: i neon, i semafori, le metropolitane, le finestre dei palazzi. Per noi nati e cresciuti a Milano sono luci calde, accoglienti e domestiche. Il pop malinconico dei NOLO, diventa un ritratto generazionale per una generazione cittadina che si perde e si ritrova continuamente: una dichiarazione d’amore alla città di Milano. 

Basta questa location suggestiva, che spesso manca ai dischi indie che ritroviamo in ripetizioni violente nelle playlist di Spotify, per farci piacere questo disco. Di un pop dichiarato e sfacciato, che però nasconde quella sofferenza generazionale che consuma, come questo freddo che mi porto dietro fino a casa, in questa città così accogliente e scontrosa. Milano è come la musica dei Nolo, brillante e scintillante, divertente, ballabile, eppure solitaria, triste e scontrosa. Qui dentro ci sono gli sguardi in metropolitana, quelli che ci fanno innamorare, ci sono le chitarre degli anni Sessanta che piaceranno a vostro padre (provate a mettergli questo disco in macchina!), e la produzione di Plastica.

Benvenuti.

CM

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Pop

Cosa c’è nella camera di Elisabetta Arpellino

Lo scorso 9 dicembre è uscito Senza Fondo, il nuovo singolo della cantautrice astigiana Elisabetta Arpellino. L’artista è attiva sulla scena musicale dal 2019 e con questo brano ci accompagna nel suo mondo interiore parlandoci delle sue fragilità e delle sue insicurezze. Un nuovo capitolo musicale che segue L’Amore Cos’è e che anticipa l’uscita del suo secondo EP che vedrà la luce l’anno prossimo.

Per l’occasione abbiamo cercato di conoscerla meglio facendo un giro a casa sua. Ecco gli oggetti che ci ha mostrato Elisabetta:

Il primo oggetto è la bacheca dove appendo i biglietti dei concerti a cui sono stata. È un oggetto prezioso perché mi ricorda attimi unici che ho vissuto; c’è una storia per ogni biglietto appreso, ci sono lacrime, sorrisi e rinascite.

Il secondo oggetto, che in realtà sono più di uno, sono i quaderni dove sono racchiusi tutti i miei pensieri, le mie poesie e le mie canzoni. Sul quarto quaderno a partire da destra (quello con la copertina verde scuro) c’è la pagina da cui è nata “Senza Fondo”.

Il terzo oggetto è un libro “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia. I libri sono continua fonte di ispirazione, amo farmi trasportare in nuovi luoghi dalle parole. Ho scelto questo, primo perché è uno dei libri che mi ha lasciato qualcosa dentro trasformandomi, e secondo per il titolo, perché credo che la vera bellezza stia proprio nelle nostre fragilità.

Il quarto oggetto è il cofanetto “Il Padrone della festa – live” dell’omonimo tour di Fabi Gazzè e Silvestri, credo di averlo consumato a forza di guardarlo e ascoltarlo. Vorrei giustificarmi dicendo che l’usura del suddetto oggetto è dovuta alla scrittura della mia tesi sulla scuola romana, ma sarebbe una bugia. Penso di averlo consumato perché mi ricorda quale è la giusta direzione.

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Indie Pop

Il coraggio del pettirosso: Federico Cacciatori e la sua visione del mondo

Scelta certamente coraggiosa quella di Federico Cacciatori, che decide di affidare il suo nuovo disco ad una piattaforma certamente inaspettata rispetto a quelle più convenzionali: “La mia visione del mondo” ha visto la luce venerdì scorso, ma solo su OnlyFans (lo puoi ascoltare qui), sito conosciuto per i suoi contenuti generalisti e vicini ad ambienti ben diversi da quello musicale. 

Eppure, Federico ha deciso di dedicarsi a nuove strade, partendo in realtà da una piattaforma che sembra essere fatta apposta per “fidelizzare” il pubblico, restituendo valore alla proposta e allo stesso tempo preservandone la qualità; sì, perché il coraggio di Cacciatori ha potuto certamente avvalersi anche della consapevolezza che oggi più che mai sia necessario, come leggiamo nelle sue note, “andare a cercare la musica che non ci aspettiamo proprio laddove non ci aspettiamo di trovarla”, magari forzando qualche dinamica che oggi sembra irrinunciabile per ogni emergente – come, ad esempio, affidarsi ai rituali sistemi di distribuzione. 

Un elemento di rottura, questo, che va non solo nella direzione della “restituzione di dignità” ad un prodotto musicale che merita di essere “valorizzato”, dando al lavoro dell’artista un valore economico stabilito dall’artista stesso; ma anche una scelta che permette alla qualità della musica di rimanere “intatta”, sfuggendo alle dinamiche di compressione che Spotify e altre piattaforme impongono agli artisti.

