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Cosa c’è nella camera di Campi

Da venerdì 14 ottobre sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali “Bologna Sospesa” (UMA Records/Sony Music Italy), il singolo d’esordio di Andrea Campi, in arte CAMPI. Il primo capitolo musicale del giovane cantautore bolognese inizia con un brano uptempo dal gusto funky, in cui il mood felice della melodia cela sottotraccia la sensazione di incertezza che si prova davanti a un futuro senza punti di riferimento.

CAMPI riesce a descrivere un sentimento comune nella sua generazione: “Bologna Sospesa” parla infatti di ansia, di sospensione, di attesa di tempi migliori. Ma a volte è anche bello così: ballare sospesi in equilibrio sulla speranza.

Noi siamo stati a casa sua, e questo è quello che ci ha mostrato.

Appeso in stanza ho questo disegno che ho fatto da bambino.  Avrò avuto 6/7 anni e mi diedero un foglio nero con raffigurate delle grosse scarpe di pietra. 

Mi chiesero di disegnare quello che mi veniva in mente ed io ritrassi me stesso con delle grandi ali mentre cerco di sollevarmi con il sorriso addosso da quegli scarponi pesanti e volare via. Mi rappresenta molto. Anni dopo ho scritto una canzone che si chiama ‘leggera’ riprendendo il concetto di Calvino. ‘La leggerezza è planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.’

Io sono proprio così.  Ho la testa tra le nuvole e la musica mi aiuta ad evadere dalla pesantezza del mondo circostante.

Sempre da piccolissimo quando mio padre animava questo burattino per me era uno spettacolo magico.  Fagiolino è la maschera bolognese per eccellenza. Rappresenta il semplice che si ribella all’ingiusto. Si dice che non chieda altro che due cose: delle buone tagliatelle e giustizia per tutti.  Ci sono rimasto affezionato e lo tengo sempre come un bellissimo ricordo.

Per rimanere a Bologna.. So che teoricamente non si tratta di un oggetto solo ma sono due oggetti inscindibili!  Il pallone e la sciarpa della Fortitudo. Sono cresciuto in mezzo al basket, che nella mia città è lo sport di riferimento. Quando c’è il derby è una grande festa. In casa non ci sono mai stati dubbi sulla  sponda a cui appartenere.

Un oggetto a cui sono molto affezionato e che tengo di fianco al letto è questo quadro in cui ho raccolto tutti i plettri per chitarra più stravaganti, particolari e colorati che trovavo. 

L’ effetto è molto particolare e mi ricorda che la musica è un lavoro si, ma anche creatività e divertimento.

L’ultimo oggetto è un regalo. Visto che sono una persona estremamente distratta hanno creduto che l’unico modo per ricordarmi dove mettere le chiavi fosse donarmi un portachiavi a forma di jack da appendere a questo finto amplificatore della marshall.

Non so se ha funzionato fino in fondo però!

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Pop

Cosa c’è nella camera de Il Metz

Esce giovedì 27 ottobre 2022 per Platinum Label il nuovo singolo de Il Metz, (l’alterego solista di Matteo Maltecca) dal titolo “Canzone per non crescere“.

Ecco un nuovo capitolo per il cantautore di Milano che ci fa addentrare ufficialmente nella stagione autunnale, invitandoci nel suo personalissimo mondo a tinte pastello dove il cantautorato italiano si fonde con influenze di respiro internazionale e vibes crepuscolari. “Canzone per non crescere” è un nuovo piccolo tassello di un’autobiografia musicale privata che si comporrà in un disco di prossima uscita.

Noi eravamo troppo curiosi, e abbiamo fatto un salto a casa sua, ecco cosa ci ha mostrato.

E’ il mio piano digitale. Mi ci trovo benissimo!!! Ci passo la maggior parte del tempo quando scrivo, produco, arrangio etc Il pianoforte è il mio strumento principale e chiaramente molte delle mie canzone nascono pianoforte e voce; “Canzone per non crescere” l’ho scritta proprio qui una sera di Luglio del 2021. 

 Queste sono alcune delle mie chitarre. Se il pianoforte è per me lo strumento più cerebrale, la chitarra è sicuramente quello più di pancia. Non sono un grande chitarrista e infatti continuo a studiarla, ma sicuramente mi aiuta da sempre a scrivere in maniera più efficace. Per me è uno strumento più diretto, dove mi trovo meno nella mia confort zone; questo mi spinge meglio a ricercare quello che ho già in testa perché sono meno legato alla tecnica.

E’ la parte della sala dove tengo tutti i biglietti e i pass dei concerti in cui ho partecipato come artista o musicista, ma anche come tecnico. Ci sono anche alcune delle mie percussioni e una statuetta che mi ha sempre fatto ridere; c’era un negozio a Berlino che aveva la vetrina piena con gatti di tutte le dimensioni che spingevano il braccio a tempo:-) Non so perché ma non riuscivo più ad andarmene. Ho scoperto poi che si chiama Maneki Neko ed è il gatto della fortuna giapponese che in realtà, nel movimento, vuole richiamare a sè lo spettatore. Mi sembra perfetto!!!

Questo è uno dei mille quaderni e quadernini dove scrivo i testi. Scrivo tantissimo anche sulle note del cellulare ma mi piace ancora scrivere i testi a mano perché li ricordo meglio ed è sicuramente un gesto più intenso e reale. Questo per esempio è il testo di “Canzone per non crescere”. L’ho scritta partendo proprio dalla frase “scriverò canzoni per non crescere” sopra un arpeggio di piano, che poi è quello che c’è nel brano.

Era un concetto a cui stavo pensando da un pò e quindi avevo molti pensieri e idee da mettere giù. Stranamente per me è venuta giù di botto, come se l’avessi già scritta e non potessi fare a meno di scriverla. Infatti mi ricordo proprio di avere immaginato i miei pensieri cadere sul foglio come da un albero le foglie. 🙂

 Questo non è proprio un oggetto che sta in casa però la mia bicicletta è un oggetto molto legato alla mia musica. A parte che ovviamente mi piace andare in bicicletta e a Milano è perfetta, ma molte volte mi aiuta a anche a schiarirmi i pensieri. Alle volte quando non sono sicuro di una cosa o di una scelta mi faccio una bella pedalata e torno più concentrato e a fuoco. Non mi ricordo in che film un personaggio diceva : “Vado veloce in bici per cercare di andare più veloce dei miei pensieri e lasciarli indietro”.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Ilaria Argiolas

È disponibile dal 19 ottobre “La mia borgata“, il primo singolo di Ilaria Argiolas, giovane artista emergente romana già vincitrice del premio Lunezia per la sezione Nuove Proposte. Genuina, esplosiva, è dall’incontro con Mauro Paoluzzi che il suo percorso tanto complesso quanto determinato trova la sua massima espressione. Un rock dirompente, graffiante – e intriso di romanità, che non rinnega le sue origini ma ne fa manifesto – risultato di un percorso iniziato quando era bambina e che, negli ultimi mesi, ha attirato le attenzioni di artisti di rilievo del panorama non solo nazionale, ma anche internazionale. 


Ed è cosi che, come una girovaga con la chitarra in spalla e il cuore in mano, Ilaria Argiolas ha incontrato sulla sua strada, facendoli innamorare di sé, artisti del calibro di Phil Palmer, Alan Clark, Vincenzo Incenzo, Claudio Golinelli (Il Gallo), Roberto Vecchioni, Mariella Nava, Grazia di Michele, solo per citarne alcuni.

Il suo percorso dentro e fuori Roma – con il supporto di Fonoprint, uno dei più prestigiosi studi di registrazione in Italia – inizia con “La mia borgata”. Un brano che ci trasporta in una piccola borgata della Roma viva e vera che, attraverso strade sporche e vie di umanità, racconta il bello e il brutto, il dolore e la bellezza della vita, quella che non si scrive facilmente se non nella sua accecante verità, senza maschere e senza troppi giri di parole.