Il disco, poi, presenta peculiarità musicali che rappresentano, allo stesso tempo, una continuità e un distacco rispetto al passato discografico di Federico: il compositore, infatti, ha esplorato anche i terreni del “pop” non solo in modo strumentale, bensì come autore di brani contenuti all’interno del disco e cantati da musicisti scelti da Cacciatori; “La mia visone del mondo”, in tal senso, sembra muoversi sulla via dell’espressione di un certo tipo di valori e “punti fermi” che Federico aveva già messo in luce con l’omonimo singolo.

Un lavoro compatto che colpisce certamente per originalità, e questa volta non solo “musicale” ma anche, se così possiamo dire, “discografica”.

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Elettronica Intervista

The 24 Project e Tigri, insieme per il loro “Impero Del Male” – ce lo raccontano!

Reduce dalla pubblicazione del suo EP di debutto “Chapters“, torna il produttore Rodolfo Liverani, in arte The 24 Project, con un nuovo singolo in uscita venerdì 9 dicembre 2022 (in distribuzione Believe Digital) dal titolo “Impero del male“.  Primo assaggio di una serie featuring di prossima uscita, questo nuovo brano vede la stretta collaborazione con Tigri, cantautore di stanza a Milano che ha esordito un anno fa con l’album “Serenata Indiana“, declinando le varie definizioni dell’amore. 

Impero del Male è invece una canzone sul conflitto tra l’essere felici e avere paura di essere felici, tra cercare la salvezza negli altri ed il rifiuto di aprirsi al mondo. Il risveglio dell’eroe che ci aiuterà ad accettare noi stessi ed il prossimo è cadenzato da un ritmo trip hop spezzettato, voci post-blues distorte ed epicità orchestrale.

Li abbiamo incontrati per far loro qualche domanda.

  • Com’è avvenuto il vostro primo incontro? E qual è stato il terreno comune che poi vi ha portato a collaborare per questo nuovo singolo? 

The 24 Project: Ci siamo conosciuti per la prima volta alla “festa di compleanno” di Studio Cemento, realtà con cui collaboriamo entrambi. Credo che avessimo voglia di sperimentare cose nuove e quindi l’idea di collaborare è venuta in maniera abbastanza naturale.

TIGRI: esatto, diciamo che ci siamo conosciuti in un ambiente già fertile. Io avevo ascoltato le produzioni di The 24 Project e mi erano piaciute molto, anche perché amo la musica elettronica e da tempo pensavo a lavorare con qualcuno che fosse forte in quell’area. A quel punto ci siamo detti: “perché non unire le forze?”

The 24 Project
  • Per entrambi è una sorta di ritorno dopo un disco di debutto. State intanto lavorando a qualcosa di nuovo anche da solisti? Cosa potete anticiparci dei vostri rispettivi percorsi musicali? 

The 24 Project: Per quanto mi riguarda sto lavorando ad altre collaborazioni che vedranno la luce prossimamente. Come solista continuo a produrre brani ma al momento sono più che altro delle idee che mi sto appuntando.

TIGRI: Anche io sono al lavoro su musica nuova che probabilmente vedrà la luce nel 2023. l’esperienza su Impero del male devo dire mi ha dato molto, perché è stata una bella prova cimentarsi con un altro artista con le sue idee e con un modo di scrivere ed arrangiare diverso dal mio. Ne sto facendo tesoro per il futuro.

  • Quali sono le difficoltà dell’avere un progetto musicale in un momento storico dove si vive di numeri, playlist e follower? Siete attenti a questi aspetti oppure vivete in modo completamente distaccato ciò che fate? 

The 24 Project: Credo che la difficoltà principale sia proprio quella che se non ti omologhi allo standard rischi che il tuo brano non venga considerato all’interno delle playlist. Quando produco musica non faccio questi ragionamenti perchè altrimenti mi sentirei un po’ in gabbia. Chiaramente una volta che il brano viene pubblicato presto la giusta attenzione anche a questi aspetti.

TIGRI: Non è una risposta semplice. Da una parte tutti gli artisti come noi quando esce un pezzo speriamo che “funzioni” in termini di posizionamenti, numeri, riconoscimenti “esterni”, e se accade che queste cose si realizzino è evidente che siamo contenti. Come The 24 Project però penso che le forzature non abbiano spazio in questo contesto: se il tuo obiettivo è davvero fare solo numeri devi essere credibile con quel modo di pensare, ed idem se il tuo obiettivo è invece fare musica che ti piace, che ti ispira.

  • Siete riusciti a conciliare anche le vostre influenze ed esperienze musicali diverse? Quali sono le cose che vi piacciono l’uno dell’altro? 