Noi siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

Maschera Sarda

L’ho presa da un artigiano a Santa Teresa di Gallura, uno dei pochi rimasti a realizzare maschere “Boes e Merdules”di Ottana (Nuoro). Le mie origini sarde mi portano ad avere un amore esagerato per la Sardegna e le tradizioni di questa terra, così appena ho visto questa bottega mi sono fermata e mi ha colpito l’espressione e il colore di questa maschera Merdule (guardiano dei buoi), tipiche del carnevale di Ottana.

Mi piace perché rappresentano la lotta tra l’istinto animale e la ragione umana. 

Parrucca sobria

Presa dal negozio dei cinesi vicino casa è molto importante per me perché l’ho utilizzata per il mio primo videoclip “la mia borgata”. Rappresenta la libertà di poter dare voce ad un personaggio che in piccola parte sento parte di me, una donna sicura e non proprio elegante, con tanta sofferenza sulle spalle ma con la voglia di vivere, senza saperlo nel suo modo sboccato di parlare regala gioia e dolori, presentandosi a testa altissima davanti a uomini che da lei vorrebbero sempre qualcosa in più. Sempre pronta ad amare e a litigare. Questo rappresenta questa parrucca e mi ha portato bene, questo mi mette di buon umore, credo ne comprerò altre, di tutti i colori, e creerò altri personaggi magari. 

Vibratore da viaggio

Comprato in un distributore automatico in un area di sosta in Austria, al costo di € 2,00. 

Volevo semplicemente informarvi che nei distributori trovate anche questo, perché FAMO L’AMORE che è meglio del dottore e… prendetelo come uno spoiler.

Statua mistero

Mia madre Giovanna ha ricevuto da un signore questa statua da un signore e da piccola ho voluto fortemente che me la regalasse. Soltanto pochi mesi fa mia madre ha scoperto che quel signore era il suo vero padre, quindi ci sono particolarmente affezionata. 

Anello dal Canada

Il 29 Agosto del 2014 io e mia moglie ci siamo sposate in Canada, percisamente a Cambridge nello stesso municipio dove Elton Jon si è sposato, siamo state la prima coppia di donne che si sono sposate in quel municipio, oltre l’ogetto per me è una promessa che si rinnova ogni giorno senza pretese. 

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Pop

Cosa c’è nella camera di Maëlys

STOCCOLMA è il nuovo singolo di MAËLYS, disponibile da domani 5 ottobre. Il brano apre il sodalizio con Futura Dischi, che continua così a esplorare tutti gli angoli della nuova musica italiana per comporre costellazioni di talenti destinate a brillare a lungo. Il progetto di Maëlys, moniker di Marilisa Scagliola, nasce nel 2017 con forti influenze esterofile che portano a un riuscitissimo debutto in inglese nel 2018 con il debut album Mélange: si aprono le porte di festival come  L’Acqua in Testa Music Festival, il Balcony Tv Fest al Monk di Roma, il Medimex, il Siren Festival, il Panoramica Festival in apertura a Joan Thiele, il Chiù Festival prima di Noga Erez, il Locus Festival come opening di Ghemon.

Stoccolma, così come tutti i nuovi brani del mio progetto attuale (spoiler), sono stati scritti a Bergamo, in una città che non è la mia ma che lo è diventata, tra due case e un trasloco. Probabilmente è proprio questo che mi ha portato ad indagare nella parte più profonda di me: cercare un rifugio e far diventare quel posto casa mia.

Qui sono stata ritratta da un mio caro amico nel bagno di quella che è stata la prima casa in cui ho vissuto quando mi sono trasferita. Ogni tanto mi rifugiavo lì dentro, quando ancora non avevo nessuno strumento lì con me a casa, e cantavo seduta per terra sfruttando la giusta acustica della stanza. Sì, so che sto barando: non è la mia camera adesso e né la mia casa, però ha fatto parte del percorso che mi ha portato a scrivere Stoccolma. 

Queste foto sono l’unica cosa che ho riportato esattamente nella sua forma originale così da come erano a casa vecchia a come sono ora: ordine, spago, nastro adesivo. Foto tutte storte e penzolanti di persone che mi hanno fatto diventare quella che sono oggi e che porto con me ovunque io sia, anche a 900 km di distanza da casa.

Il senso di Stoccolma parte proprio da qui: quando hai vent’anni tu un po’ lo sai chi sei e “sei la somma delle persone che frequenti di più”. Non è facile però capire se la strada che stai seguendo è la strada che fa davvero per te.

Questo angolo di camera mia è il mio preferito perchè è quello che più mi rappresenta: mille libri che ancora non ho letto (alcuni sì, dai) ma che continuo a comprare perché credo fortemente nelle storie altrui, un fico in ceramica che mi ricorda la mia terra regalatomi da una delle mie più care amiche, un promemoria gigante con scritto “Posmotrim” che in russo vuol dire “vedremo” e che è il mio monito personale per ricordarmi di vivere più serena, senza dover per forza avere il controllo su tutto.

E Stoccolma un po’ parla anche di questo: di quando un po’ ti crogioli nella tua condizione di incertezza per la strada che stai percorrendo e, seppur consapevole del fatto che si tratta di una gabbia, ami la tua gabbia come una vittima affetta da sindrome di Stoccolma fa col proprio carnefice.

Questo angolo imperfetto della mia mansarda racchiude tutti gli strumenti che tocco con la mia mano da autodidatta, timidamente, ma profondamente. Sulla mia tastiera uno dei mille quadernetti che ricopro di scritte, scarabocchi, accordi improvvisati e presi ad orecchio: mi piace buttare giù pensieri frammentari e poi ricomporli, mi piace cancellare e riscrivere tutto e lasciare segni neri ovunque. Scrivere sulle note dell’iPhone è certamente più ordinato, ma cancella silenziosamente tutto un vissuto e uno storico che fa parte di me e della mia scrittura.

Sì, sto barando anche con l’ultima foto perché non è la vista da camera mia, ma è la foto che più rappresenta Stoccolma. È l’alba della mia prima mattina di lavoro – un lavoro che non c’entra nulla con la musica: non avevo ancora scritto il pezzo ma non facevo altro che ripetermi “la mia direzione è forse altrove ma mi perdo dentro”.

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Pop

Le 5 cose preferite di Tiamo

POESIA è il titolo del nuovo singolo di TIAMO, nome d’arte di Lucia Alli, cantautrice milanese. Una poesia che nasce e cresce in nome di una rinascita e di un messaggio positivo, che TIAMO vuole diffondere prima di tutto per se stessa e poi per chi avrà voglia di ascoltarla. Il brano, scritto e prodotto da TIAMO, GIORGIO GIARGIA e PLETTRO, è accompagnato da un video particolarmente scenografico, in cui la cantante è in primissimo piano, come in un’affermazione di personalità, decisa e incontrovertibile.

LA QUIETE DELLA NATURA

La natura ha sempre avuto su di me un effetto calmante. C’è qualcosa di estremamente viscerale che mi unisce a questo magico spettacolo che la nostra Terra ci regala ogni giorno. La quiete delle montagne poi, che si stagliano nel cielo con vette altissime, mi dona una serenità che raramente riesco a scovare in altre situazioni della vita. 

LA MIA ZOE

La mia Zoe è un incrocio tra un pastore belga e non si sa cos’altro. È la mia compagna da 12 anni. È tanto pelosa, furba, estremamente intelligente e dipendente dalle coccole. È stata la mia miglior confidente e parte della mia anima, a lei mi lega un rapporto inspiegabile.

IL VINO 

Precisamente il vino rosso. L’ho sempre trovato estremamente enigmatico, così difficile da assaporare ed impegnativo da conoscere. Eppure per il vino è così semplice avvicinare i cuori ed i pensieri di chiunque ci passi una serata assieme, o no?!