The 24 Project: Partendo dal fatto che non ci siamo imposti nulla di specifico nel momento in cui abbiamo iniziato a collaborare, credo che alla fine il brano che abbiamo prodotto sia proprio la fusione dei nostri gusti musicali. Sicuramente tra le cose che mi hanno spinto a lavorare con Tigri c’è proprio questa sua forte identità artistica e questa sua voglia di sperimentare cose nuove che ha fatto sì che quello che abbiamo prodotto fosse qualcosa di caratteristico e originale.

Tigri

TIGRI: Sicuramente siamo entrambi due belle “spugne” che sanno assorbire mondi musicali diversi con apertura mentale, il che – lo dico in una piccola parentesi di vanagloria – non è sempre semplicissimo. Come dice The 24 Project, siamo partiti letteralmente da un foglio bianco senza nessuna idea specifica. Ed è stato tutto naturale, nel senso che siamo partiti con un loop di chitarra, poi un suono, poi un altro e così via. The 24 Project ha poi le capacità di beatmaker che piacciono a me: arrangiamenti variegati e suoni sempre a fuoco, ma un suo stile e sound. Mettere assieme le due teste è stato super.

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Indie Pop

Riscoprire sé stessi con Millepiani

C’è da dire che non è certo roba di tutti i giorni imbattersi in un lavoro così semplice e, allo stesso tempo, estremamente complesso come quello di Millepiani, cantautore toscano che da qualche anno a questa parte sta facendo scoprire il suo nome ad amanti del cantautorato e, in generale, a chiunque abbia un debole per la musica che “non ha smesso di dire” qualcosa.

Sì, perché oggi più che mai sembra quasi di trovarci incastrati in una dimensione che vuole privarci della contemplazione del presente e, allo stesso tempo, della consapevolezza di un passato che diviene necessaria per sbarcare nel futuro: ecco perché, forse, a Millepiani dev’essere sembrato opportuno riprendere il filo del discorso laddove si era interrotto (e cioè, con la pubblicazione di “Eclissi e Albedo”, il suo primo disco da solista) riafferrando le fila di un approccio che fa della ricerca e del “dubbio” il motore perpetuo della sua rincorsa ad un possibile “significato” delle cose.

“Krakaota” diventa così l’incendio e la distruzione di ogni luogo comune sul “brano pop del venerdì”: ritmi incessanti ma gentili che fanno da trampolino a sonorità elettroniche pronte a miscelarsi con un afflato acustico che esplode, nel finale, in un solo chitarristico estremamente rock’n’roll; poi, c’è da dire che la parte del protagonista la recita la voce e, ancor più che la voce, la penna di Millepiani: c’è la sensazione che il cantautore toscano sia alla ricerca di un “centro di gravità permanente” che qui diventa proprio la tabula rasa creata dall’esplosione di ogni certezza, e dalla consapevolezza di una necessaria ricostruzione che possa essere libera da atavici sofismi e dilemmi.

Un “Krakatoa” musicale che regala a chi segue la canzone d’autore la sensazione di non essere davvero così solo: tutt’altro.

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Pop

Chiudere l’anno con le fantastiche visioni di Luca Gemma è la cosa migliore che vi possa capitare

Atmosfere crepuscolari e inquiete. Luca Gemma è tornato dopo una lunga assenza con “Fantastiche visioni“, un nuovo capitolo che arriva dopo una lunga assenza. Un’assenza che ha compreso molti cambiamenti, a partire dal mercato della musica che è diventato Spotify-centrico a una pandemia globale. Cambia tutto, ma certi nomi ritornano con quell’aria eterna e imponente, Luca Gemma è uno di questi, elegante ed imponente cantautore rock tra i più significativi di una scena di cui non sono rimaste che poche briciole. “Fantastiche visioni” è la perfetta compagnia per una serata solitaria, una di quelle dove io mi ritrovo a scivolare sul parquet come uno scemo, un bicchiere di vino in mano e quell’aria spettrale di questi tempi difficili, guanti e sciarpa: tempi duri per noi freddolosi che non riusciamo a vivere con quel massimo di venti gradi in casa.

Fantastiche visioni” è un disco compatto, in questo 2022 bulimico di ascolti frammentati è piuttosto strano. L’immaginario alla Cormac McCarthy è innegabile, chissà se voluto, echi di scenari lontani alla Ennio Morricone, un disco per la fine del mondo. In questa colonna sonora apocalittica, ma non tragica, ci si muove lentamente, toccando scene che vanno dagli anni Ottanta al grande cantautorato italiano, ciò che ci hanno lasciato i songwriter americani con gli stivali a punta e il rock alternative degli anni Novanta in Italia. Luca Gemma, non collocabile, ci regala un disco incredibilmente bello e sentito. Scivolando su questo parquet entro nella testa di Luca Gemma, che scava senza remore e filtri portandoci dai suoi demoni.