MANGIARE

La mia più grande passione: il cibo.
Mangiare è ciò che mi viene meglio fare.
Da sempre, come si evince dalla fotografia.

I WEEKEND FUORI PORTA

Ho sempre amato molto viaggiare ma sono anche una persona a cui non piace stare troppo tempo lontana dalle proprie radici. Inoltre non sempre si hanno le possibilità, in quanto a tempo e soldi, di viaggiare per lunghi periodi. I weekend fuori porta sono quella cosa che aspetti per diverse settimane, sono quel carburante che ti fa dimenticare la settimana lavorativa perché “venerdì si parte per una nuova avventura”. È così che affronto il mio anno lavorativo e i miei periodi più stressanti: scoprendo le meraviglie del mondo. 

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Indie

Cosa c’è nella camera di Gorka

Esce venerdì 14 ottobre 2022 per Pioggia Rossa Dischi “Starbox”, il nuovo singolo di Gorka, rapper originario di Albenga che aveva recentemente partecipato al documentario “La Nuova Scuola Genovese”. Il brano, che vede la produzione di Fra Bacci, vuole essere un ritratto di chi la musica la vive ancora tra le strade, nella sua autenticità più grezza. “Starbox” è una storia di gioventù bruciata e di sogni osservati da lontano come stelle, di passioni viscerali e desiderio di ribellione. 

In occasione dell’uscita, abbiamo fatto un giro a casa di Gorka. Ecco cosa ci ha fatto vedere:

Il flyer dello storico concerto allo Zapata. Era presente tutta la scena rap genovese ed è stato uno degli ultimi momenti che ricordo in cui si è respirato senso di comunità a Genova. I tempi cambiano e non per forza in peggio, dentro di me sono rimasti saldi però i valori che hanno portato tanti ragazzi in tutta Italia a sbattersi per creare situazioni di questo tipo, aperte a tutte, costi super accessibili e lontane dal centro città scintillante.

Conservo questa piccola statua creata da mia sorella per il mio compleanno. Non ho capito perché mi abbia voluto vestire di verde ma è entrata immediatamente nella top 3 di oggetti a cui chiedo protezione nei momenti difficili.

In mezzo ai vestiti sparsi ovunque è possibile trovare ogni tanto il mio passamontagna. È stato fatto a mano da una delle persone più importanti della mia vita. Rappresenta la nostra visione musicale dal momento che unisce colori sgargianti a un simbolo legato alla cultura hiphop e della strada.

Nel cassetto vicino al letto conservo questo coltello. È stato un regalo dei miei cugini quando ero un bambino. Ovviamente non riesce a tagliare praticamente niente, lo usavo solamente per incidere la lettera G sui tronchi degli alberi.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Cassio

CASSIO, con i precedenti brani “Nerodita” – una lettera sincera e diretta al suo babbo scritta con cinismo tossico e distaccato – e “Sparo” – canzone con cui prova a darsi un po’ di tregua suggerendo di concedersi un po’ di indulgenza e un po’ di pace – ci ha mostrato la sua scrittura diretta, schietta e terribilmente sincera, con cui si mette completamente a nudo senza timore di essere giudicato per quello che è stato e che è.
La sfera familiare è un punto fermo nella scrittura e composizione di CASSIO, un luogo da cui si è allontanato a volte in passato, ma che è colonna portante della sua esistenza.
La nuova traccia “Nonna” è un omaggio alla nonna defunta a causa di una malattia degenerativa, di cui sente tremendamente la mancanza e alla quale sono legati tanti momenti. Il ricordo della voce della nonna e la rabbia per la malattia che se l’è portata via e che le ha fatto dimenticare tutto nei suoi ultimi anni di vita; il rimpianto per i discorsi mancati e le assenze ai pranzi domenicali.

CASSIO ancora una volta ci mette di fronte a esperienze personali che ci pungono nei nostri punti più deboli e fanno riaffiorare in tutti noi rimpianti, malinconie e frustrazioni.

“La lezione amara che ne esce da questa brutta storia è che le persone le devi amare fuori dai denti, se vuoi, quando sono quì, da qualche parte. Dopo il nostro amore varrà poco, pochissimo. Io vado spesso al cimitero, a trovarli. Non sò perchè lo faccio. Forse perchè sono un pò masochista.  Forse per farmi perdonare. Ma l’amore oggi vale come il perdono, niente.“. Cassio.

Noi come sempre non abbiamo saputo resistere, e abbiamo fatto un salto a casa sua perchè ci mostrasse qualcosa, ecco com’è andata.

PERIODO VANDALISMO

Immagino che la foto si spieghi abbastanza da sola…
E indubbiamente può essere catalogata nella sezione “Vandalismo“, story of my life.
Via Calatafimi è la via dove sono nato e cresciuto, dove ho sbagliato, amato, sognato e preso un sacco di schiaffi. Così, quando siamo venuti via, ne ho preso un pezzo, per tenerla con me per sempre, in qualche modo.

PERIODO COBRA

Questo è uno di quegli oggetti che vedo in casa mia da tutta la vita. Ora che ci penso, non so neanche chi ce lo abbia regalato… So però che mi faceva paura, e che prima c’era pure un topo alla base del serpente. Non credo che lo abbiano comprato i miei genitori perché mia madre non avrebbe mai permesso a mio padre di comprare un aggeggio del genere… comunque.. a me piace.

PERIODO BACHARACH

Questo è stato un mio guilty pleasure,
Un pianoforte da tre palle e un soldo, 150 euro di strumento e quasi 200 per trasportarlo. Immaginate come può suonare… Comunque mi ci sono sfogato sopra per un sacco di tempo. Ad un certo punto suonavo solo questo, a tal punto che ogni volta che mettevo le mani su un pianoforte decente le canzoni non mi piacevano più.
Adesso lo vivo poco in realtà, mi sento un pò in colpa per questo.

PERIODO EQUINO

Questa è una chicca!
Sembrerà da malati di mente, ma tengo in casa un cavallo a dondolo di cartapesta.
Era di mio nonno, di quando era piccolo lui.
Ora,
io non sono certo un campione di matematica, ma facendo il conto della serva, questo cavallo ha quasi 100 anni.
Inutile dire che non lo butterò mai via, un po’ per attaccamento all’idea, un po’ perché ha quella vena macabra che mi piace.
A Natale gli metto pure le lucine addosso.

PERIODO UK

Questa è una fiammante Tanglewood che risale al mio periodo UK.
L’ho comprato a Denmark Street, a Londra.
Me l’ha venduta un tipo capellone in un negozio che si chiamava Wunjo Guitars. Il tipo si piaceva a tal punto che si sarebbe scopato da solo, credo…
Ci ho fatto busking per tutto il tempo che sono stato in Inghilterra.
Praticamente l’ho devastata.
Il corpo della chitarra era tutto rotto dagli anelli che portavo, ed era tutta schizzata di sangue all’interno (non uso il plettro) già dopo pochi mesi.
L’anno dopo, quando sono tornato in Italia, l’ho portata a sistemare da un liutaio che quando l’ha vista si è messo le mani nei capelli!
Oggi la suono poco o niente, ma dentro di me questo chitarrino è leggenda.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Nudda

Esce venerdì 7 ottobre “vedo il mondo un po’ sfocato”, il debut album di nudda per talentoliquido, realtà multiforme e cross-inclusiva che cura a 360 gradi la musica “fluida” di giovani artisti emergenti.

Nottate insonni, risvegli con gli occhi rossi e gonfi di lacrime, paura, solitudine, paranoie e insicurezze: “vedo il mondo un po’ sfocato” è un viaggio in 8 tappe nell’universo più intimo di nudda, fatto di segreti e confessioni racchiuse nei testi introspettivi, nei sintetizzatori fluttuanti, nelle basi taglienti in stile 808s.