Ma di questi tempi dove un disco dura meno di un mese, forse viene difficile trovare 40 minuti per godere di questa piccola meraviglia, in questo slalom di singoloni e playlist, questo disco non vuole neanche competere: si presenta alla festa senza parlare con nessuno, e ad osservare con giudizio tutto ciò che succede nella stanza. Benvenuti nel mondo sbilenco e visionario  di Luca Gemma che non tarderete a riconoscere e ad accogliere, ma vi avviso: sarete da soli.

CM

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Pop

Cosa c’è nella camera di Pezzopane

Esce sabato 19 novembre 2022 “Sale“, il nuovo singolo di Pezzopane. Un nuovo capitolo che nasce ancora una volta dalla collaborazione con Alti Records, etichetta indipendente di L’Aquila, un brano che racconta ciò che resta di una relazione al tramonto, nel momento in cui l’onda della passione si ritira dopo aver esaurito la sua carica travolgente. Una lucida presa di coscienza di quanto le distanze tra le persone, una volta scoperte, si facciano sempre più incolmabili. Un intimistico canto di solitudine sussurrato nella notte, quando il presente si scopre già passato.

Noi siamo stati a casa sua, ed ecco com’è andata.

1- Borsone da calcio

La vita è quella cosa che succede tra una partita di calcio e l’altra. Il borsone custodirà tutti i tuoi segreti e sarà il tuo più fedele compagno – almeno finché non si rompe la tracolla o la zip del fondo.

2- Polaroid

C’è stato un periodo in cui ho subito il fascino hipster delle macchine fotografiche Polaroid d’epoca, convinto com’ero di poter tappezzare la mia camera con fotografie analogiche sfocate dai colori triviali, invece di riempire la memoria del mio Iphone con centinaia di immagini perfette ed inutili che nessuno vedrà mai.

Poi ho scoperto che le pellicole analogiche vergini costano uno sproposito e da allora le macchine fotografiche sono diventate due bellissimi soprammobili.

3- Dylan Dog

Tra le decine di fumetti differenti che ho letto nella mia vita solo Dylan Dog ha superato la prova del tempo e ormai ho sviluppato una certa dipendenza per l’atmosfera malinconica e nichilista che pervade il mondo di Dylan. E me ne frego delle diatribe sulla bellezza o meno del Dylan moderno rispetto a quello classico dei primi numeri: Dylan resta  figo anche se oggi ha uno smartphone.

4-Giochi da tavolo

L’amore per i giochi da tavolo è nato – ovviamente – da piccolino, quando bastava un bel tabellone colorato e una manciata di miniature scintillanti per sedurmi e farmi perdere la voglia di studiare.

Al tempo però era difficile radunare abbastanza amici per giocare in modo soddisfacente e così mi ritrovavo spesso ad osservare sconsolato quelle bellissime scatole che prendevano la polvere sulla libreria della mia camera.

Anni dopo, durante la pandemia, ho casualmente scoperto che il mondo dei giochi da tavolo è andato avanti senza di me e ho cercato di recuperare il tempo perduto. Ma oggi trovare compagni di gioco è ancora più arduo, e ancora una volta mi ritrovo con delle bellissime scatole che prendono la polvere sulla libreria.

5-Pedalini

Avrei voluto chiudere questa lista con le mie chitarre, ma mi è sembrata una scelta troppo scontata. Dunque ho optato per il sogno, o meglio l’incubo di ogni chitarrista alla ricerca del sound perfetto: i PEDALINI. Ce ne sono  a migliaia tutti diversi, grandi, piccoli, colorati, a valvole, analogici, digitali, con i disegnini, i led.. La maggior parte di essi costa uno sproposito, ma che problema c’è? Abbiamo due reni e la scienza ha dimostrato che possiamo benissimo vivere con un rene solo..

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Indie Pop

Le 5 cose preferite di LE CANZONI GIUSTE

LE CANZONI GIUSTE hanno pubblicato il loro nuovo singolo il 25 Novembre “TISCA TUSCA TOPOLINO”. Noi gli abbiamo chiesto quali sono le loro 5 cose preferite!

LIVE

Se dovessimo rispondere a cosa non rinunceresti mai nella vita, la risposta è all’unisono “Suonare”.

CIBO

Almeno una cena di band al mese obbligatoria, Pantagruelica!

SESSO

Non credo ci sia molto da aggiungere.

Pensare alle prime tre cose insieme.

VIAGGI

Andare in tour per noi è come andare in gita di quinto tutti i giorni. Quando ami il lavoro che fai, non pesa niente.