Il titolo dell’album è anche il primo verso di comesifa, la focus track che racchiude i tratti distintivi del progetto: “vedo il mondo un po’ sfocato” è una commistione di generi e di influenze, nel quale l’elettro-pop si fonde a elementi di stile e di sound provenienti sia dall’elettronica dance, sia dall’urban e dalla trap d’oltreoceano che fanno da perfetto sfondo alla delicata voce di nudda.

Siamo stati a casa sua, per curiosare tra le sue cose!

Sono i miei compagni di stanza quando sono a Piombino, che mi sono stati regalati da una persona importante per me. Sono anche i primissimi ad ascoltare le mie demo, ammetto che sono un pubblico molto silenzioso.

E’ la prima chitarra che ho preso ormai 9 anni fa. L’ho usata nelle prime esibizioni live durante i saggi della scuola di musica che frequentavo. Rimane un oggetto a cui sono super affezionata.

Una delle mie grandi passioni è sempre stato il gaming, rigorosamente al computer. Tra i miei giochi preferiti ci sono The Last of us, Life is strange, Detroit Became Human e molti altri. 

Quando mi convinco che qualcosa che ho scritto mi piaccia davvero, collego subito il mio Rode e registro con Logic qualche bozza da mandare alla mia prod. Il mio livello di Recording però si ferma a “collega il microfono” e “apri logic”, ve lo anticipo. 

Questo è il punto della stanza dove mi ritrovo più spesso, soprattutto la notte. Guardo fuori anche per rilassarmi e vedo in lontanava le luci della città che si spengono, anche se ce n’è sempre qualcuna che anche negli orari più inoltrati mi tiene compagnia. E’ sempre bello fermarmi qui e pensare.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Casalayna

Esce domenica 9 ottobre 2022 “Balla Luna“, il nuovo singolo del progetto Casalayna. Un brano dolce-amaro che pone ufficialmente fine all’estate e ci accompagna in tutti i pomeriggi di pioggia, un brano che affonda in influenze stratificate ma non teme di risultare sfacciatamente orecchiabile. Dopo il precedente il singolo pubblicato a luglio “A casa di Roberta”, torna il progetto solista di Marco Casalaina con una denuncia contro ogni forma di violenza. Siete pronti? 

Noi abbiamo deciso di fare un salto a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

La moka, è un’eccellenza italiana, un caldo abbraccio al mattino, una scusa per fare due chiacchiere mentre si aspetta il caffè, per me il simbolo del tempo che vorrei.

Notte Stellata di Van Gogh, il tormento e la calma nello stesso dipinto. Ho appeso questa riproduzione nella mia stanza perchè per me è la più bella rappresentazione della notte.

Questo cappello è un mio compagno di viaggio, ne ha viste tante, concerti, spettacoli e duro lavoro. Chi mi conosce lo sa quanto siamo inseparabili e anche se tanto volte l’ho odiato è una parte di me e gli sono grato.

La mongolfiera mi è cara da sempre, tanto da dedicarle una canzone, primo singolo del mio progetto. Il suo incedere lento e silenzioso mi ha ispirato ma anche rassicurato.

Non servono molte parole per descrivere un basso… Eppure questo è il basso di mio padre, la mia preziosa eredità. La mia crescita nella musica la devo in buona parte a lui, che mi guarda e protegge da lassù o da dove gli garba di più!

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Pop

Cosa c’è nella camera di Pier

Esce venerdì 7 ottobre 2022 “Ciabatte“, il singolo di debutto di PIER.

Un nuovo nome che si impone nella scena indipendente, cantautore e produttore polistrumentista che con la sua “Ciabatte ci racconta la fine di una lunga relazione. Le immagini malinconiche del testo trascinano subito la canzone attraverso una serie di ricordi sbiaditi: momenti bellissimi di una vita insieme che però, sovrastati da un muro di discussioni, traumi, difficoltà di dialogo, a un certo punto non bastano più per andare avanti. La decisione di lasciarsi corrisponde alla rinuncia a tanti sogni e promesse, e la canzone attraversa quel momento in cui, passato il primo mese da soli, ci si rende conto che le piccole cose che si condividevano in casa non fanno più parte della propria quotidianità, lasciando la consapevolezza di un vuoto da colmare. Il brano è la prima tappa di un progetto più ampio che vedrà una canzone per ogni fase dell’amore. Il brano è prodotto da PIER stesso.

Noi siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

I tasti su cui sono cresciuto

Questo è il pianoforte che ha visto e sentito tutto di me. Il mio accordatore di fiducia, che vive letteralmente tra i pianoforti, sostiene che questi hanno un’anima, e dice che il mio ha la precisa volontà di stare nella sala di casa mia: per un periodo lo spostai, e il suono si era irrigidito parecchio, e lui mi diceva “Lo vedi? Qua non ci vuole stare!”. La grandezza e la forma della stanza, l’umidità…lo strumento interagisce con l’ambiente circostante e cambia il proprio comportamento. Insomma, dopo qualche anno l’ho riportato al suo posto originale, e secondo il mio accordatore è tornato ad essere felice. Devo ancora capire se quell’uomo ha un eccesso di fantasia o se è tipo un mistico pazzesco, sinceramente non so qual è la verità, ma ogni volta che torna qui mi ricorda questa storia e mi fa sempre sorridere.

Operazione nostalgia: radio del nonno

Non sono figlio d’arte, ma di certo la musica in casa mia non è mai mancata: mio nonno era un tuttofare con moltissime passioni, tra cui quella di costruire delle radio. Si faceva spedire i pezzi e le assemblava, studiando per corrispondenza dalla Scuola Radio Elettra di Torino, e tra gli anni ’50 e ’60 mise su un negozio dove vendeva radio e tv: per l’epoca si trattava di qualcosa di pionieristico. Gli volevo molto bene e mi piace pensare al fatto che le prime note musicali in famiglia le ha portate lui, e che siano fuoriuscite proprio dagli altoparlanti delle sue bellissime radio. Ne tengo una vicino a me nel mio studio.

Falegnameria: basso restaurato

Sempre tra i miei antenati ci sono stati molti falegnami, e ancora oggi nella mia famiglia quasi tutti amano i lavori manuali e il fai da te. Anch’io ho conservato questa tendenza naturale, e così proprio ultimamente mi sono tolto uno sfizio che avevo in mente da un po’: ho preso un vecchio basso che mia sorella comprò tanti anni fa per 100mila lire e che usò pochissime volte, e l’ho completamente restaurato. Ho scelto tutti i componenti elettronici che volevo io per dargli un suono tamarrissimo e li ho saldati uno ad uno. Ho ridipinto tutto il corpo e colorato il battipenna con gli acrilici. Devo dire che suonarlo mi da un gusto estremo, ho un legame particolare con questo strumento (è quello a destra nella foto).

Bar44 Home Studio

Questo non è un semplice oggetto: è un’intera sala. Durante il lockdown, si sa, i musicisti non hanno avuto granché da fare. Così mi sono dedicato ad un sogno: trasformare la sala di casa mia in uno studio di registrazione. E visto che la falegnameria mi ha dato gusto, ho costruito e montato assieme a mio padre una quarantina di pannelli fonoassorbenti e riflettenti che ho messo ovunque. In più, ho saldato centinaia di metri di cavi e connettori da muro. Ho mantenuto il nome Bar44 Home Studio, ispirato alla strada torinese in cui ho vissuto nel 2018, dove nella mia camera creai il mio primo prototipo di studio domestico. C’è una bellissima energia quando si entra qui dentro, tanto che finora ci ho prodotto tutti i miei pezzi e tanti altri.

Le mie salvezze

Questo piccolo angolino contiene tutti quei libri che in un primo momento mi hanno turbato e poi mi hanno salvato la vita. Dentro queste pagine c’è tanta saggezza e spesso anche riaprirli e leggere a caso mi permette di aprire meglio gli occhi quando la mia mente è appannata da troppi pensieri.